Kevin Durant, il leader del presente del futuro dei Thunder. Prossime tappe l'All Star Game e i playoffs.
Il futuro è arrivato. Dopo l'addio a Seattle e la prima stagione come Thunder in quel di Oklahoma City, la franchigia del proprietario Clay Bennett e del GM Sam Presti è pronta per fare un deciso salto di qualità e dare seguito al positivo finale della stagione scorsa.
23-59 il bilancio della regular season 2008-2009, iniziata sotto coach PJ Carlesimo e proseguita (dopo l'1-13 di partenza) con risultati incoraggianti, da Scott Brooks, alla prima esperienza da capo allenatore.
Tanti sono i fattori positivi in quel di OKC: la città adora la squadra e riempie praticamente in ogni occasione il Ford Center; il talento è presente in quantità industriale, con un gruppo di giovani di belle speranze capeggiati da Kevin Durant, destinato a diventare un All Star; la dirigenza sta lavorando in maniera perfetta, scegliendo i giocatori giusti senza ingolfare il monte stipendi, come la scuola dei San Antonio Spurs (da cui Presti proviene) predica da sempre.
Ci sono anche tanti contro, come gareggiare in una conference dal livello altissimo come è la Western e come avere tanta gioventù nel roster e sul pino, che lo scorso anno hanno fatto perdere tante partite punto a punto.
Conference: Western Conference
Division: Northwest Division
Arrivi: Kevin Ollie (Minnesota Timberwolves); Etan Thomas (Washington Wizards);
Partenze: Chucky Atkins (Minnesota Timberwolves); Damien Wilkins (Minnesota Timberwolves);
Rookie: James Harden, BJ Mullens, Robert Vaden, Serge Ibaka.
Probabile quintetto base
Playmaker: Russell Westbrook
Guardia: Kevin Durant
Ala piccola: Jeff Green
Ala grande: Nick Collison
Centro: Nenad Krstic
ROSTER
Guardie:Russell Westbrook, Kevin Durant, James Harden, Shaun Livingston, Kevin Ollie, Kyle Weaver, Robert Vaden
Ali:Thabo Sefolosha, Jeff Green, Nick Collison, Serge Ibaka, Malik Rose, DJ White
Centri:Nenad Krstic, BJ Mullens, Etan Thomas, Robert Swift
Head coach: Scott Brooks (College – UC-Irvine)
Commento
L'obiettivo è ovviamente migliorare il record della passata stagione, difficile pensare di centrare i playoffs anche se è davvero dura trovare dei limiti per questa squadra, se non quello dell'esperienza e del gestire un eventuale ed inaspettato successo.
Lo scorso anno i Thunder hanno vinto solo quattro gare nei primi tre mesi di stagione, a gennaio hanno chiuso a 7 vinte e 7 perse, a febbraio è andata molto peggio con solo due w mentre nei due mesi conclusivi di regular season sono arrivate 9 vittorie a fronte di 14 sconfitte.
Un ruolino che si può spiegare con i primi mesi influenzati dal nuovo ambiente e dai problemi all'interno del coaching staff e poi con un caso fisiologico a cavallo dell'All Star Weekend che ha un po' frenato l'ascesa della squadra che a gennaio si era rialzata.
Il finale di stagione poi, con anche degli ottimi movimenti di mercato che hanno portato alla cessione di Chris Wilcox e all'arrivo dell'esperto Malik Rose e del polivalente Thabo Sefolosha (in cambio di nulla sostanzialmente…), è stato sicuramente una bella iniezione di fiducia.
Fiducia che la dirigenza ha confermato in Scott Brooks sulla panchina. Un grande onore per uno che in carriera aveva fatto l'assistente a Sacramento e Denver, prima di questa chance coi Thunder. In estate Sam Presti ha deciso di affiancargli un allenatore ormai esperto come coach Maurice Cheeks, reduce dalla brutta annata e il conseguente licenziamento a Philadelphia.
Proprio l'estate, e la offseason in generale, può essere considerata un momento importante per questa squadra che ha fatto un grosso lavoro in vista della nuova stagione.
Coach Brooks e il suo staff infatti hanno deciso di trascorrere qualche giorno con ognuno dei giocatori, seguirli durante gli allenamenti, le lezioni al college, ma anche con le rispettive famiglie nelle città natali, per sviluppare e rendere più solido il rapporto, sia con il giocatore ma soprattutto con l'uomo.
"Non basta conoscere questi ragazzi solo come giocatori, ma dobbiamo conoscerli anche come uomini", ha dichiarato coach Brooks. Tantissimi i viaggi fatti dal coach e dai suoi collaboratori per seguire i vari Durant, Green, Westbrook, Harden e compagnia.
Fissato l'obiettivo, ora vediamo la squadra a disposizione di coach Brooks.
