Kobe e Ron mostrano già un buon affiatamento: durerà ?
"Arrivo in una squadra che l'anno scorso ha vinto il titolo, e non vedo l'ora di giocare insieme a Kobe Bryant, Lamar Odom, Andrew Bynum e gli altri. I tifosi dei Lakers si aspettano la vittoria anche quest'anno e, visto che io sono l'unico giocatore nuovo, se non arriverà il successo tutti punteranno il dito contro di me"
Queste le parole pronunciate poche settimane fa da Ron Artest, nuovo acquisto dei campioni in carica. Il giocatore, nato a New York, attendeva ormai da tempo di arrivare ad un punto di svolta della propria carriera, e ha deciso di guadagnare qualche milione di dollari in meno pur di avere la concreta possibilità di lottare per l'anello.
Non appena hanno bussato i Lakers alla sua porta, "Ron Ron" (questo il suo soprannome) non ha esitato un secondo a firmare il contratto, tanto è vero che la trattativa si è chiusa in tempi brevissimi. Tra le squadre di vertice, Los Angeles rappresenta sicuramente il posto migliore per lui, per tutta una serie di motivi.
Innanzitutto, avrà al suo fianco molti grandi giocatori, e la partecipazione alle ultime due finali NBA (compreso il titolo dell'anno scorso) lo dimostra. In panchina siede Phil Jackson, l'allenatore più vincente della storia, ma soprattutto un uomo capace di mantenere i nervi saldi in ogni situazione e quindi adatto a gestire una personalità difficile come quella del nuovo arrivato.
Anche la partenza di Trevor Ariza, elemento cardine della squadra dell'anno scorso, avrà fatto piacere ad Artest. Il fatto che i Lakers abbiano scelto di puntare su di lui nel ruolo di ala piccola piuttosto che sul talento di Ariza ha dato ancora più fiducia alle ambizioni dell'ex giocatore degli Houston Rockets.
Il successo del suo inserimento nella squadra passa, inevitabilmente, dal rapporto che riuscirà a costruire con l'ambiente che ha intorno, dai compagni allo staff tecnico fino ad arrivare alla città e ai tifosi.
Insomma, la dirigenza giallo-viola ce l'ha messa tutta per far sentire il nuovo arrivato a proprio agio fin da subito. Basti pensare all'inserimento di una sua foto gigante nella homepage del sito ufficiale non appena le due parti ufficializzarono l'accordo, accanto alla quale spiccava la scritta: "Welcome to Los Angeles".
Da parte sua, Artest si è dimostrato disponibile fin da subito verso i nuovi compagni e verso i propri tifosi, affermando di voler fare tutto ciò che è in suo potere per mettersi al servizio della squadra. Niente colpi di testa, niente giocate solitarie, solo tanto impegno e rigoroso rispetto delle gerarchie e di chi veste questa maglia da molto tempo prima di lui.
Prima abbiamo detto che il suo rendimento in campo dipenderà molto dal rapporto che riuscirà ad instaurare con le persone che avrà intorno: tra di esse c'è, in primis, Kobe Bryant, capitano della squadra nonché stella indiscussa. Non si riesce ad avere vita facile a Los Angeles se non si va d'accordo con Kobe, questo è ovvio. Non che sia difficile convivere con Kobe (o almeno, lo era sicuramente di più qualche anno fa), ma per Artest questo potrebbe essere un problema.
I due, per loro stessa ammissione, si conoscono fin da quando erano adolescenti, grazie ad una passione in comune che è il basket. Si sono sfidati nei playground, poi sono entrambi approdati in NBA e le loro strade si sono incrociate di nuovo nel maggio scorso, durante i play-off. Tutti ci ricordiamo i colpi proibiti che si diedero a vicenda, come la gomitata di Kobe o il trash-talking di Artest a due centimetri dalla faccia dell'avversario.
Si sa, quando entra in gioco la competizione è difficile mantenere i nervi saldi. Tutto finito lì? Sembrerebbe di sì, entrambi hanno affermato di rispettare molto il proprio avversario e di essere pronti a giocare insieme. Una volta saputo dell'arrivo del nuovo compagno, Kobe ha reagito così: "Se saremo una squadra migliore con lui e senza Ariza? Difficile dirlo, io direi piuttosto che saremo una squadra diversa. Quel che è successo in passato non conta, avevamo tutti e due dei buoni motivi per comportarci in quel modo, ma Ron rimane un grande compagno di squadra"
A prima vista quelle di Kobe sembrano parole di elogio, ma non troppo entusiastiche, e forse questo è il modo giusto di parlare con Artest. Non gli si può far sentire troppa fiducia intorno perchè ciò lo potrebbe portare ad avere atteggiamenti da primadonna, né lo si può far sentire un corpo estraneo perchè diventerebbe più dannoso che utile.
Si è parlato tanto del suo carattere difficile e dei comportamenti violenti avuti in passato, anche se in realtà più che di un ragazzo cattivo sarebbe più esatto parlare di un ragazzo stravagante e spesso al di sopra delle righe. Questo è il suo modo di essere, ora sta a lui cambiarlo.
Fin qui abbiamo parlato di motivazioni, di rapporti personali e di convivenza fuori dal campo. Ma dal punto di vista tecnico, com'è la situazione? I due sono compatibili?
Su Kobe ci sono pochi dubbi: gioca da anni nell'attacco triangolo, e basta dire che spesso e volentieri è lui a suggerire i movimenti ai suoi compagni per far capire quanto sia integrato nel sistema di gioco. Più difficile sarà inserire Artest nei nuovi schemi.
Difensivamente, non ci sono problemi. L'ex Rockets è un difensore solidissimo, tant'è che vinse il premio di miglior difensore dell'anno cinque stagioni fa. Fisicamente è enorme, ha una buona velocità ed è uno dei migliori marcatori sul perimetro di tutta la Lega. Sul suo apporto offensivo, invece, abbiamo qualche perplessità in più.
Innanzitutto, il numero 37 giallo-viola sa sì crearsi un tiro dal palleggio, ma non sempre lo fa con criterio. Dovrà limitare le iniziative personali, non solo perchè spesso si dimostrano poco efficaci ma anche per il fatto che sia dalla media-lunga distanza sia sotto canestro ci sono alternative più credibili di lui. Inoltre, non è particolarmente bravo in penetrazione, e pur potendo sfruttare la sua potenza fisica non è così rapido di gambe da poter rappresentare un grosso pericolo.
Discreto tiratore da 3 (34% in carriera), Artest è anche un buon passatore, ed ha perciò tutte le credenziali dal punto di vista tecnico per poter adattarsi al sistema offensivo della triangolo. Il suo apporto però dovrà essere soprattutto in difesa, è lì che può essere decisivo: quando ci saranno da marcare i LeBron, i Pierce, i Carter… in attacco sarà soprattutto una questione di mentalità .
Non c'è bisogno che si prenda responsabilità eccessive, e i suoi compagni non hanno bisogno che metta a segno 20 punti a partita come gli è già successo diverse volte in carriera.
Tra Gasol, Bynum, Bryant, Odom e compagnia, i Lakers hanno già un attacco ricco di soluzioni. E' in difesa che bisogna fare il salto di qualità , e malgrado Ariza fosse un bel difensore, Artest gli è superiore. Se riuscirà a mantenere il giudizio che il suo predecessore aveva nella metà campo avversaria, allora i Lakers avranno fatto bene a puntare su di lui. Viceversa, tutti i problemi di cui abbiamo parlato danneggeranno la squadra.
La sensazione è che, comunque vada, quello di Ron Artest fosse un rischio che valeva la pena di correre.