Eastern Conference: giro di boa

I Cavs di Lebron sono in fuga, troppo veloci per gli Heat di Wade…

Cleveland Cavaliers

30 vittorie nella prima metà  di stagione giocando il 58% di gare in trasferta, danno credito alla fondata speranza di arrivare ad una quota ampiamente alla portata di Lebron e compagni: le 60 wins.

In 24 occasioni, i Cavs hanno superato quota 100, con 23 vittorie ed una sola sconfitta per un attacco che ha nel tiro dalla lunga distanza l'arma più efficace: primi (a pari merito con Phoenix) per percentuale nella NBA per infilando 2 triple a partita in meno dei Suns (7.2 vs 9.2). In difesa le statistiche indicano valori ancora migliori.

Terza miglior difesa per punti subiti (94.3) e quarta per punti subiti ogni 100 possessi (102.9) con un record di 13-1, quando l'avversario non supera i 90 punti. L'unica macchia rossa dell'ottima stagione della squadra di coach Brown, sono i tiri liberi. Cleveland tira con il 73% dalla lunetta (21° NBA) con una distribuzione di tiri liberi tentati tra le partite in casa (23.1) e quelle in trasferta (27.1). In 7 partite sulle 41 prese in esame, i Cavs non hanno superato il 65% con un record che legittima queste difficoltà : 3-4.

Toronto Raptors

Delusione e riscatto. La sintesi di questa prima parte di stagione dei Raptors si può riassumere cosi. La peggior difesa della NBA nelle prime 20 partite (110.9 ppg subiti) e una delle più efficaci nelle ultime 21 (99.0 ppg).

Tutto è cambiato dai 146 schiaffi presi ad Atlanta che hanno indotto, dopo un lungo vertice interno, ad un maggiore senso di responsabilità . Difensivamente pur migliorando, sono sempre la peggior difesa per punti concessi ogni 100 possessi (112.6) ma per 9 volte dalla indecorosa sconfitta in Georgia, i Raptors hanno tenuto gli avversari sotto i 100 punti, per un record stagionale notevole di 13-0. Rilevante è anche la differenza tra punti subiti tra vittorie e sconfitte (22.3). L'attacco funziona (top 8 in tutte le categorie) per una squadra che ricava 2/3 dei suoi punti dal tiro in sospensione (Bargnani 74%, Turkoglu 79%, Bosh 51%).

Orlando Magic

Tiri liberi e Tiri da 3. Gli Orlando Magic dipendono (vedi finals 2009) dalla loro efficacia, più di chiunque altra squadra. Partiamo dalla riluttante lunetta. La squadra di Van Gundy è ultima della lega per percentuale ai tiri liberi (71.2) con ben 9 partite al di sotto del 60% (le ultime 4 perse consecutivamente). Ed avere Dwight Howard (59% con 407 tentativi) non aiuta.

La dipendenza al tiro dalla lunga distanza è materia di qualche approfondimento numerico. Orlando tira con il 36% (7a NBA) ed ha la stessa percentuale come distribuzione (il 36% dei suoi tiri è da oltre 7.25 metri). Per una squadra che utilizza cosi tanto questa conclusione è indispensabile (anche per motivi difensivi) che la percentuale sia la più alta possibile.

Nelle prime 5 partite, in 3 occasioni i Magic hanno tirato con almeno il 50% da 3, ma con il ko subito dai Lakers, siamo alla 36a partita consecutiva sotto il 50%, per un attacco che ricava il 30% dei suoi punti con questa specialità . Andando più in profondità  si nota che, nel roster di Orlando non c'è un singolo giocatore che superi il 40% dall'arco. Uso ed abuso?

New York Knicks

Se per i Phoenix Suns il punto di svolta (in negativo) è coinciso con la sconfitta con al Madison Square Garden, per i Knicks quel +27 ha rappresentato un cambio di tendenza che per adesso tiene accesa la luce di speranza chiamata playoff. 14-10 dal 1° dicembre con un netto cambiamento di intendere pallacanestro, schemi (pochi) e distribuzione offensiva (anche se a volte tornano inesorabili i vecchi Knicks). Meno possessi, meno tiri (da 85.8 a 80.1 a partita) presi e più difesa.

