Che coppia!
30 maggio 2009: i Cavaliers vengono eliminati inaspettatamente in finale di conference dagli Orlando Magic; quel giorno tutti a Cleveland e dintorni si sono chiesti cosa fosse mancato alla squadra per arrivare a vincere il suo primo titolo in 45 anni di storia ed ovviamente la risposta era una sola: "la mancanza di un vero uomo d'area".
Detto fatto: quest'estate, per l'esattezza il 23 giugno, il GM Danny Ferry ha spedito a Phoenix Ben Wallace, Sasha Pavlovic più una seconda scelta del draft 2010 e 500,000$ per portare nella C-Town Shaquille O'neal, tra l'altro alleggerendo il salary-cap per l'anno venturo ma questa è un'altra storia.
L'accordo ha fatto subito tornare in mente grandi coppie dell'Nba, da Bill Russell e Bob Cousy a Jordan e Pippen fino ad arrivare allo stesso Shaq e Kobe, ed ora tutti si chiedono se i due riusciranno a coesistere tecnicamente e caratterialmente per raggiungere l'obbiettivo sperato.
L'inizio almeno a parole sembra promettente; alla conferenza di presentazione Shaq ha dichiarato di essere pronto ad aiutare il Re per vincere "win for the king" e lo stesso James, intervistato al David Letterman Show, rispondendo alla domanda se Shaq fosse il completamento di un puzzle, ha detto: "se Jordan ha avuto bisogno di un paio di pezzi per fissare il puzzle e Kobe Bryant pure penso che Shaq sia grande abbastanza per completarlo".
James è innegabilmente il leader della squadra sia dentro che fuori dal campo, è il trascinatore, l'MVP della lega e non aspetta altro che iniziare a vincere; Shaq dopo 17 anni di Nba ha naturalmente sorpassato l'apice della sua carriera, ma se riuscirà a star bene fisicamente rimane pur sempre una forza sotto le plance nonché un all-star che di sicuro non ha perso la voglia di vincere il suo quinto titolo.
Ovviamente l'impronta di gioco dei Cavs è basata tutta sul Prescelto, la maggior parte degli schemi offensivi sono chiamati per lui ed anche difensivamente riesce ad infondere quella sicurezza necessaria alla squadra; però come si è visto nella serie contro i Magic il futuro gioco di Cleveland non può prescindere solo da lui, ed è per questo che i Cavs hanno bisogno di uomo di presenza sotto canestro come Shaq che riesca a toglierli pressione.
Non a caso l'anno scorso la chiave per batterli fu proprio quella non solo di marcare James dandogli la massima attenzione ma allo stesso momento di mettere pressione sui lunghi, in modo tale che la squadra non potesse trovare la profondità necessaria sotto canestro. I Cavs poi non sono riusciti a trovare una soluzione difensiva nei confronti di Howard che li ha portati all'eliminazione.
Sarà allora O'Neal, questa volta non più prima donna come a Los Angeles e Miami, l'ago della bilancia sia offensivamente ma soprattutto difensivamente ed il problema principale da risolvere sarà quello di coinvolgerlo senza rischiare di snaturare una squadra già ottimamente rodata evitando situazioni spiacevoli di contrasto con compagni e allenatore come già successo in passato.
Considerata sulla carta un'ottima operazione di mercato, O'Neal è uno di quei pochi giocatori della Lega che quando cambia canotta riesce a spostarne ancora gli equilibri; con Lebron forma tecnicamente una ineguagliabile coppia All-Star tuttavia dobbiamo valutare anche i problemi che potrebbero nascere dalla loro diversità di carattere: uno più mite (James) e l'altro grande show-man ed intrattenitore anche fuori dal campo, nonché dotato di un grande ego personale.
Saranno loro che dovranno capire quando ci sarà bisogno di sacrificarsi cercando di coesistere ed evitando dualismi, cosa che potrà essere scongiurata anche grazie a coach Brown che cercherà di inserire Shaq (spingendo ovviamente Ilgauskas fuori dal quintetto) nel gioco di una squadra già ben amalgamata ed evitando quello che successe l'anno scorso a Phoenix dove i Suns persero la loro identità di gioco proprio con l'arrivo di O'neal.
Sicuramente i Cavs sono molto più una squadra da metà campo e Brown ha le carte giuste per riuscire a creare la combinazione vincente, creando schemi in cui i due si compensano ma sempre con l'idea di considerare uno solo, Lebron James, come leader maximo, come fece Phil Jackson ai tempi di Chicago e di Los Angeles con Jordan e Pippen prima e Shaq e Kobe dopo.
Dare giudizi a questo punto della stagione sarebbe banale e fuorviante ma le premesse per un'altra strepitosa stagione da 66 vittorie ci sono tutte, la società ha lavorato bene ed il futuro della franchigia dell'Ohio dipende solo da loro due; King James non vuole farsi sfuggire quest'occasione, anche perché Shaq ha firmato per un solo anno e se le cose non dovessero andare per il verso giusto la prossima estate sulle sponde del lago Eire soffierà un vento gelido.