Spurs: i soliti alti e bassi

Richard Jefferson non si è ancora adattato perfettamente al 'sistema Spurs'…

A San Antonio, il film è sempre il solito. La sceneggiatura è quella di ogni anno.
Crisi, fine della corsa, carta d'identità  del roster troppo consumata, Duncan in fase discendente. Sono alcune delle espressioni che circondano come un rituale, l'attività  degli Spurs in questo periodo della stagione.

Realtà  e speculazione

L'inizio degli Spurs non è stato uno dei più incoraggianti e la statistica più semplice ed efficace (W-L) rafforza questa tesi con la peggior partenza (4-6) dopo 10 gare, da quando Tim Duncan veste la maglia nero-argento. Mai sotto il 50%, con un record complessivo di 82-38 nelle prime 10 gare dei 12 campionati prese in considerazione.

Insomma una partenza lenta che non rapprensenta un allarme per Popovich, soprattutto in questa stagione dove le profonde ed indispensabili mutazioni del roster esigono gioco-forza, di un periodo più o meno lungo di ristrutturazione di un sistema che per essere efficiente al 100% ha bisogno di certezze e di ingranaggi ben oleati.

Le premesse tradotte nelle tante parole della pre-season, erano di gran lunga migliori rispetto alle quelle delle due stagioni passate. Ai blocchi di partenza: un roster profondissimo, un Duncan tirato a lucido dopo un'estate passata a nuotare nella vasca di Saint Croix ed un Ginobili, che seppur di ritorno dall'operazione alla malmessa caviglia, era reduce da off season realmente off. Le premesse però sono tali per essere prontamente smentite con un infermeria prestissimo presa d'assalto dai "Big 3".

Nel momento in cui scriviamo, San Antonio ha giocato 15 gare e il trio su cui si basano sicurezze e aspettative di tutta la franchigia ha già  saltato un totale di 11 partite. Con tutta la pazienza di Popovich costretto, anche per le sue illuminati ma a volte cervellotiche rotazioni, a cambiare quintetto ad ogni partita.

Gli infortuni ed un scarso approccio sia difensivo che offensivo sono state le chiavi di questo opaco avvio di stagione, smacchiato un po' dalla serie, ancora aperta, di 5 vittorie consecutive (rendendo grazie ad un calendario non impossibile) che hanno visto la crescita di tutto il collettivo e il ritorno verso una discreta condizione di Tony Parker, l'unico dei 3 che ha vissuto una estate di vera full-immersion cestistica.

Certezze poche, infortuni tanti ed un lento inserimento dell'elemento chiave di questo stagione che risponde al nome di Richard Jefferson.

Assoli di un potenziale corista

L'impatto di Richard Jefferson, vero sacrificio estivo della dirigenza texana, è stato subito (e giustamente) messo sul vetrino del microscopio di Popovich. Tecnicamente RJ è l'ala piccola che per anni i San Antonio Spurs hanno cercato di mette sotto contratto, per dare spazio ad una svolta offensiva visto la preventivabile usura di Bruce Bowen, incapace dopo anni di straordinario servizio, di fare la differenza difensivamente.

Richard Jefferson, al pari di un Rasheed Wallace, era la risposta a tutto questo.
Convertire una grossa acquisizione in un sistema cosi maniacale e rigido come quello che da anni porta sulla cresta dell'onda coach Popovich, è tutta un'altra storia, per certi versi, una questione più complicata del previsto.

Le sue cifre parlano più chiaro delle sue ondeggianti prestazioni: 14 punti di media in 32' con picchi di 26 e 29 punti in due partite (vinte) nelle quali si è preso la squadra in mano tirando ben 39 volte. La spiegazione è semplice: le assenze di Duncan e Parker.

Jefferson è stato nelle 8 stagioni precedenti soprattutto "questo" tipo di giocatore. Palla in mano, destino nei suoi tiri e tanta propensione ad essere il protagonista delle vittorie e delle sconfitte della sua squadra. La finale con i Nets nel 2003, proprio contro San Antonio e di seguito tante stagioni a ventelleggiare come se fosse la cosa più semplice del mondo.

Popovich in realtà  ha in mente un altro vestito da far indossare a Jefferson. Più uomo squadra, meno solista con la responsabilità  di salire difensivamente di livello più di quando abbia dimostrato in queste 15 partite.

