Durant: una stella in divenire

Kevin Durant, la super-star del prossimo decennio…

Alcuni giocatori vengono definiti come dei predestinati già  diversi anni prima di entrare a far parte della NBA. Magic Johnson, Shaquille O'Neal, Tim Duncan e LeBron James sono solo alcuni dei nomi più importanti: tutti personaggi che vennero scelti per primi al draft senza discussioni, proprio perchè si sapeva che erano destinati ad un grande futuro.

Per Kevin Durant il discorso è lo stesso.
Nel corso del draft 2007, fino a che non divenne ufficiale la chiamata di Greg Oden come prima scelta, questi due ragazzi furono protagonisti di un testa a testa durato per mesi.
Entrambi venivano definiti come dei predestinati già  prima del loro ingresso nella Lega, capaci di cambiare il futuro della franchigia che fosse riuscita ad assicurarsi i loro servizi.

Nessuno sapeva chi sarebbe stato scelto per primo, ma tutti erano sicuri del fatto che la posizione numero 1 e quella numero 2 sarebbero state assegnate a loro. Questo nonostante la presenza di altri ottimi giovani in quella che viene definita, quantomeno sulla carta, una delle migliori annate degli ultimi tempi.

Oden era, in realtà , dato leggermente favorito da mesi rispetto a Durant. Le sue capacità  difensive, i suoi margini di miglioramento e il fatto che giocasse in un ruolo più povero di grandi interpreti, quello di centro, facevano propendere gli addetti ai lavori per lui.

Il sorteggio del draft mise di nuovo tutto in discussione.
I Portland Trail Blazers si assicurarono la prima scelta, e a rigor di logica avrebbero dovuto scegliere Oden (cosa che poi, effettivamente, accadrà ). Ma avevano già  due lunghi come Aldridge e Randolph in squadra, mentre si trovavano sguarniti nel ruolo di ala piccola, ovvero quello più adatto a Durant.

D'altra parte la pallina numero 2 andò ai Seattle Supersonics, i quali avevano Ray Allen in posizione di guardia e Rashard Lewis come ala grande tattica, capace di giocare sotto canestro così come di allargare il campo grazie all'ottimo tiro dal perimetro. Due stelle ideali per giocare insieme ad un centro come Oden.

Alla fine, però, prevalse il desiderio da parte dei Blazers di aggiudicarsi un giocatore unico, e i Supersonics si "accontentarono" di Durant.

Loro non lo sapevano, ma il ragazzo proveniente dal Texas sarebbe stato il tassello ideale per cominciare un processo di ricostruzione e per far appassionare dei nuovi tifosi, visto il trasferimento della franchigia da Seattle ad Oklahoma City avvenuto 12 mesi dopo.

Sono passati due anni e mezzo dall'ingresso nella NBA del numero 35 dei Thunder, e molte cose sono successe. Innanzitutto la squadra è diventata molto più competitiva, e adesso Durant ha vita molto più facile grazie a dei compagni all'altezza.

Il quintetto formato da lui, Westbrook, Sefolosha, Green e Krstic offre già  buone garanzie, tanto è vero che la squadra ha un record sopra il 50% (17 vittorie, 14 sconfitte), in netto miglioramento rispetto alle scorse annate.

Da un punto di vista individuale, il prodotto di Texas è migliorato molto.
Nato il 29 settembre 1988, il leader dei Thunder ha a propria disposizione un arsenale offensivo illimitato. Alto 2,06 m per 105 kg, ha due braccia lunghissime e un fisico lungo ma al tempo stesso tonico, che gli consente di avere a propria disposizione un perfetto mix di potenza ed agilità .

I ruoli da lui preferiti sono quelli di guardia e di ala piccola, e nell'annata in corso viene utilizzato più spesso in quest'ultima posizione. Grazie alla sua superiorità  fisica rispetto ai pari ruolo, ha la possibilità  di "tirare in testa" ai propri avversari, ed anche per questo motivo è difficilissimo da marcare. Lo stesso Ron Artest, uno dei migliori difensori della Lega, ha ammesso che "per noi difensori Durant è il giocatore più difficile da tenere a bada nella NBA attuale".