A livello di numeri la svolta è più che discreta. Si è passati dai 109 punti subiti a partita, (con le "gemme" dei 141 presi in casa contro i Sixers o i 128 dai Nuggets) a soli 97 ppg nelle ultime 24 con ben 11 partite consecutive tenendo gli avversari sotto quota 100 punti. Insomma, meno frenesia in attacco (soprattutto dall'arco), più abnegazione in difesa, che resta, in ogni caso, il punto debole più evidente di questa squadra. L'attacco fa il resto con il 28% dal campo nelle sconfitte.

Indiana Pacers

Se la difesa non funziona, l'attacco va anche peggio. Indiana vive l'ennesima stagione anonima, costellata da tante delusioni, qualche lampo e un futuro non molto roseo. Da 3 stagioni, i Pacers sono allergici ai playoff e quest'anno in proiezione faticherebbero ad arrivare a 30 vittorie, obbiettivo centrato dal 1989/90.

Rispetto alla passata stagione, Indiana si conferma una squadra ad altissimo numero di possessi (97.7, 2° NBA) ma la qualità  dell'attacco è cosi scadente da ritrovarla addirittura 27esima come produzione offensiva per 100 possessi (101.7) con un differenziale enorme rispetto ai numeri dello scorso anno (108.1). L'assenza per 18 gare di Granger ha agevolato la mediocrità  offensiva di Indiana che subisce la bellezza di 104.5 punti a partita concedendo 29 volte su 41, almeno 100 punti all'avversario. Problemi enormi in trasferta (4-17) dove le 7.4 stoppate rifilate a sera alla Conseco Fieldhouse, diventano 4.9.

Atlanta Hawks

Un grande inizio (19-6) ed un leggero momento di flessione (8-8). Atlanta, quarta forza certa di una modesta Eastern Conference, studia da grande e cerca di impensierire le "top 3" che a dir la verità  sembrano ancora messe un gradino al di sopra della squadra di Woodson, con l'eccezione della tre grandi vittorie contro i Celtics (2 al Garden), limitati a 89 punti a gara. Atlanta può vantare il 3° attacco della lega per punti ogni 100 possessi (112.0) pur essendo la 24° squadra per numero di azioni d'attacco (91.2).

Quantitativamente, rispetto alla passata stagione, Johnson, Smith e compagnia han fatto un grande passo in avanti. Dai 98.1 agli attuali 103 punti a partita con una media superiore ai 108 nelle 27 vittorie finora conquistate. Gli Hawks, inoltre, sono la miglior squadra della NBA, per minor numero di TO (12.1) con ben 12 partite stagionali, al di sotto della doppia cifra di palle perse.

Miami Heat

In attesa di capire se Micheal Beasley diventerà  un top player, Miami chiude la prima metà  di stagione con un record vincente e al 6° posto della Eastern Conference, superata dai sorprendenti Bobcats di Larry Brown.

Dopo un brillante inizio (6-1), i ragazzi di Spoelstra hanno collezionato 19 sconfitte su 34 incontri, dando l'impressione di non avere quella continuità  necessaria, anche per considerarla una possibile outsider. Basti considerare il +30 rifilato ai Pacers, e dopo sole 24 ore, il -39 subito a Charlotte.

L'attacco è stagnante, con i soliti assoli di Wade da 27 punti a partita. 25° per punti segnati (96.8 ppg), 21° per percentuale al tiro da 3 (33.3%) e 24° per numero di assist (18.5) con un netto calo dell'efficacia del tiro di Wade che è sceso dal 49% della passata stagione, al 44% attuale, pur non variando la sua mappa di tiri. Difensivamente, per una squadra che corre poco (91.2 possessi) aver concesso agli avversari, 21 volte su 41, la possibilità  di superare quota 100, ci fa capire come anche difensivamente non sia una squadra continua.

Philadelphia 76ers

Stagione di transizione per i Philadelphia 76ers. Non la prima e non l'ultima. L'acquisizione di Brand, la sottile involuzione mentale di Iguodala e il ritorno di Iverson, sono tutti aspetti troppo opinabili per dare il via ad un progetto vincente. Lo scorso anno, con una notevole tenuta mentale e difensiva, i Sixers hanno fatto tremare per 4 partite, quelli che (Orlando) poi si sarebbero giocati la finale NBA contro i Lakers.

