Gli Spurs stanno crescendo, e potranno dire la loro nella seconda parte di stagione…
Scrivere qualcosa di positivo sugli Spurs dopo averli visti giocare in terra canadese contro i Raptors, è impresa non facile. San Antonio è una franchigia a parte nel variegato mondo della NBA, dove la chilometrica regular season rappresenta un viaggio lunghissimo che necessita volenti o nolenti, di qualche sosta agonistica o per dirla alla Popovich, di (nascoste) sconfitte fisiologiche.
A Toronto, la corsa degli Spurs si è fermata dopo 5 vittorie consecutive.
Colpa dei tiri liberi (11 errori su 27 tentativi), colpa di una scarsa energia emotiva e (forse) della scelta curiosa di relegare a 9° cambio un Tim Duncan titolare in 928 delle sue 929 partite in carriera.
Dal vangelo secondo Pop: "Tim ha giocato molti minuti ieri sera (36:11 vs Wizards). Ha giocato molti più minuti di quanto volessimo e lo volevo lucido nel 4° quarto piuttosto che nel primo. Non succede niente nei primi quarti delle partite NBA."
Tutto giusto. Tutto in funzione dell'integrità fisica del giocatore dai quali dipendono anelli e destini della franchigia. Tutto secondo la sua logica, ma è stato abbastanza evidente come i giocatori di Toronto abbiano preso fiducia, confidenza e ritmo nei primi minuti di gioco quando sotto canestro l'intimidazione vestiva, insieme a Tim, la tuta in panchina. Basti guardare l'impatto torreggiante di DeRozan che baciava il ferro da tutti i lati.
La sconfitta ci sta, soprattutto dopo un brillante intervallo di 11 vittorie in 13 partite con buone prestazioni offensive, un Duncan da 5 primi NBA e la consapevolezza che il progetto d'inserimento dei nuovi (in primis, Jefferson) stia pian piano andando nella direzione giusta anche se le parole di Duncan sono da sottoscrivere in pieno: "Non siamo dove volevamo essere. Stiamo migliorando, soprattutto difensivamente ma ci serve qualcosa in più per vincere qualche partita importante. Parlo di vittorie in trasferta che possano darci fiducia."
La chiave è sempre quella pietra su cui gli Spurs hanno costruito la base per diventare la squadra della decade appena conclusa. In una parola, defense.
"Lentamente, ma certamente, la nostra difesa sta migliorando" sentenzia Popovich.
"Il record è sotto le aspettative ma la difesa è senz'altro migliore di quella dello scorso mese. A livello di accoppiamenti, di comunicazione. Per dirla con i voti, se un mese fa eravamo da 3, oggi siamo tra il 5.5 ed il 6. Stiamo andando nella giusta direzione".
Come la regular season dei San Antonio Spurs.
Sempre la stessa da quando l'ex agente della CIA e l'ex nuotatore di Saint Croix fanno parte di questa franchigia. Vittorie e sconfitte inserite in una sceneggiatura scritta qualche anno fa ma che da queste parti va sempre di moda. Come Gregg Popovich e Tim Duncan.
Tim Duncan
Nella lega dei Lebron, dei Kobe e dei Carmelo, passa abbastanza sottovoce la notizia che Tim Duncan, al 12° anno da professionista, viaggi ad una sontuosa media di 20 punti, 10 rimbalzi, 3 assist e 2 stoppate con un minutaggio limitato a 31 minuti a sera che secondo alcuni addetti ai lavori, rappresenta un fatturato equivalente alle vertiginose medie di Anthony, al 27+7+7 di James o ai consueti quarantelli di Bryant.
"Con tutto quello che produce in campo, quando il record migliora, si sente gente che parla di MVP" sentenzia Popovich. "Ma suona strano perché sono anni che gioca in questo modo".
Il punto di riferimento degli Spurs, palesemente protagonista di una delle migliori stagioni degli ultimi 4/5 anni, si vedrà molto probabilmente, per la prima volta dopo 10 anni, "scippare" il posto in quintetto nell'All Star Game di Arlington, dove nella classifica delle ali più votate è terzo (685,930) dietro a Nowitzki (753,931) e all'irraggiungibile Anthony (1,410,356).
Aspetto secondario nel singolare mondo di Tim che continua a viaggiare su livelli altissimi.
Prima della partita di Toronto, il caraibico era reduce da un 42/67 dal campo nelle ultime 5 con un netto miglioramento ai liberi (83% nelle ultime 7) mentre anche se per adesso in difesa andiamo per istantanee, è stato eccezionale il suo 4° quarto difensivo disputato al Madison Square Garden.
In attacco, usa nel 58% il jumper (con il 49% reale) mentre nelle situazione "Crunch" siamo al 46% delle soluzioni offensive dalle quali deriva 7 punti a partita.