Le novità arrivano principalmente dal Draft mentre dal mercato sono arrivati due ottimi gregari come Kevin Ollie e Etan Thomas.
Ollie rimpiazza Chucky Atkins nel ruolo di terzo playmaker ma soprattutto avrà il compito di fare da chioccia e da guida a tutti i ragazzini del roster, ad insegnar loro cos'è la Nba. Thomas invece dovrà dare fisicità e atletismo dalla panchina, un cambio di ritmo fatto di rimbalzi, stoppate e tanta grinta.
Lui, DJ White e il francese Ibaka avranno questo compito. Da verificare però le condizioni del trecciolato ex centro degli Wizards che ha saltato tutta la stagione 2007-08 per un intervento al cuore e che l'anno scorso ha giocato solo 26 partite.
Nel Draft i Thunder avevano la terza chiamata assoluta e, un po' a sorpresa, hanno puntato alla solidità e alla polivalenza di James Harden piuttosto che al talento di Ricky Rubio, frenato dal problema buyout, ma anche dalla presenza in squadra di un play come Westbrook, a tratti dominante nella passta stagione.
Prima di parlare di Harden però, bisogna concentrarsi sulla stella di questi Thunder, ovvero Kevin Durant. KD è reduce da una stagione da oltre 25 punti, oltre 6 rimbalzi e quasi 3 assist in 39 minuti di gioco a sera. Pazzesco per un giocatore appena al secondo anno e reduce da una sola annata al college a Texas.
Un ragazzo letteralmente dominante, con in mano le chiavi di leader della squadra da quando ha messo piede nella lega, ma anche a Texas. Lo scorso anno è scollinato tre volte sopra i 40 punti, con un high di 47 nella sonfitta 100 a 98 contro gli Hornets.
Ha vinto il titolo di Mvp del Rookie Game con una prestazione da 46 punti (record per la partita), ma in generale un dominio tecnico sulla gara. Inoltre ha portato a casa la gara di HORSE contro Mayo e Joe Johnson. L'impressione è che quest'anno lo vedremo coi grandi.
La cosa più impressionante è il miglioramento in termini di cifre: è passato dal 43 al 48% dal campo ma soprattutto dal 28 al 42% da tre, cosa che lo rende un giocatore difficilmente marcabile vista la facilità con cui tira a quasi 206 cm di altezza. Se ci aggiungiamo la facilità con cui va a rimbalzo e con cui passa la palla, beh è facile capire che stiamo parlando di una futura superstar, un gradino sotto ai vari Kobe e LeBron.
Il ragazzo vive a pane e basket e ha trascorso l'estate a lavorare sul suo fisico e sul suo gioco. Tornato a Texas per frequentare i corsi estivi, organizzava partite in ogni momento libero, a partire dalle 6.30 del mattino. Ha proseguito poi al camp con Team Usa, dove ha ritrovato i compagni Jeff Green e Russell Westbrook.
Anche qui ha incantato tutti, soprattutto coach Krzyzewski: "Kevin è in testa nella mia lista per i Mondiali del prossimo anno".
Non ha mollato il pallone nemmeno tornato a casa, a Washington, e neanche in vacanza coi genitori alle Bahamas. "Questa squadra è come una famiglia, stiamo costruendo qualcosa di importante e sono davvero felice di far parte di questa organizzazione che fa sentire così bene i propri giocatori".
Accanto a Durant le altre stelle sono Jeff Green e Russell Westbrook.
Entrambi hanno partecipato al camp di Team Usa in estate, segno che sono reduci da una grande stagione coi Thunder.
Oltre 16 punti e quasi 7 rimbalzi a sera per Green che ha mostrato grossi miglioramenti ma soprattutto di saper interpretare al meglio il ruolo di terzo violino dietro Durant e Westbrook. A volte tende troppo a seguire l'istinto ma il suo atletismo unito ad un netto incremento delle percentuali al tiro, lo rendono un giocatore troppo importante per i suoi, soprattutto in fase difensiva, dove spesso e volentieri marca l'avversario più forte.
Per quanto riguarda Westbrook, la sua stagione da rookie ha confermato che il ragazzo ex Ucla non è un playmaker puro (questo lo sapevamo già …) ma ha ulteriormente confermato che è uno pronto, tosto e capace di dominare la gara col suo atletismo debordante.
Lo scorso anno è scollinato sei volte sopra i trenta punti (è un realizzatore incredibile!!) con anche una tripla doppia vincente contro Dallas da 17+10+10. Ha chiuso la stagione ad oltre 15 punti, 5 rimbalzi e 5 assist: è lui il play del presente e del futuro dei Thunder ed il motivo per cui nmon è stato scelto Ricky Rubio. E poi si trova a meraviglia nel ruolo di Robin al fianco di Batman Durant.
