Alti e bassi a Miami

Dal futuro di Wade dipende il futuro dell'intera franchigia…

Quella in corso è una stagione molto delicata per i Miami Heat. Sul campo la squadra, dopo le delusioni più o meno amare degli ultimi anni, è chiamata a dare risposte convincenti ai propri tifosi attraverso le vittorie, mentre nella prossima off-season ci sarà  molto da lavorare per i dirigenti.

Dopo il titolo vinto nel 2006, con una squadra di veterani che per via dell'elevata età  delle proprie stelle non poteva dar vita ad una dinastia, si è deciso di ricostruire il roster con calma, senza fare mosse avventate. A guidare l'orchestra dietro le quinte, come al solito, è stato il presidente Pat Riley, che sta finalmente raccogliendo i frutti del lavoro suo e dei suoi collaboratori.

Gli Heat infatti, dopo un 2007-2008 che li vide come la squadra con il peggior record dell'intera Lega (appena 15 vittorie a fronte di 67 sconfitte), si sono mossi bene sul mercato e oggi hanno a propria disposizione un gruppo di tutto rispetto. In testa c'è Dwayne Wade, naturalmente: principale artefice dell'unico titolo nella storia della franchigia, il numero 3 è arrivato al settimo anno della sua carriera professionistica.

Ciò che più ha colpito del nativo di Chicago in questo arco di tempo è stata la sua maturità .
Capace di condurre i propri compagni al titolo come di reggere la pressione di un'Olimpiade, quella di Pechino 2008, giocata da assoluto protagonista. Fino ad arrivare alla scorsa stagione, in cui è riuscito a trascinare dei compagni non all'altezza del suo talento a giocare una serie di sette gare contro i temibili Atlanta Hawks.

E quest'anno? Fino ad ora la squadra ha vissuto alti e bassi, ma si sta dimostrando come una delle più competitive della Eastern Conference. Il record è al 50% (11 vittorie, 11 sconfitte), e i ragazzi guidati da Erik Spoelstra occupano il quinto posto nella propria Conference, alle spalle di Boston, Orlando, Atlanta e Cleveland.

La posizione occupata è senz'altro meritata, dal momento che la squadra ha girato bene all'inizio, ottenendo risultati importanti (7-2 il record di partenza)…inoltre, sia che si guardi alle squadre che la precedono, sia che si guardi alle squadre che la seguono in classifica, sembra proprio che la quinta piazza possa essere anche quella che verrà  occupata alla fine della regular season da Wade e compagni.

Le prime quattro squadre della costa Est sono sicuramente superiori a Miami, e infatti nessuno si azzarda a parlare della possibilità  di vincere il titolo. L'obiettivo è quello di condurre una buona regular season e di far crescere alcuni giocatori giovani (Chalmers e Beasley su tutti), i quali potranno dare una mano a rendere il gruppo più competitivo già  dall'anno prossimo. Se poi dovesse arrivare un secondo turno di play-off, tanto meglio.

Finora, risultati a parte, possiamo evidenziare alcune caratteristiche interessanti di questa squadra. Innanzitutto, la buona stagione di Jermaine O'Neal. Parliamo in questo caso di un giocatore che è sempre stato ad un passo dal diventare una grande stella della NBA, e che è stato frenato dagli infortuni o da dei compagni non all'altezza nel decennio e più trascorso all'interno della Lega.

E' ormai dal 2004 che il suo fisico non gli permette di giocare con continuità , tanto è vero che nelle ultime sei stagioni il centro di Miami è riuscito soltanto in due occasioni a giocare più di 50 partite l'anno. In queste prime 20 partite ha dimostrato di star bene fisicamente, e nonostante qualche acciacco sta giocando ad ottimi livelli.

Le cifre parlano di 14 punti e 8 rimbalzi di media, ma il dato più significativo resta il 56% dal campo, una percentuale molto alta per qualunque giocatore (anche per un lungo come lui), nonché il suo miglior risultato in carriera. Certo, le gambe non sono più quelle di qualche anno fa e lo stesso O'Neal ha ammesso di cercare molto di più dei canestri facili piuttosto che tiri dalla media e faticosi giochi a 5-6 metri dal canestro, ma possiamo parlare di un giocatore parzialmente ritrovato e che sta imparando a gestirsi di fronte ai suoi 31 anni.

L'efficacia del numero 7 di Miami permette all'altra stella della squadra, Dwayne Wade, di prendersi un maggior numero di pause nel corso delle partite, senza dover ogni volta forzare il proprio fisico. L'impressione è che Wade, grazie a dei compagni finalmente all'altezza, possa preservare le proprie energie per sfruttarle nei momenti-chiave, in modo da decidere le partite grazie ad una maggiore freschezza atletica.

In questo senso il contributo non solo di O'Neal, ma anche dei vari Beasley, Haslem, Richardson, Chalmers e via dicendo può essere letto in chiave positiva. Miami, pur non avendo oltre a Wade dei giocatori dal talento sopraffino, ha tante frecce al proprio arco, per cui mettere a segno dei canestri non rappresenta un grande problema.

Semmai ci si può preoccupare del fatto che, nonostante la qualità  generale del roster sia buona, non si intravedono moltissimi margini di miglioramento. Beasley, seconda scelta del draft 2008, è l'unico del roster a poter diventare una stella in futuro, ma compirà  21 anni tra un mese e ancora non ha trovato quella tranquillità  necessaria per crescere, tant'è che non sembra particolarmente migliorato rispetto alla scorsa stagione.

Non che ci sia nessuna fretta, per carità : parliamo di un prospetto molto interessante, che si trova appena al secondo anno nella Lega, ed è giusto dargli del tempo. Solo che, a parte lui, non c'è un grosso potenziale da sviluppare. E, se consideriamo il fatto che bisognerà  dare a Wade qualche valido motivo per rimanere in Florida alla fine di quest'anno, non c'è da essere troppo allegri.

Per quanto riguarda la situazione salariale, i contratti in scadenza a fine anno sono molti: da O'Neal (22 milioni) a Richardson (9), passando per Haslem (7), fino ad arrivare a giocatori che libereranno 2-3 milioni a testa nel cap. Lo spazio per firmare una stella a fine stagione ci sarebbe, ma con tutte queste situazioni in bilico il front office sarà  chiamato a lavorare molto bene per non deludere i propri fans e i propri giocatori.

Intanto gli Heat devono ritrovare sul campo la propria identità , e soprattutto quella voglia di lottare che li aveva portati ad una partenza lanciatissima in questa stagione. Dopodichè, a fine anno si tireranno le somme.

Ma visto il roster a disposizione, e la presenza di uno dei primi giocatori della NBA come il numero 3, sarebbe un peccato continuare a sprecare occasioni su occasioni.

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