Ma la magia di Duncan risiede in una incredibile combinazione. Il minutaggio scende, la produzione sale. Sempre con la solita e curiosa faccia che sembra dirci "Sorpresi ?".
Attacco in transizione
Insieme ai piccoli ma sensibili miglioramenti difensivi, c'è da constatare (anche grazie ad un calendario amico) un netto progresso del sistema offensivo, che ha consentito nella maggior parte delle ultime vittorie portate a casa, di far vedere anche un discreto basket.
Merito del contropiede e della buona transizione che gli Spurs han saputo mettere sul parquet, grazie soprattutto ai cambi di ritmo di una panchina iper-produttiva (primi nella lega per punti, rimbalzi e assist).
Le mirabolanti rotazioni di Popovich permettono agli Spurs di cambiare pelle in qualsiasi momento della partita. Si corre a metà campo con Parker, si sfruttano gli isolamenti ed i pick 'n roll con Ginobili e si fa contropiede primario con Hill. Il tutto condensato in un quarto o in un parziale di 5 minuti.
La confidenza è aumentata, i nuovi iniziano a dare del tu al sistema e le cifre parlano, ancora una volta, chiarissimo.
PERCENTUALE DAL CAMPO
21/12 @ LA Clippers: 50.6%
23/12 vs Portland: 51.4%
26/12 @ Milwaukee 59.6%
27/12 @ New York 50.6 %
29/12 vs Minnesota 47.7%
31/12 vs Miami 53.2%
2/1 @ Washington 50.7%
Nella filosofia San Antonio, in questo momento della stagione si cerca di vincere con l'attacco, cercando nello stesso tempo di oliare gli ingranaggi di un sistema difensivo da chiamare all'appello quando la temperatura salirà sia da un punto di vista climatico che da un punto di vista agonistico.
L'attacco degli Spurs produce 111 punti per ogni 100 possessi (che sono 91 a partita) con una percentuale reale del 52% che legittima il buon livello qualitativo di un sistema offensivo che segna il 35% dei suoi punti nei primi 10 secondi dell'azione. Sintomo di una maggiore propensione alla transizione, visto che nello scorso anno la statistica non era superiore al 29%.
Altra numero in continua ascesa, è quello degli assist. Quasi 26 a partita, nelle ultime 7 uscite con due scollinate sopra i 30 nelle sfide vinte contro Milwaukee (67% di canestri assistiti) e Minnesota (78%).
Roger Mason Jr.
All'inizio della stagione l'ex Virginia aveva 20 partite per decidere il da farsi che si traduceva con una possibile operazione di trade. L'inizio non è stato incoraggiante con il tiro che prendeva più ferro che nylon mentre lo sguardo di Popovich non prometteva nulla di buono. Poi, come per Jack Nicholson, qualcosa è cambiato.
Fiducia, maggiore, coinvolgimento in attacco, il ferro che si trasforma in nylon e le cifre e soprattutto l'impatto emotivo di Roger Mason Jr. ha allontanato le nubi di un possibile addio. Dalla sconfitta in overtime di Dallas, 9 doppie cifre in 22 gare con 20' di media ed un tiro da 3, a volte, mortifero (45%).
Nella recente gara contro i suoi ex Wizards, Mason ha fatto segnare il massimo in stagione con 20 punti a referto, salvando nel primo tempo la squadra con triple di una pulizia tecnica speciale. In assenza di Bonner e Finley, il suo livello di pallacanestro deve aumentare gioco-forza ed insieme a Ginobili sta dimostrando di essere una arma validissima dalla panchina.
In più, sta sensibilmente migliorando come passatore, giocando anche qualche minuto in posizione di playmaker tattico (esiziale il suo movimento centrale che lo libero per il tiro da 3, dopo il blocco del lungo).
Il riconoscimento del suo buon momento di forma arriva anche da Popovich, al termine del match disputato a Washington.
"Roger Mason è stato grande. Nei spogliatoi, alla fine del primo tempo, ho detto 'Non possiamo vincere se gioca solo un giocatore. Ti ringrazio Roger per quello che hai fatto ma per vincere abbiamo bisogno di una grande prova corale in difesa'.
Da sottolineare come in situazioni decisive o di emergenza, tiri con il 75% reale dal quale ricava più del 50% del suo fatturato.
Coming Soon
2 serie in 8 partite. Le prime quattro in Texas contro Pistons, Mavericks (al 3° confronto stagionale), Nets e l'attesa sfida ai campioni in carica, i Los Angeles Lakers. La sera dopo, difficilissimo back-to-back ad Oklahoma City e tre trasferte consecutive contro le sorprese Bobcats e Grizzlies e la deludente New Orleans.