Bulls: cambiare per vincere

Chicago si aggrappa a Rose. Ma da solo non basta…

Se non è un tracollo, poco ci manca.
Eppure la stagione non era iniziata malissimo per i "nuovi" Bulls, ancora alla ricerca di identità .

Niente di straordinario, per carità , ma se non altro si restava vicini a quel 50% che rappresenta da sempre, per una determinata categoria di squadre, quel confine che divide una stagione da cui salvare qualcosa da una da dimenticare.

Quella fase, purtroppo per Chicago, è durata poco. Troppo poco.
E dunque rieccoci al punto di partenza, e a quel tremendo interrogativo cui nessuno dalle parti dello United Center si sarebbe aspettato di dover dare una risposta dopo appena un mese di regular season: è tracollo Bulls?

Come se non bastasse lo sgangherato avvio della squadra, c'è da fare i conti pure con tante, troppe franchigie dell'Est alla ricerca di riscatto dopo stagioni di oblio. La fame di successi spingerà  in alto l'asticella, e quindi il livello della competizione, se non in senso strettamente tecnico, di sicuro per quanto riguarda agonismo e competitività .

Il che significa, di riflesso, maggiori difficoltà  nell'ottenere risultati positivi. Può darsi che le cose cambieranno presto, ma per ora la situazione è questa e rende il tutto maledettamente più complicato. Chi eviterebbe volentieri questi ostacolo è coach Del Negro, che non avrà  vita facile quest'anno.

Avvio di stagione

Può darsi che molti non siano d'accordo, ma a mio giudizio il primo scorcio di regular season, per Chicago, poteva tranquillamente considerarsi buono in termini di risultati. Poi è arrivato il viaggio nelle terre dell'Ovest, gli spostamenti, i chilometri, le sconfitte.

I Bulls si sono confrontati con la dura realtà  delle superpotenze del Pacifico, e ne sono usciti con le ossa rotte. Dopo il successo in casa dei Kings, realtà  in totale ricostruzione e alla ricerca di una nuova identità , sono arrivate 4 sconfitte. Da lì una sorta di declino anticipato, visto che siamo solo a metà  dicembre.

I risultati parlano chiaro: 8 ko nelle ultime 10 gare giocate, un bilancio on the road disastroso (2-10) ed attualmente, dopo appena 22 partite, quindi un quarto di stagione, record di 8-14 che non basterebbe ad acchiappare l'ottavo posto della Eastern Conference.

Veniamo ai problemi"
Per quel che non ha funzionato sul campo, ma questo vale per tutti, non solo per i Tori, c'è tempo per aggiustare le cose da qui ad aprile, magari anche con qualche nuovo innesto nel roster, in attesa dell'estate.

Insomma, dopo il buon avvio, qualcosa si è rotto, meccanismi e sistemi che l'anno scorso funzionavano si sono inceppati ed ora si dovrà  fare qualcosa per riportarsi in territorio positivo al più presto.

Nei mesi scorsi, in svariate situazioni ho sentito criticare le scelte dei Bulls, sia per quanto riguarda la guida tecnica che per il gruppo a disposizione di Vinny Del Negro. Sul roster io continuo a non essere completamente d'accordo. Secondo me il gruppo è abbastanza buono. Comunque io non credo che questi Bulls siano meno competitivi di squadre come i Bobcats o i Bucks, che attualmente stanno davanti a Rose e compagni.

Semmai, ma questo è tutto un altro paio di maniche, il problema è mettere insieme i pezzi, magari cercando di capire, una volta per tutte, chi serve davvero e chi invece può essere sacrificato per andare a coprire un altro ruolo. Ma di questo parleremo tra poco.

I singoli

Sul campo c'è da segnalare la conferma per Joakim Noah ed anzi se possibile cresce il peso specifico del centro cresciuto a Florida che, non dimentichiamolo, molti non giudicavano totalmente inadatto a vedersela con i lunghi Nba..

Ebbene il ragazzo non è e forse non sarà  mai un fenomeno, ma merita rispetto perché in questa squadra sta lottando e tirando avanti la carretta quasi da solo nel pitturato. In queste prime settimane di stagione i numeri di Noah si sono impennati rispetto alle abitudini dei primi due anni.

Sta in campo 8 minuti in più dell'anno scorso, ha quasi raddoppiato il contributo in punti (10.2), incrementato i rimbalzi (11.8) e le sue mani si confermano educate, a meno che non si trovi in lunetta.

Poi è chiaro che, quando il confronto si è sposta nelle aree più toste della lega, Est o Ovest non fa differenza, le difficoltà  aumentano e non potrebbe essere altrimenti (Gasol, Oden, Boozer, Shaq").