Quest'anno è tutt'altra storia. Solo 13 vittorie su 41 match disputati, con un filotto di 12 sconfitte di fila che decretano l'anticipata fine ad ogni ambizione di post-season agonistica. In difesa ci sono elementi contraddittori. 110.2 punti subiti ogni 100 possessi la decretano come 24esima difesa della lega, molto peggio del 14° posto della passata stagione, per una squadra che è comunque al 4° posto per numero di recuperi a sera (8.22) e 6a per stoppate (5.6). Nelle sconfitte, forza quasi 3.2 tiri dall'arco in più che nelle vittorie mentre, l'attacco si basa sempre meno nel pitturato, con un aumento dell'utilizzo del jumper (da 59% a 67%) con lievi miglioramenti (da 40.8 a 43.7 % reale).

Washington Wizards

Parlare dell'importanza che riveste Gilbert Arenas in questa squadra avrebbe del superfluo. Eppure, anche prima dello scandalo che ha travolto (soprattutto) lui ed i Wizards, l'andamento della squadra era stato piuttosto deludente. Le medie di "Agent 0", reduce da una stagione di quasi inattività , sono più che discrete (22.6 ppg, 7.2 apg, 35% da 3) ma è mancata una giusta identità  di squadra, a livello chimico e tecnico.

Il 28° posto nella classifica degli assist (18.5) ne è una facile dimostrazione, per una squadra composta da favolosi solisti (vedi Butler, vedi Jamison) che comunque può consolarsi con la certezza di non poter far peggio dello scorso anno (19-63). L'attacco dei Wizards, con l'innesto/disinnesto di Arenas, ha aumentato in numero di possessi (94.0) rispetto allo scorso anno (91.0) con una maggiore efficacia nel jumper (49.9 ppg) che però non è abbastanza per produrre un trend vincente. E pensare che nella prima giornata, Washington era andata a vincere (con autorità ) sul campo dei Dallas Mavericks…

Detroit Pistons

Il ritorno di Ben Wallace non ha fatto altro che far rivivere (di ricordi) ai tifosi dei Pistons gli anni d'oro del titolo (2004) e del quasi-titolo (2005). Per il resto, solo tante delusioni (27 perse) e poche soddisfazioni (14 vinte) per una squadra che vive di poche e nascoste qualità . L'attacco non è una di queste. 29° per punti realizzati (92.2), 27° per percentuale (43.4), 29° per percentuale al tiro da 3 (29%), 29° per percentuale ai liberi (72.2) ed ultimo per numero di assist (17.3) con un numero di possessi (29°) bassissimo, che non supera gli 89 a partita.

Numeri eloquenti che ci fanno capire come le nuvole che si addensano sopra il Palace of Auburn Hills sono cariche di pioggia, visto anche l'incerto futuro societario. Tornando ai numeri, si nota che è scesa sensibilmente, offensivamente, sia la qualità  (da 45.4 a 43.5 % reale) che la quantità  (da 107.0 a 103.0 punti per 100 possessi) per una squadra che ha superato 100 punti in sole 6 occasioni (5-1) e che è stata protagonista di due lunghe serie di sconfitte (una di 13 e una di 7).

New Jersey Nets

Basterebbe il record per dare una chiara spiegazione. I New Jersey Nets, entrano dalla parte giusta delle voci statistiche in una sola categoria. Tiri liberi: quarti della NBA con il 78.2%. Per il resto è una serie di ultimi posti: peggior attacco per punti segnati (90.3), punti ogni 100 possessi (97.7), percentuale (42), percentuale al tiro da 3 (27.8) e peggior squadra per differenziale (-12.07) tra punti segnati e subiti.

E' la terza peggior difesa delle lega (110.7 pp100pos) e nonostante sbagli 58 canestri su 100 a partita, è 29a a rimbalzo totale (38.7). Qualitativamente, i numeri sono ancora più fedeli alla crisi. In situazioni di jumper (61%), i Nets sono passati dal 46% reale della passata stagione ad un pessimo 37.5% in quella in corso. Come direbbe Clooney, "What Else?"…

Boston Celtics

Un inizio folgorante da 23 vittorie nelle prime 28 partite ed un calo non del tutto fisiologico nelle ultime 13, con un record di 5-8. Questa è la prima metà  di stagione dei Celtics alle prese con l'infortunio di Garnett, non ancora al 100% delle sue possibilità . Tra il 23-5 iniziale ed il 5-8 finale, sono cambiate essenzialmente due cose: il numero di punti subiti (da 91.6 a 98.7 ppg) e quello delle palle perse (da 14.8 a 17.1 ppg).

