I Lakers attuali tendono ad affidarsi troppo ai loro fuoriclasse
Se questo racconto del mese di dicembre dei Lakers fosse stato scritto la vigilia di Natale, allora i toni non avrebbero potuto essere che trionfalistici o quasi.
Una serie di 10 vittorie a fronte dell'unica sconfitta, per altro avvenuta a Salt Lake City, campo non semplicissimo, nella classica seconda partita in due giorni che tanto mette in difficoltà i Lakers, e tutto questo nonostante un lungo viaggio ad est con un calendario molto fitto. Primo posto in classifica, con 29 vittorie e sole 4 sconfitte, sempre prima della sfida di Natale.
Una serie di scalpi anche importanti, come quello di Phoenix o la vittoria a Detroit, nell'arena di Auburn Hills, che porta ricordi gialloviola poco piacevoli, persino una difesa decorosa, capace di tenere gli avversari a 94 punti di media, tutto sommato un buon risultato per una squadra che fa dell'attacco il suo punto di forza.
Circolazione di palla decorosa, anche se non la migliore messa in mostra dai Lakers attuali, persino un progressivo adattamento di Artest, insolitamente tranquillo per i suoi standard, al modulo offensivo dei Lakers, la famosa triangolo, il tutto senza spremersi eccessivamente.
In tutto ciò un Kobe Bryant da leggenda, con numeri strepitosi, ben 29,5 punti per gara, siglati riuscendo per tre quarti di gara a giocare con i compagni, incredibili canestri sulla sirena come quello rifilato agli Heat, veramente da copertina, o quello segnato ai Bucks sfruttando il trattamento di favore di cui tutte le star godono in NBA, tutto ciò unendo ulteriori guai alla mano a quelli già noti, un dito rotto che fa il paio con un legamento di un altro dito.
In più vicino a Kobe rende sempre bene il suo degno compare, Pau Gasol, capace di elevare il suo rendimento a rimbalzo su livello che non sembravano per lui raggiungibili, mantenendo la sua capacità di passaggio, i fondamentali e la visione di gioco che ne fanno probabilmente il lungo migliore in fase di regia dell'NBA.
In questo quadro però qualche ragione di perplessità emerge, ed emergeva anche prima della sonora ripassata subita allo Staples Center da parte dei Cavaliers di Lebron James.
Un primo campanello d'allarme sta proprio in quei numeri di Kobe Bryant e nei due fantastici canestri a fil di sirena.
Come è possibile che la squadra prima in classifica, con il miglior attacco, una circolazione di palla che soddisfa (soddisfaceva?) qualsiasi purista del gioco, una notevole varietà di soluzioni realizzative e di realizzatori, debba affidarsi ai miracoli di Kobe a fil di sirena?
Come è possibile che servano 22 tiri a partita del 24 e che lui debba ancora trascinare la squadra a dicembre?
Zittiamo subito i critici, stavolta, siamo ben lungi dall'ego spropositato che lo trascinava qualche anno fa, come testimoniano le partite in cui l'attacco ha funzionato a dovere, nelle quali si è preso un buon terzo di tiri in meno rispetto al consueto, in questo mese il protagonismo di Bryant è servito a nascondere qualche magagna della squadra, che speriamo sia dovuta solamente a scelte di preparazione o motivazionali.
I Lakers del three-peat, quelli dei primi anni del millennio, in cui si vinceva fra le continue liti che coinvolgevano Kobe e Shaq, in genere a questo punto della stagione spesso e volentieri navigavano a metà classifica, quindi non è certo il caso di preoccuparsi eccessivamente.
Però occorre lo stesso oliare i meccanismi e tornare almeno ad un gioco offensivo più fluido, non si può certo spremere Kobe in questo modo per tutta la stagione sperando che poi trascini la squadra anche ai play off.
