Western Conference: giro di boa

Nella Western Conference per i playmaker ogni sera è una battaglia…

Portland Trailblazers

La travagliata stagione dei Blazers tocca il giro di boa con un convincente e per certi versi, incredibile record di 25-16. Portland (2° pubblico per affluenza della NBA) è la 3° difesa della lega per punti subiti (94.2), aspetto direttamente proporzionato alla cultura di gioco di coach McMillan che raramente alza i ritmi della squadra. A certificarlo è l'ultimo posto nella graduatoria del numero dei possessi (87.5 a partita).

In difesa, si fa sentire l'assenza di Oden e Przybilla con i Blazers scivolati al 24° della lega con 40.6 rimbalzi a partita, statistica che stona con la leadership assoluta in quelli concessi agli avversari (solo 37.9). A rimbalzo si viaggia su buone cifre sia in casa (42.3) che in trasferta (38.2) per una squadra che è 5a per il minor numero di palle perse (13.0).

Minnesota Timberwolves

Solo 4 squadre nella Western Conference hanno un record negativo. I Timberwolves, fanno parte dei questo gruppo ristretto e sono stati i protagonisti di un osceno inizio di stagione (1-15 poi diventato 3-21) togliendosi dall'essere considerati l'unica "rivale" dei Nets con le 5 vittorie nelle ultime 17.

Difesa-fantasma quella di Minnesota che ha concesso più di 120 punti agli avversari già  8 volte (0-8) pur essendo la terza forza della lega sotto la voce rimbalzi (44.5). Offensivamente non va meglio con i soli 99.8 punti per 100 possessi (29esima), nonostante i Wolves siano la 3° squadra NBA con maggior numero di possessi a partita (96.3).

Nelle prime 41 gare di questa stagione, solo 161 triple a bersaglio (3.9 a gara) con un modesto 30% di realizzazione (28esimi nella lega) con il 12% (l'anno scorso era del 20%) della produzione dei punti totali. Basti considerare che il miglior tiratore da 3 dei Wolves è Kevin Love (14/36).

Phoenix Suns

Capire dove finiscono i meriti di un attacco esplosivo e dove iniziano i demeriti di una difesa approssimativa, non è facile quando si parla di Phoenix Suns. Nel basket, sono due fasi che devono gioco-forza essere interdipendenti ed in Arizona gli alti e bassi sono all'ordine del giorno.

Le cifre in attacco sono di gran lunga le migliori per qualsiasi categoria offensiva.
Primi per punti segnati (109.5), primi per percentuale al tiro (48.8), primi per punti segnati per 100 possessi (113.8). Phoenix è primatista anche per partite vinte quando l'avversario supera i 100 punti (16), sintomo di dipendenza quasi totale rispetto alla propria efficacia offensiva.

Il tiro dall'arco è l'arma che ha fatto oscillare i Suns da un clamoroso inizio (14-3) con il 44% ad un preventivabile calo (10-14) chiuso con il 37%. Difensivamente non si va troppo lontano. Seconda peggior difesa sia per punti subiti (107.2) che per punti subiti ogni 100 possessi (111.4).

Utah Jazz

La mancanza d'identità  lontano dal Nevada, rischia anche quest'anno di compromettere l'accesso ai playoff. Squadra emotivamente ondivaga che vola, segna e vince a Salt Lake City (16-6) e che stenta nelle altre arene NBA (7-12).

Sul parquet amico si viaggia a 104 punti a partita con un ottimo 51% dal campo mentre fuori casa si scende sensibilmente al 46% al tiro con 4 tiri liberi di media tentati in meno e soli 96 punti a referto.

Se difensivamente si va a giornate, l'attacco è uno dei migliori in senso stretto della lega. Terzi per percentuale (48.5) con un solitario dominio sotto la voce assist: 26 a sera con un distacco di 2.1 assist dai secondi (Celtics). Sono 6 le gare da 30+ assist (5-1) con il trio Williams-Boozer-Brewer a quota 615.

Da un punto di vista distributivo, i Jazz pur essendo nella top 10 delle squadre che tirano meglio da 3, ricava solo il 14% dei suoi punti dalla lunga distanza ed il 12% dei suoi canestri.

