Sixers: qualcosa si muove

Sammy Dalembert, tutto un altro giocatore al fianco di Allen Iverson

La luce in fondo al tunnel?

Dopo tre mesi di brutte prestazioni e risultati ancor peggiori, nelle ultime due settimane la squadra ha fatto un sostanziale passo in avanti, migliorandosi esponenzialmente in tutte le fasi del gioco ma soprattutto in quella difensiva. Il risultato sono state sei vittorie nelle ultime dieci partite, di cui tre delle ultime quattro, con prestazioni generalmente positive ed efficaci anche nelle sconfitte.

All'inizio della stagione, anche su queste pagine, avevo auspicato che con il roster a disposizione (ricco di giovani atleti con gambe fresche) si potesse instaurare una solida mentalità  difensiva che avrebbe poi giovato anche alla manovra nell'altra metà campo. Così non è stato, difensivamente infatti i Sixers per la prima parte di stagione sono stati una delle peggiori squadre della NBA (27esimi secondo il Defensive Rating; dopo aver chiuso le ultime due stagioni rispettivamente al 14esimo e 8vo posto) e i pessimi risultati ne sono stati una diretta conseguenza.

Ultimamente però abbiamo visto dei netti miglioramenti, arrivati sia dal campo che dalla panchina. Eddie Jordan ha infatti iniziato ad usare le rotazioni in maniera intelligente, cosa che non aveva ancora fatto, dando più spazio a gente come Rodney Carney e Jrue Holiday che appunto difensivamente danno una dimensione diversa rispetto a due “casellanti” come Jason Kapono e Willie Green. Con il loro apporto e l'aggiunta di due “stopper” come Iguodala e Samuel Dalembert la vita per gli attacchi avversari è decisamente cambiata.

Due partite sono state il perfetto esempio di come si vinca prima con la difesa, poi con l'attacco (non ditelo a Don Nelson però, mi raccomando). Nella sfida contro gli Hornets il centro haitiano (a proposito, qualcosa in più su di lui qui sotto) ha stabilito il tono della partita sin dalla palla a due, dominando letteralmente il primo quarto come mai aveva fatto in carriera (12 rimbalzi e 3 stoppate, in un quarto di gioco!) mentre Elton Brand, uscendo dalla panchina, ha messo la museruola a David West, costringendolo fuori dalla sua “comfort zone” come dimostra il 6/17 finale. Holiday (in campo per gli ultimi 14 minuti di partita consecutivi) è stato bravo a limitare le scorribande di Chris Paul e nei momenti decisivi Carney ha lavorato egregiamente sulle piste di Peja Stojakovic.

Una vittoria che, a parte le statistiche e parte il solito periodo di amnesia nei due quarti centrali, è arrivata con la voglia di difendere, di andare a rimbalzo e di fare tutte quelle piccole cose che non si leggono sul box score.

Un paio di giorni dopo la cosa si è ripetuta contro i Kings, che per l'occasione ritrovavano anche il loro leading scorer Kevin Martin. Il game plan della partita era quello di pressare le guardie di Sacramento (che a parte Beno Udrih non ha un vero playmaker) cercando di forzare qualche palla persa e attaccare chiunque fosse il palleggiatore all'interno di un pick&roll. La mossa si è rivelata essere vincente, nell'ultimo quarto infatti 6 palle perse di Sacramento hanno portato a 13 punti in contropiede e tenuto i Kings ad un 4/12 dal campo per soli 15 punti.

“The defensive end of the court, we just got stops. Once we got stops, we were able to get some momentum on the other end of the court. And that's the most important thing with us – getting stops and being able to run again and not have to play against half-court defenses, and not have to play against zones. Obviously, that's not something that we want to do.”

La perfetta sintesi di Allen Iverson nel post-partita.

Il definitivo campanello d'allarma per quanto riguarda la difesa è forse suonato nella sconfitta del 5 gennaio contro Washington in cui lo stesso Iverson e Lou Williams furono scherzati dai loro due avversari diretti, Gilbert Arenas e Nick Young. Dopo essere stati avanti anche di 20 punti infatti i Sixers concedevano un parziale di 60-39 nel secondo tempo, per colpa in gran parte delle amnesie difensive del back-court titolare. Provate a dare un'occhiata a questo scorcio di play-by-play (link) e capirete cosa intendo.

Da quella partita in poi Jordan, soprattutto nei finali o nelle situazioni concitate, ha deciso di variare le sue rotazioni cercando di avere sempre in campo almeno un altro buon difensore oltre ad Iguodala nel reparto dietro (i soliti noti, Carney e Holiday).

Oh, Thaddeus…

Cos'è successo a Thaddeus Young?

