Bayless o Miller in regia, per il resto questo è IL quintetto dei Blazers.
Portland vuole qualificarsi ai playoff.
A dirlo in modo inequivocabile è stata la trade che ha portato Marcus Camby in Oregon prima della chiusura del mercato. E i risultati stanno dando ragione alla scelta di Kevin Pritchard: la paura di fallire l'obiettivo minimo sta svanendo.
Il general manager dei Blazers, elogiato per le sue scelte al draft ma anche criticato di eccessiva cautela quando si tratta di firmare o muovere giocatori importanti, ha dato una scossa al roster a disposizione di coach McMillan aggiungendo il centro che mancava.
Grande difensore, intimidatore, stoppatore, rimbalzista, esperto, buon passatore, altruista. Marcus Camby è il profilo ideale per questi Blazers che hanno dovuto rinunciare a Greg Oden e Joel Przybilla, i due pivot che avrebbero dovuto garantire la copertura dello spot #5 per l'intera stagione. Il contratto dell'ex Clippers è in scadenza a giugno, altro elemento apprezzato da un maniaco della flessibilità salariale come Pritchard.
Che Portland si sia prefissa il raggiungimento della post-season come traguardo d'importanza vitale lo dimostrano anche le due contropartite spedite in California: il cocco del G.M. Steve Blake (il primo giocatore voluto da Kevin) ed il miglior amico del franchise player (nonché clutch shooter e professionista esemplare) Travis Outlaw.
Non è cambiato il piano della dirigenza: il futuro della franchigia è più rilevante del presente e la costruzione di una squadra da titolo ha la precedenza sui problemi che pone l'attualità .
Ma davvero la stagione dei Blazers è stata compromessa dai numerosi infortuni? Ci sarebbe stato, altrimenti, un ulteriore passo in avanti sia nei risultati che sotto il profilo del gioco? Quanto si incrina la fiducia dei ragazzi quando falliscono un obiettivo che davano per scontato? Quanto rallenta il progetto quando i giovani mancano l'occasione di fare esperienza nella partite che contano davvero? Che succede quanto s'intravede la parola “fallimento” dopo anni di elogi?
Succede che il presente può avere molta influenza sul futuro.
Succede che arriva Marcus Camby, il salva-playoff.
A meno che non ci sia una maledizione sul ruolo di centro a Portland.
East Rutherford, terza partita da Blazers per Camby e dopo appena 5 minuti il veterano si distende a terra con la caviglia destra dolorante. Finirà lì la sua partita contro i Nets, e sarà assente anche nella successiva sfida contro i Raptors. Ma due giorni dopo sono 42 i minuti che disputa contro i Bulls, con 9 punti e 11 rimbalzi. Allarme rientrato, ma quest'anno resta vietato abbassare la guardia di fronte alla malasorte!
Subito dopo la trade e proprio contro i Clippers, Brandon Roy torna in campo dopo 15 gare in borghese. Sono 15 anche i minuti in cui resterà in campo prima di abbandonare per il riacutizzarsi del dolore al polpaccio. Nel dopo gara il numero sette ha spiegato che neppure il lungo riposo è servito ad una completa guarigione e che probabilmente l'unica soluzione, per quest'anno, è convivere con la sofferenza.
Roy non è al 100% e forse non lo sarà mai per quest'anno, ma non ha più saltato una partita da allora. Altro segnale che l'obiettivo playoff non prevede risparmio di risorse.
Nello scorso team report – che aggiorno oggi con colpevole ritardo – era stato già introdotto il fondamentale ritorno in campo di Nicolas Batum.
Nel frattempo le sue partite sono diventate 19, compreso il carrier high da 31 punti (più 7 rimbalzi e 7 assist) registrato a Minneapolis. Il suo impatto offensivo non balza sempre agli occhi, ma i suoi 10 punti di media in 23 minuti, con il 55% dal campo ed il 45% da tre punti dicono molto sull'efficienza del ventunenne di Lisieux.