La partita di Natale, senza volerne amplificare eccessivamente l'importanza, ha detto che senza una circolazione di palla fluida, come quella esibita la scorsa stagione, i Lakers non sono in grado di battere una difesa solida come quella dei Cavaliers, che pressa bene sugli esterni lasciando pochi tiri semplici e chiude bene l'area togliendo spazio ai lunghi, inoltre senza intensità difensiva non c'è modo di limitare una point guard rapida, il povero Fisher già non era velocissimo dieci anni fa, oggi è uno dei più lenti nel suo ruolo e se non aiutato la sua esperienza e la sua intelligenza tattica non possono certo bastare contro un Mo Williams, e se i lunghi devono costantemente uscire per provare a limitare lui e James poi in area anche una mano non raffinatissima come quella di Anderson Varejao basta per creare sconquassi.
Senz'altro è vero che in regoular season spesso l'intensità latita, specialmente in una squadra che non ne fa il proprio cavallo di battaglia come i Lakers, ma in una sfida contro i Cavaliers, giocata in casa il giorno di Natale, non dovrebbe mancare.
Un brodino caldo è venuto il giorno dopo, a Sacramento, contro i Kings, squadra contro cui esiste una rivalità sentita e consolidata e sotto la guida le vecchio leone Westphal sono in ripresa, ma si tratta pur sempre di una squadra non eccelsa in difesa e con limiti atletici, l'ideale per i Lakers.
Oltretutto sono serviti ben due tempi supplementari e l'ennesima partita sontuosa del solito Kobe Bryant. Il primo posto, ormai al pari con gli eterni rivali, i Celtics, permette a Phil Jackson di lavorare tranquillamente, ma di lavoro da fare ce n'è, eccome.
Le partite
Venerdì 4 dicembre, Lakers vs Miami Heat: 108-107 W
Domenica 6 dicembre Lakers vs Phoenix Suns: 108-88 W
Mercoledì 9 dicembre, Lakers vs Utah Jazz: 101-77 W
Venerdì 11 dicembre, Lakers vs Minnesota Timberwolves: 104-92 W
Sabato 12 dicembre, Lakers @ Utah Jazz: 94-102 L
Martedì 15 Dicembre, Lakers @ Chicago Bulls: 96-87 W
Mercoledì 16 dicembre, Lakers @ Milwakee Bucks: 107-106 W
Sabato 19 dicembre, Lakers @ New Jersey Nets: 103-84 W
Domenica 20 dicembre, Lakers @ Detroit Pistons: 93-81 W
Martedì 22 dicembre, Lakers vs Oklahoma City Thunder: 111-108 W
Venerdì 25 dicembre, Lakers vs Cleveland Cavaliers: 87 - 102 L
I Singoli
Detto di un Kobe Bryant in grande spolvero e di un ottimo Gasol, che ha avuto anche modo di lamentarsi dei pochi tiri a disposizione, in parte a ragione, mani di fata come le sue vanno sfruttate a dovere, ma in parte a torto, in quanto spesso è lui a preferire un bel passaggio ad un tiro, e questa è parte della sua forza e della sua importanza nel sistema offensivo dei Lakers, per tutti gli altri c'è stato un dicembre ricco di luci ed ombre.
Abbondantemente sufficienti Odom, sempre timido ma in crescita, ed un Artest che si sta adattando alla triangolo sempre più, sta dando un buon apporto sia in difesa che in fase offensiva e, soprattutto, sembra insospettabilmente calmo e tranquillo, perfettamente calato in una realtà in cui non potrà mai essere una delle principali opzioni offensive. Ad oggi l'ingaggio di uno dei talenti più turbolenti della lega sembra una scommessa vinta.
