Sportellate d'area per il nostro Andrea
Quella segnata come 2009/10 potrebbe essere ricordata come una stagione davvero storica per la pallacanestro nostrana in NBA.
Danilo Gallinari ha partecipato all'All Star Weekend nella squadra dei Sophomore e nella gara del tiro da 3.
Marco Belinelli, d'altro canto, sta assumendo un ruolo di specialista tiratore dalla panchina dei suoi Raptors sempre più evidente, con giocate di intelligenza e classe, purissime.
Ma se ne facciamo una questione di leadership, di numeri e di “peso” non fisico ma d'importanza nell'economia di gioco di una franchigia, non c'è paragone: al suo quarto anno di professionismo a stelle e strisce (condite con tante foglie d'acero in realtà ), Andrea Bargnani è ad oggi il nostro miglior portabandiera.
In realtà il ventiquattrenne nativo di Roma, non sta facendo nulla di così inaspettato, sta semplicemente mettendo a frutto un lavoro che con pazienza, tenacia e grande sacrificio, sta portando avanti da almeno un triennio.
Dopo i primi lampi dell'anno da rookie, dopo un po' di slump, tipico del secondo anno nella lega e dopo gli ottimi numeri ottenuti solo nella parte meno importante della stagione scorsa, nella quale senza mezze misure si diceva che potesse giocare ad alto livello solo quando non vi era più nulla in palio, ovvero senza pressione, quest'anno Bargnani ha deciso di prendersene tanta di pressione addosso e ha cominciato a giocare ad un livello diverso.
Lo scorso anno si diceva che fra i top free agents della lega che durante quest'annata o al massimo la prossima estate, si sarebbero mossi, ai vertici di una possibile lista, ci fosse Chris Bosh, compagno di Bargnani spesso piuttosto critico (più per atteggiamento che a parole) dell'italiano.
Si adombravano problemi di convivenza fra due lunghi particolari, non amanti del gioco in post classico, non avvezzi ad una difesa granitica e certamente alla ricerca di un posto da leader sotto i riflettori.
Numeri alla mano, non vi sarebbe stato paragone: il peso della quinta scelta assoluta del 2003 non poteva essere paragonato in alcun modo a quelle del Mago, ma durante l'estate la dirigenza capeggiata da Maurizio Gherardini si comunque posta un serio interrogativo: cedere Bargnani e comporre un supporting cast per Bosh o rinnovarlo a cifre importanti, dar fiducia alla coppia per un anno e poi vedere come sarebbe andata?
La scelta fatta da Toronto ha portato nelle casse dell'ex Benetton Treviso 6 milioni e mezzo di dollari per il 2010 e tante responsabilità . In sostanza si è deciso di puntare per un anno su questa coppia, dando a posteriori la responsabilità della mancata chimica nata fra i due al vecchio coach Mitchell, il che forse non è nemmeno così falso e soprattutto decidendo che lo scenario peggiore sostenibile sarebbe stato la partenza di Bosh.
In più il più è stato rinnovato con l'intelligenza e i punti di Calderon e Turkoglu e la fisicità di un reparto guardie giovane e “corsaiolo”.
Tutte scelte interessanti, ma l'ago della bilancia è rimasto proprio Andrea: se avesse fallito non ci sarebbero stati più alibi e in più i Raptors si sarebbero trovati con un contratto e un giocatore molto difficili da smerciare.
A dispetto di queste nefande possibilità , il problema non si è posto. Dopo un inizio di campionato, nel quale i canadesi sembravano giocare benino ma ancora molto leggeri, il lavoro e la chimica della squadra hanno cominciato a pagare dividendi. Bargnani ha fatto esattamente quello che doveva fare: ha immesso nel suo gioco personalità e un pizzico di egoismo, prima che meri fattori tecnici.
In una lega nella quale l'ego è una merce rispettata quasi più del dollaro, ha cominciato da subito a giocare come se non avesse sulle spalle un contratto e una posizione da star. In ogni aspetto del suo gioco le cifre sono cresciute: più punti, oltre 17 di media per sera con un career high di 34 contro Indiana, più rimbalzi (6.2), anche se questa non è proprio la statistica fondamentale nonostante sia schierato come C, un assist per sera, poco più di una palla persa e 1.48 stoppate per sera.
Riguardo alle stoppate, è singolare vedere come i commentatori statunitensi, le considerino un parametro difensivo di grande importanza, arrivando a scrivere sul sito ESPN: “Bargnani ha finalmente imparato a usare la sua altezza anche nel lato difensivo del campo. Bargnani ha fatto segnare almeno una stoppata per sera per nove partite consecutive, arrivando ad una media dopo Natale di 1.83 per sera.”
Ora, ignorando la famosa diatriba sull'importanza delle stoppata nel determinare la capacità difensiva di un giocatore, ci si domanda: è poi così importante?
Oggi come oggi, Bargnani è uno dei centri che una volta sarebbero stati chiamati atipici, adesso solo moderni, di maggiore pericolosità dell'intera lega. Tira da tre con una meccanica eccellente, senza mai far scendere il livello del pallone sotto le spalle e con un velocità di rilascio impressionante, parole di Dirk Nowitzki; ha cominciato a sviluppare una notevole capacità di lettura del gioco, inserendo nel suo repertorio delle penetrazioni a mezza distanza dal canestro con tiro in sospensione di grande qualità più da numero 3 puro che da lungo; sa quando prendersi una schiacciata per cambiare l'inerzia di una gara e sulla linea di fondo è più efficace di tanti suoi colleghi.
La morale di tutto questo è che della sue innegabile poca propensione alla difesa si parla sempre meno. Il corpo adesso è davvero quello di un giocatore da NBA, spesso non usato con cattiveria alla Wade, ma che messo nel posto giusto in area fa comunque un buon lavoro ed il primo ad accorgersi di questo cambio di rotta è stato proprio il già citato Bosh.
Anche il capitano dei Raptors oggi sembra fidarsi del collega di front line, gli lascia più spesso il proscenio, lo cerca con il pallone e lo sguardo e lo incita molto di più dalla panchina. In fondo in una lega fatta oggi da gente come Okur, Frye, Bynum, anche da Amare Stoudemire o dallo stesso ex MVP Nowitzki, non si può più additare Andrea di scarso rendimento in difesa, si tratta semplicemente di un ottimo lungo nato non atleta naturale (a livello di top list NBA sia chiaro) che si sta costruendo anno dopo anno una reputazione e un carisma tutto particolare, grazie a mani, piedi e testa di primissimo livello.
Quale sarà ora il prossimo passo?
Il record di Toronto oggi è di 31 vinte e 25 perse, secondo della Atlantic Division e in linea per uno spot nei playoff ad est.
Il livello di gioco di Bargnani può senza dubbio rimanere costante e forse crescere ancora, ma potrebbe essere un errore quello di voler per forza attendersi sempre qualche cosa in più: al momento Bargnani è senza mezzi termini il giocatore italiano che ha fatto di più nella nostra breve tradizione.
Forse già l'anno venturo sarà soppiantato da Gallinari che ha tutto per essere una superstar, ma questo non lo farà scomparire: la solidità di Andrea è un fatto accertato e nonostante non sarà mai Tim Duncan, le scommesse per vederlo prima o poi nella partita delle stelle sono ancora aperte, così come quelle di vederlo protagonista a livello di play-off in una delle prossime stagione, su quale delle due possibilità sarebbe preferita dal nostro, non credo vi siano dubbi!