Un dettaglio, questo, che lo fa preferire a Martell Webster. Come Martell è capace di notevoli esplosioni realizzative, ma riesce ad essere concreto anche quando si prende pochi tiri, mentre Webster necessita di entrare a ritmo per essere uno scorer preciso. Se poi si considera anche il lavoro svolto nella metà campo difensiva, il paragone non inizia neppure.
Nello scontro diretto contro i Grizzlies non solo 21 punti per Nic, ma anche una superba prova in fase di contenimento, comprensiva di alcune giocate decisive su O.J. Mayo nei minuti finali.
Brandon Roy si coccola quello che probabilmente è il suo sparring partner preferito, perché non scalpita per toccare molti palloni, perché sa segnare quando riceve in angolo sulla penetrazione dei compagni, ma sa anche tagliare verso il canestro e concludere in schiacciata. Perché è un ottimo difensore e può marcare chiunque dal play all'ala perimetrale. È un ragazzo intelligente e affatto privo di temperamento.
Nella stagione dei mille infortuni e dei continui, confusionari cambiamenti di quintetto di coach McMillan, Batum e Camby hanno ridato a Portland un assetto stabile ed equilibrato.
Finalmente il capitano è tornato a giocare shooting guard, e sì Andre Miller può fare il play accanto a Brandon; Camby è il centro che svincola LaMarcus Aldridge dai compiti a lui sgraditi e Batum chiarisce una volta per tutte chi è il titolare – del presente e del futuro – dello spot di ala piccola.
A farne le spese, come già anticipato, quel Martell Webster che nella vittoria contro i Clippers di tre settimane fa aveva messo a referto la bellezza di 28 punti. Da allora mai più in doppia cifra per punti, solo due volte in campo almeno venti minuti e picchi negativi riscontrabili nelle comparsate di 5 e 6 minuti a Minneapolis e Memphis. Ormai sia Rudy Fernandez che Jerryd Bayless lo hanno scavalcato nella gerarchia del backcourt di riserva.
E a proposito di reparto guardie, effettuato ieri un piccolo ritocco al roster con la firma di Travis Diener, ex Pacer. Sarà suo il ruolo di terza point guard, con il rookie Patrick Mills evidentemente rimandato alla prossima stagione.
I Trail Blazers di questa regular season assomigliano molto poco a quelli apprezzati nella precedente stagione.
Non sono più dominatori a rimbalzo. Il Rose Garden inespugnabile della scorsa annata non è più un fattore. La straordinaria capacità (soprattutto se accordata alla giovane età media del roster) di chiudere a proprio favore le gare punto a punto sembra aver cambiato residenza, appannaggio dei “nuovi Blazers” che impazzano in Oklahoma.
Eppure la sconfitta in overtime a Chicago è l'unico punteggio in negativo del road-trip da cinque gare concluso con la convincente vittoria a Memphis. Il momento negativo di Grizzlies e Hornets e le difficoltà dei rinnovati Rockets consegna a Roy e compagni un cuscinetto di quasi 5 vittorie di vantaggio sulle pretendenti all'ultimo posto valido per i playoff. Domenica trasferimento in Colorado, dove avrà inizio l'ultima settimana da 4 partite e l'ultimo back-to-back del mese, ospiti di Warriors (giovedì) e Kings (venerdì).
Superare questa settimana senza un doppio passo falso potrebbe bastare per affrontare la volata finale senza troppe preoccupazioni.
Per poter tornare, come un tempo, a guardare solo avanti.
PLAYOFF RACE
1. LA Lakers 75,4% [46-15]
2. Dallas Mavericks 66,1 % [41-21]
2. Denver Nuggets 65,6 % [40-21]
4. Utah Jazz 63,3% [38-22]
5. Phoenix Suns 61,9% [39-24]
6. Oklahoma City Thunder 60,0% [36-24]
7. San Antonio Spurs 58,6% [34-24]
8. Portland TrailBlazers 57,8% [37-27]
9. Memphis Grizzlies 50,8% [31-30]
10. New Orleans Hornets 50,0% [31-31]
11. Houston Rockets 50,0 % [30-30]