Una vita turbolenta è costata a Gooden un sicuro posto nella Hall of Fame.
Questa non è una storia a lieto fine. Questa, non è quel tipo di novella che si racconta ai bambini quando prendono in mano la loro prima palla.
Questa, è la storia di un ragazzo di 19 anni. Un ragazzo nel posto giusto al momento giusto, o forse, nel posto giusto al momento sbagliato.
Un ragazzo mandato a far luce nella New York della metà degli anni ottanta. Città buia quella New York, dove si ha persino paura di uscire la sera per andare a vedere la partita dei Mets o recarsi nel Bronx, allo Yankee Stadium.
Questa è una storia. Una storia dimenticata.
Questa è la storia di Dwight Gooden.
Lanciatore partente, è la quinta scelta assoluta dei Mets nel draft 1982. Inizia la carriera nelle Minors della Carolina League, lanciando in classe A per i Lynchburg Hillcats. Da lì il passo per la Major League sarà breve, nel 1983 chiude primo nella classifica per vittorie, ERA e Strikeouts, mettendo K 300 battitori in 191 inning giocati.
Nel 1984 è tempo di spring training e Dwight Gooden ha passato già troppo tempo in classe A.
Il 7 aprile i Mets sono a Houston, ed è la serata ideale per il suo debutto.
La partita indoor è scelta apposta per evitare che le possibili intemperie rovinino il gioiellino di New York. Quel giorno con 5 IP e 1 ER a soli 19 anni diventerà il più giovane lanciatore della National League a guadagnare la vittoria.
Fu la prima delle 17 vittorie del 1984, in un anno ricco di avvenimenti per il nuovo asso dei Mets.
Scelto per l'All Star Game è il più giovane giocatore a parteciparvi e al suo ingresso al quinto inning, elimina 3 battitori di fila per strikeout.
Settembre 1984 lo vede protagonista, in soli 10 giorni rompe il record di strikeouts per un rookie stabilito nel 1911 da Grover Alexander, ed eguaglia il record di 32 SO combinati in due partite consecutive. Per lui è la quinta partenza consecutiva con più di 10 SO.
A fine stagione 17 vittorie, 9 sconfitte, 2.60 ERA e 276 SO in 218 IP, gli valgono il soprannome di Doctor K e il premio di Rookie of the Year. Il più giovane nella storia a cogliere l'obiettivo.
Seguiranno un 1985 da CY Young con 24 vittorie e 4 sconfitte, 1.53 ERA, 268 SO e 16 Complete Games di cui 8 Shutouts.
Nel 1986 guiderà i Mets alla post season, non più strikeouts machine, chiude la stagione con 200 SO in 250 IP. Nonostante ottime prestazioni non otterrà nessuna vittoria nella post season, ma i Mets vinceranno lo stesso le World Series.
Fermiamoci qui per ora. Questa, l'abbiamo detto all'inizio, è una storia triste, piena di retroscena.
Questa, è una storia ambientata in una New York squallida, buia e divoratrice.
In quegli anni, i "go-go 80's", i Mets portano con se la reputazione di divertirsi anche fuori dal campo.
Droga, Alcool, donne e soldi sono alla base dei loro festini e quel ragazzo di 19 anni, si perché è di lui che narra questa storia, fu trasformato dalla stella del diamante, ad un fenomeno di attrazione.
In un mattino di primavera del 1987 i giornali intitolano a grandi caratteri "GOODEN K'D BY COCAINE".
Doctor K questa volta si elimina da solo, risultato positivo alla cocaina, Gooden verrà riammesso solo a condizione che seguirà un programma di riabilitazione.
Torna in campo a stagione iniziata da due mesi, che finirà con 15 vittorie, 7 sconfitte, 3.21 ERA e 148 SO. Qualcosa è cambiato, Gooden stesso sceglierà dopo questa stagione di non essere chiamato più Doctor K, ma solamente Doc. Ormai non si sente più lo strikeout pitcher dominante di pochi anni prima.
Dal 1989 al 1994 continuerà ad essere al servizio dei Mets, qualche infortunio lo costringerà a qualche stop, ma tutto fa sembrare che Doc sia tornato ad essere un pitcher vincente.
Ma come un fulmine a ciel sereno, nel giugno del 1994, Dwight Gooden verrà sospeso 60 giorni per aver violato il programma di mantenimento della disintossicazione. Sospensione che sarà estesa a tutto il 1995, essendo risultato più volte positivo alla cocaina.
È la fine di questa storia, o forse no.
Nessuno più di Doc può riservarci un'altra sorpresa. Dopo più di un anno e mezzo, disintossicato, Gooden firmerà un contratto con i New York Yankees. Questa volta ad attenderlo c'è un ruolo nel bullpen, o forse no.
Il 27 aprile lo starting pitcher "CY Young 1994" David Cone manca la sua prima partita in nove anni. Un aneurisma alla spalla costringe Cone ad una operazione urgente. I giornali aprono in prima pagina con il titolo "Docs Find Cone Has Aneurysm" e "Doc replaces Cone".
