Ave a Brandon e Johan

Brandon Webb e Johan Santana hanno meritato il Cy Young Award 2006.

Non vi venga in mente di tirare fuori la parola choker: non per uno che ogni anno, down the stretch, nasconde la palla agli avversari (come se fosse facile capirci qualcosa durante il resto dell'estate!).
Il Cy Young Award è assegnato sulle prestazioni della regular season e Johan Santana se lo è aggiudicato con un'inarrestabile cavalcata.
La sconfitta, nell'unica apparizione in post-season, è avvenuta nonostante una prestazione maiuscola. Andate a spulciarvi, negli archivi di MLB.com, gli strikeout messi a segno in quella sfortunata uscita; nei movimenti e negli sguardi delle vittime leggerete un solo messaggio: “Non ci ho capito nulla”.
Il tutto ai danni di un lineup, quello di Oakland, costruito sulla capacità  di leggere i lanci.
Il leadoff degli A's, Jason Kendall, l'uomo che, per lo slot che occupa, deve essere il migliore nell'arte appena menzionata, ha aperto l'incontro andando strikeout. La sua mazza, nell'ultimo abbozzo di swing, è finita dalle parti di Punto in terza base.
Questa è la foto del dominio di Johan Santana nel 2006; le statistiche, con la tripla corona e quant'altro, andatevele a leggere dove vi pare.
Curiosamente, l'evento che ha sancito l'irraggiungibilità  del Venezuelano nella corsa al trofeo di miglior lanciatore, ha segnato anche il crollo di metà  delle speranze, per i suoi Twins, di vincere “The Big Thing”. L'unico che poteva contendergli qualche statistica della Crown e, probabilmente, anche il premio, ce l'aveva in casa: lo sfortunato rookie Francisco Liriano, i cui talenti potremo tornare ad apprezzare solo nel 2008.

Dunque, per l'American League, nessuna suspense al momento della proclamazione: c'era solo da vedere se Johan fosse diventato il quinto a ripetere l'impresa di ottenere l'unanimità  (prima di lui Sandy Koufax, Roger Clemens, Greg Maddux e Pedro Martinez).
Così è stato, e Chien Ming Wang ha battuto, sul filo dei voti, Roy Halladay per la piazza d'onore.

Per la National, invece, prima di conoscere i risultati del ballottaggio, c'erano tre o quattro possibili candidati.
Brandon Webb, consacratosi quest'anno nell'elite dei grandi partenti, a cui dedicammo, nei primi mesi della stagione, attenzione particolare.
Chris Carpenter e Roy Oswalt, favoriti prima ancora dell'Opening Day, e giunti ad accumulare numeri di tutto rispetto con percorsi differenti.
Infine, dato che non solo i partenti hanno diritto a contendersi il Cy Young Award, Billy Wagner, affidabilissimo closer dei New York Mets.
E proprio un closer ha rischiato il colpaccio; non Wagner, ma Trevor Hoffman dei Padres, autore sì di una buona stagione, ma che nel caso sarebbe stato premiato “alla carriera” per aver stabilito il nuovo record-vita di salvezze.

Alla fine è stato incoronato Webb, con 15 schede indicanti il suo nome per primo e 103 punti totali; sul podio Hoffman (77 punti) e Carpenter (63) che, a mio modesto avviso, non fosse stato il regnante, avrebbe ricevuto qualche preferenza in più (lo stesso Webb si è detto meravigliato dei pochi fogli in cui The Carp è stato segnalato per primo).

Ogni premio associato a votazioni porta con sé una quantità  variabile di dissenso; chi sceglie ogni anno l'erede di Cy Young si giova di maggior supporto delle statistiche rispetto, ad esempio, a chi dipinge d'oro i guanti di nove giocatori per lega: questo fa sì che i margini di errore siano notevolmente ridotti.
Che numeri hanno guardato i giornalisti prima di segnare le preferenze sulla propria scheda?
Secondo la formula predittiva di Bill James, che abbiamo utilizzato nell'arco della stagione per seguire l'evolvere della corsa al trofeo, più o meno quanto segue.
Record di vittorie e sconfitte (e salvezze per i closer);
ERA;
strikeout;
shutout (che ormai si contano sulle dita);
vittoria, per la squadra, della division.
Ovvio che, tranne la terza voce (e la seconda in parte), un lanciatore non possa essere artefice solitario di queste componenti.

