NBA Rookie Report

Evans e Casspi: i 2 rookie meraviglia dei Kings

Passati i primi due mesi di Regular Season Nba, possiamo già  individuare i vincitori iniziali della notte del 26 giugno, quando al Madison Square Garden di New York si è svolta l'annuale edizione del draft.

In queste prime 30 sono venuti fuori delle storie molto interessanti riguardanti i vari rookie a giro nella Lega, con qualche certezza, molte sorprese e piccole delusioni, contando sempre che i due fenomeni tanto attesi quella notte, ovvero Blake Griffin e Ricky Rubio, non hanno ancora giocato un minuto nella Lega per motivi molto differenti. Ma andiamo a vedere nello specifico quanto successo.

L'effimero draft

Tra i giocatori che si stanno ritagliando spazi importanti ce ne sono 3 che hanno avuto una storia diciamo "insolita" la notte del 26 giugno al MSG.

Tyreke Evans venne scelto da Sacramento prima del tanto conclamato Ricky Rubio per giocare da play titolare sin dalla prima partita per volere di coach Westphal, il quale non si fidava granchè del suo titolare di allora, lo sloveno Beno Udrih.

Nelle prime 5 partite di stagione regolare balbetta un pò, qualche buona cosa ma molte lacune, come l'incapacità  di gestire i ritmi e di sopportare la pressione di un buon difensore sul pallone o come le difficoltà  in difesa a marcare giocatori molto più rapidi di lui.

Contro gli Atlanta Hawks però Kevin Martin chiude con 29 punti, 11 rimbalzi e la rottura del polso sinistro, infortunio che lo terrà  lontano dal rettangolo di gioco per ben due mesi. Visto che anche l'altra guardia affidabile del roster, Francisco Garcia, è fuori sino a Marzo, Westphal decide di affidare quella posizione a Tyreke rimettendo Udrih ad occuparsi della regia della squadra. La miglior mossa che potesse fare.

Il prodotto dell'università  di Memphis inizia a tirar fuori delle grandi prestazioni una dietro l'altra; giocando la prima parte dell'azione lontano dalla palla può ricevere tranquillamente per tentare di arrivare fino al ferro, grazie ad un ottimo equlibrio del corpo ed alla possente forza fisica che gli permette di tenere bene i contatti duri degli avversari. Grazie allo stile di gioco Evans, anche Udrih riesce a venir fuori benissimo come arma secondaria dell'uno contro uno, ovvero trovandosi sempre pronto per uno scarico dietro l'arco.

Inoltre le cifre di Tyreke attualmente sono di tutto riguardo; era da tanto che un rookie non registrava un 20+5+5, dai tempi di uno che negli ultimi tempi sta dominando la Lega.
Sarà  curioso vedere quali strategie avrà  in mente Westphal al ritorno di Kevin Martin visto anche come si sta comportando Omri Casspi nella posizione di 3, ma di questo parleremo in seguito.

Il secondo caso ci porta di fronte ad un caso che riguarda molto da vicino il nostro paese, infatti parliamo di uno che ci è passato da noi lasciandosi dietro molti giudizi, la maggior parte dei quali non proprio entusiastici.

Brandon Jennings infatti si è presentato al draft di quest'anno dopo una stagione non felice nella squadra della nostra capitale, senza impressionare mai più di tanto, sia i tifosi che gli addetti ai lavori.

A complicare ancor di più la sua posizione è stata la scenata fatta a NY quando, seccato per non esser stato scelto dai Knicks, lasciò il Madison Square Garden senza presentarsi al momento della scelta dei Bucks ma ripresentandosi successivamente (precisamente alla scelta n°14, in cui i Suns scelsero Earl Clark, non presente in sala) per stringere la mano a Stern con tanto di cappellino d'ordinanza; senza poi contare anche le dichiarazioni telefoniche sul compagno di reparto Ridnour che hanno peggiorato ancor di più la situazione.

Insomma, non è stata una gran preseason per Brandon.
Partita però la stagione regolare, Jennings ha dimostrato perchè era uno dei migliori prospetti provenienti dall'high school. Nel debutto contro i Sixers ha sfiorato la tripla doppia con 17 punti 9 assist ed altrettanti rimbalzi; ma il vero monster-game l'ha segnato sei partite dopo con una prestazione incredibile: 55 punti contro Golden State, primo rookie a registrare tale record dopo i 56 di Earl Monroe nel 1968, un fatto che l'ha riportato in cima alle cronache sportive americane un anno dopo la sua decisione di saltare il College per passare direttamente al professionismo europeo, primo caso nella storia della pallacanestro d'oltreoceano.

