Il ‘nuovo’ Gasol

Pau Gasol, il miglior giocatore europeo del 2009 senza ombra di dubbio…

"Non serve mettere in ordine 5 nomi, se bisogna eleggere il miglior giocatore europeo del 2009 l'unico nome che mi viene in mente è quello di Pau. Do a lui il mio voto, perchè semplicemente è l'unico che lo merita".

Parole pesanti quelle pronunciate da Kobe Bryant, che insieme ad altri giocatori, allenatori e giornalisti è stato contattato dalla "Gazzetta dello Sport" per assegnare il premio di miglior giocatore europeo dell'anno.

Grazie anche al voto del compagno di squadra Gasol è riuscito a bissare il trionfo del 2008 e ad aggiudicarsi questo riconoscimento, battendo la concorrenza tra gli altri di Dirk Nowitzki, Hedo Turkoglu e Tony Parker.

Per lo spagnolo è stato un 2009 fantastico, nel corso del quale è riuscito a completare quel processo che lo ha portato a diventare una stella della NBA. Il fatto di giocare per una franchigia gloriosa come i Lakers, in una Los Angeles che ha da tempo adottato lo spagnolo come seconda lingua vista la presenza massiccia di latino-americani, ha permesso al numero 16 giallo-viola di trovare l'ambiente giusto per diventare un fuoriclasse.

Del suo elevato rendimento si sono resi conto un po' tutti e, dopo tre anni di assenza, Gasol è tornato a disputare l'All-Star Game. La sua scelta è stata significativa, dal momento che è arrivata dagli allenatori e non dai tifosi. Questo per dire che il fattore simpatia non ha inciso in alcun modo.

D'altronde, si parla di un giocatore che non solo eccelle in determinati fondamentali, ma che non ha sostanziali punti deboli. E' sempre stato, fin da quando giocava all'età  di 20 anni nel Barcellona, un ottimo realizzatore, un buon rimbalzista (anche se non eccelso) e un gran passatore, visto che parliamo pur sempre di un ragazzo alto 2 metri e 13 centimetri.

Con il tempo ha mantenuto intatte queste doti ed è riuscito a crescere. Il suo ruolo naturale è quello di ala grande, ma ha vinto il titolo giocando da centro per gran parte delle partite, fronteggiando avversari fisicamente più forti di lui.

Uno degli aspetti più importanti delle scorse Finali, e per certi versi inatteso, è stato lo scontro con Dwight Howard. Quest'ultimo ha il fisico più impressionante della Lega, nel senso che ha una massa muscolare imponente ed una grande forza, ma è anche dotato di agilità : una vera e propria forza della natura, insomma.

Eppure ha sofferto tantissimo lo scontro con Gasol.
Lo spagnolo ha messo in mostra, contro i Magic e contro Howard in particolare, tutti i progressi fatti dal punto di vista difensivo nel corso degli ultimi anni. Ha sfruttato le sue braccia lunghe per contestare i tiri, ha lottato a rimbalzo, muovendosi con intelligenza all'interno della propria area per mettere a disagio gli avversari.

Questi miglioramenti erano già  emersi nel corso della stagione regolare, ma in pochi si aspettavano una conferma così convincente nei play-off, quando si incontrano i giocatori migliori e l'intensità  sale di livello.

Intensità , dicevamo. Si arriva così ad un altro argomento scottante quando si parla del centro dei Lakers, ovvero la sua tenuta mentale.

Fino alle Finali del 2008 perse contro i Celtics, in realtà , quasi nessuno aveva notato una scarsa propensione ad essere decisivo nelle partite che contano, ma dopo quella brutta sconfitta iniziarono a circolare diversi dubbi sulle capacità , da parte di Gasol, di essere un leader.

La storia in realtà  ci dice che il numero 16 losangelino è un vincente, e non c'era bisogno di un titolo NBA nel palmares per accorgersi del suo carattere. Con il Barcellona vinse campionato e coppa del Re nel 2001, mentre con la Nazionale ha vinto i Mondiali nel 2006 e gli Europei del 2009 (venendo nominato MVP del torneo in entrambi i casi).

In mezzo la splendida Olimpiade di Pechino 2008, con la Spagna trascinata in finale dal catalano e costretta ad arrendersi soltanto di fronte ai migliori Stati Uniti degli ultimi anni.

Insomma, tante volte Pau si è trovato a giocare per traguardi prestigiosi, ed ha già  sopportato grandi pressioni. Non è un caso se, subito dopo il suo arrivo, i Lakers si sono trasformati da ottima squadra a contender vera e propria, così come non è un caso che quando la palla scotta i losangelini si affidino al proprio centro come seconda opzione dopo Bryant.

A sottolineare la leadership raggiunta in una squadra in cui le personalità  forti non mancano, c'è lo sfogo del 12 dicembre, successivo alla sconfitta sul campo dei Jazz.

"Ho effettuato 11 tiri stasera, ma ben 6 venivano da un mio rimbalzo offensivo. Ho preso 20 rimbalzi e cercato di fare quello che potevo, ma non sono stato molto servito", queste le sue parole, e non sembrano dichiarazioni di un giocatore che rifiuta le responsabilità .

A Los Angeles se ne sono accorti, e la famiglia Buss ha deciso che valeva la pena di spendere molti soldi per trattenerlo in giallo-viola fino al 2014. Gasol, infatti, ha da pochi giorni firmato un nuovo contratto, e oltre ai 35 milioni complessivi già  previsti per i prossimi due anni, ne prenderà  altri 57 (sempre complessivi) per altre tre stagioni.

I Lakers puntano forte su di lui, ed è difficile dar loro torto. Basta pensare alle caratteristiche di questo giocatore per capire che i lunghi con le sue caratteristiche si contano sulle dita di una mano. Movimenti sopraffini in post basso, rimbalzi, assist, difesa, tiro dalla media affidabile… e un adattamento perfetto al sistema triangolo.

E' molto interessante vedere come, nelle tre stagioni ai Lakers, sia riuscito ad abbassare il numero di palle perse a partita. Se prima ci assestavamo sulle 2.50, da tre anni siamo ad una media di 1.80, un cambiamento non da poco che riflette l'ottima integrazione del giocatore negli schemi della squadra.

A proposito di statistiche, il dato che più balza all'occhio è quello dei rimbalzi. Le partite giocate dal catalano sono solo una ventina, ma 12 di media rappresentano di gran lunga il risultato migliore in carriera (che era 9.8 tre anni fa a Memphis).

In due anni a Los Angeles, Gasol si è creato la possibilità  di giocare due volte per il titolo, perdendo la prima finale e vincendo la seconda.

Il riscatto è già  avvenuto, e avendo 29 anni ha ancora alcune stagioni di fronte a sé per puntare a vincere altri titoli… in ogni caso, sarà  uno degli uomini da seguire nel prossimo quinquennio.
Dove arriverà ?

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