Los Angeles Lakers

I Lakers, la squadra con il miglior record della lega alla 41a partita, sono stati facilitati dall'aver giocato il 63% delle proprie allo Staples Center, vero fortino (23-3) di Kobe Bryant & soci.

La superiorità , appare, abbastanza indipendente dalla location della gara, con una duttilità  difensiva senza eguali. I Lakers sono il miglior team difensivo per punti concessi ogni 100 possessi (101.1) pur concedendo ben 17 volte (9-8) all'avversario di superare quella quota 100 punti tanto cara a Phil Jackson (26-1).

In attacco, la profonda ma elementare differenza sta nell'efficacia del tiro in casa (47%) e fuori (40%) pur mantenendo invariata la quantità  di conclusioni tentate (85.5). Indispensabile e a tratti incontenibile, la frontline che con Gasol, Bynum ed Odom la proietta al secondo posto della lega sotto la voce rimbalzi (45.1). I Lakers, oltre all'estro di Kobe, dominano le gare in questo modo. With a boards…

Houston Rockets

Non è una sorpresa che ai Rockets manchi Ron Artest. Pur senza il suo "casual" bagaglio offensivo, il nativo di Quennsbridge era, senza dubbi, l'anima difensiva di questa squadra. Tecnicamente ed umanamente. I numeri sono messi lì a dimostrarlo. I Rockets sono passati dall'essere la 4a squadra difensiva della lega (104.4 ppg per 100 poss.) con Artest nel roster all'attuale 16a posizione (106.5).

Notevole anche la differenza dei punti subiti (da 94.4 a 100.3 ppg) con l'evidente riscontro tra vittorie (96.2) e sconfitte (105.2) dando la possibilità  agli avversari di raggiungere ben 13 volte su 41, il 50% dal campo (con un massimo del 65.5%). L'innesto di Trevor Ariza sta producendo più dividendi offensivamente che difensivamente.

In attacco, i Rockets s'apprappono alle scorribande del loro go-to-guy, Brooks (passato da 11.2 a 18.5 ppg), alle estemporanee giornate di grazia di Ariza (tira con il 38%) e la solidità  fatta a giocatore di un potenziale 6° uomo dell'anno, Carl Landry. Da un punto di vista statistico, in attacco, sono nel mezzo della classe media NBA, con l'eccezione di un buon 8° posto sotto la voce assist (22.1).

Dallas Mavericks

I Dallas Mavericks sono una delle sorprese nascoste di questa metà  di regular season. Sembravano sul viale del tramonto ed invece la classe eterna di Nowtizki e una seconda giovinezza di Jason Kidd hanno trascinato i Mavs all'attuale secondo posto nell'iper-competitiva Ovest, con una perfetta distribuzione di partite giocate tra avversarie della Eastern e della Western.

Ciò che è rilevante da uno studio statistico, è la terrificante efficacia nel giocare in trasferta, meglio che all'American Airlines Center. 14 vittorie, segnando 100.5 punti (contro i 99.5 casalinghi) di media con un ottimo 46% dal campo (44.5% in casa) limitando gli avversari a soli 97.5 punti.

Da evidenziare le vittorie a Boston, Denver, San Antonio, Oklahoma City, Miami, Los Angeles sponda Lakers. Si distingue offensivamente per numero di assist (22.8) e minor numero di palle perse (13.02) e difensivamente per la propensione alle stoppate (5.97). In tutte queste categorie, Dallas è 4a nella lega.

Oklahoma City Thunder

Dopo 41 partite, i Thunder pareggiano il numero di vittorie (23) della passata stagione. Basterebbe questa statistica per spiegare l'esponenziale crescita della franchigia da poco insediata in quel di Oklahoma City, ma ci sono molteplici aspetti che giustificano il successo di Durant e compagni.

Offensivamente, sempre rispetto all'anno scorso, è sceso il numero di possessi (93.2 a 92.2) ma è salita sensibilmente la produzione offensiva (da 102.9 a 106.2 punti per 100 possessi) ma il salto di qualità  è stato fatto nella metà  campo difensiva con ben 11 vittorie su 20 trasferte disputate.

L'anno passato i numeri messi in fila lontano dall'Oklahoma erano impietosi, con 107.3 punti subiti a partita, concedendo oltre i 40 canestri ed il 49% agli avversari. Tutta un'altra storia, in questa stagione con soli 96.6 punti subiti, difendendo e limitando gli avversari ad un eloquente 42% dal campo.