Dal rientro di Parker, la media realizzativa di RJ è scesa sensibilmente (10.8 ppg) con le ultime due gare dove l'ex Bucks non ha raggiunto neanche la doppia cifra, tirando 4/14 dal campo ma giocando sempre più di 30 minuti.

Non necessariamente un problema per Popovich, impegnato a tenere sempre in vista il cartello "lavori in corso". Soprattutto a livello di integrazione nel sistema.

La difesa su Nowitzki

Le sfide contro i Dallas Mavericks, anche in un contesto come quello della regular season, regalano sempre qualche emozione e qualche approfondimento in più. Nel primo mese agonistico, le due rivali si sono affrontante ben due volte con una vittoria casalinga a testa.

Significativa quella dell'AT&T Center, non solo perché era la prima dal sonante 4-1 Mavericks del primo turno di playoff dello scorso anno, ma soprattutto per testare da subito, la nuova arma difensiva da usare contro lo spauracchio Dirk Nowitzki.

Non è un segreto che la maggior parte delle vittorie di Dallas in questi anni di straordinarie sfide, provenga dalla classe del tedesco e soprattutto da una cronica ed evidente difficoltà  nel trovare una contromossa efficace per fermarlo.

Nella sfida vinta dagli Spurs, con le assenze di Duncan e Parker, la difesa di Antonio McDyess è stata a tratti principesca. Il tedesco ha chiuso il match con 9/27 dal campo, con l'ex Pistons che ha fermato/sporcato 7 volte su 9 le variegate soluzioni offensive di Nowitzki, anche con 2 recuperi consecutivi. E' una soluzione nuova che tornerà  utile in primavera se le due squadre dovessero trovarsi ancora una volta di fronte quando per restare in vinta bisogna vincerne almeno 4.

Una settimana dopo, tutte le buone indicazioni pescate dal match dell'Alamo, compreso un discreto lavoro di Bonner, sono state spazzate via da un uragano d'onnipotenza tecnica di Nowitzki che si è divertito a fare la parte dell'eroe trascinando con 41 punti la squadra all'overtime, dominando anche i 5 minuti aggiuntivi con una serie di canestri tecnicamente indifendibili.

Non è quindi bastato per i San Antonio Spurs aver bloccato per la 2a volta consecutiva Dallas al di sotto del 40% dal campo (quella reale del 41.5%). Percentuali che tipicamente portano gli Spurs a centrare una vittoria.

Qui, neanche le migliori intenzioni di McDyess (5/11 contro Dirk nel 2° match) hanno potuto impensierire il tedesco che ha tentato 28 tiri da 2 ed uno solo da 3. Altra tendenza di una certa versatilità  che mette, ancora oggi, in crisi ogni progetto difensivo di Popovich che continua ad avere più paura dei tiratori da 3, liberi in caso di raddopio su Nowtizki, che dell'1vs1 dello stesso.

Il veterano ed il rookie

35 primavere nello scorso mese di Settembre. Un controsenso letterale e temporale che però ci fa capire dove Antonio McDyess prenda tutta l'esperienza che ogni volta fa trasudare su un campo da basket.

Anche a parole: "Sono consapevole di come opera la squadra, con il solo guardarla da avversario in tutti questi anni. Hanno sempre avuto questa tipo di partenza, soprattutto a livello di gioco. Ma, alla fine, hanno sempre chiuso la stagione con uno dei migliori record della lega. Popovich non hai mai provato a vincere un campionato nella prima metà  della stagione."

Il suo impatto, a differenza di quello un po' difficile di RJ, è stato da subito positivo. Sia a livello difensivo che a livello di coinvolgimento nell'altra metà  campo dove la connection tecnica con Parker è già  di alto livello. Il franco-belga si fida ciecamente delle qualità  di tiratore di McDyess che ha dalle 3 alle 5 possibilità  in ogni match di tirare fuori dal cappello il suo gioco migliore, il tiro dalla media distanza.

Dal punto di vista realizzato, sono sole 3 le doppie cifre in 14 partite disputate ma la presenza e la coesistenza con Duncan dentro il pitturato è l'ennesima opzione in più che ha Popovich che può alternare l'ex Pistons con il centro atipico Bonner.

Chi invece non ha avuto bisogno neanche di adattarsi è quello scherzo della natura che si cela nel corpo di DuJuan Lamont Blair, rimpianto di molte franchigie che hanno dato credito alla scarsa affidabilità  dal punto di vista fisico.

