Le due stelle di New Orleans cominciano ad ingranare…
21 W e 18 L, decimo posto nella Western Conference ed una striscia di 6 W consecutive interrotta pochi giorni fa in quel di Philadelphia.
Questi sono i freddi numeri che riassumono la stagione degli Hornets fino a questo punto e che si potrebbero riassumere benissimo in una sola parola: mediocrità . Questi numeri, in realtà , non dicono proprio niente di qual'è stato l'andamento della stagione a New Orleans.
In mezzo a questi numeri c'è stato un cambio di allenatore particolarmente importante e discusso: dopo 5 anni Byron Scott non siede più sulla panchina degli Hornets.
Scott paga principalmente due colpe: il pessimo inizio di stagione (3 - 6 sotto la sua gestione) ed uno scarso utilizzo dei due rookie Collison e Thornton, usati col contagocce nelle prime gare di questa stagione. A prendere il suo posto è stato il GM Jeff Bower, con l'ombra abbastanza lunga del suo assistente Tim Floyd, nome che ai tifosi Hornets non rievoca proprio bei ricordi.
La mano di Bower si è vista subito, quanto meno per quanto riguarda le rotazioni. Sono stati infatti relegati in panchina Hilton Armstrong ("regalato" ai Kings in queste ore), Bobby Brown e Morris Peterson, mentre Julian Wright ha perso il suo posto in quintetto (dove è tornato Peja).
Percorso inverso invece per Devin Brown (che ha preso il posto di Peterson in quintetto), per i due rookie, che sono diventati i primi cambi nel reparto guardie, e per Darius Songaila, che può cambiare alternativamente West ed Okafor finendo per avere un minutaggio importante.
Sfortuna ha voluto che la prima partita in panchina di Bower è coincisa con l'infortunio di Chris Paul, che nella partita del 13 Novembre contro i Blazers si è storto la caviglia. L'infortunio lo ha tenuto fuori dal campo per 8 partite, nelle quali gli Hornets sono riusciti a tenere testa chiudendo con 4 W e 4 L. Dal ritorno di Paul, le cose sono cambiate: 13 vittorie nelle rimanenti 19 partite che hanno permesso per la prima volta in stagione di superare la quota del 50% di vittorie.
A cosa è dovuta questa inversione di tendenza?
Per chi ha visto le ultime partite degli Hornets, si sarà accorto che il tipo di gioco non ha particolarmente giovato del cambio di allenatore. E' sempre Paul colui che inizia il gioco, gli schemi sono pochi e molto è lasciato all'inventiva del playmaker.
Quello che è cambiato è piuttosto il rendimento del secondo violino di questa squadra, ovvero David West. Egli è passato dai 15.5 punti e 7 rimbalzi di Ottobre e Novembre ai 19 punti e 8 rimbalzi di Dicembre e Gennaio, con un netto miglioramento anche nelle percentuale di tiro ed un career high di 44 punti contro Houston.
Non è ancora ai livelli della scorsa stagione (21 punti e quasi 9 rimbalzi di media) ma comunque l'upgrade effettuato nella seconda parte di questo scorcio di stagione si è fatto sentire.
Il rendimento di Paul è infatti sempre di altissimo livello, quindi i destini degli Hornets sono perlopiù legati ai rendimenti dei "comprimari", West, Okafor e Peja in primis.
Detto di West, Okafor sta avendo una stagione molto solida (11 punti, 10 rimbalzi e quasi 2 stoppate di media), esattamente quello che ci si aspettava da lui, anche se non si è poi rilevato quel grosso upgrade offensivo rispetto a Tyson Chandler che si pensava, ma svolge il suo compito egregiamente e non richiede troppi palloni in attacco.
Peja sta avendo cifre in calo da quattro anni a questa parte, con la media punti (11,6) che è al suo minimo storico, se si esclude la stagione da rookie, e la percentuale di tiro da 3 in leggero calo (38% contro il 40% della carriera), anche se rimane 5° nella classifica di tiri da 3 fatti e tentati.
Ultimamente mi è capitato spesso di veder giocare gli Hornets (grazie League Pass, grazie) ed ho notato che tutte le partite degli Hornets sono molto combattute e gli scarti sono sempre molto ridotti. Incuriosito da questa tendenza, sono andato a spulciarmi le statistiche, ed i numeri hanno confermato la mia impressione: nelle partite vinte, gli Hornets hanno uno scarto medio di 6,9 punti, penultimi nella NBA (indovinate un po' chi sono gli ultimi? Peraltro le statistiche su 3 partite non hanno una grossa rilevanza").
Questo sta ad indicare che gli Hornets hanno una brutta tendenza a non chiudere le partite, anche se nei finali punto a punto avere Paul a gestire il pallone aiuta discretamente.
In tutto ciò, le voci di mercato attorno all'ambiente si susseguono costantemente. L'interesse per Paul è sempre alto, oltre ai "noti" Mavs si parla anche degli Spurs che sarebbero disposti a cedere Parker per arrivare al play da Wake Forest.
Le voci più insistenti riguardano però una possibile cessione di David West, che in questi mesi è stato accostato ai Cavs, ai Warriors (in cambio di Monta Ellis ed altro) e per ultimi ai T'Wolves, che sembrerebbero aver offerto Al Jefferson (non malissimo come scambio, a dir la verità ).
Il GM/Coach Bower ha però ribadito che non ci saranno trade che riguarderanno il nucleo chiave di questo gruppo (sostanzialmente Paul, West ed Okafor), anche se un occhio al risparmio in casa Hornets non si nega mai.
Proprio per questo, negli ultimi giorni "Paris" Hilton Armstrong è stato sostanzialmente regalato ai Kings (in cambio gli Hornets hanno ricevuto una 2° scelta 2016 e "cash considerations"), e sempre in quest'ottica qualche settimana fa sembrava concluso uno scambio con i T'Wolves che avrebbero acquisito Devin Brown in cambio di Jason Hart (da tagliare immediatamente), ma Brown ha posto il veto su questa trade e non se ne è fatto niente (anche se, e questo è un mio pensiero, mi sembra che New Orleans stia chiaramente mettendo in mostra Brown, scommetto 1 € che la prossima stagione non vestirà la maglia Hornets).
Adesso gli Hornets sono veramente vicini ad andare al di sotto della luxury tax (mancano 500mila dollari) ed hanno tempo fino al 18 Febbraio per effettuare altre mosse, per la gioia del proprietario Shinn.
Quali sono le prospettive per la stagione a questo punto? Verosimilmente, se le cose dovessero continuare con questo trend positivo, gli Hornets potrebbero comunque aspirare al massimo al 5°- 6° posto ad Ovest. Lakers, Mavs, Spurs e Nuggets appaiono tutte meglio attrezzate e probabilmente si disputeranno le prime quattro posizioni nella Western Conference.
Portland sembrava destinata finalmente ad una buona stagione, ma gli infortuni che l'hanno colpita hanno leggermente frenato gli uomini di McMillan, che non potranno permettersi a lungo di far partire in quintetto il redivivo Juwan Howard.
Phoenix è tornata a giocare il run'n gun che tanto piace a Steve Nash ed i risultati si vedono, attualmente occupano il 5° posto ad Ovest. New Orleans probabilmente rientrerà in questo gruppo di squadre che si giocherà le posizioni dalla 5 alla 8, insieme a Houston, Oklahoma City e Utah.
Il premio per l'impresa è una probabile sculacciata al primo turno da parte di una delle quattro big. Ma si sa, nella NBA anything can happen, quindi fino alla dead line del 18 Febbraio non è consigliato buttarsi in pronostici avventati.