Andrew Bynum attualmente sta avendo un calo, ma fino ad oltre metà dicembre ha fatto vedere di poter valere quel contratto elevato che gli è stato offerto, mettendo su numeri rispettabili, 15 punti ed 8 rimbalzi di media, ma soprattutto quella presenza in area che fino al Natale di due anni fa era sembrato poter mettere in mostra, ma dopo l'infortunio a Memphis e l'arrivo di Gasol non si era più vista. Attualmente non è certo un leader e non è nemmeno vicino a diventarlo, ma la sua maturazione è ripartita e chissà che non porti ai risultati sperati.
Qualche preoccupazione viene suscitata dal reparto guardie, in cui Fisher non è più in grado di tirare la carretta un'intera stagione, per ora dovrebbe giocare meno, ma Shannon Brown sta faticando a crescere come si sperava; per fortuna Jordan Farmar da segni di risveglio, dopo una pessima stagione, ma ancora non è all'altezza delle aspettative e può sostituire Fisher solo in momenti non troppo caldi.
Molto deludente invece Vujacic, che sembra aver smarrito la mano di due anni fa.
Regali di Natale
Ottima notizia il regalo di Natale della famiglia Buss ai tifosi dei Lakers, cioè il rinnovo di Gasol, che ha prolungato il contratto di altri tre anni, per poco meno di 60 milioni di dollari totali, e le insistenti voci di una prossima firma di Kobe Bryant, il quale sembra essere sul punto di prendere la stessa decisione; in tal modo fino al 2014 i Lakers si garantirebbero le prestazioni dei due e di Ron Artest, mettendo le basi per un lungo periodo di successi.
Anche una notizia tanto buona va comunque analizzata, perché c'è qualche aspetto non del tutto tranquillizzante. Infatti per le stagioni 2011/2012 e 2012/2013 c'è già un montesalari di oltre 55 milioni di dollari, con cinque giocatori sotto contratto: i già citati Gasol ed Artest, più Bynum, Odom e Walton.
Con il prossimo rinnovo di Bryant si arriverà come minimo ad 80 milioni di dollari totali per 4 uomini del quintetto ed il sesto uomo. Manca comunque una point guard, da firmare con la mid level exeption (attualmente un contratto a partire da poco di più di 5 milioni l'anno) e per il resto occorrerà inventarsi una panca di giovani o veterani al minimo salariale. Buona fortuna Mitch Kuptchak, avrai molto da lavorare. Però c'è da dire che lavorando bene ci sono ottime possibilità di raccogliere frutti prestigiosi, e va comunque apprezzata la disponibilità della famiglia Buss ad investire, oltre alla capacità di far rientrare gli investimenti.
Ancora nessuna novità invece per quanto riguarda il possibile rinnovo di Phil Jackson, il quale ha rinviato la decisione. Probabilmente il suo rinnovo dipenderà dall'offerta economica, si, ma da questo punto di vista è difficile che non venga accontentato. Le eventuali difficoltà stanno nel potere decisionale che il coach zen reclamerebbe e nella costruzione di un coaching staff ad immagine e somiglianza, che gli consenta di prendersi dei periodi di riposo saltando i lunghi e faticosi viaggi ad est e di vivere il lavoro in palestra in modo rilassato, avviando una successione da lui programmata passo per passo.
Se da un lato la compagna di Jax, la bellissima Jeanie Buss, la figlia del proprietario Jerry, spinge ovviamente perchè le sue richieste vengano accontentate, dall'altra sembra che invece reclami sempre più spazio il fratello Jim, e sembra che quest'ultimo sia l'erede designato al timone dei Lakers.
Vada come vada, la presenza della famiglia Buss è comunque rassicurante circa il futuro dei Lakers, credo sia da augurarsi la permanenza nello staff di Phil Jackson, il coach più vincente della storia dell'NBA.
Ha vinto grazie a grandi campioni, come Jordan, Bryant, O'Neal, Gasol? Verissimo, ma vorrei sapere qual'è quell'allenatore che è riuscito a vincere molto senza averli. Una annata straordinaria può capitare ad un allenatore molto bravo, ma vincere per anni senza giocatori fenomenali non credo sia possibile.