Da quel momento lì le attenzioni si sono tutte rispostate verso il play di Compton, ma stavolta per una ragione positiva, se così si può dire. Attualmente è l'unico avversario di Tyreke per la lotta al Rookie Of The Year, e sembra la competizione non sia assolutamente finita.

La terza storia attualmente potrebbe riscrivere la definizione del termine Steal Of The Draft citando semplicemente il nome di una squadra: San Antonio Spurs.

DeJuan Blair sapeva che in tanti avrebbero storto il naso di fronte a una sua scelta all'interno della lottery, ma i tanti siti specializzati erano sicuri: "E' basso, ha problemi alle ginocchia, ma è un eccellente giocatore di pallacanestro e sa giocare sotto canestro il che basta ed avanza. Mal che gli vada i Bulls lo prendono alla 16". Buonanotte.

La notte del draft i problemi alle ginocchia diventano più problematici di quello che sembrano ed i Pacers gli preferiscono Hansbrough: poco male a Detroit i lunghi sottodimensionati piacciono.
I Pistons scelgono Austin Daye: poco male, ai Bulls serve un lungo come il pane.
I Bulls virano su James Johnson: beh insomma, inizia a fare un pò male, ma vuoi che esca dal primo giro?

Sì, esce dal primo giro ed alla scelta n°37 RC Buford rispolvera il suo completino da Diabolik che aveva già  usato in altre occasioni (1999: 57, Ginobili Emmanuel per gli amici - pochi – Manu; 2001: Parkèr Tony; 55: Scola Luis) e ruba Dejuanone nostro per affiancarlo a Tim Duncan.

Ora se guardate le statistiche di Blair sinora non vi diranno molto, ma se guardate una partita degli Spurs noterete sicuramente quei 20 minuti in cui gioca per come va a rimbalzo, per come non lo fa prendere all'avversario e per il fantastico posizionamento che ha in attacco. E pensare che Popovich lo sta ancora istruendo.

The Others

Ovviamente non ci sono solo Evans, Jennings e Blair tra i rookie che meritano menzione, quindi ora andiamo a dare un'occhiata a gli altri primo anno che sinora hanno lasciato già  un ottimo impatto nelle loro rispettive franchigie.

Parlavamo appunto di Sacramento, e proprio sulle coste californiane sta facendo vedere buonissime cose il primo israeliano della storia del basket professionistico americano, ovvero Omrri Casspi.

Doveva essere una di quelle safe pick che sarebbero venute buone in futuro ed invece l'ex giocatore del Maccabi Tel Aviv ha dato dimostrazione di poterci stare trranquillamente in Nba grazie alla sua grandissima determinazione e faccia tosta, che gli hanno permesso a metà  dicembre di conquistare il posto in quintetto a discapito di Andrès Nocioni, non un role player qualunque. Attualmente è il terzo rookie in graduatoria, altra bella sorpresa dei Kings.

A Minnesota questa estate invece c'è stata un pò di confusione per via del caso Rubio, il quale alla fine ha deciso di rimanere in Spagna per giocarsi l'olimpo europeo con il Barcellona.

Fortunatamente Johnny Flynn sta risollevando gli animi ad i tifosi un pò avviliti dopo le avventure di fine giugno del nuovo Gm, David Kahn, reo di aver pescato un pò troppi play al draft e di non aver ancora dato un volto ad una squadra in piena ricostruzione.

L'avventura dell'ex-Orangeman non è partita però tutta rose e fiori visto che coach Rambis ad inizio stagione ha attuato una specie di TPO (abbastanza inefficente tra l'altro) che ha limitato le capacità  "creative" di Flynn, relegandolo al semplice compito di gestore del pallone oltre la metà  campo.

Nell'ultimo mese però c'è stata una discreta virata per quanto riguarda l'evoluzione del gioco dei TWolves soprattutto grazie anche al rientro di Kevin Love, lungo che però sa gestire divinamente il pallone, il quale ha dato molta più liberta di manovra al rookie da Syracuse e le ultime prove sono la dimostrazione più limpida.

