La maschera di Gilles Gratton è una delle più rappresentative tra quelle esposte nella Hall Of Fame
L'angolo tra Yonge Street e Front Street, non lontano dall'Air Canada Center, lo stadio dei Maple Leafs. Era questo l'indirizzo del centro di Toronto al quale puntavamo sin da quando, poco a sud di Ottawa, abbiamo imboccato la statale 401 che lungo le rive del meraviglioso Lago Ontario ci ha condotti alla capitale dell'omonimo Stato canadese.
All'angolo tra Yonge Street e Front Street c'è la Hockey Hall Of Fame, la mecca di qualsiasi appassionato di disco su ghiaccio. Una sorta di museo-esposizione che, per la modica cifra di 15 dollari, offre al visitatore uno strabiliante viaggio attraverso la storia e i miti di questo fantastico sport, con ogni sorta di esperienza interattiva.
La bocca si spalanca per lo stupore appena messo piede nello scintillante atrio d'entrata, dove si viene accolti da una vetrina con gli ultimi cimeli donati alla Hall Of Fame e, soprattutto, da una collezione di maschere da portiere che vale da sola il prezzo del biglietto. Da quella leggendaria di Jacques Plante la cui foto aveva accompagnato il nostro contributo da Montréal di due settimane or sono, a quella bellissima raffigurante una tigre che negli anni Settanta proteggeva il viso di quel folle di un Gilles Gratton (leggenda vuole che l'estremo difensore di St. Louis Blues e New York Rangers ruggisse agli avversari nelle mischie sottoporta), l'esposizione è una miscela magica di colori e motivi tra i più originali.
Poco più in là , ecco il muro dei dischi, una raccolta di oltre mille puck provenienti da innumerevoli competizioni e paesi. Ma il nostro sguardo corre già oltre un breve passaggio che porta alla zona NHL, dove enormi statue di Cyclone Taylor, considerato uno dei primi fuoriclasse dell'hockey, e di Ken Dryden, storico portiere dei Montréal Canadiens, fanno la guardia alla sezione "NHL Legends" dedicata a miti come Wayne Gretzky, Mario Lemieux, Bobby Orr e Gordie Howe. Nelle altre tre sezioni della zona NHL incontriamo i grandi campioni di oggi, conosciamo le franchigie ormai defunte, come i Brooklyn Americans, che negli anni Trenta furono protagonisti di un'accesa rivalità con i New York Rangers, e ripercorriamo i record più significativi della storia del disco su ghiaccio.
Dopo aver annusato l'odore della storia in una ricostruzione a grandezza naturale dello spogliatoio dei Montréal Canadiens e ammirato le gesta di alcune tra le più vincenti dinastie, dagli Ottawa Senators degli anni Venti agli Edmonton Oilers degli Ottanta, ci accomodiamo in una sala cinematografica da oltre cento posti. In questo periodo, i visitatori si godono (o sopportano, se sono tifosi dei Detroit Red Wings) un film sull'ultima finale della Stanley Cup vinta dai Pittsburgh Penguins. All'entrata del teatro sono esposti alcuni cimeli a tema, come il bastone usato da Maxime Talbot per realizzare la sua doppietta in Gara 7.
Non c'è tempo da perdere, a pochi metri di distanza ci attende un'interessantissima lezione di geografia. Su un grande schermo è possibile cliccare praticamente ogni città nordamericana e scoprirne il passato hockeystico, anche se magari è rappresentato soltanto da una franchigia militante in qualche lega ormai scomparsa mezzo secolo fa. Un modo geniale per seguire la diffusione del disco su ghiaccio nel corso degli anni in tutto il continente.
Ma basta fare gli spettatori, ora tocca a noi passare all'azione. Messa in mostra la nostra (scarsa) tecnica di bastone in una serie di rigori contro un portiere mosso dal computer, ci spostiamo tra i pali, dove ci tocca tentare di bloccare dischi di gomma piuma scagliati a cento chilometri orari niente di meno che da Wayne Gretzky e Mark Messier virtuali.
Passate d'un fiato le sezioni dedicate alla storia del giornalismo televisivo, ai videogiochi e ai collezionisti di figurine Upper Deck, l'equivalente delle nostre Panini, approdiamo nella sala "World Of Hockey", nella quale, oltre a cimeli hockeystici provenienti da ogni angolo del pianeta, in concomitanza con i Giochi Olimpici appena conclusisi troviamo una collezione di medaglie che la Hall Of Fame ha allestito in collaborazione con il Museo olimpico di Losanna.
La Verizon Great Hall, la sala più conosciuta dell'intera esposizione, è a pochi passi. Vi si trovano foto e biografie di ogni membro della Hall Of Fame e, soprattutto, le vetrine con tutti i trofei che ogni anno vengono assegnati ai migliori giocatori, dal Vezina Trophy al Calder Trophy. E poi lei, la coppa più ambita. In un'elegante sala tutta per lei, ecco la Stanley Cup. Bellissima.
Siamo all'uscita. Un passaggio radente nel negozio del museo, in cui se non si presta attenzione si lascia l'intero budget previsto per le vacanze, e siamo di nuovo all'angolo tra Yonge Street e Front Street. I nostri occhi brillano. Come la Stanley Cup che abbiamo appena visto.