Dopo un ottimo inizio di stagione nelle ultime settimane è crollato in quello che in gergo viene chiamato “slump”, un brutto periodo di forma caratterizzato da ancor più brutte prestazioni. Tutto è iniziato in coincidenza del road trip sulla west coast, dopo aver fatto abbastanza male a Boston (9 punti, 4/13 dal campo) è stato in campo solamento 20 minuti nella vittoria di Portland, seguita da un'altra brutta uscita a Los Angeles (21 minuti in campo, 4 punti e 2/11 dal campo) e in generale non ha dato l'impressione di essere quel giocatore che era nei primi due mesi di stagione.

Le cose sono leggermente migliorate con il rientro a Philadelphia ma se questa doveva essere la stagione della sua definitiva consacrazione non ci si può accontentare di prestazioni così altalenanti. Quali problemi sta quindi affrontando il prodotto di Georgia Tech? Più semplicemente di quello che si possa pensare la risposta sta nella posizione in cui viene schierato, cioè quella di power forward. Dal rientro di Iverson infatti il quintetto prevede due guardie vere, Iguodala da ala piccola nel suo ruolo naturale, Dalembert sotto canestro e appunto Young da 4.

Giocando in questa posizione si trova costretto a dover marcare avversari più grossi e fisicamente più forti di lui. La fatica fatta nella fase difensiva si tramuta in meno energie da portare nell'altra metà  campo. Oltretutto spesso viene servito nella posizione sbagliata, cioè in post basso (da cui può scoccare il tiro preferito del suo repertorio, quel baby hook mancino, magari preceduto da una virata), dove appunto per via della differenza di tonnellaggio con il suo avversario diretto non riesce ad essere incisivo.

Nelle partite giocate ultimamente contro avversarie della Western Conference è stato accoppiato con gente come: Carlos Boozer, LaMarcus Aldridge, Jason Thompson, Marcus Camby e Kenyon Martin. Tutta gente a cui concede tanti centimetri ma soprattutto troppi kilogrammi.

La soluzione sarebbe probabilmente quella di rivoltare il quintetto, riportando Williams al ruolo di sesto uomo ed inserendo Brand al fianco di Dalembert così da lasciar giocare Young nella sua posizione naturale, al fianco dei due AI. È comprensibile comunque la scelta di Jordan di non portare un ennesimo cambiamento, soprattutto in questo periodo in cui sembra finalmente aver trovato le misure alle rotazioni.

L'altra drastica soluzione, da sviluppare però magari durante l'estate, sarebbe quella di pensare alla cessione di uno tra Iguodala e Young, visto che tutti e due per rendere al meglio hanno bisogno di giocare da ala piccola. A questo però ci penseremo a tempo debito, essendo un argomento a dir poco scottante…

Sammy D

Se le cose per il buon Sammy vanno molto bene sul campo da gioco (13 punti e 15 rimbalzi di media nelle ultime sei uscite) con cui sembra aver trovato in Iverson il suo partner ideale, lo stesso non si può dire per la situazione di amici e parenti nella nativa Haiti, colpita come tutti saprete da un terribile terremoto. Dalembert è stato uno dei primi ad iniziare a raccogliere fondi e cercare di dare una mano, donando prima una cifra di $100,000 all'Unicef e poi utilizzando la sua fondazione personale, la “Samuel Dalembert Foundation”, di cui potete trovare informazioni e contatti a questo link.

Pillole

Twenty-and-twenty "¢ Nella partita persa contro i Washington Wizards del 5 gennaio scorso, Samuel Dalembert ha chiuso con 20 punti e 20 rimbalzi senza commettere nemmeno un turnover diventando così il primo giocatore nella storia dei 76ers ad avere una partita del genere (l'NBA ha iniziato a tenere conto dei dati individuali delle palle perse solo dal 1977). Nelle ultime tre stagioni una linea statistica del genere si era vista una sola volta: l'11 marzo 2009 quando Antonio McDyess ebbe una partita da 21 punti, 22 rimbalzi e appunto 0 palle perse.

Tough loss "¢ Erano ben cinque anni che i Sixers non perdevano una partita casalinga come quella già  citata contro i Wizards, in cui all'interno del secondo tempo avevano un vantaggio di 18 punti. L'ultima volta successe il 17 dicembre 2004, quando si fecero recuperare 19 punti all'interno dell'ultimo quarto dai New York Knicks.

Sammy's on fire "¢ Sempre parlando di Dalembert, come già  accennato in precedenza, nella vittoria interna contro gli Hornets ha catturato ben 12 rimbalzi, nel solo primo quarto. L'ultima volta che qualcuno aveva fatto meglio di lui nel quarto iniziale di una partita era stato lo scorso 17 marzo 2007, quando Andris Biedrins toccò quota 13.

