Anno nuovo, Rockets in calo

Trevor Ariza era chiamato a maggiori responsabilità  offensive, ma non è emerso nei momenti importanti delle gare.

Il punto

Il 2010 degli Houston Rockets non è cominciato nel migliore dei modi: all'alba del nuovo anno il ruolino di marcia della squadra di Rick Adelman parla di un bilancio di 2-4 nelle prime sei apparizioni, con tre sconfitte consecutive arrivate in trasferta, rispettivamente per mano di New Orleans, Lakers e Phoenix, e successi pervenuti ancora contro squadra di rango mediocre, quali New York e Minnesota, capace di forzare tre overtimes al Toyota Center in una gara che non voleva saperne di finire.

Potrebbe essere uno dei momenti più delicati dell'anno, e guardando al percorso fatto finora si può intuire il perché: gli impegni che hanno dovuto affrontare i Rockets sono stati molto dispendiosi in termini di energie spese, soprattutto mentali, e fortunatamente si è chiusa una parte iniziale di campionato che li ha visti spesso e volentieri in trasferta, con la conseguenza di dover fare i conti con lunghi viaggi, aeroporti, frequenti spostamenti nelle città  visitate, scarso riposo per via del fitto calendario Nba, e soprattutto tempo molto limitato per riguardare i video delle gare e per fare un po' di allenamento tattico.

La partita vinta con Minnesota ha rappresentato l'inizio di una lunga serie di sfide che la squadra potrà  affrontare comodamente in casa, senza lo stress di dover preparare le valigie da un momento all'altro, con il comfort del pubblico amico, con la possibilità  di avere più tempo per studiare le tendenze dei prossimi avversari, contando che, partendo sempre dalla sfida con i T-Wolves, le gare al Toyota Center sono 9 delle prossime 10, e che l'unica trasferta del lotto sarà  a San Antonio, una distanza assolutamente non proibitiva.

Un altro fattore chiave da non sottovalutare è la rinnovata forza di una Western Conference ancora dominante sulla Eastern: gli equilibri ad ovest sono difficili da spezzare, perché esiste il solito nutrito numero di partecipanti fisse ai playoffs, ovvero tutte quelle squadre che negli ultimi tempi hanno abitualmente frequentato i piani alti dei loro raggruppamenti (L.A. Lakers, Phoenix, Dallas, San Antonio), ma in questo 2009/2010 alcune compagini che avevano posto nuove fondamenta e parevano avere un futuro vincente distante si sono rifatte sotto prima del previsto (Memphis, Oklahoma City), restando attaccate a quel gruppo che combatte per gli ultimi tre posti della zona playoffs, dove si possono includere Portland, Utah, i riesumati Hornets, e gli stessi Rockets.
Houston è stata definita, per questo motivo, un "middle class team" da Shane Battier durante un'intervista, rispondendo ad una domanda sulla posizione attuale di squadra, dal momento che, pur trovandosi di quattro gare sopra la soglia del 50% di vittorie è agganciata con gli artigli all'ottavo posto.

Ed ecco perché la prossima tranche di impegni sarà  più importante del previsto: con la freschezza fisica e mentale che deriverà  dal restare a casa, con un'individuazione meno frettolosa dei punti deboli delle squadre da affrontare, e meno frenesia in generale, è il momento ideale per piazzare un break di vittorie che in stagione è rimasto sempre sull'orlo del pareggio, nel senso che pur non avendo mai perduto più di tre gare consecutivamente, i Rockets non hanno mai compilato una striscia vincente di rilevante entità . Ora, sfruttando il momento, questa striscia sarebbe opportuno metterla per staccare le numerose concorrenti, in una situazione che già  ora vede 7 compagini coinvolte per 5 posti al sole.

Più avanza la stagione, più emergono le caratteristiche di questo gruppo di giocatori, che da un lato sta continuando a produrre più del previsto senza l'apporto di All-Stars, mentre dall'altro avrebbe bisogno di maggiore statura e peso in area, e di un punto di riferimento chiaro quando la gara è punto a punto, ruolo quest'ultimo che Aaron Brooks (18.9 punti/partita) e Carl Landry (16.6 con il 56% dal campo, e produzioni aumentate nei quarti periodi) stanno cominciando a recitare sempre più in maniera efficace, sempre più con effetti decisivi e positivi sulle gare che sono destinate a finire sul filo di lana, dimostrando che da essi ci si può attendere la freddezza necessaria per caricarsi sulle spalle la squadra nel momento del bisogno.
Ciò che ci si attendeva da Trevor Ariza, che continua a litigare inesorabilmente con il ferro (30% da tre punti, troppi tiri forzati o fuori equilibrio) e sta confermando di essere un elemento di ruolo e non uno scorer continuo, è quindi uscito da due giocatori che si stanno proponendo quali pilastri insostituibili di questa squadra.

