Bobcats a caccia dei play-off

I Bobcats hanno tanti buoni giocatori, ma manca una stella di prima grandezza…

L'obiettivo dichiarato dei Charlotte Bobcats, ad inizio stagione, era quello di migliorare il record ottenuto nella scorsa regular season. Nel 2008-2009, con un bilancio di 35 vittorie e 47 sconfitte, la squadra non riuscì a qualificarsi per i play-off e dovette accontentarsi del decimo posto nella Eastern Conference.

Certo, la scorsa stagione non fu esaltante, ma c'erano comunque diversi motivi per sorridere. Innanzitutto l'arrivo di un coach valido ed esperto come Larry Brown, che aveva avuto la possibilità  di testare i suoi giocatori nell'arco di un anno. In base a quanto visto sul campo, l'allenatore è riuscito a farsi un'idea su quello che poteva servirgli ma soprattutto su ciò che andava cambiato per rendere la franchigia più competitiva.

Ad ottobre inizia una nuova stagione, e l'asticella viene alzata di un livello rispetto all'anno prima: Charlotte non si accontenta più di migliorare il proprio record, ma vuole anche arrivare ai play-off per la prima volta dalla creazione della squadra, avvenuta nel 2004.

Andando a vedere il roster, non ci si può aspettare molto di più, e anzi il raggiungimento dell'ottavo posto nella Conference rappresenterebbe un risultato già  molto significativo. Nel momento in cui scrivo, le "linci" hanno un record di 12 vittorie e 17 sconfitte, ed occupano l'ultimo posto disponibile per la post-season.

Questa situazione discreta di classifica, ma in realtà  abbastanza mediocre se vediamo il rapporto vittorie-sconfitte, riflette tutti i difetti di questa squadra: pur potendo contare su alcuni ottimi giocatori e su un allenatore che sa insegnare basket, infatti, i Bobcats non hanno a propria disposizione un collettivo particolarmente competitivo.

Coach Brown sta cercando di dare un'identità  alla propria squadra, sia in attacco che in difesa, ma il suo compito non è semplice viste le carenze di organico. Innanzitutto manca un go-to-guy, ovvero il giocatore a cui affidare le maggiori responsabilità  offensive, colui che può prendersi l'ultimo tiro o cercare, attraverso spunti personali, di effettuare le giocate decisive per vincere le partite.

Questo è solo l'apice di un problema più vasto, che riguarda l'intera fase offensiva. In particolar modo, Charlotte sembra avere poche frecce al proprio arco sotto canestro, dal momento che mancano dei giocatori incisivi nel gioco in post basso. Inoltre, non ci sono tiratori affidabili dall'arco: basti vedere il quintetto titolare per accorgerci che manca uno specialista, e infatti la squadra tira soltanto con il 30%.

Ma torniamo al reparto lunghi. Qui troviamo come centri puri soltanto Tyson Chandler e Nazr Mohammed, più il quasi inutilizzato Diop: tutti e tre sono poco abili nel gioco spalle a canestro, e pur essendo dei buoni difensori non riescono ad essere altrettanto incisivi nella metà  campo avversaria. Da Chandler, in particolare, ci si aspettava qualcosa di più, e invece ha dimostrato che senza Chris Paul al proprio fianco fatica molto ad attaccare le difese avversarie e a mettere punti a referto.

Il titolare nel ruolo di ala grande è invece Boris Diaw: qui va leggermente meglio, dal momento che Diaw è un giocatore versatile, capace di giocare sotto canestro come di posizionarsi sul perimetro per il tiro da 3. Il suo punto dolente è l'abilità  a rimbalzo, piuttosto mediocre per un lungo, che viene però compensata con delle buone abilità  tecniche, che gli consentono di essere considerato un buon passatore.

Le cose vanno meglio nei ruoli di playmaker, guardia ed ala piccola: i rispettivi titolari dei ruoli sono Raymond Felton, Stephen Jackson e Gerald Wallace. Tutti e tre questi giocatori hanno dimostrato, nel corso della loro carriera NBA, di essere dei buoni attaccanti, e tuttora riescono a dare il loro contributo. E' molto interessante vedere come si è evoluta recentemente la loro carriera e il loro modo di giocare.

Felton, grazie a Brown, è diventato un giocatore più disciplinato: nel corso di questa stagione è più attento a far girare il pallone e cerca di prendersi meno iniziative personali rispetto al passato. Ora è atteso ad un ulteriore salto di qualità , visti i margini di miglioramento che ha mostrato di avere. Dietro di lui, DJ Augustin è un prospetto interessante da far crescere con calma, visto che si trova solo al suo secondo anno nella Lega.

