Segnali di ripresa per i Bulls

Rose ha bisogno di un po' di supporto in più da parte dei compagni…

Leggeri segnali di miglioramento all'ombra dello United Center.
Nulla che possa far pensare ad una clamorosa inversione di rotta, ma se non altro il bilancio in termini di W-L, nelle ultime gare, è più equilibrato rispetto ad un inizio stagione davvero sotto tono.

Nella striscia positiva di fine dicembre, due vittorie arrivate dopo due ko consecutivi contro Knicks e Kings, si inserisce pure il ritorno di Tyrus Thomas. Prime due uscite: oltre 30 minuti in campo, 21+9 rimbalzi contro gli Hornets, 8+15 ai Pacers e due successi. Sarà  solo un caso? Forse o forse no.

I veri Bulls, comunque, non sono questi: la squadra può crescere molto, anche se per ora la soglia del 50% resta un tabù nel deserto sempre più arido di una Central division che i Cavs potrebbero conquistare matematicamente due mesi prima della fine della regular season, di questo passo.

Con Milwaukee, Detroit e Indiana in caduta libera, per i pur non esaltanti Bulls le speranze di acchiappare i playoff restano vive.

Chicago continua a segnare poco e a tirare maluccio. Solo dall'arco va meglio di prima, ma siamo lontani dagli standard elevati necessari per fare strada e tornare veramente tra le grandi.

Se non altro quella di Del Negro (ancora per quanto non si sa) resta una squadra fisica: nel pitturato, per esempio, soltanto i Lakers hanno numeri migliori quanto a rimbalzi catturati.

Solo numeri, ma di certo la duttilità  di Thomas, Noah e Gibson e i chili di Brad Miller possono diventare un elemento tanto importante quanto fastidioso per gli avversari, comunque fondamentale soprattutto se davvero Chicago dovesse ritrovarsi in competizione per accedere ai playoff con squadre magari inferiori tecnicamente, ma che sotto canestro si fanno valere.

And the coach is…

Ed eccoci alla questione Vinny Del Negro.

Dopo il precedente report, le polemiche e le sconfitte, il cambio sembrava imminente. Tant'è che i nomi ormai circolavano liberi per la città . Doug Collins, per esempio, anche se tra i tifosi c'è ancora chi preferirebbe Avery Johnson o Mark Jackson.

Fatto sta che, dopo la terribile prestazione casalinga contro i Kings (Chicago vinceva 79-44 a metà  terzo quarto, alla fine ha perso 102-98 dilapidando 35 punti di vantaggio") proprio quando sembrava ormai imminente la notizia di "firing", ecco che invece è arrivata la smentita ufficiale.

Ma soprattutto i Bulls hanno infilato 4 successi consecutivi, contro New Orleans, Indiana, Detroit e soprattutto Orlando, con un Rose da 30 + 7 assist che ha fatto letteralmente impazzire la difesa dei Magic.

Insomma, Del Negro è rimasto lì al suo posto e la squadra ha risposto con una serie di buone prestazioni interrotte soltanto dalla sconfitta contro Oklahoma City, realtà  che passo dopo passo sta costruendo una squadra straordinariamente futuribile.

Tuttavia qualcosa si doveva fare per tenere in piedi la baracca, lo chiedevano i tifosi, la piazza e forse anche la dirigenza. E così ecco la prima mossa ed anche i primi risultati: fuori Brad Miller e John Salmons dal quintetto (tanti sostenitori dei Bulls invocavano da tempo il cambio) e dentro un ritrovato Kirk Hinrich ed il promettente rookie Gibson, con Noah definitivamente spostato in posizione 5. Come detto sono arrivati subito 4 successi.

Ora, ci vorrà  ancora tempo per capire se davvero Del Negro riuscirà  a trovare la strada giusta e guidare i suoi ad un record quantomeno accettabile (50%), ma i primi segnali almeno sono positivi.

Molti continueranno a non gradire la gestione dell'ex giocatore di Treviso, come accade da quando ha iniziato la sua avventura come head-coach di Chicago, ma la sensazione è che resterà  in sella fino alla fine di questa stagione, a meno di clamorose debacle o improvvisi colpi di scena.
Molto potrebbe dipendere anche da come si muoverà  la franchigia prima della deadline, quanto a trade. Ma di questo parleremo più tardi.

Anno nuovo per i Bulls

Insomma, Del Negro aggiusta le cose, inizia il 2010 e arrivano tre sconfitte in fila che riportano il record molto lontano da quell'agognato 50%.

Tre ko con avversari non propriamente casuali: Thunder (soprattutto), Bobcats e Bucks hanno tutte una tipologia di gioco ben definita, ma soprattutto terminali offensivi precisi, in particolare in certe situazioni.

Durant e Westbrook (ma Oklahoma City è fatta da tanti ottimi giocatori), Wallace e Bogut hanno infierito sui Bulls, che tuttavia sono rimasti spesso in partita. Soltanto contro i Thunder Chicago ha perso la bussola, nella seconda parte di gara dopo il terrificante parziale di 32-14 del terzo quarto.