La storia è arcinota. Il nativo di Pittsbrugh, scelto alla numero 37 dagli Spurs, ha avuto molta sfortuna nei suoi brillanti anni alla Schenley High School dove ha riportato la rottura e l'asportazione (e non la ricostruzione) di entrambi i legamenti crociati.

Ciò non ha impedito a Blair di continuare con il basket e dopo due buone stagioni con l'università  di Pittsburgh si è dichiarato al draft con buone possibilità  di finire tra i primi 10, ma le voci di una carente sicurezza a livello fisico lo ha fatto scendere addirittura al 2° giro, per essere poi preso dagli Sprus, che di seconde scelte han fatto la propria fortuna.

L'esordio in maglia nero-argento è stato stupefacente con la ciliegina sulla torta della doppia doppia in soli 23' con 7/10 dal campo e 3 assist nella vittoria casalinga contro gli Hornets. Popovich nei 15 minuti che gli riserva a partita, riceve a livello di energia, rimbalzi e attività  difensiva, un apporto che nessun giocatore in casa Spurs è in grado di dare in poco tempo ed in quel minutaggio. A testimoniarlo è il primo posto nella lega nella classifica dei rimbalzi per 48 minuti (18.1 rpg) davanti a colossi come Howard, Duncan e Bosh.

Considerando l'addizione di Ratfill, il reparto lunghi è sensibilmente migliorato per opzioni e profondità . Una rotazione più ampia che può dare una frequenza più dilatata al respiro di Tim Duncan in regular season.

Note & Stats a margine

Tutta l'attenzione dello staff di Popovich è rivolto a Roger Mason Jr. protagonista di uno scialbo avvio di stagione che ha fatto scendere cosi tanto le sue quotazioni, da suggerire l'ipotesi di un probabile taglio prima di Natale.

Queste le sue cifre nelle prime 9 gare: 18' di media con 4 punti e 13/16 dal campo, ovvero il 28% con il punto più basso nella sconfitta casalinga contro i Thunder dove l'ex Virginia è stato seduto in panchina per 44 minuti.

Successivamente la disgrazia è finita, anche grazie all'infortunio di Ginobili che ha aperto spazio e responsabilità  ampiamente prese e ripagate nelle ultime 6 gare chiuse a 11 punti di media con il 52% dal campo ed il mirino riaggiustato dall'arco (9/19). Out per un infortunio muscolare nell'ultima vittoria contro i Sixers, il rischio di cessione si è comunque allontanato, anche se con Popovich è difficile dormire sonni tranquilli.

Sale di livello, George Hill che è chiamato ad una stagione da sophomore come 1° cambio di Tony Parker, sostituito per 4 partite in quintetto con discrete cifre e buona personalità  (33' con 16.5 ppg). Ci sono ancora delle riserve sul ruolo che è destinato a svolgere nel sistema.

Non è un play puro ed i soli 31 assist in 15 partite (3.8 per 48 minuti) sono più di una prova. Non è una guardia pura visto il modesto 13/33 da 3 e il 40% reale con il jumper, utilizzato nel 64% delle sue soluzioni offensive.

Matt Bonner potrebbe anche ambire alla gara da 3 punti dell'All Star Game di Dallas per la facilità  di infilare triple. Ma in questo scorcio di stagione è apparso, tra le altre cose, più integrato nel sistema (e con Duncan), più forte a rimbalzo e un degno difensore di squadra (un po' meno individualmente).

Il minutaggio è ondivago, a seconda della frontline degli avversari e delle scelte di Popovich di giocare con due lunghi. Si passa dai 34 minuti contro i Raptors (Bosh+Bargnani) agli 11 contro i Jazz (Millsap+Boozer). Dall'arco vive un momento irreale, con 17/25 da 3 nelle ultime 7 e con il 70% (93/134) dei suoi punti che provengono da dietro la linea dei 3 punti.

Next 5

Dopo la fresca vittoria contro i Sixers, qualche giorno di riposo fino a giovedi quando in Texas sbarcheranno i Celtics di Garnett, Pierce e Allen. 48 ore dopo sarà  la volta di Carmelo Anthony con i suoi Nuggets, prima di volare a Salt Lake City per evitare un fulmineo 0-3 in stagione contro gli Utah Jazz.

Si gioca sempre ogni 2 giorni nelle prossime 5 gare, chiuse con le gare interne contro i sorprendenti Kings (già  battuti il 31 ottobre) e i Bobcats dell'ex Stephen Jackson.

Appuntamento alla prossima settimana!

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