Santana è comunque una scelta inappellabile. La squadra alle sue spalle era decente, ma una buona fetta di playoff l'ha conquistata lui, specie a seguito della defezione di Liriano.
Difficile essere contrari anche all'incoronazione di Webb (il Cy con meno vittorie della storia), meno dominante del collega, comunque autore di una splendida annata.

Ora, però, andremo a cercare i lanciatori che, pur interpreti di una stagione eccellente, sono passati più o meno inosservati al radar dei votanti. Il motivo dell'assenza di luci della ribalta, per questi, è da ricercare verosimilmente nell'incapacità  del cast di supporto, o in semplice sfortuna.

National League

Roy Oswalt è stato segnato in 13 schede, 3 volte come primo e 3 come secondo.
Ha avuto una vittoria in meno di Webb, ma un'ERA inferiore a 3.00; il suo rapporto K/BB è abbondantemente oltre 4 e dei soli 1.17 corridori messi in base ogni inning, il 78% non ha completato il giro delle basi; nelle 7 sconfitte, solo due volte ha concesso più di tre punti.

Il mancato allungamento della striscia di titoli divisionali dei Braves non è imputabile a John Smoltz: l'ex partente, ex closer e nuovamente partente ha vinto 16 partite, con poco meno di uno strikeout a ripresa; per lui un solo voto.

Totalmente estranea ai pensieri dell'elettorato, vi segnalo la stagione di Aaron Harang, altro 16-game winner nelle fila dei non impeccabili Reds, la cui difesa ha convertito in eliminazioni meno del 70% delle palle in gioco da lui concesse.

American League

Durante un Tour de France, Adriano De Zan chiese a Davide Cassani quale soluzione potessero adottare gli avversari di Lance Armstrong per rimettere in discussione il destino di quell'edizione della Grand Boucle; il commentatore, candidamente, espose l'unica possibilità : “prendere un fucile e sparargli”.
Per parlare di altri candidabili all'Award in American League dobbiamo, per un attimo, ammettere l'attuabilità  di una simile criminale strategia.

Wang e Verlander, forse, non sono nemmeno stati i migliori delle rispettive squadre.
Mike Mussina ha un rapporto K/BB che sfiora quota 5, terzo assoluto nella lega; Jeremy Bonderman ha messo a segno 8.5 K ogni 9 riprese, ma la media a cui la sua difesa ha convertito in out le battute da lui concesse è stata di .035 peggiore di quanto le Tigri abbiano fatto per il suo compagno Rookie of the Year.

Curt Schilling, nel rapporto strikeout-basi ball è stato persino migliore di Santana (6.54), ma ha ricevuto supporto analogo a quello di Bonderman, con l'attenuante, per i suoi Sox, che non ci si può arrampicare sul Green Monster.

I Rilievi

Non solo i partenti sono candidabili alla vittoria del premio; dunque menzioniamo anche i migliori uomini del bullpen.
In American League sono stati pressoché infallibili Joe Nathan, Jonathan Papelbon e B.J. Ryan: i tre, oltre a comportarsi bene nelle statistiche standard (ERA e Saves), hanno compilato i numeri migliori nelle voci “depurate” da effetti esterni, quali la FIP.
In National la coincidenza tra voci tradizionali e “sabermetrics” è venuta meno, pertanto il dimenticato Bob Wickman (autore di una seconda parte di stagione eccellente coi Braves) merita onore almeno quanto Wagner e Hoffman.
Peraltro, con l'aumento della specializzazione del bullpen, non vanno tralasciati nemmento i setup-men, quali Chad Bradford per il primo e Cla Meredith per il secondo, che non si iscrivono sul registro accumulando salvezze, ma svolgono compiti fondamentali.

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