Brutto inizio a Philadelphia

Iguodala guida la squadra con 18 punti e 5 assist di media!

Consistency.

Spesso nel gergo dello sport americano si sente questa parola, consistenza. Significa, per una squadra, avere una certa continuità  di risultati ma anche di gioco e prestazioni. Per i Philadelphia 76ers di questo inizio di stagione questo concetto sembra non essere stato del tutto concepito, sinistramente simile a quanto è successo nel recente passato di questa franchigia.

Pur senza voler trarre conclusioni troppo affrettate (in fondo la stagione è lunga 82 partite e volerci capire qualcosa dopo due settimane vorrebbe dire commettere un grossolano errore), osservando il trend della squadra non si può non notare come il comun denominatore di questo inizio siano stati appunto gli alti e bassi, tra una partita e l'altra ma anche all'interno delle stesse. Al momento, dopo dieci partite giocate, il record parla di 4 W e 6 L (una vittoria in meno rispetto a questo punto della stagione passata).

Come si diceva in sede di pre-season questa è una squadra nuova seppur abbia confermato gran parte del roster dello scorso anno. Nuova perchè c'è un nuovo allenatore al timone di comando; un nuovo sistema di gioco e una nuova point guard che deve dettare i ritmi dell'attacco. Non volendo parlare di stagione di transizione (dopo due qualificazioni ai Playoffs non si dovrebbe teoricamente parlare di ricostruzione, o sbaglio?) è comunque ovvio che servirà  almeno una buona fetta di campionato – diciamo sino a febbraio? – prima di vedere i frutti del lavoro di Eddie Jordan e del suo staff.

Le prestazioni altalenanti sono forse imputabili anche a questo motivo.
Si è passati da sfuriate offensive come la vittoria al Garden contro i Knicks o la sconfitta in casa contro i Suns (in cui sono stati segnati rispettivamente 141 e 115 punti) a prestazioni completamente deficitarie, magari contro squadre difensivamente più preparate come Celtics e Pistons (dove invece i punti sul tabellone si sono fermati a quota 74 e 81) concludendo con due pessime prestazioni nel weekend, in back-to-back, contro Utah e Chicago, dove la squadra ha dato una bruttissima impressione.

Quello che è apparso agli occhi di giornalisti e tifosi è il fatto che la squadra sembri decisamente più a suo agio nel buon vecchio “run & gun” in cui si corre e si cercano punti veloci in contropiede piuttosto che nell'attacco a difesa schierata, dove la Princeton Offense stenta a decollare.

Molto spesso si nota infatti come i giocatori non siano ancora completamente a loro agio con i set offensivi ed i loro movimenti; il risultato è che vengono sprecati dei secondi preziosi e l'azione inizia a svilupparsi quando sul cronometro dei 24 ne rimangono solamente 13 o 14, cosa che agevola notevolmente la difesa e rende l'attacco incline a prendere un tiro affrettato o, cosa che succede molto spesso, perdere il pallone.

Where have you gone, Elton Brand?

La sua firma si sta rivelando sempre di più come l'ennessimo errore in sede di mercato da parte della franchigia. È il giocatore che al momento sembra risentire di più del nuovo sistema di gioco (e forse, pensando in chiave ottimistica, anche le numerose partite perse in questi ultimi due anni): le cifre parlano di 9.7 punti a partita e 5.2 rimbalzi (cioè quello che in carriera faceva più o meno in un tempo, non in una partita) ma soprattutto di meno di circa 27 minuti di impiego (mai in carriera ha giocato così poco, nemmeno nella stagione da rookie). Numeri clamorosamente bassi e deficitari per quello che si pensava dovesse essere una delle primissime opzioni offensive della squadra.

La mancanza di esplosività  sotto canestro e il fatto di aver perso (almeno in questo primo scorcio di stagione) il tocco dalla media distanza (sta tirando con il 42% dal campo, contro il 50% che ha in carriera) hanno suggerito a Coach Jordan di utilizzare nell'ultimo quarto e nei momenti caldi delle partite un quintetto piccolo con un solo lungo, che al momento non può che essere Marresse Speights, la vera sorpresa di questi Sixers.

Negli ultimi giorni Brand ha parlato con la stampa a riguardo del suo scarso playing time, soprattutto appunto nei momenti in cui si decidono le partite (è stato seduto in panchina per l'intero quarto periodo di gioco in cinque partite consecutive). Senza dire pubblicamente niente di trascendentale (come ha sempre fatto nell'arco della sua professionalissima, sotto questo punto di vista, carriera) ha comunque lanciato qualche frecciatina nei confronti del suo allenatore.

Brand ha detto che questa è “assolutamente” la prima volta in carriera in cui gli è capitato di starsene seduto in panchina mentre veniva decisa una partita. Ha aggiunto che ovviamente sta facendo di tutto per cercare di tornare alla forma e all'efficienza che aveva prima dei diversi infortuni subiti.