Un ruolo importante lo avrà certamente fin da subito James Harden, il rookie da Arizona State. All American e giocatore dell'anno della PAC-10, Harden ricoprirà il ruolo di cambio della guardia ed eventualmente del playmaker.
Mancino, il ragazzo ha un approccio old style alla gara, ha grande etica del lavoro ed è un leader nato. Deve migliorare il suo tiro da fuori ed il suo atletismo, considerati da molti le sue pecche, e per questo Harden ha lavorato tutta l'estate.
In Summer League, ha chiuso con 15 punti, 3 rimbalzi e il 50% al tiro mostrando grandi lampi, poi ha partecipato al camp di Tim Grgurich a Denver (assistant coach di George Kerl) dove ha lavorato sui fondamentali e sulla difesa e per finire si è allenato a Los Angeles, a casa, all'Hangar Athletic Xchange, dove è di casa gente come Paul Pierce, Lamar Odom e Charlie Villanueva.
"Ora non si scherza più. Giocherò tra i professionisti: per questo sto lavorando duro, per essere pronto fin dall'inizio della regular season".
Lo stesso coach Brooks ha speso parole importanti su di lui: "Ha un grande controllo sulla gara, gioca come un veterano. E' impressionante la sua versatilità , sia nel creare gioco che nel concluderlo. Deve continuare a migliorare su questa strada".
Nel backcourt ci saranno anche Shaun Livingston e Thabo Sefolosha.
Lo svizzero cambierà Green e Durant, e darà difesa e intensità sui due lati del campo. E' un giocatore perfetto per il sistema di Brooks, ha tiro, atletismo, può anche giostrare da point forward e anche fare in "4" tattico in un quintetto agile e rapido. Un furto con scasso clamoroso quello di Sam Presti ai danni dei Bulls che lo hanno ceduto solo per una scelta.
Livingston invece è una scommessa. Fenomenale a Peoria High School, quarta scelta assoluta al Draft 2004 da parte dei Clippers e poi solo pochi lampi a fronte di una sfortuna clamorosa. Grossi problemi al gionocchio sinistro che hanno rischiato di chiudere la carriera di un playmaker di oltre 2 metri con lampi da Magic Johnson.
Tante gare saltate nei primi tre anni, l'intera stagione 2007-2008 ai box e nella scorsa qualche apparizione prima di firmare un pluriennale coi Thunder. Otto gare con quasi 8 punti di media nello scorso finale di stagione e una positiva summer league sono i segnali di un miglioramento per l'ex fenomeno da Peoria. Difficilmente tornerà quello di prima ma Presti ha accettato la scommessa. Sia lui che lo stesso Livingston non hanno nulla da perdere.
Tutto da verificare invece il reparto lunghi dei Thunder.
In quintetto dovrebbero partire Nick Collison e il serbo Nenad Krstic. Collison è una garanzia in termini di etica del lavoro, rimbalzi, difesa e voglia, ma il ragazzo da Kansas ha dei limiti evidenti. Il suo contributo comunque non manca mai.
Differente potrà essere l'apporto del serbo Krstic. Tornato lo scorso anno nella lega dopo il fallimento del Triumph Mosca (squadra che lo aveva fatto tornare in Europa con un contratto principesco), il serbo è reduce da un grande Europeo terminato al secondo posto con la sua nazionale e da una buona stagione ad OKC.
Quasi 10 punti ed oltre 5 rimbalzi a sera sono stati importanti, soprattutto per dare alla squadra un'arma in post basso ma anche un giocatore che potesse colpire dalla media sugli scarichi dei penetratori.
Krstic è però considerato (a ragione probabilmente…) un giocatore soft e per questo sarà importante l'impatto dalla panchina di Thomas e White. Quest'ultimo viene da una stagione ai box ma saprà dare il suo contributo sotto le plance, nonostante un fisico da undersized.
Tutto da verificare invece quello che potranno dare i rookie Mullens e Ibaka. Il francese Ibaka, scelto lo scorso anno, ha trascorso un altro in Europa a farsi le ossa al Manresa. Mullens invece, dopo una grande carriera all'HS, ha faticato non poco nell'unico anno ad Ohio State ma nonostante ciò si è dichiarato per il Draft trovando addirittura una chiamata al primo giro. Alla summer league ha deluso: probabile che trascorra la maggior parte dell'annata a fare esperienza in D-League.
I Thunder 2009-10 sono questi. Il materiale è tanto su cui lavorare, la dirigenza pare si sia mossa molto bene finora. In uno stato di tradizone concentrato sul football, la passione per i Thunder sta crescendo in maniera inaspettata, pure in un clima tranquillo da provincia del Midwest che può solo giovare ai ragazzi.
La semina è stata fatta, ora sembra arrivato il momento di cominciare a raccogliere qualche frutto.