I Thunder sono la 2a squadra migliore dalla lunetta (78.7%) ed entrano nella Top 10 nelle graduatorie di rimbalzi, stoppate e recuperi.

Los Angeles Clippers

Prima parte di stagione positiva per i Los Angeles Clippers, che hanno reagito all'ennesimo colpo di sfortuna travestito nell'infortunio di Blake Griffin, prima scelta attesa e costretta a star fuori per tutta la stagione.

I Clippers sono il 10° attacco della lega per percentuale al tiro (46.8) e dimostrano di essere offensivamente qualitativi con il 5° posto negli assist (22.6). Il tutto nonostante una scarsa propensione ed efficacia nel tiro dalla lunga distanza. Ricavano il 15% dei suoi punti, con il 19% dei tentativi dal campo, infilando il 13% dei canestri realizzati con una percentuale modesta del 32% (204/636). E non è bastato il nuovo acquisto, Rasual Butler che sta tirando il 33% contro il quasi 40% dello scorso anno in maglia Hornets.

Stranamente, considerato i rispettivi record, i Clippers segnano di più in trasferta (97.9) che allo Staples Center (95.6) con un notevole passo avanti rispetto alla scorsa stagione a livello di produttivo (da 102.3 a 104.9 punti per 100 possessi.) Difensivamente, la squadra di Dunleavy, si distingue nelle stoppate (2° NBA con 6.14).

Denver Nuggets

Denver è in media per concludere la stagione con lo stesso record di quella passata (52-28). Offensivamente stiamo parlando di una delle 3 squadre più forti della lega, con uno dei tre giocatori più forti della lega (Anthony). I Nuggets segnano 107.7 punti a partita (3°), con 95.5 possessi (5°) e sono 2° nella lega per punti ogni 100 possessi (112.3).

Approfondendo il discorso in attacco, Denver utilizza i primi 10 secondi dell'azione per tirare nel 41% e si avvale del jumper nel 61% delle sue conclusioni a canestro, andando dentro nel pitturato nel 39% dei casi, molto più di qualsiasi squadra NBA. Ricava addirittura il 23% dei suoi punti da gioco da fermo, andando 31.3 volte in lunetta con 8 partite sopra i 40 tentativi (7-1, il record).

Difensivamente, concede gli stessi punti ogni 100 possessi, della passata stagione (106.8) ed è 3a nelle lega per palle recuperate (8.82).

San Antonio Spurs

L'inizio della stagione chiave della decadente era dei San Antonio Spurs, non è stato dei migliori. Pur giocando quasi il 60% delle partite in casa, la franchigia dell'Alamo ha collezionato "solo" 25 vittorie con un record negativo in trasferta di 8-9.

Le difficoltà  nelle partite esterne si basano soprattutto sui elementi offensivi, con soli 96.2 punti di media e ben 5.2 assist in meno, rispetto alle gare casalinghe. Ancora più rimarchevole, la differenza tra le vittorie e le sconfitte. Nelle prime, San Antonio produce 106.6 punti con più di 40 canestri a sera mentre nelle 17 gare lontano dall'At&t center, scendiamo a 92.1 punti e poco più di 34 canestri.

Ciò nonostante, l'attacco dei texani è migliorato (per numeri, non necessariamente per qualità ) rispetto allo scorso anno, passano dal 23° all'11° posto per produzione (97.0 a 101.2 ppg) con il 3° posto per percentuale al tiro da 3 (38%), e 6° posto per assist (22.3) e percentuale al tiro (48%). San Antonio deve fare i conti con il problema dei tiri liberi, essendo la peggiore quarta squadra della lega (73%) con i progressi di Duncan (da 69.2 a 73.6%) annullati dai regressi di Jefferson (dal 80% al 71%).

New Orleans Hornets

Dopo il disastroso avvio sotto la guida di Byron Scott (3-6), gli Hornets tornano ad ambire velleità  da playoff grazie al neo coach Jeff Bower (19-13) e ad alcuni cambiamenti tattici.

