The Answer is back

Guess who's back!?

Era il 6 dicembre 2006 quando Allen Iverson giocò quella che si pensava essere la sua ultima partita in carriera con la maglia dei Philadelphia 76ers, la franchigia che dieci anni prima lo aveva draftato, fatto crescere, coccolato e poi abbandonato.

Quei Sixers dopo aver vinto le prime tre gare stagionali persero dodici delle successive quattordici e con un Iverson con il morale sotto la suola delle scarpe decisero che era meglio voltare pagina. E così lo misero su un aereo, direzione Denver, Colorado.

Un anno e mezzo più tardi…

Siamo al 19 marzo 2008 e al Wachovia Center di Philadelphia arrivano i Denver Nuggets di Carmelo Anthony e Marcus Camby, ma soprattutto di Allen Iverson.

È la prima volta che il ragazzo di Hampton, Virginia torna nella città  dell'amore fraterno, e questa volta lo fa da avversario. Quel pubblico (“Nastiest in America,” ci suggeriscono dalla regia, “Il più cattivo d'America”) che aveva fischiato il figliol prodigo Kobe Bryant durante un'All Star Game e che era addirittura riuscito a riempire di “booo” Santa Claus durante uno dei soliti mini-spettacoli nell'ìntervallo di una partita riserva un trattamento tutto speciale al “suo ragazzo” (“That's my boy,” come citava il cartellone della mamma di Allen, sempre presente nei suoi primi anni nella Lega).

Durante la presentazione dei giocatori avversari le luci si spengono (cosa che assolutamente non succede mai) e lo speaker grida il suo nome, il pubblico va in visibilio e Iverson, con uno sguardo un pò commosso, saluta, ringrazia e batte il pugno sul petto (clicca qui per vedere il video).

Un anno e mezzo più tardi…

È il 28 novembre 2009 quando Stephen A. Smith (famoso giornalista NBA, cresciuto proprio a Philadelphia) attraverso il sito di FOXSports comunica al mondo intero che il Front Office dei Sixers è in contatto con l'entourage del giocatore.

I 76ers sono allo sbaraglio, hanno iniziato la stagione con 5 vittorie e 11 sconfitte e come se non bastasse hanno perso per diversi mesi Lou Williams, giocatore fondamentale nei piani del coach Eddie Jordan in quanto unica guardia capace di creare qualcosa dal palleggio, sia per sè stesso che per i compagni. Iverson invece ha da qualche giorno annunciato il proprio ritiro dopo che la parentesi con Memphis si è chiusa praticamente ancor prima di cominciare.

Qualche giorno più tardi, tra una smentita e l'altra (come spesso succede in questi casi, di qualsiasi sport si tratti), arriva la notizia che il GM Ed Stefanski ha messo sul tavolo un'offerta: contratto annuale, non-garantito, al minimo salariale per i veterani (che equivale a $1.3 milioni). Il “non-garantito” sta a significare che la squadra può terminare il contratto entro il 10 gennaio senza nessuna penalità , dopo quella data invece il contratto diventa automaticamente garantito.

Poche ore dopo arriva la conferma: Allen Iverson ha accettato il contratto ed è a tutti gli effetti un giocatore dei Philadelphia 76ers. Di nuovo.

Ci sono molte domande che tutto il mondo-NBA si sta chiedendo.
È una buona mossa da parte dei Sixers?
Hanno fatto bene a riportare Iverson all'interno di questo gruppo?
Come verrà  utilizzato? Partirà  in quintetto? Non partirà  in quintetto?
Andranno ai Playoffs con il suo aiuto?
Rimarrà  un solo anno? Due?

Ovviamente non possiamo dare una risposto a tutto ma proviamo a ragionare su quello che ha portato la dirigenza a fare questa scelta e sui pro e contro che il suo arriv… pardon, ritorno, può portare.

Diciamo subito che da parte della franchigia una mossa del genere ha senso sotto molteplici aspetti.

