Non sarà una stagione facile per Stephen Curry, ma il talento non gli manca…
Nella sala del Madison Squadre Garden in cui si svolto l'ultimo draft quando Stern ha pronunciato il nome di Stephen Curry quale 7° scelta assoluta da parte dei Golden State Warriors è calato un silenzio per certi versi raggelante.
I tifosi dei Knicks, che pregustavano già il figlio d'arte alla scelta successiva sono rimasti di pietra, ma ancora più di pietra sono rimasti i tifosi dei Warriors incollati alla TV.
Benchè la squadra di Oakland sia guidata da quel pazzerello anticonformista di Don Nelson, nessuno si sarebbe mai aspettato che i Warriors inserissero nel proprio motore l'ennesimo fromboliere, che non è play ne guardia, ma ha una chiara dote: il tiro da fuori.
Lo stesso Stephen Curry è rimasto chiaramente sorpreso quando Stern ha pronunciato il suo nome, perchè si aspettava di essere scelto dai Wolves, o più realisticamente dai Knicks, incrociando le dita per non essere chiamato da quei Warriors in cui avrebbe avuto molta concorrenza nel ruolo e un ambiente non propriamente fertile per piantare il suo primo seme nelle NBA.
Nei giorni successivi al draft, i Warriors hanno difeso alla stregua la loro scelta adducendo al talento di Curry, alla sua propensione e precisione al tiro, alla sua capacità di mettere tanti punti e dare già da subito un sostanzioso contributo alla squadra giocando sia da play che da guardia, con Nelson che di solito predilige appunto combo-guard con tali caratteristiche piuttosto che specialisti.
Doti queste, che altri dei tanti doppioni a roster hanno, come i più maligni non tardano a rinfacciare alla dirigenza dei californiani, mentre le necessità più incombenti erano in altri settori.
A far storcere il naso soprattutto è il fatto che già con le medesime caratteristiche, i Warriors hanno a roster un giocatore su cui, dopo la partenza di Baron Davis hanno puntato forte e investito molto,
ovvero Monta Ellis, proprietario di un contratto che chiama ancora 55 nei prossimi 5 anni.
Curry e Ellis non sono propriamente giocatori uguali, ma rivestono entrambi il medesimo ruolo con i medesimi attributi fisici, ovvero due talenti di 190 cm circa, leggeri, dal ruolo indefinito che varia dal play realizzatore alla guardia sottodimensionata.
Paradossalmente però il loro gioco è agli antipodi, perchè partendo da una base comune, Ellis è esplosivo, va spesso al ferro in acrobazia, subisce molti falli, è rapidissimo in palleggio e non ha paura di prendersi un tiro che sia uno, anche forzato, mentre Curry è un tiratore decisamente migliore, che non ama particolarmente usurare il proprio fisico nelle aree NBA, non è sostenuto dall'atletismo del compagno di squadra, ma ha molta più visione di gioco e disciplina tattica, benchè a playmaking non sia proprio il nuovo Steve Nash, anzi in questo è proprio da inventarlo in ottica NBA.
Ovviamente la loro coesistenza in attacco può anche funzionare, mentre lascia perplessi la loro affidabilità di tenuta a livello difensivo, dove già vengono dipinti a priori come poco raccomandabili.
Un back-court composto da due voragini difensive, per di più senza un "armatura" fisica adeguata, è troppo perfino in una squadra molto fricchettona nella propria metà campo come i guerrieri di Nellie.
Insomma, dopo le prime uscite (nemmeno troppo entusiasmanti) di Curry in summer league, e tanta propaganda da parte della dirigenza per il nuovo duo, si arriva al Media Day e inevitabilmente scoppia il caos, in una "caduta di stile" che per molti è gia minatoria della stagione che si appresta a iniziare.
Intervistato dai media Ellis non ha remore e non lesina critiche alla società per avergli affiancato un giocatore con il quale palesemente non può coesistere tecnicamente in campo. Nulla di personale spiega Ellis, ma in campo proprio insieme non possono funzionare, si pesterebbero i piedi ripercuotendo ciò sui risultati di squadra.
