On The Road #14

Inservienti al lavoro per far fronte all'invasione dei ratti…

La seconda settimana al sole della Florida prevede uno spostamento a sud. Da Tampa costeggiamo il Golfo del Messico e, dopo una sosta obbligata sulle spiagge bianchissime di Sarasota, all'altezza di Naples tagliamo decisamente in direzione est.

Siamo nel cuore delle Everglades, le immense paludi popolate di alligatori. Un'escursione in airboat, le potenti imbarcazioni che volano letteralmente sull'acqua profonda pochi centimetri, è un'emozione da non mancare. Per scovare alligatori in quantità  industriale, però, non bisogna necessariamente addentrarsi nella natura selvaggia. Questi rettili hanno imparato a vivere a stretto contatto con l'essere umano, prova ne sono le carcasse che si scorgono regolarmente ai bordi delle strade.

Ma noi non siamo a caccia di alligatori. Stiamo cercando pantere. Le troviamo piuttosto facilmente a Sunrise, una cittadina di 80'000 abitanti non molto distante da Fort Lauderdale (città  costiera dalla quale partono diverse navi da crociera dirette nei Caraibi) e qualche chilometro a nord-ovest di Miami. Qui non c'è nulla: chi raggiunge Sunrise lo fa per fare acquisti al Sawgrass Mills Mall, il quarto centro commerciale più grande degli Stati Uniti, o per gustarsi una partita di hockey al BankAtlantic Center, casa dei Florida Panthers.

Alligatori e pantere, quindi. Peccato che nell'ancor breve storia della franchigia ora allenata da Peter de Boer sia un altro animale a essersi meritato a più riprese le prime pagine dei giornali nazionali: un innocuo topolino. Vediamo come mai.

È l'8 ottobre 1995 e a Sunrise si gioca la gara d'apertura della stagione 1995-96, la terza dalla fondazione dei Panthers, che nei primi due campionati si sono comportati egregiamente, flirtando a lungo con la qualificazione ai Play Off. I giocatori sono negli spogliatoi, stanno mettendo a punto gli ultimi dettagli prima dell'ingaggio d'inizio contro i Calgary Flames. All'improvviso, tra pattini e bastoni fa timidamente capolino un topo. Scott Mellanby reagisce scaraventando il malcapitato roditore attraverso lo stanzone e contro il muro colpendolo come se stesse tirando il disco dalla blu per battere il portiere avversario.

Quella sera, le pantere vincono 4 a 3 e Mellanby realizza una doppietta. La conseguente battuta di John Vanbiesbrouck è memorabile. Dopo aver spiegato ai giornalisti che cosa era successo negli spogliatoi nei minuti immediatamente precedenti l'incontro, il portiere già  dei New York Rangers conclude sarcasticamente dicendo che "Mellanby ha sì mancato di poco l'hattrick (tripletta in gergo hockeistico), ma è comunque riuscito a mettere a referto un rat-trick".

La battuta di Vanbiesbrouck, riportata da tutti i giornali, mette una strana idea in testa a un tifoso dei Panthers che, in occasione della successiva partita casalinga, lancia sul ghiaccio un ratto di plastica per festeggiare un gol dei suoi beniamini. In molti seguono il suo esempio: alla terza partita al BankAtlantic Center piovono sul ghiaccio sedici topolini. Ma è ancora nulla a confronto di quanto succederà  durante gli incredibili Play Off del 1996.

Secondo il calendario cinese, il 1996 è l'anno del topo e i più scaramantici tra i tifosi del sud della Florida credono sia un segnale. Nel primo turno della Post Season, la prima in assoluto per Scott Mellanby e compagni, le pantere eliminano in cinque partite i Boston Bruins. I Philadelphia Flyers fanno la stessa fine in sei incontri nel secondo turno. Nella finale di Conference è il turno dei Pittsburgh Penguins, eliminati in sette partite. A Sunrise impazziscono. A ogni rete, la superficie ghiacciata è ricoperta da diverse migliaia di ratti. Cose mai viste. In città  vanno a ruba torte e pasticcini a forma di topo. Se durante la Regular Season solo quindici partite erano state disputate di fronte a spalti esauriti, i biglietti delle partite in casa contro Flyers e Penguins vengono venduti in sette minuti.

La finalissima si apre a Denver contro i Colorado Avalanche, campioni della Western Conference. I tifosi del Pepsi Center non si fanno trovare impreparati. Dopo la prima rete delle valanghe, sul ghiaccio grandinano trappole per topi. Gli Avalanche vincono 3 a 1 e 8 a 1 le prime due partite, e la serie si sposta in Florida. Nel primo tempo i Panthers vanno in vantaggio e Patrick Roy si rifiuta di rifugiarsi sotto il tettuccio della sua porta per ripararsi dalla pioggia di topi, come facevano tutti i suoi colleghi. All'intervallo, con il suo consueto atteggiamento agonisticamente arrogante, dichiara che i topi sono finiti, non ne pioveranno più. E mantiene la parola. I Colorado Avalanche non subiscono più reti negli ultimi due terzi di Gara 3 e vincono 1 a 0 la decisiva Gara 4.

La spinta dell'anno del topo non è bastata a condurre i Florida Panthers fino a quello che sarebbe stato un trionfo incredibile. Ma in uno Stato conosciuto per gli alligatori e per una franchigia il cui logo è una pantera, un innocuo topolino spiaccicato contro il muro di uno spogliatoio ha dato il via a una sequenza di eventi che hanno portato prepotentemente una regione poco interessata al disco su ghiaccio sulle prime pagine di tutti i giornali. Se non è marketing questo"

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