Un calcolo statistico ha fatto notare che Landry ha fatto registrare 20 o più punti già  in 14 occasioni quest'anno, quando nelle due precedenti annate da professionista vi era riuscito solamente quattro volte, ed il modo di difendere degli avversari nei suoi confronti sta lentamente cambiando, dedicandogli maggiori attenzioni e addirittura raddoppi.

I risultati

Houston vs Dallas 97-94
Houston @ New Orleans 95-99
Houston @ L.A. Lakers 79-88
Houston @ Phoenix 110-118
Houston vs New York 105-96
Houston @ Charlotte 94-102
Houston vs Minnesota 120-114 3OT
Houston vs Miami 106-115

Record: 22-18
Classifica: terzo posto della Southwest Division

Le partite

Il 2009 si è chiuso come auspicato, ovvero con una vittoria che ha portato la serie stagionale contro i Mavericks in pareggio, 2-2, seconda affermazione consecutiva contro Terry e soci, segno che dalle due scoppole iniziali subite da Dallas si è imparato e ricavato molto.
La gara si è rimessa in equilibrio nell'ultimo periodo come sovente succede ai Rockets, i quali persistono nel difetto di far rientrare troppi avversari in partite chiudibili prima del tempo, un equilibrio spezzato da due triple in fila messe da Battier e Brooks, con quest'ultimo rivelatosi quesito semi-irrisolvibile per la difesa avversaria dall'alto dei suoi 30 punti.
Il ferro aveva quindi respinto il possibile tiro da tre del pareggio di Jason Kidd.

Il nuovo anno, invece, dopo un dicembre buono come mai lo era stato negli anni recenti (11 vittorie) ha portato tre sconfitte consecutive.

Si è cominciato con uno stop in tutta probabilità  evitabile, nel quale una partita difensiva di contenimento contro Chris Paul (9/21 dal campo) ed un vantaggio interessante nei confronti degli Hornets si è tramutato in rimonta, con i Rockets capaci di perdere dopo essere stati sopra di 7 punti a tre minuti dalla fine.
La gara si è girata nel giro di tre soli possessi offensivi, che hanno portato alla perdita un pallone, ad un tiro errato, e ad un fallo di sfondamento nel momento medesimo in cui, a parti invertite, New Orleans infilava una tripla, realizzava un gioco da tre punti con Paul, che serviva anche l'assist decisivo a David West per il parziale di 10-0 che ha chiuso i conti.

A Los Angeles i ragazzi di Adelman hanno offerto la loro peggior prestazione offensiva dell'anno, pur difendendo in maniera egregia contro Kobe Bryant e soci, limitati ad 88 punti.
Letali, ancora una volta, le prestazioni dei lunghi avversari, i texani non hanno difatti saputo arginare un Andrew Bynum che ha segnato in maniera troppo facile, e concesso a Lamar Odom una prestazione da 19 rimbalzi, 5 dei quali offensivi, in una gara cominciata in salita, recuperata nel quarto periodo da alcuni parziali che hanno condotto Houston sul -4, prima di ritrovare nuove difficoltà  offensive e cadere sotto i colpi del Mamba.

A Phoenix ci ha pensato invece Steve Nash, che ha sfruttato a suo vantaggio i perfetti blocchi portati dai suoi compagni per segnare ad alte percentuali sia dalla distanza che da zone ravvicinate in entrata, e trovando il consueto modo di dispensare il giusto numero di assistenze per i tiratori appostati all'esterno (letale Channing Frye, con 6/12 da tre), motivo principale per il quale i Suns hanno sfiorato i 120 punti.
In una sfida che ha vissuto dei momenti di pazzia pura, essendo stati prima i Suns medesimi, e quindi i Rockets a detenere un vantaggio di ben 16 punti in momenti diversi della partita, si è registrato il massimo in carriera per Aaron Brooks, 34 punti, e Carl Landry, 31, cui ha aggiunto anche 10 rimbalzi, il tutto, come di consueto, partendo dalla panchina, imprese quindi mortificate dal risultato di squadra ottenuto.

Simpatico il siparietto avvenuto contro New York, scontro che vedeva affrontarsi i due fratelli Landry, con Marcus, il più giovane e membro dei Knicks, ad accendere la sfida già  nei giorni precedenti al suo svolgimento, quando aveva scherzosamente fatto un intenso trash talking nei confronti del fratello. Il quale, ad ognuno dei 14 punti ottenuti con un 6/11 dal campo, non ha mancato di regalare sguardi al fratello che sedeva invece in panchina, ricordandogli a fine gara quale sia, dei due, il più forte a basket.