Da lì si accende la miccia che la stampa locale in ben poco tempo fa divampare in un incendio lasciando frecciatine al factotum Nelson che, in uno dei suoi classici colpi di scena, è più incline a prendere le difese di Ellis che a gettare acqua sul fuoco prendendo le distanze dalle dichiarazioni della sua point guard titolare.
Alcuni puntano il dito verso la tanto amata Vodka del coach, rea di aver offuscato le valutazioni di uno degli allenatori più vincenti della lega (ovviamente in termini di partite vinte, non di % di vittorie), altri invece leggono tra le righe una prospettiva diversa.
Ovvero che l'arrivo di Curry corrisponda una sorta di addio di Ellis, giocatore dal talento cristallino ma problematico e ingestibile.
La scorsa estate appena dopo il rinnovo del suo milionario contratto infatti Ellis si ruppe la caviglia dopo un brutto incidente di moto, ignorando alcune clausole nel suo contratto che gli vietavano appunto di guidare mezzi a due ruote di una certa cilindrata, che gli costò un operazione chirurgica e 3 mesi out dai campi NBA.
Il tutto però fingendo di essersi fatto male giocando al campetto con gli amici di una vita, cosa che una volta scoperta come una grossolana bugia diede inizio a una serie di strascichi legali - i Warriors lo multarono per 30 partite senza paga e addirittura vagliano l'ipotesi di sciogliere per giusta causa il contratto appena firmato per inadempienze - ma soprattutto emotivi, in uno spogliatoio già non dei più facili, che fecero subito andare a sud la stagione dei californiani.
Al suo ritorno in campo, nonostante sciorinasse giocate e talento, qualcosa però si era rotto tra lui e Nelson, tra lui e la dirigenza e tra lui e alcuni compagni influenti nella locker room dei Warriors, tanto che provarono timidamente anche a offrirlo sul mercato.
Ovviamente piazzare un contratto "scomodo" come quello di Monta non è semplice, ma non è da escludere questa possibilità tra le tante. Il beneficiario sarebbe senza dubbio Curry, che potrebbe ricevere da Nelson le chiavi della squadra e essere la pietra angolare del futuro dei Warriors, anche se al momento a livello NBA, il figlio di Dell deve ancora dimostrare ciò che vale al piano di sopra dopo aver incantato tutti in NCAA nel piccolo e poco famoso college di Davidson.
Ben conscio di avere una patata bollente in mano, coach Nelson, per ora dopo aver lasciato sfogare Ellis ha lavorato sodo per ripianare le divergenze di vedute con il prodotto del Mississipi, e complice anche il fulmine a ciel già tempestoso del caso Stephen Jackson, è riuscito a calmare le acque con la velenosa stampa della baia, concentrando il suo lavoro sulla coesistenza di Ellis e Curry, come punto focale delle sue strategie per questa stagione NBA.
Nonostante i dubbi di Ellis e un Curry che ancora deve prendere le misure con il difficile mondo della NBA, in preseason Nelson li ha spesso messi in campo assieme, prima facendo entrare l'ex Davidson dal pino, poi lanciando in quintetto, alla ricerca del giusto affiatamento.
Ricerca che è tuttora in corso: dopo le prime 6 partite di regular season, Ellis e Curry sono stati messi in campo regolarmente come titolari nel backcourt, ed impiegati entrambi per oltre 30 minuti a partita. Insieme garantiscono oltre 11 assist ad incontro, equamente suddivisi fra i due: non saranno certo playmaker puri, ma costituiscono una continua minaccia per le difese avversarie e, con 45 anni di età complessivi, rappresentano il futuro della franchigia.
Comunque vada una cosa è certa, nella baia, grazie a Nelson, grazie alle teste matte che vi giocano e mai per caso, c'è sempre un buon motivo per seguire i Warriors.