Se poi vogliamo metterla sul piano del rilascio di palla, dei movimenti, dell'aspetto puramente tecnico potremmo aprire un dibattito lungo ore. Qui si tratta di un giocatore che, come mille altri, non avranno movenze pure da centro di classe, ma combattono e si danno da fare, ottenendo pure importanti risultati. Per cui ribadisco il concetto: secondo me Noah sta facendo il suo. Al limite i problemi sono altri e stanno tutti nella fase offensiva del gioco dei Tori.

Partito Ben Gordon, quel che veramente manca alla squadra è il classico go-to-guy dal trentello facile, quel giocatore in grado di garantire il bottino ricco ogni sera, quello cui affidare la palla nei momenti più delicati e che non si tira mai indietro quando c'è da prendersi un tiro importante. Bene.

Ora qualcuno si starà  chiedendo: ok, e Derrick Rose? Il prodotto di Memphis è tutto questo, se vogliamo, ma dopo aver mandato in archivio una pazzesca stagione da rookie, il nuovo giocatore simbolo dei Bulls è atteso al salto definitivo tra le superstars della Lega. Rose è destinato ad essere il leader di Chicago, ma accanto a lui si sente forte l'esigenza di aggiungere un altro giocatore. Un altro tipo di giocatore. Tanto per intenderci, uno alla Vince Carter.

Quanto a Derrick Rose è chiaro che le potenzialità  del giocatore ci sono tutte e nemmeno si discutono, però di certo quest'anno non è iniziato nel migliore dei modi. Del resto la stagione è lunga ed evidentemente le energie del leader della squadra devono essere dosate con attenzione.

Meno minuti, dunque, ma anche qualche punto in meno, percentuali al tiro più basse e qualche palla persa di troppo. In questo caso va considerata anche la tipologia di gioco dei Bulls, ma sembra proprio che dalle mani di Rose passino meno palloni rispetto all'anno scorso. E questo non è necessariamente un bene, soprattutto se alla squadra manca un altro giocatore, come dicevamo poco sopra.

Verranno tempi migliori, questo è sicuro.

In squadra buono l'apporto del rookie da USC Taj Gibson; tanti minuti, invece, per Kirk Hinrich, un tempo titolare, ora riserva con 28 minuti a disposizione per sera e di ritorno dopo un infortunio.

Il prodotto di Kansas, su cui negli anni scorsi altre squadre sembravano aver messo gli occhi addosso, ha ancora altri due anni di contratto con i Bulls (oltre a quello in corso).

Dopo Brad Miller, che tuttavia è in scadenza, e Luol Deng, titolare fisso e inamovibile, il suo è il contratto più oneroso per la franchigia dell'Illinois. Il fatto che, nelle gerarchie di quintetto, sia stato scavalcato da Rose qualche problema lo pone.

A molte squadre, in tutta la Lega, farebbe comodo un giocatore così, play maturo e ormai con diversi anni di esperienza; se non se n'è mai fatto nulla forse è proprio per il suo contratto che, di questi tempi, non molte compagini possono permettersi di assorbire.

Una trade sarebbe la soluzione giusta, ma imbastirla non è per niente facile. L'impressione è che per uscire dall'impasse Chicago debba mettere sul piatto qualcos'altro.

Stats

Con poco più di 90 punti segnati a partita, solo Charlotte e New Jersey finora stanno facendo peggio di Chicago in fase offensiva.

La squadra tira male (42.5%, penultima della Nba) e ha scollinato solo due volte sopra i 100, perdendo una partita e vincendo una volta (contro Sacramento). Ma se sono gli avversari a toccare quota 100 punti, il bilancio è drammatico: 10 sconfitte su 10 gare.

E ancora: non parlare di tiro dalla lunga distanza ai Bulls. Il quintetto di Del Negro è terzultimo nella speciale classifica, con la miseria del 29.5%

Si potrebbe continuare ma credo che possa bastare. Direi che il quadro è abbastanza chiaro.

Chicago può ancora recuperare questa stagione, ma dovrà  lavorare sodo e con pazienza.
A mio avviso, per fare questo occorre mettere mano al roster, senza stravolgimenti ma con decisione, magari senza pensare troppo (e soltanto) alla prossima estate.

E invece, stando ai rumors, potrebbe accadere il contrario. Negli ultimi giorni si accavallano le voci che vorrebbero Brad Miller in partenza da Chicago (destinazione ignota, al momento).

E' chiaro che, se davvero fosse così, lo scopo principale dell'operazione sarebbe quello di liberare spazio salariale in vista delle grandi manovre d'estate.

Perché, invece, non pensare a trattare eventualmente il centro (in scadenza) insieme a Hinrich, per acquisire un buon giocatore già  a stagione in corso?

Per i Bulls, intanto, ci sono in calendario 4 gare casalinghe consecutive: dopo i Lakers, nell'ordine New York, Atlanta e Sacramento.

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