Contro la compagine di Mike D'Antoni Houston ha sostanzialmente giocato con le spalle al muro, reagito alle avversità , e fatto ciò che si doveva fare per porre termine alla striscia negativa, che stava arrivando a compromettere troppo la posizione in una division che all'attualità  vede tutte le sue appartenenti con un record positivo.
Adelman ha scelto di giocare l'ultima porzione del quarto decisivo con il quintetto piccolo, indovinando la scelta di affiancare a Brooks (20 punti) Kyle Lowry, andato a provocare u turnover importante sul +5 rubando il possesso a Chris Duhon, e terminando una gara individualmente molto soddisfacente con 16 punti e 7 rimbalzi, contribuendo a riaggiustare un primo tempo che aveva visto la squadra cadere fino al -13.

Una delle esibizioni più demoralizzanti dell'anno è arrivata in casa contro i Bobcats, dove la mancanza di lucidità  nei momenti chiave è stata fin troppo evidente.
In questa ed altre partite Adelman ha sottolineato di come, in alcuni istanti, la squadra raggiunga troppo lentamente l'altra metà  campo e si intestardisca nel voler trovare soluzioni da parte dei singoli senza far girare il pallone, esattamente ciò che ha permesso a Charlotte di prendere il largo, potendo peraltro contare sulla seratona di uno Stephen Jackson da 43 punti, per il quale né Battier, né Ariza e né nessun altro, ha trovato le giuste contromisure difensive.
I Rockets avevano iniziato l'ultimo periodo sopra di tre lunghezze, prima di sfaldarsi offensivamente e giocare sei minuti di pessima qualità , prendendo un parziale di 13-4, tirando con il 22% a canestro, e perdendo per strada quattro possessi.

La decima vittoria consecutiva contro Minnesota è arrivata non senza sudare diverse camicie, dove la soluzione ai continui botta e risposta delle due formazioni è arrivata dopo tre faticosi tempi supplementari. Aaron Brooks ha ulteriormente alzato l'asticella del suo massimo in carriera con 43 punti ed una prova assolutamente determinante, mentre per Shane Battier e Chuck Hayes sono arrivate doppie doppie, 14+12 per il primo, e 10+17 (career high di rimbalzi) con 6 assist e 4 palloni rubati per il secondo. Anche qui i problemi nel pitturato si sono fatti sentire, visti i 26 rimbalzi, massimo di franchigia, raccolti da Al Jefferson.

I Rockets non sono quasi mai stati invece in gara contro Miami , 37 i punti dell'acciaccato Dwyane Wade, in un'esibizione dove la coppia Brooks/Ariza ha terminato con 29 punti totali ed un mortificante 10-26, nella quale Scola e Budinger hanno salvato il salvabile con 17 punti a testa, e Jermaine O'Neal ha registrato la prima doppia doppia dal 4 dicembre, altro dato statistico molto significativo.

Il roster

Lo status di Tracy McGrady rimane invariato, ovvero il giocatore resta al momento fuori squadra e gli è stato concesso il permesso di cercare una trade attraverso il suo agente.
Daryl Morey ha sottolineato che nulla accadrà  in fretta e che probabilmente la questione si risolverà  nei giorni appena precedenti alla chiusura degli scambi, magari proprio nelle ultime ore, dove le squadre che non sono riuscite a piazzare contratti pesanti o giocatori che non hanno reso, sono più propense a farlo che non in questo momento.
Sono state avanzate delle ipotesi che coinvolgono New York, che non ha il talento da dare in cambio, Philadelphia, per la quale si parlava di Iguodala+Dalembert, e Washington, che aveva offerto Caron Butler ed il contratto di Mike Miller. Tutto sembra comunque indicare che per un mese tutto resterà  fermo.

Il 5 gennaio scorso è rientrato Chase Budinger, dopo un'assenza di 7 partite consecutive, che dal momento in cui ha rimesso piede in campo ha abbassato le percentuali di tiro e sta viaggiando ad una media punti (5.6) inferiore rispetto a quella stagionale (7.8).
Joey Dorsey, infine, è stato richiamato dalla D-League, dove ha tirato giù 13.3 rimbalzi a sera, migliore statistica della lega di sviluppo, ma non ha ancora messo ufficialmente piede in campo in questo campionato Nba.

What's next

I Rockets rientrano in campo lunedì 18 gennaio in casa contro Milwaukee, e dopo quattro preziosissimi giorni di riposo andranno a trovare gli Spurs a San Antonio. Quindi 6 confornti consecutivi tra le mura amiche del Toyota Center, con impegni che porranno la squadra di fronte a Chicago, Atlanta, Denver, Portland, Phoenix e Golden State, per poi partire per Memphis per un confronto molto delicato in chiave divisionale.

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