Jennings è la nuova stella ma Bogut sta vivendo la sua miglior stagione della carriera
Il sommerso NBA è ricco di giocatori di talento che non trovano spazio perché non sono inseriti in un sistema che ne valorizzi le caratteristiche o più semplicemente perché non hanno la fiducia dell'allenatore.
Leggendo il roster 2009/10 dei Milwaukee Bucks pochi avrebbero scommesso su un inizio così brillante. Secondo posto nella Division, play-off che non sono più un orizzonte proibito anche se siamo solo ad inizio stagione.
Tra i fattori che hanno contribuito ad un record che recita 9 vinte e 9 perse il contributo maggiore è da attribuire ai nuovi arrivati, senza dimenticare il lavoro di coach Skiles e l'aspetto non secondario di giocare nella Eastern Conference.
Partendo da quest'ultimo, senza minimizzare i risultati ottenuti dai Bucks, è innegabile che giocare nella Eastern Conference ha i suoi vantaggi.
Mediamente meno probante della Western, il calendario delle squadre della Eastern prevede molte partite contro squadre dal record perdente.
Il record finora ottenuto dai Bucks è sintomo di maturazione per una squadra che è giovane e futuribile e che ha fatto un grande passo in avanti rispetto alla passata stagione. Quando verranno le sfide con le big dell'Est o i viaggi ad Ovest il record scenderà e solo allora potremo valutare il potenziale della squadra anche in vista della post-season.
Villanueva a Detroit, Session a Minneapolis e Jefferson a San Antonio.
Queste le partenze illustri nell'estate 2009 che ha portato in cambio Bowen, poi ritiratosi, e Kurt Thomas dagli Spurs e Hakim Warrick dalla free-agency, ottimi giocatori di ruolo ma niente di più.
Dall'Europa sono arrivati due giocatori ancora giovani ma non alla prima esperienza NBA: Carlos Delfino di ritorno dalla Russia via Toronto e Ilyasova, scelto dagli stessi Bucks nel 2005 e di ritorno dopo una stagione al Barcellona. Per lui prima l'avventura americana si era arenata con poca fortuna tra D-League e una stagione NBA sotto le aspettative.
Dal Draft, via Roma, Brandon Jennings, oggetto misterioso che prima della sua esperienza italiana era pronosticato come prima scelta assoluta, caduto in disgrazia dopo le poco convincenti prestazioni in campionato e Eurolega.
Persi i tre migliori giocatori della stagione 2008/2009 la fortuna sembrava aver voltato le spalle a Skiles quando anche l'uomo franchigia, Micheal Redd, già infortunato per metà della passata stagione, ha subito un altro infortunio anche se d'entità minore.
Con una squadra da ricostruire e con il tuo giocatore di riferimento ai box il compito sembrava arduo. A disposizione una prima scelta che a Roma segna 5,5 punti a partita, un centro australiano prima scelta assoluta che non ha mai convinto del tutto, due giocatori di area FIBA rimandati alla loro prima esperienza NBA, un mercato dei free-agent che ha portato in dote un giocatore di secondo piano e tanti giocatori di ruolo già presenti nel roster.
Nelle sue precedenti esperienze come head-coach a Phoenix e Chicago Skiles ha ottenuto ottimi risultati, impostando la sua filosofia di gioco sulla difesa, senza aver timore di far giocare i giovani. In entrambi i casi il rapporto tra squadra e allenatore si è deteriorato nell'arco di un paio di stagioni, causa forse il carattere non facile di Skiles, poco propenso al dialogo e molto esigente.
Si dice infatti che il suo play-book sia per dimensione paragonabile a quello di una squadra NFL, ricco di svariate opzioni per ogni schema. A Milwaukee ha trovato una dimensione ideale per lui, senza vere super-star da gestire, impostando un sistema di gioco che coinvolga tutti i giocatori.