Stephen Jackson, invece, è stato il colpo di mercato di questa stagione per i Bobcats. Le sue responsabilità  sono elevate nel sistema di gioco, dal momento che è il miglior attaccante della sua squadra e per questo viene chiamato a prendersi molti tiri. Ad oggi sta giocando abbastanza bene, anche se renderebbe meglio come secondo violino e non come fulcro dell'azione.

Lo stesso discorso è valido per Gerald Wallace. Considerato da anni uno dei migliori giocatori All-Around della NBA, Wallace sta mettendo su delle statistiche molto interessanti. 17 punti e 12 rimbalzi a gara sono cifre di tutto rispetto, ma l'impressione è che potrebbe fare anche di più. Per esempio, col talento che ha a disposizione potrebbe lavorare maggiormente sulla fase di costruzione del gioco, che non lo ha mai visto come uno dei migliori interpreti.

Intendiamoci, parliamo di un giocatore dotato di un atletismo incredibile, di un buon realizzatore (anche se carente nel tiro da 3), bravo a prendere rimbalzi come a rubar palla. Ma se vuole diventare il leader della sua squadra, e una stella vera e propria, dovrà  darsi da fare. Già  riuscire a tirare con maggior precisione dall'arco e distribuire qualche assist in più rappresenterebbe un bel passo in avanti.

Andando a vedere alcune statistiche interessanti, possiamo notare come i Bobcats siano la terz'ultima squadra per numero di assist effettuati (18 a partita) e la terz'ultima squadra anche per punti segnati (91 a gara). Inoltre, sono quint'ultimi per percentuale dal campo (44%).

Per una fase offensiva globalmente insufficiente, c'è una fase difensiva buona. Qui Brown è riuscito a lavorare meglio, anche grazie ad un roster che presenta maggiori capacità  nella propria metà  campo che non in quella avversaria. Charlotte è ad oggi la seconda miglior squadra per punti concessi agli avversari (92 di media), seconda solo ai Celtics, e la ventitreesima come percentuale dal campo concessa (44%).

Ci troviamo, perciò, di fronte ad una squadra con due facce. Buona la difesa, ma male l'attacco: classica situazione da "coperta corta", insomma. L'impressione è che, anche a costo di sacrificare le pur ottime statistiche difensive, ci sia bisogno di una stella che sappia prima di tutto attaccare, o quantomeno di 2-3 giocatori con determinate caratteristiche offensive.

Per prendere una stella ci sarebbe bisogno di spazio salariale, che sostanzialmente non c'è. A fine stagione scadranno Felton, Law e Murray, che libererebbero un totale di 9 milioni. Un po' pochi, considerando che tutti e tre valgono tranquillamente le cifre che prendono e potrebbero essere rifirmati.

A meno che Chandler non rinunci a 12 milioni, uscendo volontariamente dal suo contratto che scade la prossima estate: ma è una prospettiva poco probabile. Meglio concentrarsi perciò su diverse operazioni di mercato, senza cercare di competere con altre franchigie che, dal punto di vista economico, si trovano in una situazione migliore.

Abbiamo visto prima quanto pesa l'assenza di un tiratore: uno specialista farebbe sicuramente comodo, anche perchè in ogni squadra è presente qualcuno dotato di un buon tiro da fuori. Anche sotto canestro la situazione può migliorare di molto, e in particolare nel ruolo di centro: lo scambio che ha visto arrivare Chandler a Charlotte e Okafor a New Orleans è stato fatto in ottica futura da parte dei Bobcats, i quali si sono liberati di un contratto lungo ed oneroso. Ma appena possibile bisognerà  intervenire di nuovo, dal momento che l'assenza di un giocatore bravo in post basso si fa sentire e non poco.

Sotto la guida di Michael Jordan e di Larry Brown, si sta cercando di costruire qualcosa di importante in questa franchigia…passi in avanti ne sono stati fatti, ma non bastano. Mancano ancora alcuni innesti per poter giocare alla pari con le migliori squadre della NBA, oppure una stella che possa prendere per mano un gruppo di buoni giocatori, i quali attendono qualcuno che li possa guidare anche in campo.

Il 2010 viene definito da tempo come l'anno che stravolgerà  le gerarchie…anche Charlotte parteciperà  al gran ballo?

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