La combo defense-offense rimane di altissima qualità , seppur lontana da quella che ha regalato l'anello due stagioni fa. In difesa, c'è il 2° posto per minor numero di punti concessi (93.8 ppg) e 3° nella conversione a 100 possessi (101.6) mentre in attacco, Boston è la migliore squadra della lega per percentuale al tiro (48.7) e 2a per numero di assist (23.7). L'assenza di Garnett si fa sentire nel 28esimo posto alla graduatoria "rimbalzi totali" ma l'istinto di Rondo è determinante per il 2° posto in quella dei recuperi (8.7).

Milwaukee Bucks

Per dodici partite, la vera sorpresa della NBA con uno straordinario ed inaspettato inizio da 8 vittorie e 3 sconfitte. Da quella sfuriata tecnica firmata Brandon Jennings, un ritorno alla mediocrità  testimoniata dalle sole 9 vittorie nelle restanti 30 gare disputate. Milwuakee è la squadra con più overtime sulle spalle (7 di cui un doppio OT) con un record di 2-4 ed è penultima per percentuale al tiro (43.1).

La pessima qualità  dell'attacco è parzialmente mascherata dall'ottavo posto nel tiro dalla lunga distanza (36%) ma è riscontrabile dalle cifre che ci dicono come i Bucks siano una maggiori squadre che dipendono principalmente dalle proprie percentuali con ben 11 gare al di sotto del 40% dal campo con un eloquente record di 1-10. Nelle 24 sconfitte è proprio il tiro a fungere da ago della bilancia. Rispetto alle vittorie la percentuale scende dal 46% al 40% per una squadra che nel mese di Novembre infilava quasi 9 triple a partita.

Chicago Bulls

Dopo un pessimo inizio da 10 vittorie nelle prime 27 gare, la squadra di Del Negro sembra aver svoltato e virtualmente centrato (vista la scarsissima concorrenza) un posto tra le prime 8 della Estern Conference. Due i motivi di questo inatteso ma legittimo salto in avanti: più produttività  in attacco (da 90.8 a 103.1 ppg) ed un Derrick Rose formato All Star Game. Chicago è prettamente una squadra difensiva che cambia le partite con la fisicità  e la presenza sotto i tabelloni, affidandosi nell'altra metà  campo alle talentuose scorribande di Rose e alla pulizia cestistica di Deng. L'attacco pur migliorato, rimane il 27° delle lega per punti segnati (95.2) e punti segnati ogni 100 possessi (101.4).

La presenza di Gibson, Noah, Miller, Thomas e Deng e dello stesso Rose (4/17 da 3), giustifica il solo 10% di produzione dall'arco sui 1545 canestri segnati, non andando mai sopra le 8 triple infilate a partita e con il solo 13% dei tentativi totali dal campo. In difesa, in senso stretto, Chicago è una delle migliori della NBA con il primo posto nei rimbalzi totali (45.4) e nelle stoppate (6.42), sintomo di presenza e centimetri.

Charlotte Bobcats

Potremmo chiamarlo l'ennesimo miracolo di coach Larry Brown e sicuramente non andremmo lontano dal vero. Pur segnando con il contagocce (95.4 ppg) i Bobcats chiudono la prima metà  della stagione con un record vincente e soprattutto con la difesa migliore del campionato per punti concessi (92.8 pgg) e punti concessi ogni 100 possessi (101.1).

Difensivamente riescono a fare la differenza, limitando gli avversari a sole 11 partite sopra la quota 100 punti, e con 15 partite su 41 al di sotto dei 90 punti subiti. Charlotte è una delle migliori difese sul tiro da 3, concedendo solo il 32% agli avversari (3°) e con l'arrivo di Jackson ha ampliato quell'arsenale offensivo che sembrava un tantino limitato.

Nelle prime 9 partite i Bobcats avevano prodotto la miseria di 82 punti a partita con un clamoroso season low di 59 punti all'esordio contro al Garden di Boston. Con l'acquisizione dell'ex Warriors, l'attacco è lievitato sfiorando una media di 100 punti nelle altre 32 partite.

Altro segreto di Pulcinella è l'ascesa di Gerald Wallace, fresco di convocazione per l'ASG dopo 8 anni di praticantato NBA. L'ex Alabama è passato dai 16.6 punti della passata stagione ai 19.2 di quella in corso (la migliore a 19.4 ppg nel 06/07). Ancora più esponenziali, i miglioramenti a rimbalzo (da 7.8 a 11.0).

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