Da parte sua, KD sta cercando di diventare il leader della propria squadra. Malgrado la giovane età , infatti, la franchigia ha puntato tutto su di lui, chiamandolo a crescere più in fretta degli altri per poter diventare un punto di riferimento per i suoi compagni. Il fatto di essere circondato da ragazzi della sua età  e non da veterani gli permette di essere riconosciuto come il giocatore più rappresentativo, e bisogna dire che il ragazzo sta ripagando le attese.

Nella sua prima stagione (2007-2008), Kevin vinse il titolo di Rookie dell'anno, grazie ad un'annata da 20 punti, 4 rimbalzi e 2 assist di media. La vittoria del premio fu netta, visto che venne riconosciuto come la miglior matricola della Western Conference in ben 5 mesi su 6 (novembre, dicembre, gennaio, marzo e aprile).

Ciò che più colpiva di lui erano i margini di miglioramento, e fin dalle prime partite si ebbe l'impressione di avere davanti ai propri occhi una futura stella.

L'anno da sophomore (2008-2009) era, per lui come per tanti altri ragazzi, un test molto impegnativo, perchè veniva chiamato a migliorare un livello di gioco già  molto buono. Per nulla spaventato da questo compito, Durant si è dato da fare e ha aumentato tutte le sue cifre statistiche: 25 punti, 6.5 rimbalzi e 3 assist a gara.

Non male, vero? Ma non solo.
Il dato più evidente era quello relativo alla precisione dal perimetro. Se nel primo anno aveva chiuso con un mediocre 28%, nel secondo anno ha saputo elevare il suo rendimento fino al 42%. Un risultato molto ragguardevole, che dà  un'idea non solo dei suoi margini di miglioramento ma anche della sua completezza come attaccante.

Alla fine della scorsa stagione, perciò, iniziò ad essere evidente a tutti di che giocatore si trattasse. Innanzitutto un ragazzo serio, disposto a lavorare e benvoluto dai suoi compagni di squadra. Dal punto di vista tecnico un talento offensivo come pochi altri nella Lega, capace di mettere punti a referto in qualsiasi modo. Tiri da 3, in sospensione, spalle a canestro, penetrazioni…un arsenale illimitato, che farà  di questo ragazzo uno dei primi 10 nomi nella classifica dei realizzatori per diversi anni.

Nell'annata 2009-2010 KD sembra aver un po' smarrito il suo tiro da 3, tanto è vero che la percentuale è scesa nuovamente al 28% di due anni fa. Per contro, quest'anno attacca meglio il canestro e il suo tiro in sospensione entra con maggiore regolarità , tanto è vero che sta ulteriormente alzando il numero di punti segnati a partita (27) mentre la percentuale dal campo è rimasta buona (45%).

Obiettivi di quest'anno?
Sicuramente migliorare il più possibile il record della sua franchigia.

L'anno scorso la squadra fece segnare un record di 23 vittorie e 59 sconfitte, che verrà  facilmente migliorato grazie ai vari Westbrook, Green ed Harden, anche loro giocatori giovani che dopo un periodo di rodaggio stanno iniziando ad imporsi a buoni livelli. Il nuovo record ci farà  capire quanto saranno stati grandi i passi in avanti compiuti dal collettivo.

Per quanto riguarda Durant, a livello personale c'è il sogno di partecipare all'All-Star Game 2010 in quel di Dallas.

Quasi sicuramente parteciperà  alla partita delle stelle per la prima volta in carriera, e il fatto di giocare la prima gara del nuovo decennio può essere visto come un segnale: i prossimi 10 anni, a rigor di logica, saranno un periodo che lo vedrà  protagonista dell'NBA. E lui non ha alcuna intenzione di tradire le attese.

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