Risultati e Classifiche

05/01 – vs Washington L 97-104
08/01 – vs Toronto L 106-108
09/01 – at Detroit W 104-94
11/01 – vs New Orleans W 96-92
13/01 – vs New York L 92-93
15/01 – vs Sacramento W 98-86

Record: 13-26 (.333)
4th Atlantic Division
13th Eastern Conference

Up Next

Sei partite in casa e sei in trasferta all'interno delle prossime tre settimane. Si inizia dal Target Center di Minnesota per poi ospitare al Wachovia prima Blazers e poi Mavericks; a seguire back-to-back trasferta e casa contro i Pacers per poi volare a Milwaukee.

Il 29 gennaio è la data dell'arrivo del figliol prodigo, Kobe, prima di chiudere il mese con la partita ad East Rutherford contro i Nets.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Informativa cookie

Per far funzionare bene questo sito, a volte installiamo sul tuo dispositivo dei piccoli file di dati che si chiamano "cookies". Anche la maggior parte dei grandi siti fanno lo stesso.

Cosa sono i cookies?

Un cookie è un piccolo file di testo che i siti salvano sul tuo computer o dispositivo mobile mentre li visiti. Grazie ai cookies il sito ricorda le tue azioni e preferenze (per es. login, lingua, dimensioni dei caratteri e altre impostazioni di visualizzazione) in modo che tu non debba reinserirle quando torni sul sito o navighi da una pagina all'altra.

Come utilizziamo i cookies?

In alcune pagine utilizziamo i cookies per ricordare:

  • le preferenze di visualizzazione, per es. le impostazioni del contrasto o le dimensioni dei caratteri
  • se hai già risposto a un sondaggio pop-up sull'utilità dei contenuti trovati, per evitare di riproportelo
  • se hai autorizzato l'uso dei cookies sul sito.

Inoltre, alcuni video inseriti nelle nostre pagine utilizzano un cookie per elaborare statistiche, in modo anonimo, su come sei arrivato sulla pagina e quali video hai visto. Non è necessario abilitare i cookies perché il sito funzioni, ma farlo migliora la navigazione. è possibile cancellare o bloccare i cookies, però in questo caso alcune funzioni del sito potrebbero non funzionare correttamente. Le informazioni riguardanti i cookies non sono utilizzate per identificare gli utenti e i dati di navigazione restano sempre sotto il nostro controllo. Questi cookies servono esclusivamente per i fini qui descritti.

Che tipo di cookie utilizziamo?

Cookie tecnici: Sono cookie necessari al corretto funzionamento del sito. Come quelli che gestiscono l'autenticazione dell'utente sul forum.

Cookie analitici: Servono a collezionare informazioni sull'uso del sito. Questa tipologia di cookie raccoglie dati in forma anonima sull'attività dell'utenza. I cookie analitici sono inviati dal sito stesso o da siti di terze parti.

Quali sono i Cookie di analisi di servizi di terze parti?

Widget Video Youtube (Google Inc.)
Youtube è un servizio di visualizzazione di contenuti video gestito da Google Inc. che permette a questa Applicazione di integrare tali contenuti all'interno delle proprie pagine. Dati personali raccolti: Cookie e Dati di utilizzo. Privacy policy

Pulsante Mi Piace e widget sociali di Facebook (Facebook, Inc.)
Il pulsante "Mi Piace" e i widget sociali di Facebook sono servizi di interazione con il social network Facebook, forniti da Facebook, Inc. Dati personali raccolti: Cookie e Dati di utilizzo. Privacy policy

Pulsante +1 e widget sociali di Google+ (Google Inc.)
Il pulsante +1 e i widget sociali di Google+ sono servizi di interazione con il social network Google+, forniti da Google Inc. Dati personali raccolti: Cookie e Dati di utilizzo. Privacy policy

Pulsante Tweet e widget sociali di Twitter (Twitter, Inc.)
Il pulsante Tweet e i widget sociali di Twitter sono servizi di interazione con il social network Twitter, forniti da Twitter, Inc. Privacy policy

Come controllare i cookies?

Puoi controllare e/o verificare i cookies come vuoi - per saperne di più, vai su aboutcookies.org. Puoi cancellare i cookies già presenti nel computer e impostare quasi tutti i browser in modo da bloccarne l'installazione. Se scegli questa opzione, dovrai però modificare manualmente alcune preferenze ogni volta che visiti il sito ed è possibile che alcuni servizi o determinate funzioni non siano disponibili.

Chiudi