Da tre anni Stan Van Gundy è sulla panchina dei Magic, ogni anno con risultati migliori
Orlando rimane tra le migliori squadre ad Est ma la gara contro Boston ha segnato una netta sconfitta in una gara mai in discussione. Il gioco dei Magic è equilibrato e funzionale come quello della passata stagione e la difesa è migliorata con il ritorno a disposizione di tutti.
I risultati parlano di una squadra in discreta salute che però ha subito un calo dopo l'ottimo avvio. Vittorie con New York, in casa, e Warriors e Clippers, prime due gare di un tour ad ovest che comprendeva anche Suns e Jazz, due delle migliori squadre per record casalingo a cui i Magic hanno dovuto pagare dazio.
Vittorie anche contro le più abbordabili Indiana e Toronto prima della sconfitta a Miami. A seguire tre vittorie casalinghe convincenti contro Portland, Jazz e Rockets a cui segue la netta sconfitta interna contro Boston.
Ad Est si lotterà fino alla fine per aver il miglior posizionamento nei play-off. Boston al momento sembra più solida, Cleveland sta ingranando dopo un inizio sotto le aspettative ma i Magic sono squadra capace di vincere su qualunque campo e dimenticarsi in fretta delle sconfitte. Leggermente sotto Atlanta che ha comunque accorciato il gap rispetto all'anno scorso.
Dopo sedici partite è tornato a disposizione Nelson, tornato in quintetto dopo solo una gara di rodaggio. I più maligni sostengono che nonostante la sua assenza i Magic sono riusciti ad arrivare alle finali la scorsa estate ed oggi sono tra le migliori squadre della Lega, mettendo in forte dubbio la sua importanza nella squadra.
La fiducia che Van Gundy è tale che l'ha rischiato dopo mesi fuori già nelle prima gara delle finali. Nelson è considerato il leader di questi Magic e il fatto che la sua assenza non abbia pesato troppo sui risultati della squadra depone a favore del lavora fatto da Van Gundy e dal suo staff.
Nelson non è fondamentale in termini assoluti in quanto Orlando ha talmente tante opzioni offensive che un playmaker ordinato può sostituirlo senza troppi problemi. L'importanza che Nelson riveste nel gioco dei Magic sta nelle sue accelerazioni spesso fuori dagli schemi che ampliano ulteriormente le possibilità di un attacco tra più completi.
L'attacco ideato da Van Gundy si basa su regole semplici, sulla ricerca dell'uomo più libero che spesso si trova oltre l'arco dei tre punti. In aggiunta al passato qualche isolamento per il nuovo arrivato Vince Carter specialmente nei finali di partita equilibrati.
Orlando ha quattro giocatori in doppia cifra di punti di media (Carter, Howard, Lewis e Nelson) tutti al di sotto della soglia dei venti punti. In aggiunta Anderon, Pietrus e Redick hanno una media oltre i nove punti per partita, mentre Barnes, Bass e Williams ne segnano sette. Il gioco dei Magic non è basato su un singolo giocatore o su una coppia di stelle ma sulla capacità di trovare ogni volta la soluzione migliore sfruttando le caratteristiche dei giocatori a disposizione.
Per far strada nei play-off però è necessario avere dei punti di riferimento da seguire nei momenti di difficoltà o nei momenti che possono decidere una partita. L'arrivo di Carter può essere visto anche sotto quest'ottica. Espressamente dichiarato dall'allenatore e dalla dirigenza Carter è il giocatore a cui ci si affiderà nei momenti decisivi. A confermarlo il numero di conclusioni che l'ex Nets ha preso nelle gare contro le dirette rivali, quali Cleveland e Boston, decisamente superiore alla media.
Non solo elogi però per Van Gundy.
Se dal punto di vista tecnico è inappuntabile nelle relazioni con i giocatori e nella loro gestione spesso si trova in difficoltà . Molti gli episodi che descrivono una situazione non del tutto idilliaca in casa Magic.
Van Gundy è un allenatore molto esigente sia in allenamento che in partita e chiede ad ogni suo giocatore sempre il massimo impegno. Di carattere insicuro per natura più volte è stato descritto come poco rassicurante e poco propositivo verso i suoi giocatori. Carter ha manifestato la sua insoddisfazione già dopo poche partite ma lo stesso coach ha degli atteggiamenti che spesso sono controproducenti.
Durante la gara contro i Thunders, ormai vinta già nel terzo quarto, si è rifiutato di rimettere in campo nel finale Lewis, ad un solo assist dalla tripla doppia, nonostante le ripetute richieste di tutta la squadra. Anche il rapporto con Howard vive di alti e bassi. Dopo la sconfitta contro Miami in cui il numero 12 ha tirato solo per cinque volte si dice che siano arrivati ad un patto per cui Howard si faccia trovare più coinvolto e più attivo in attacco.
Un precedente che Van Gundy non amarà ricordare è il suo allontanamento dagli Heat nel 2006, l'anno in cui poi vinsero il titolo, voluto dai giocatori, in primis O'neal scettico sulle possibilità di vittoria con Van Gundy in panchina.
Forse il rapporto con il suo allenatore non è ideale ma Howard risente negativamente delle cure che le difese avversarie gli riservano. Ormai sempre più spesso viene mandato in lunetta con falli duri prima che possa concludere. Non si è arrivati ancora a quello che una volta era l'"Hack-a-Shaq" in versione Howard ma se vuole superare le difficoltà Howard deve migliorare le percentuali ai liberi, suo tallone d'Achille.
Il mese di Gennaio sarà uno dei banchi di prova più duri di questa stagione. Ben undici gare in trasferta su diciassette, compreso un tour ad Ovest che comprende Kings, Denver, Portland e Lakers in serie.
Per le sfide di vertice ad Est due gare casalinghe contro Atlanta e una contro Boston importanti per decidere il fattore campo nei play-off in caso di arrivo a fine stagione con lo stesso record. Prima però per concludere l'anno la gara interna contro Milwaukee a cui seguirà , il 1 Gennaio, la gara a Minnesota per inaugurare il 2010.