Così salirà sul monte di lancio ancora una volta, e alla prima partenza lancerà 6 inning con 1 ER e 7 SO senza ottenere la vittoria, che il bullpen non riuscirà a mantenere.
Con quella partenza tutti i media tornano a parlare di lui e la frase "The Doc is Back" è la più detta e ascoltata in quel momento.
Niente più del destino potrà essere portatore degli avvenimenti che si susseguirono.
L'anno è il 1996, a New York è l'anno del detto coniato dal seconda base Mariano Duncan e dal rookie shortstop Derek Jeter. Quel detto recita : "We play today? We win Today! That's it!".
Il 14 maggio del 1996 sarà un giorno speciale, i New York Yankees ospitano i Seattle Mariners.
Quello dei Mariners è forse il lineup più potente di tutta la AL. I nomi sono quelli di Alex Rodriguez, Ken Griffey Junior, Jay Buhner, Edgar Martinez, ma ancora una volta sul monte di lancio c'è Doctor K o Doc come vuole farsi chiamare, quel giorno avrà poca importanza, quel giorno il suo nome sarà Dr. No.
Ma fermiamoci un attimo, prendiamo fiato.
Dwight Gooden la sera prima non sa se potrà lanciare. Il padre è ricoverato in ospedale a Tampa per un intervento al cuore e Doc non vuole mancare, ha già ottenuto il permesso per allontanarsi dalla squadra, quando il padre parlando al telefono lo convincerà a lanciare. Gli dirà semplicemente "lancia, stasera non faranno niente. Prenditi cura dei tuoi affari e dopo verrai qui".
Ora, però, è il momento della partita e Doc ritira tutti i giocatori effrontati per 8 lunghi inning concedendo solo 3 bases on balls. La partita è tesa, siamo sul 2-0 Yankees e il nono inning ha inizio.
Qualcosa sembra andare storto, Doc concede 2 bases on balls ed ha uomini in prima e seconda con un out. È il momento della verità , il pitching coach Mel Stottlemyre è costretto a fare una visita sul monte. Poche sono le parole che si scambiano, una pacca sulla spalla e lo stadio applaude, Doc è ancora lì.
È lì e fa capire subito a tutto il mondo del baseball che non ha intenzione di fermarsi a 2 out dalla storia. Il primo battitore che affronta dopo la visita del coach viene eliminato per strikeout. La folla è in delirio.
Ora è il momento della verità , è il sogno di ogni pitcher, essere ad un solo out dalla storia, ad un solo out da ciò che tutti i bambini sognano, il No-Hitter.
L'ultimo battitore è al piatto, Doc lancia e strike one, lo stadio è in trepidazione, arriva il secondo lancio, curva, e Paul Sorrento, batte un pop up in direzione del rookie shortstop Derek Jeter, la palla è alta, molto alta, sembra una eternità , ma Dwight già salta dalla felicità . E' l'ultimo out e il No-Hitter è storia.
Sarebbe il lieto fine ad una delle storie più turbolente, quelle storie fatte di emozioni altalenanti, di amore, odio e poi di nuovo amore, ma la realtà è crudele con il lettore.
Il mio arduo compito in questa storia non può fermarsi qui.
Questa storia, piena di retroscena è iniziata narrando così : “Questa, non è una storia a lieto fine”, ed ora a me spetta l'infame compito di scrivere l'epilogo.
Dopo gli Yankees, Gooden giocherà in altre tre squadre, ma la sua carriera è ormai in netto declino, lo era già sin dai tempi degli ultimi anni passati con i Mets, e nel 2001 si ritirerà dopo essere stato tagliato dagli Yankees durante lo spring training.
Sarà l'inizio di numerosi problemi di droga e alcool, che lo vedranno coinvolto in numerosi problemi legali. Molte sono le volte in cui verrà fermato dalla polizia in possesso di patente scaduta e molte le volte dove offrirà resistenza al pubblico ufficiale. Verrà più volte ripreso per aver violato le norme che gli proibiscono l'utilizzo di sostanze stupefacenti ed infine il 17 marzo 2006, a cinque anni dal suo ritiro, entrerà in prigione per scontare un anno, tramutato poi a sette mesi.
Due mesi dopo, scontando la sua pena Doc dichiarerà “Non posso tornare qui… preferisco essere ucciso che tornare qui…se non ricevo il messaggio questa volta, non accadrà mai più“.
Questa storia finisce qui, aggiungendo una frase di Mike Bauman che è su tutte l'epilogo perfetto:
“He was supposed to be a strikeout king for the ages. Instead, he became a cautionary tale about human frailty and the perils of instant stardom“.
“Doveva essere il re dello strikeout nei tempi. Invece, divenne un racconto cauzionale sulla fragilità umana e sui pericoli della rapida celibrità “
Dwight Gooden è uscito di prigione giovedi mattina, ma questa, speriamo, è un'altra storia.