"I'm human, so it happens,” Brand said. “I don't think I've had the opportunity to be out there and say, 'Hey, OK, let's do something different,' you know what I mean?”

La situazione è molto complicata e Jordan ha saggiamente risposto che è una cosa di cui si dovrà  discutere all'interno dello spogliatoio ma soprattutto che non ha nessuna intenzione di cambiare quelle che secondo lui sono le rotazioni che permetterebbero alla squadra di avere il maggior successo.

Team Defense

Difensivamente invece le lacune sono più o meno ovunque e non possono essere imputate solamente a qualche giocatore in particolare. Le statistiche (che parlano di circa 102 punti concessi a partita) sono abbastanza fuorivianti visto che le quattro partite vinte sono state giocate contro squadre ben al di sotto degli standard medi NBA (Knicks, Bucks e Nets). Se consideriamo solo le sconfitte i numeri concessi dalla difesa sono pericolosamente vicini ad essere i peggiori di tutta la Lega. Quasi 107 punti di media, con il 52% concesso dal campo e l'astronomica cifra del 48% concesso da tre punti (consideriamo che Memphis, la peggior squadra sotto questo punto di vista, concede il 42).

Proprio la difesa sul tiro da tre punti è uno dei fondamentali in cui Coach Jordan e il suo staff stanno cercando di lavorare. Se infatti è comprensibile (ma non giustificabile) che un difensore possa farsi battere in palleggio dal proprio uomo (e la cosa, soprattutto con Lou Williams, succede troppo spesso) non lo è assolutamente il fatto di non ruotare come si dovrebbe e lasciare metri di spazio ai tiratori sul perimetro.

Squadre come Orlando, Boston e Phoenix che con il tiro pesante costruiscono buona parte dei loro successi hanno letteralmente banchettato contro la “difesa” dei Sixers facendo semplicemente girare il pallone da una parte all'altra del campo sino a trovare un giocatore libero, con i piedi per terra. Il risultato quindi è stato il seguente: Magic – 16/29 dall'arco; Celtics – 14/20; Suns – 15/30. Pensate che sia possibile vincere delle partite concedendo dei numeri del genere? Io sinceramente ne dubito.

Pillole

Marresse Speights "¢ Come accennavo in precedenza il secondo anno uscito da Florida è sicuramente la nota più lieta di questo inizio di stagione. Uscendo dalla panchina sta giocando circa 23 minuti a gara con 13 punti e 6 rimbalzi di media. Il suo tiro dalla media distanza, inserito nei movimenti e negli spazi della Princeton Offense, è diventata un'arma molto importante per l'attacco della squadra. Qualcuno lo vorrebbe già  in quintetto al posto di Brand ma la fase difensiva non è ancora ai livelli necessari per giocare costantemente contro i migliori giocatori della squadre avversarie; la partita contro Utah negli sprazzi in cui ha tentato di contenere Carlos Boozer ne è un esempio perfetto.

Jrue Holiday "¢ Al momento il rookie non sta avendo troppe opportunità  per mettere in mostra le sue capacità . Quando è stato chiamato in causa ha però risposto molto bene, soprattutto nella sfida contro i Suns in cui è rimasto in campo per 15 minuti chiudendo con 8 punti (3/5 dal campo con 2 triple), 3 rimbalzi, 2 assist e 2 palle rubate dandosi da fare soprattutto difensivamente contro le PG avversarie, una qualità  di cui la squadra avrebbe assoluto bisogno. Ora aspettiamo solamente che possa scalzare Willie Green nella depth chart.

*UPDATE* – Poche ore dopo la pubblicazione di questo pezzo è uscita la notizia che a seguito di un infortunio al tendine collaterale del ginocchio sinistro subito nella sfida con i Bulls, Marresse Speights sarà  costretto a saltare le prossime 6/8 settimane.

Risultati & Classifiche

28/10 – at Orlando L 106-120
30/10 – vs Milwaukee W 99-86
31/10 – at New York W 141-127
03/11 – vs Boston L 74-105
06/11 – vs New Jersey W 97-94
08/11 – at Detroit L 88-91
09/11 – vs Phoenix L 115-119
11/11 – at New Jersey W 82-79
13/11 – vs Utah L 90-112
14/11 – at Chicago L 88-94

Record: 4-6 (.400)
3rd Atlantic Division
11th Eastern Conference

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Due partite casalinghe sulla carta abbastanza semplici contro Bobcats e Grizzlies che dovranno servire per tornare a quota .500 prima di imbarcarsi in un viaggio che prevede fermate a Cleveland, Washington, Boston per poi partire verso l'Ovest (dopo aver affrontato gli Hawks al Wachovia Center) ed andare a testare Mavericks, Spurs e Thunder.

La strada verso il successo è dura e sembra essere ancora molto lunga.

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