Nel gulag tecnico-tattico di Oakland invece sta giocando decisamente bene il figlio di Dell Curry e protagonista mediatico della scorsa stagione di College Basketball, Stephen Curry.
Combo-guard dal tiro letale, è sempre stato motivo di discussione prima del draft per il suo adattamento al gioco Nba e dopo il draft per i dubbi sulla convivenza con l'altra combo degli Warriors, Monta Ellis.

Il rapporto dei due non è iniziato nel migliore dei modi, con quest'ultimo che ha subito lasciato dichiarazioni al vetriolo sulla sua incompatibilità  con Steph. Mano a mano però che le cose sono andate avanti i due hanno smussato positivamente queste divergenze ed attualmente sono coloro che stanno cercando di tenere in piedi la brutta stagione di Golden State.

Curry ha dato prova di poterci stare in Nba, anche se in un sistema particolare come quello adoperato da coach Nelson, deve soltanto trovare un pò di continuità  perchè sinora le sue prove sono un saliscendi continuo.

Spostandoci verso Oklahoma City troviamo James Harden ed il neo-arrivato Eric Maynor, due tra i giocatori più concreti del lotto.

Harden, terza scelta assoluta del draft, ha lasciato un pò di dubbi nelle prime partite stagionali quando davanti a lui stava crescendo in maniera esponenziale un Thabo Sefolosha che è diventato un tassello fondamentale nel sistema difensivo di Brooks. L'ex-Arizona State con il passare del tempo ha migliorato le sue prestazioni ed è parte importante nelle gerarchie di una squadra che se finisse ora la stagione sarebbe alla post-season.

Chi ci rimetterebbe in questa corsa sarebbero i Jazz che un mese fa hanno ceduto Maynor ai Thunder in modo da poter risparmiare qualche soldo sulla luxury. Mossa sbagliata perchè il giocatore proveniente da VCU ha pienato un tassello importante nella squadra, andando a dare qualche minuto di respiro a Russell Westbrook. Inoltre è importantissimo vedere come riuscirà  ad evolversi, visto che Maynor ha le qualità  giuste per giocare assieme agli altri elementi del backcourt.

E' stato preso come un progetto, non ci doveva essere nessuna fretta nel buttarlo in campo tra le fauci di giocatori molto più esperti, ma Demar DeRozan dopo esser partito in quintetto fin dalla prima partita non ne è più uscito, ed il motivo si scopre vedendo giocare Toronto, squadra molto tecnica ma che grazie all'atleticità  del ragazzo proveniente da USC riesce ad aggiungere quel minimo di impredivibilità  all'attacco.

Deve lavorare molto sugli aspetti fondamentali del gioco, però come upside forse è il migliore del gruppo ed i Raptors puntano molto su di lui per il futuro della franchigia.

Da segnalare anche le buone partite giocate sinora da Tyler Hansbrough ad Indiana, una delle pochissime note positive della stagione dei Pacers che hanno trovato in PsychoT il giocatore perfetto per dare energia e sostanza dalla panchina.

Nella stagione sciagurata dei Nets ad inizio stagione si era distinto egregiamente Terrence Williams, autore di ottime prove sia in attacco che in difesa, ma poi con una uscita delle sue su Twitter (How would it be if Mr. Stern called my name 10 min earlier #9 or 5 min later #12 hmmmmmmmmm to bad I can't live off what ifs) ed il rapporto tra lui e lo staff è andato decisamente a sud.

A Denver e New Orleans invece hanno trovato ottimi sostituti per la regia, ed infatti Ty Lawson e Darren Collison hanno dimostrato di poter essere dei buoni rimpiazzi per Billups e Paul, mantenendo un ottimo livello di gioco anche se un pò differente tra loro.

Quelli del secondo giro

Lo si diceva da inizio anno che questo non era proprio un draft pieno di fenomeni ma che ogni squadra poteva trovare il tassello giusto in ogni scelta, visto che a talento era molto ben distribuito. Oltre al già  citato Blair ci sono altri giocatori che stanno facendo vedere ottime cose, andiamo a vederli in dettaglio.

Se c'è un giocatore che può portare via il titolo di Steal a Dejuan Blair, quello è Jonas Jerebko, vecchia (ma neanche tanto) conoscenza del panorama cestistico italiano, dato che fino allo scorso anno lo svedese giocava con l'Angelico Biella.