Delfino e Ilyasova partono in quintetto con Jennings, Bell e Bogut, anche se il minutaggio è ben distribuito con Ridnour, Warrick, Thomas e Gadzuric. L'infortunio di Redd ha facilitato la strutturazione della squadra. Ora sarà importante integrare lo stesso Redd, miglior marcatore della squadra nelle ultime stagioni, senza distruggere gli equilibri che si sono creati.
Nota positiva è la maturazione di Bogut.
Il centro australiano, autore di una stagione da doppia-doppia di media, ha iniziato quest'annata aumentando i punti segnati del 30%, passando da 12 a 16 di media a partita. Dato sorprendente è quello che vede i Bucks come una delle migliori squadre a rimbalzo dell'intera Lega. Oltre ai specialisti come Bogut e Warrick è tutta la squadra che ha propensione al rimbalzo come indicano i quasi 5 rimbalzi di media di Jennings.
Con quattro giocatori in doppia cifra di media, oltre ai già citati Jennings e Bogut anche Warrick e Ilyasova e con Delfino non molto distante, l'attacco dei Bucks è uno dei più equilibrati della Lega. L'addio di Villanueva e Jefferson ha dato molto più spazio in attacco a tutti gli altri giocatori. Spesso i Bucks sono schierati con un solo uomo d'area, Bogut, e quattro perimetrali, infatti Ilyasova per caratteristiche fisiche e atletiche è da considerare più una SF in ottiCa NBA, ma nelle ultime partite è entrato in quintetto partendo da PF con Delfino, Bell e Jennings come guardie.
Solo con l'entrata di Hakim Warrick si passa ad una struttura con due lunghi. Bogut risente positivamente di questa situazione con più palloni da giocare senza l'ingombrante presenza di Villanueva e con più spazio in area per le sue finalizzazioni.
Attendendo la guarigione completa di Redd Skiles ha affidato le chiavi dell'attacco a Brandon Jennings.
Spiegare cosa sia successo in solo quattro mesi capace di causare una metamorfosi come quella dell'ex Lottomatica non è facile ma alcune spiegazioni anche tecniche si possono dare. In una squadra che viene da stagioni deficitarie e in ricostruzione puntare sui giovani è la scelta più logica, aspettarsi la leadership che ha mostrato sin da subito invece non è così immediato.
Da un punto di vista tecnico le regole difensive NBA che obbligano a rimane nelle vicinanze del giocatore su cui si difende e le dimensioni dell'area maggiori rispetto a quelle europee hanno facilitato il gioco di Jennings.
In situazioni di pick-and-roll spesso il difensore di Jennings, come d'abitudine nella NBA, preferisce seguire il palleggiatore sopra il blocco e il difensore del bloccante rimane di regola a presidiare l'area per sfavorire la penetrazione.
Gli aiuti sono più difficili da portare sia per la distanza da percorrere sia per non causare l'infrazione dei tre secondi difensivi. Jennings in pochissimo tempo ha imparato a leggere queste situazioni e si affida molto al suo arresto e tiro. Meno di un anno fa si trovava di fronte difese schiacciate in area che gli toglievano la possibilità di penetrazione e solo in campo aperto Brandon ha mostrato tutto il suo potenziale.
Il ritorno negli USA ha riportato il ragazzo in un ambiente famigliare e completamente diverso da quello italiano. L'effetto psicologico non è secondario e l'autostima cresciuta in quest'inizio di stagione ha un'influenza diretta sulle sue prestazioni. Il tiro da tre ne è un esempio, a Roma tirava poco e male, ora è molto più continuo.
Ora il prossimo passo è inserire Micheal Redd nel modo più indolore possibile, tenendo conto che sia lui che Jennings sono due giocatori a cui piace avere la palla per creare gioco.
Sfruttare l'abilità di Jennings nel pick-and-roll per poter liberare Redd sui raddoppi può essere la strada giusta.
Per avvicinarsi ai livelli della squadra di Ray Allen e Glen Robinson che arrivò fino alla finale di Conference ad inizio millenio la strada è lunga ma già quest'anno continuando come hanno iniziato i Bucks possono puntare ai play-off sapendo che il futuro è dalla loro parte.