Dove sono i veri Spurs?

Duncan sta giocando molto bene in attacco, ma sembra meno incisivo in difesa…

Nell'attimo in cui gettiamo le prime parole su questo report dei San Antonio Spurs, Greg Popovich è ad un sola partita dalle 700 vittorie in carriera, traguardo raggiunto da soli 16 allenatori nella storia della NBA. Un traguardo che l'ex agente della Cia taglierà  probabilmente nella prossima gara casalinga contro i Pacers ma che, conoscendolo, non sovvertirà  di un centimetro, il forzato pessimismo che alberga nella sua mente.

Ed i suoi ragazzi, in questo primo quarto della stagione, non hanno fatto nulla per smentirlo, con prestazioni preoccupanti e con partite vinte grazie all'esperienza e alla scarsa propensione al successo delle avversarie.

Nelle ultime 8, vittorie contro Sacramento, Charlotte, Clippers e Golden State. Sconfitte subite da Boston, Denver, Utah e Phoenix con un quadro talmente semplice da richiamare all'attenzione anche il meno attento degli appassionati NBA: finora delle 13 vittorie messe in cascina, solo 2 hanno avuto una vittima con un cliché ed un record positivo (Houston e Dallas), il che visto dall'altro lato significa 9 sconfitte su 10 contro squadre da playoff.

Vuol dire tutto e non significa niente ma le (molte) perplessità  e le (poche) sicurezze sono abbastanza evidenti per far partire un mini-processo ad una squadra che anche da un punto di vista agonistico sta soffrendo più del previsto e che ha troppi giocatori con una condizione fisica ed una propensione al sacrifico, decisamente sotto il par delle proprie possibilità .

Difensivamente siamo alle dipendenze dell'efficacia offensiva dell'avversario, basti confrontare le ultime due gare, giocate tra l'altro in back-to-back, contro i Suns ed i Warriors. Rotazioni sbagliate ed in perenne ritardo contro Phoenix che ha chiuso il match con 11/18 da 3 mentre ad Oakland la mitragliatrice dall'arco dei Warriros è stata limitata ad una sola tripla a bersaglio su 10 tentativi. La difesa sul tiro perimetrale, uno dei marchi di fabbrica della difesa texana, vista da due angolazioni nettamente diverse a meno di 24 ore di distanza.

In attacco, c'è la costante matematica con la D. Duncan, Tim. La sua classe nel pitturato rappresenta un buon 70% delle vittorie finora conquistate dai San Antonio Spurs.

Good things

TIM DUNCAN
E' sempre lo stesso, la sua espressione facciale è sempre quella (a parte un clamoroso e inaspettato sorriso dopo la schiacciata in faccia a Randolph), i suoi movimenti sono sempre i soliti. E' semplicemente Tim Duncan, colui che resta uguale in un mondo NBA che si diverte a confondere le carte.

Molti dei recap delle ultime partite degli Spurs hanno avuto il ripetuto inizio di "Nonostante un grande Duncan, gli Spurs…" con i suoi numeri che stanno lievitando rispetto ad un avvio di stagione passato sotto silenzio. 20 punti, 10 rimbalzi, 3 assist e 2 stoppate di media in 32' con 4 doppie doppie nelle ultime 8 e la grande scossa di Phoenix che ha permesso agli Spurs di rimontare da -20 a -1 con dieci minuti di grande spettacolo sia in attacco che in difesa.

Perché se nella metà  campo offensiva il suo livello di efficacia non è cambiato, sono diventati purtroppo rari i momenti in cui il caraibico fa la differenza in difesa e la solita cantilena dell'essere nella fase iniziale della Regular Season è una scusa che fa fatica a reggersi, visto anche i brutti playoff dello scorso anno.

In attacco però siamo ad un uno dei migliori Duncan degli ultimi 5/6 anni con quasi il 60% dal campo. E' il punto di riferimento dell'attacco di San Antonio, anche se a volte sembra essere malinconicamente l'unico.

PANCHINA
E' la migliore della NBA per produzione di punti (42.0) e rimbalzi (17.0), nonostante un Ginobili abbastanza intermittente ed un Mason uscito dal guscio solo nelle ultime gare. L'impatto dei vari Blair, Bonner e Hill garantisce a Popovich di fare affidamento anche nei momenti cruciali, alla cosidetta "second unit".

Il problema semmai è una scarsa e nebbiosa definizioni di ruoli, come successo a Salt Lake City, dove nella terza sconfitta dell'anno subita contro i Jazz, il buon Bonner, autore di una grandiosa gara da 28 punti, si è preso la responsabilità  dell'ultimo tiro con una penetrazione avventurosa quando sul parquet gli altri 4 in maglia Spurs avevano dei nomi abbastanza pesanti: Parker, Duncan, Jefferson, Ginobili.

Le rotazioni continuano ad essere vorticose e sarà  cosi fino alla metà  di Febbraio, come succede da 13 anni. Da li in poi, sarà  difficile vedere 3/5 dello staring five che fatica a raggiungere la doppia cifra.

DEJUAN BLAIR
Lo scetticismo è il pane quotidiano di Popovich.

E' un bizzarro bellimbusto, alcune cose che fa sul parquet non ancora riesco a capire come sia possibile che le faccia. Non so come giudicare la sua gara. Non so come giudicare il suo impatto. Io gli chiedo di fare una giocata e lui la fa. E onestamente il perché non lo so.