Scelto con la n°42, Jerebko si è conquistato il posto di ala piccola nel quintetto titoare dei Pistons dopo l'infortunio occorso a Tayshaun Prince. C'è voluto poco per ambientarsi, l'ottimo apporto difensivo gli ha permesso di mantenere il posto da titolare ed anche offensivamente ha fornito ottime prove (high avuto contro i Clippers, 22 punti).

A Houston invece Chase Budinger si sta confermando un ottimo elemento dal pino.
Guardia-ala capace di fornire punti istantane in vari modi, sia dalla lunga distanza che attaccando il canestro, dopo aver passato 3 stagioni ad Arizona passando dall'essere un prospetto da top5, da top10, da lottery team fino ad essere scelto con la 44, è approdato in Texas dimostrando ugualmente le buone cose mostrate al college. Nelle ultime gare sta un pò calando le sue cifre ma comunque rimane una solida opzione per i Rockets dalla panchina.

Così come lo è Sam Young per i Grizzlies. Anche lui inizialmente pronosticato al primo giro e poi scivolato piano piano nel secondo. L'ala di Pittsburgh è uno dei motivi per cui Memphis quest'anno hanno fatto un bel passo avanti rispetto agli altri anni: concretissimo, ogni volta che entra in campo porta quello che serve alla squadra, che siano punti veloci, difesa ed anche atletismo.
Non avrà  un grande upside e rischia di rimanere il giocatore che è per il resto della carriera, ma di primo anno utili nell'immediato come lui se ne è visti pochissimi negli anni passati.

Delusioni? Per ora chiamiamoli futuribili

Ci sono quei giocatori che fino ad adesso hanno trovato alcune difficoltà  nelle prime partite della loro carriera professionista. Non meritano ancora l'appellativo di bust, però ci si aspetta una ripresa viste le aspettative delle rispettive squadre.

Hasheem Thabeet non sta giocando male, anzi dalla panchina riesce sempre a dare un grosso contributo ai Grizzlies sorprendenti visti in questo inizio di stagione, portando presenza a rimbalzo, difesa ed intimidazione in una squadra che nei momenti critici ne ha bisogno come il pane, ma il rendimento del tanzaniano non è al livello di una seconda scelta assoluta.

E' vero anche che bisogna attendere gli sviluppo di questo ragazzone di 220 cm, perchè si sapeva sin dall'inizio che era tutto fuorchè pronto fisicamente e tecnicamente per la Nba, inoltre il continuo problema dei falli ed un Gasol ed un Randolph al massimo di rendimento non lo aiutano di certo.
Non è una bocciatura, diciamo che per ora è solo rimandato.

Nella New York che aspetta la "calda" estate del 2010 non riesce a sfondare invece Jordan Hill, ala forte atletica proveniente da Arizona scelto alla n°8 dai Knicks.

Purtroppo ancora non sembra un giocatore che può ambire ad un buon minutaggio in Nba, perchè alla struttura fisica non proprio muscolosa non abbina un gioco che gli può permettere di uscire dalla zona verniciata, dato che il suo modo di giocare ha sempre previsto la vicinanza al ferro come componente necessaria.

Ma allora cosa ha portato D'Antoni e Walsh a puntare su di lui? La grande atleticità  del ragazzo, l'ottima propensione al rimbalzo e la capacità  di correre il campo fanno di lui "l'erede", se così si può dire, di David Lee qualora decidesse di proseguire la sua carriera lontano dalla Grande Mela.
Per ora Hill sa facendo tanto lavoro in palestra, chissà  che il prossimo anno non si riveli una bella sorpresa.

Larry Brown non ha mai avuto un gran feeling con i rookie.
Basti pensare al rapporto che ha avuto con la sua seconda scelta assoluta più famosa, Darko Milicic, ma anche ricordando elementi di minor livello mediatico come Lee e Salmons.

L'anno scorso sembrava cambiato, concedendo a DJ Augustin un ottimo minutaggio usandolo come arma tattica dalla panchina; ma quest'anno Gerald Henderson non è riuscito ad entrare nelle grazie di Coach Right Way.

Arrivato da Duke come uno dei giocatori più pronti per il piano di sopra, sembrava fatto per apposta per l'allenatore dei Bobcats, visto che al college alla buona componente atletica abbinava un ottima inclinazione alla difesa ed una concretezza in entrambi i lati del campo, ed invece la scintilla tra i due però non sembra essere scoccata e Gerald viene usato in maniera molto ondivaga e con pochissime certezze di impiego ogni sera.

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