Quello prettamente cestistico: la squadra ha uno dei peggiori record dell'NBA, non ha un vero leader e manca di una prima vera opzione offensiva.
Come già  accennato ha appena perso Lou Williams (personalmente credo che se egli non si fosse infortunato non starei scrivendo questo articolo), che per certi versi era il giocatore più importante e decisivo di tutti. Inoltre i contratti mastodontici di Brand e Iguodala indicano che la strada della ricostruzione più completa è ancora lontana. Iverson era palesemente la miglior opzione disponibile tra i Free Agents se non si voleva buttare definitivamente la stagione.

Anche l'aspetto commerciale e pubblicitario non è da sottovalutare, anzi qualcuno crede che sia stato proprio il fattore decisivo a convincere Ed Snider (l'owner della squadra) a tornare sui suoi passi e riprendere Iverson, con cui negli anni ha sempre avuto un rapporto burrascoso…
Al momento i Sixers detengono il poco piacevole record di essere, in coabitazione con i Grizzlies, la squadra con meno pubblico al palazzo (poco meno di 12mila spettatori in media, con meno del 60% di capienza riempita) e più in generale l'interesse in città  è da qualche anno ai minimi storici (come appunto la vendita di tickets, abbonamenti e merchandise vario che è andata sempre in calo da quando lo stesso Iverson se ne andò). Se c'era quindi un modo di ricreare una sorta di interesse attorno al movimento e cercare di vendere qualche biglietto in più non si poteva far altro che bussare a casa del “3”.

In campo Iverson avrà  il ruolo che ha sempre avuto, magari con qualche limitazione all'interno della Princeton Offense (o quel genere di attacco che giocano i Sixers che prende il nome di Princeton Offense, sperando che Pete Carrill non stia guardando…), ma tornerà  ad avere i suoi tiri ed il suo spazio che ha sempre avuto.

Starà  a lui dimostrare di essere ancora in grado di giocare e segnare con continuità  (anche se comunque dubito che lo vedremo in campo per 44/45 minuti come eravamo abiutati a fare). Partirà  certamente in quintetto, nel backcourt formata da lui e Andre Iguodala (con Young da ala piccola e la coppia Brand / Dalember sotto canestro), che dal suo arrivo potrebbe trarre i maggiori benefici.
Con meno pressione sulle spalle e meno attenzioni dalle difese avversarie il prodotto di Arizona potrebbe tornare ad essere il secondo violino della squadra, cosa per cui al momento è decisamente più portato a fare rispetto ad esserne la prima opzione offensiva.

L'unico problema sotto questo punto di vista potrebbe sorgere quando, fra un paio di mesi, tornerà  Williams. Si potrebbe pensare di giocare con un quintetto piccolo (Williams, Iverson, Iguodala con Young da PF e Dalembert o Brand in mezzo) oppure di riportare Lou al ruolo di sesto uomo, ma a questo ci penseremo a tempo debito.

In conclusione io credo che questa sia stata una buona mossa da entrambe le parti, comunque la si voglia leggere. Potrebbe anche non funzionare, difficilmente Philadelphia arriverà  ai Playoffs o comunque potrà  fare strada vista anche la concorrenza della Conference, ma è un rischio che a questo punto doveva essere preso.

In una conversazione con Stephen A. Smith una persona all'interno della franchigia ha commentato dicendo: “Guardiamo in faccia la realtà . Al momento siamo molto, molto noiosi. Non abbiamo assolutamente nulla da perdere nel riprendere Iverson. Nulla.”

Direi che questo tizio, rimasto anonimo, ha centrato pienamente il punto, i Sixers non hanno niente da perdere. Il ritorno della jersey #3 sul campo è previsto per la partita di lunedì sera, che il destino vuole sia proprio contro quei Denver Nuggets che Iverson raggiunse tre anni fa.

“From Georgetown University, starting at guard, number 3… ALLEN IVERSON!”

La sola idea di risentire queste parole uscire dal microfono dello speaker del Wachovia Center mette i brividi. È tornato, allacciate le cinture, si riparte.

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