Hornets, si chiude l’era-Scott

E questi chi sono? Jeff Bower, nuovo coach, e Darren Collison, il rookie point guard

Giovedì 12 novembre si è chiusa un'era a New Orleans: l'era di Byron Scott, che allenava gli Hornets da cinque stagioni, e che è stato licenziato dalla società . Nel corso di questi anni Scott è riuscito a fare un discreto lavoro, portando la sua squadra a giocare per traguardi importanti, con un miglioramento costante nel tempo.

L'anno scorso, però, la sua panchina iniziò a traballare. Nel 2007/2008 la squadra giocò un ottimo basket, e ottenne un record di 56 vittorie e 26 sconfitte che la portò a sfiorare il primo posto della Western Conference. La stella Chris Paul esplose definitivamente e rimase in corsa fino all'ultimo per il premio di MVP, poi vinto da Kobe Bryant, mentre l'allenatore portò a casa il riconoscimento di "Coach of the Year".

Nei play-off del 2008, gli Hornets superarono il primo turno battendo 4-1 i Dallas Mavericks e si arresero solo alla settima gara contro gli allora campioni in carica dei San Antonio Spurs. Logico che, dopo un'annata così entusiasmante, la dirigenza e il pubblico si aspettassero grandi risultati dalla squadra per il 2008-2009.

Questi grandi risultati, però, non sono arrivati. Gli infortuni che hanno colpito diversi elementi-chiave del roster, il fatto di essere molto Paul-dipendenti e il rafforzamento delle altre squadre presenti sulla costa Ovest sono solo alcuni dei fattori che hanno inciso negativamente sulla stagione dei "Calabroni".

La regular season si è conclusa con un record di 49-33, certo non da disprezzare ma pur sempre negativo, se consideriamo il peggioramento rispetto alla stagione precedente. Approdata ai play-off come testa di serie numero 7, New Orleans esce in 5 gare contro i Denver Nuggets, finendo per essere surclassata in gara-4 da uno scarto di 58 punti (121-63 il risultato).

E' la goccia che fa traboccare il vaso. A Scott si rimprovera di non avere il totale controllo della squadra, e di aver deluso le (altissime, c'è da dirlo) aspettative. Invece di lavorare su quei difetti che hanno portato i suoi ragazzi ad essere eliminati contro gli Spurs nel 2008, l'allenatore ha preferito continuare con le sue idee senza far arrivare i risultati sperati.

Nonostante questo, si decide di rinnovargli la fiducia anche per la stagione 2009/2010. E forse questo è stato un errore compiuto dalla dirigenza, che ha avuto paura di allontanare un allenatore giunto ormai al termine del suo ciclo.

Andando a vedere le prime 9 partite di quest'anno, gli Hornets sembrano dipendere ancora troppo da Chris Paul, senza avere grandi idee di gioco alternative. Il roster a disposizione è buono, anche se non al livello delle contender, ma ciò che colpisce di più è la mancanza di organizzazione della squadra.

Innanzitutto la fase difensiva è deficitaria, e forse è proprio qui che bisognerebbe fare qualche innesto importante. A parte Posey non ci sono grandi specialisti, e più che su un sistema strutturato si vive di giocate dei singoli (ad esempio, sulla rapidità  di Paul a tutto campo o sulla fisicità  di West ed Okafor sotto canestro, quest'ultima buona ma comunque non eccelsa).

In attacco la situazione è, se possibile, peggiore. Certo, una volta che hai come playmaker un talento di quel tipo cerchi di sfruttarlo al massimo, ma ormai la squadra si basa tutta su iniziative improvvisate. David West si era lamentato, nei giorni scorsi, del fatto che il sistema offensivo di coach Scott fosse "troppo rigido", ma in realtà  ci sembra che questo sistema preveda totale libertà  per Paul e che gli altri si adeguino alle sue scelte.