Già , ma intanto il bilancio è stato di tre sconfitte e pure nella gara contro Charlotte, giocata in sostanziale equilibrio salvo qualche strappo qua e là , è parso lampante il vero problema della squadra, lo stesso di cui si parla ormai da tempo.

Scoccia ripetersi, ma è inevitabile sottolineare ancora una volta che, con la partenza di Ben Gordon, il ruolo di principale "attaccante" della squadra è passato a Derrick Rose. Ma forse non dovrebbe essere (solo) questo il suo compito.

Per con un gioco che, a tratti, produce anche qualche risultato, sostanzialmente nell'impianto dei Bulls mancano quasi del tutto caratteristiche importanti, fondamentali.

La squadra continua a segnare poco (solo Charlotte, Detroit e New Jersey segnano meno, ma la differenza è minima); dall'arco le cose vanno un po' meglio rispetto a qualche settimana fa, ma c'è ancora tanto da lavorare. E probabilmente rinforzi da aggiungere al roster, anche prima delle grandi manovre estive che poi rischiano di scompaginare i piani.

Trade, ancora ipotesi

Le voci continuano a rincorrersi, ma ancora una volta da registrare non abbiamo altro che rumors, neppure troppo "logici".

L'ultimo, che a me per primo ha fatto storcere il naso, è quello che vorrebbe Hinrich (magari non da solo) in partenza, destinazione Washington, in cambio di Caron Butler. Sul valore dei giocatori, niente da dire; semmai è il ruolo della contropartita che otterrebbe Chicago a lasciare perplessi.

Butler è una tipica ala piccola, un 3 classico. Lo stesso ruolo di Luol Deng, che non mi sembra proprio il giocatore ideale da togliere di netto dallo starting five. Né tantomeno si può pensare di prendere Butler per lasciarlo in panchina o utilizzarlo come sesto uomo.

Si potrebbe, questo sì, prendere in considerazione l'ipotesi di far giocare Deng da 4, ma occorrerebbe probabilmente rivedere i meccanismi di squadra. Senza dimenticare, da questo punto di vista, il buon esordio nella Lega di Taj Gibson, altro giocatore destinato a ritagliarsi minuti e spazio in posizione di ala.

E poi c'è Hinrich. Il play che da tempo è considerato il primo sulla lista dei partenti, ha soffiato il posto in quintetto a Salmons, provando a dare un nuovo equilibrio alla squadra. Operazione, peraltro, riuscita. Quindi con la sua cessione, toccherebbe rivedere ancora una volta lo stesso quintetto base, il che richiederebbe tempo per trovare la giusta intesa.

Dal punto di vista del peso contrattuale qualcosa cambia: Butler ha un contratto fino a tutta la prossima stagione (circa 10,5 milioni di dollari), Hinrich per le prossime due (circa 17 milioni).

Certo, in questo periodo è più facile cercare, e trovare, il giocatore che ti copre un'emergenza, un buon rincalzo, in qualche caso un vero affare. Difficilmente spunta fuori dal nulla il giocatore da 25+10 che ti risolve la partita" a meno, come abbiamo già  avuto modo di dire, di non mettere in piedi una trade di quelle serie. Cosa che più probabilmente potrà  accadere a fine stagione.

Piccola nota: Tracy McGrady si sta allenando proprio in questi giorni a Chicago, ma la sua presenza nella windy city non pare, almeno per il momento, in relazione con eventuali trade. Poi è chiaro, quello di T-Mac è un super-contratto che per Chicago, come per qualsiasi altra franchigia, sarebbe sopportabile soltanto alleggerendo il cap, e quindi lasciando andare svariati giocatori. Per ora solo fantasia.

Stats

Le prossime settimane saranno decisive per capire dove possono davvero arrivare questi Bulls, e il perché è presto detto. Da qui alla pausa per l'All Star Game di Dallas, Chicago giocherà  2 partite su 3 in trasferta. On the road l'attuale record è fermo ad un misero quanto preoccupante 3-13, il che la dice lunga sull'importanza di fare risultato.

Ma non è tutto, anzi il bello deve ancora venire. Tra pochi giorni, infatti, inizierà  un piacevole tour sulle strade dell'ovest, con i Bulls in campo 7 volte in 11 giorni per altrettante gare consecutive in trasferta. Ecco le tappe: Golden State, Los Angeles Clippers, Phoenix, Houston, San Antonio, Oklahoma City, New Orleans. Mica male! Cinque partite consecutive contro squadre dal record superiore al 50%.

Altri numeri. Ancora problemi per Chicago quando si scollina oltre quota 100 punti. Se sono i Bulls ad oltrepassare la fatidica soglia, le cose vanno bene. Contro avversari dal canestro facile, invece, la squadra di Del Negro è 0-12" Cioè contro avversari che segnano 100 o più punti, si fatica ancora tantissimo e vittorie non se ne vedono.

Breaking news

Nonostante tutti i problemi, nell'ultimo impegno i Bulls hanno spazzato via i derelitti Pistons, giunti ormai alla 13° sconfitta in fila ed ora miseramente in fondo alla Central.

Bene Deng e Rose, ennesima doppia doppia per Noah. Tanti minuti in campo, quasi 34, per John Salmons partito ancora una volta dalla panchina.

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