Segni di vita in casa Clippers

Davis e Kaman sono una buona coppia play-pivot per i Clippers…

“I can't claim anybody else's karma. That's their own making, whatever it is".
Questa è l'accusa scagliata dal re degli allenatori NBA, Phil Jackson, al proprietario della franchigia meno nobile di Los Angeles, quei Clippers a cui i suoi Lakers avevano appena rifilato la bellezza di 40 punti per vendicarsi dell'onta subìta pochi giorni prima, in cui persero di 11 lunghezze, surclassati dal miglior Baron Davis della stagione, protagonista indiscusso della gara con 25 punti e 10 assist.

Il vecchio Phil si riferisce ad una causa che Sterling, l'interlocutore a cui erano indirizzate le offese, avrebbe deciso di patteggiare pur di non presentarsi davanti al processo, pagando la bellezza di 2,73 milioni di dollari, accusato di non aver voluto affittare delle case ad alcune minoranze razziali.

Primo progressista d'America, Jackson ha tenuto a ricordare che per migliorare il proprio karma, l'unica soluzione sarebbe stata quella di compiere buone mitzvah (azioni), alludendo al fatto che il proprietario della squadra avversaria difficilmente avrebbe potuto compierne alcuna.

Sarà  un fatto del tutto casuale, ma dopo un periodo decisamente positivo in cui sono arrivate anche 4 W consecutive, è susseguito un periodo altrettanto negativo con 4 sconfitte di seguito, 3 delle quali contro squadre della Western Conference.

Altra notizia che ha fatto gelare il sangue nelle vene di molti tifosi dei Clips è stato l'annuncio dell'assenza per tutto il resto della stagione della prima scelta dello scorso draft, Blake Griffin, che dovrà  essere operato al ginocchio sinistro nonostante sembrava fosse molto vicino il recupero.

Finalmente sembrava che la squadra avesse trovato una certa quadratura, con la presenza in quintetto dei due lunghi Kaman e Camby, la ritrovata fiducia in cabina di regia della stella Baron Davis, nella posizione di guardia il super-atleta, nonché novello contender di Nate Robinson al titolo di miglior schiacciatore della Lega, Eric Gordon ed in ala piccola l'alternanza tra la promessa Al Thorton ed il sempre utile Rasual Butler.

In attacco, ci si affida sempre di più al post-basso di uno dei lunghi più letali della NBA, quel Chris Kaman che pare abbia trovato la sua perfetta dimensione di prima punta offensiva, ma secondo violino della squadra, affiancato da un generale sul campo come Davis. Viaggia infatti ad una media di 20,4 ppg (massimo in carriera) e 9,3 rimbalzi.

Inoltre il suo rendimento è sempre costante, sia nelle vittorie che nelle sconfitte, ed il record parla di più del 50% con lui in campo. Nella propria metà  campo fa ancora molta fatica, ma essendo una buona difesa di squadra in generale (sono 15^ nella Lega per punti subiti, con 99,1 punti), sopperisce ampiamente a questa mancanza in fase offensiva.

Inoltre al suo fianco può pur sempre contare di uno dei migliori lunghi difensori e stoppatori dell'intera NBA, quel Marcus Camby che alla veneranda età  di 35 anni, cattura ancora la bellezza di 11,6 rimbalzi a partita e rispedisce al mittente 2,1 palloni (settimo per stoppate). In attacco si limita al lavoro sporco, andando forte a combattere sotto le plance e mettendo a segno gli scarichi dei compagni; in fondo, non è mai stata quella la sua fase preferita di gioco.

Il giovanotto in una delle ultime gare ha anche messo a referto una partita da 25 carambole contro i redivivi New Jersey Nets, un test poco probante, ma la cifra rimane comunque ragguardevole contro qualsiasi squadra della Lega.

In cabina di regia, sta finalmente trovando ritmo colui che è stato scelto come giocatore franchigia e investito al ruolo di leader all'interno dello spogliatoio.

Il figliol prodigo, Baron Davis non sembra più in grado di produrre punti come ai tempi dei Warriors, ha così deciso di giocare unicamente per la squadra, prendendosi ancora le sue responsabilità  nei momenti topici delle gare, ma lasciando più che volentieri il proscenio ai suoi compagni.

Sminestra 8,1 assist a sera, segnando poco più di 16 punti a partita; il reale problema è la percentuale al tiro da fuori (28%, minimo in carriera, escludendo la stagione da rookie), il che non permette ai giocatori in campo di allargare il campo come sarebbe necessario per una tipologia di gioco che vede così spesso la palla affidata al post-basso.

Eric Gordon sta continuando il periodo di apprendistato; totalmente inarrestabile al termine della passata stagione, vista anche l'assenza del Barone e le maggiori responsabilità  offensive affidategli, ora dovrà  cercare di capire come fare a coesistere con il play-maker titolare della squadra. Se negli ultimi 4 mesi dello scorso anno ha tirato con il 40% da tre, significa che come tiratore è in grado di fare meglio del 37% odierno.

La squadra necessita di una shooting guard affidabile da oltre l'arco, visto il periodo di slump di Baron Davis in questo fondamentale ed il giovane Eric è al momento il giocatore con la miglior percentuale di squadra, Al Thorton a parte, ma con un numero di tiri tentati irrisorio (9).

Concludiamo con il parlare dell'ex Florida State, oramai alla sua terza stagione nella Lega e con una carta d'identità  che racconta di 27 primavere trascorse. Sorprendente il primo anno (12,7 ppg, 4,5 rpg in 27 minuti di gioco), i suoi punti a partita sono al minimo in carriera in questo momento (11,7), così come i rimbalzi (4,1). Il giocatore capace di schiacciare in testa a chiunque grazie ad un corpo costruito per giocare a basket si è decisamente perso per strada, lasciando spazio ad un onesto mestierante, un buon giocatore di ruolo.

Il sogno che imperversa nelle strade di Los Angeles, sponda rosso-bianco-blu è la partecipazione ai prossimi PO, per ora il recordo è vicino al 50% ma sarà  necessario inanellare una serie positiva ben più duratura di quelle sino ad ora proposte ed evitare le ricadute fisiologiche per una squadra che mai nella sua storia è riuscita ad esprimere tutto il potenziale che tiene in serbo.

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