Ciò che rimane indelebilmente uguale è l'impatto di Chris Paul, vera luce di un sistema che faticherebbe a vincere, senza di lui, 20 gare in una stagione. New Orleans è "solo" 10a nella lega per numero di assist, pur avendo nel roster il leader NBA (CP3) che fa registrare più del 50% degli assist totali della squadra (11.3 su 21.9). Il play degli Hornets, rispetto alla passata stagione, prende 3.2 tiri in meno a serata, con un aumento dell'efficacia del suo tiro da 3 (da 36.6 a 41.1 %) ed un calo del numero di TO (da 3.0 a 2.3).

Con la nomina di Bower, la squadra va forte in casa (16-4) con un grande approccio difensivo (97.4 ppg) e corre molto di più in attacco (più 4.2 possessi di media rispetto al 2008/09) con un aumento dal 32% al 37% dei tiri presi tra i primi 10 secondi dell'azione (33.6 ppg).

Memphis Grizzlies

Per certi versi, la più sorprendente squadra della prima parte della stagione. Ancora di più dopo un inizio da 8 sconfitte nelle prime 9 e con l'affaire-Iverson fortunatamente risolto nel migliore dei modi. Dalla sconfitta di 25 a Houston, i Grizzles hanno vinto 21 delle 32 seguenti gare con un attacco esplosivo (4° NBA, a 104 ppg) per omogeneità  e talento ma che a volte dimentica di essere un puzzle (22° squadra per numero di assist, 19.4).

Esaminando il tessuto connettivo dell'attacco di coach Hollins, si nota che è sensibilmente aumentato il numero di possessi (da 90.1 a 93.9) rispetto al pessimo anno scorso e che la presenza fisica e tecnica sotto-canestro di Randolph e Gasol hanno abbassato l'utilizzo del jumper (da 63 a 59%) come soluzione offensiva. Memphis ha collezionato ben 11 vittorie quando l'avversario ha sorpassato quota 100 punti ed è 4a nella lega per rimbalzi totali (43.5) e 6° per recuperi (7.68).

Sacramento Kings

Una metà  di stagione divisa in due parti. Convincente nella prima (13-14), deludente nell'ultima (2-12). E' scesa, soprattutto, la produzione offensiva sia a livello quantitativo (da 103.9 a 99.2 ppg) che qualitativo (da 47.4 a 43.1%) con una difesa apparsa sempre in difficoltà . 26esima per numero di punti subiti ogni 100 possessi (110.4) concedendo ben 13 volte agli avversari oltre il 50% dal campo con un conseguente record di 1-12.

L'attacco rimane efficiente, essendo l'ottavo nella lega (102.3 ppg) con il 6° posto per numero di possessi a sera (94.4). L'ascesa di Tyreke Evans, sicuro rookie of the year, ha influenzato il modo di attaccare dei Kings. Rispetto allo scorso anno, Sacramento è passato dal giocare il 26% delle situazioni inside al 32% di questa stagione con un aumento delle percentuale reali di tiro (da 55.2 a 57.2). Specificatamente, Evans attacca il canestro nel 49% delle proprie situazioni offensive.

Golden State Warriors

Golden State è un pianeta a parte nel già  variopinto sistema NBA. Solo tre anni fa, con quel pazzo, stravagante e eccessivo modo di interpretare il basket, i Warriors avevano stupito il mondo, eliminando i Mavericks delle 67 W al primo turno dei playoff e sfiorando gli stessi nella stagione successiva con il miglior record degli ultimi 15 anni (48-34).

Il pianeta Golden State rimane sempre unico nel suo genere ma è macchiato da una mediocrità  che ha fatto scendere risultati e appeal. In queste prime 41 partite, Golden State recita sempre un ruolo di squadra ultra-offensiva (2° NBA con 107.7 ppg) che gioca il più alto numero di possessi (101) ed utilizza i primi 10 secondi dell'azione nel 44% dei suoi attacchi.

Pur essendo una macchina da punti con una buona esecuzione (7° per percentuale, 47.5), i Warriors non compaiono nella prima metà  delle squadre per punti ogni 100 possessi (18esimi). Il file "Defense" è pieno di virus e errori. Ultima difesa, per distacco sulla penultima (4.0 ppg) per punti subiti (111.07) concedendo la più alta percentuale agli avversari (48.5, peggio anche dei Nets) e rimanendo nel fondo della classifica anche sotto la voce rimbalzi (38.1).

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