Il fatto è che non basta dire ai giocatori di fare quello che gli riesce meglio per ottenere risultati. Anzi, il compito dell'allenatore è quello di organizzare i giocatori stessi in modo tale che essi possano aiutarsi a vicenda per giocare nel modo a loro più congeniale.

Insomma, non basta dire a Stojakovic di piazzarsi sul perimetro e di aspettare che gli arrivi l'assist per un tiro da 3, ma bisogna far sì che la squadra riesca a farla arrivare quella palla nelle sue mani…e tutto questo si è visto sempre di meno negli ultimi mesi.

Basandoci su queste premesse, possiamo già  capire il perchè la dirigenza di New Orleans abbia deciso di licenziare Scott. Inoltre, sembra che nel front office sia stata poco gradita la scelta di puntare poco in questo avvio di stagione sui rookie Marcus Thornton e Darren Collison, che infatti nella prima partita in cui si è seduto sulla panchina Jeff Bower hanno giocato 50 minuti in due, con rispettivamente 20 e 18 punti messi a referto.

Più ingenerose mi paiono, invece, le critiche relative ad alcuni giocatori che in questi cinque anni sono stati allenati da Scott e che non sono riusciti a trovare spazio con lui. Ci riferiamo a Brandon Bass, J.R. Smith e Chris Andersen. Innanzitutto parliamo di buoni giocatori ma certo non di All-Star, e poi ci sono diverse attenuanti per il coach.

Andersen venne sospeso 2 anni dalla Lega per assunzione di droghe, dal gennaio 2006 al gennaio 2008: segno che non faceva vita da atleta. J.R. Smith è un grande talento, ma molto giovane e poco propenso a rimanere dentro gli schemi. A Bass, invece, non venne effettivamente concessa fiducia, ma si tratta di una buona riserva e non di un campione.

A parte Scott e le sue scelte sbagliate, rimangono diversi nodi da risolvere a New Orleans. Innanzitutto, la situazione salariale è complicata. Contratti in scadenza di una certa rilevanza non ce ne sono, e alcuni accordi sembrano molto vantaggiosi per i giocatori che li hanno sottoscritti tempo addietro e poco vantaggiosi per la squadra nel complesso.

Stojakovic guadagnerà  30 milioni in totale per i prossimi 2 anni e palesemente non li vale, mentre Okafor ha un contratto blindato fino al 2014 per 66 milioni complessivi. L'unico giocatore appetibile sul mercato è la stella della squadra, Chris Paul, che non sta attraversando un periodo felice.

CP3, infatti, si è detto molto deluso dal fatto di non essere stato interpellato prima del licenziamento di Scott, colui che lo ha allenato fin dalla sua stagione da rookie. Spesso Paul è stato consultato dalla dirigenza sulle scelte di mercato, mentre stavolta è stato scavalcato e la cosa non gli ha fatto piacere.

In più, è arrivato l'infortunio alla caviglia nella gara contro i Blazers, che lo terrà  fuori per un numero ancora imprecisato di settimane. Logico che il ragazzo si senta sfiduciato, e che non possa avere troppa voglia di ricominciare tutto da capo con un nuovo progetto, specie se si considera che il problema della squadra non è lui e che mezza Lega farebbe carte false per assicurarsi un campione di questo tipo, capace di portare punti e assist in quantità .

Per ora l'obiettivo è di ridare un'identità  a questo gruppo, partendo dal buon materiale umano che si ha a disposizione. Certo, c'è bisogno di qualche innesto importante, sia nel quintetto (guardia e/o ala piccola) che soprattutto in panchina, dove a parte Posey non ci sono certezze.

I rookie sopraccitati, Thornton e Collison, possono rivelarsi delle belle sorprese, ma vanno fatti crescere con calma e senza pressioni. Il rischio di trovarsi di fronte ad un'annata di transizione c'è, in ogni caso c'era bisogno di una scossa per uscire da una situazione obiettivamente difficile. Date un progetto a questi Hornets.

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