Di certo, l'energia che mette Blair quando entra in campo è unica. Le cifre, peraltro buonissime, non spiegano nulla. Nella partita contro i Suns era un contrasto piuttosto evidente vedere nella stessa squadra il torpore di Parker e Jefferson unito alla grinta del rookie che lottava su ogni pallone vagante e si tuffava su ogni pallone sporco.

14 minuti di media a 6.1 punti e 5.3 rimbalzi di media con il primo posto, tra i rookie, per percentuale dal campo (61%) con una clamorosa proiezione di 17.7 rimbalzi per 48 minuti che ne fa, per la taglia, uno dei giocatori più strani della NBA con una tecnica offensiva ancora da affinare.

E' il limite di Blair, fare della positiva confusione in attacco che a volte ti regala un rimbalzo offensivo ma che può portare a smussare gli angoli geometrici di un sistema abbastanza asfittico riguardo la fantasia, anche se sotto i tabelloni è già  un fattore, basta contare le gocce di sudore di uno Stoudemire che ha dovuto faticare molto contro di lui.

C'è da chiedersi se il minutaggio che gli riserva Popovich non sia troppo riduttivo ma se c'è un allenatore che ha trasformato dei rookie in fenomeni, l'indirizzo è sempre quello. Basta chiedere a Parker e Ginobili, trattati anche in malo modo dall'ex agente della CIA.

Dark Side

TONY PARKER
Per cambiare marcia è necessario un Parker decisamente migliore di quello delle ultime partite. A livello emotivo, d'intensità  e soprattutto di atteggiamento. Se in 8 partite, l'unico personale highlights è stato la sfuriata di 15 punti nel 4° quarto contro i Nuggets, deve esserci qualcosa che non va.

Da un punto di vista realizzativo, siamo a 6 punti di media in meno rispetto alla scorsa stagione con un preoccupante calo negli assist (da 6.9 a 5.9) ed un altrettanto pericoloso rialzo delle palle perse (da 2.5 a 3.5). Difensivamente è stato finora molto mediocre con Popovich impegnato nella maniacale e dispettosa staffetta con Hill, dopo ogni errore difensivo commesso da uno dei due. In attacco, se si fa eccezione dei 21 assist smistati tra la partita con i Kings e quella con i Bobcats, non cambia mai ritmo dando un contorno superficiale alla sue penetrazioni.

Da sottolineare come l'unico momento offensivamente di alto livello (la rimonta a Phoenix) sia stato prodotto con lui in panchina e con Ginobili play con di fianco Hill e Mason. Forse è colpa dell'estate passata a battagliare orgogliosamente sui parquet di tutta Europa, con la sua Francia, forse siamo ad un amministrazione controllata.

Forse è semplicemente un periodo di scarsa condizione fisica, di sicuro non è il playmaker che i tifosi Spurs hanno imparato, in questi anni, a conoscere.

TURNOVERS
La "s" che indica il plurale ci sta anche troppo.
Da 17 partite consecutive, i San Antonio Spurs perdono almeno 10 palloni ad uscita, con un massimo di 28 contro i Bobcats e con le dannose 38 combinate nelle sconfitte contro Celtics e Nuggets.

L'attacco è stato finora un disegno colorato ma abbastanza pieno di scarabocchi. Decimo per punti realizzati, quinto per percentuale dal campo e terzo per percentuale dall'arco, l'attacco dei San Antonio Spurs è decisamente l'arma che sta usando il buon Popovich per vincere le partite. Da qui le 5 cavalcate a più di 110 punti o gli ultimi 4 successi chiusi con il 56% dal campo di media.

Se non si riesce a fare la differenza con rotazioni e stoppate, bisogna necessariamente farla con la transizione e le classiche chiamate per Duncan. E' successo questo le tris di vittorie contro Kings, Bobcats e Clippers dove la truppa di Popovich ha chiuso con 29/46 da 3 concedendo 106 punti ed il 52% a Sacramento mentre la sconfitta casalinga contro i Boston Celtics dimostra che siamo ancora ad una dipendenza troppo alza rispetto alle percentuali. Il 2/16 da 3 ne è una dimostrazione.

E se contro Charlotte per ripiegare sulle 28 TO ti basta un Ginobili da 22 punti in 25', contro le squadre da playoff, il numero delle palle perse è più di un indicatore. Finora decisamente negativo.

RICHARD JEFFERSON
E' la sintesi del momento della squadra. Nelle ultime 8, bene e convincente con le "piccole" (18.5 ppg) e male e dannoso con le "grandi". Nelle 4 significative sfide contro Jazz, Celtics, Nuggets e Suns una sola doppia cifra a referto con una media punti che è scesa ad un orrendo 6.7 a partita con 12/35 dal campo e nessun libero realizzato (0/5) per un giocatore che fa della penetrazione una delle sue armi migliori.

L'esperimento per ora non ha funzionato, prima di tutto per una scarsa affinità  tra il Jefferson giocatore ed il sistema di Popovich. Difensivamente non è stato un plus mentre in attacco si fa fatica ad incanalare nel verso giusto le indubbie qualità  da realizzatore.

C'è chi pensa che sia già  una scommessa persa ma il momento di San Antonio è troppo oscuro per giudicare un giocatore che è palesemente al centro di una confusione prima tecnica e solo successivamente, di ruolo.

Coming soon

Calendario che può favorire San Antonio con 7 partite abbordabili per chiudere nel migliore dei modi il 2009. 5 di queste avranno la cornice dell'At&t Center mentre le uniche trasferte saranno ad Est (in back-to-back) a Milwaukee e al Madison Square Garden di New York.

Le uniche vere insidie sono le gare casalinghe contro Blazers e Heat.
Stay tuned!

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