Con Greg Oden in forma, inizia bene la stagione dei Blazers
Pochi istanti dopo l'eliminazione per mano dei Rockets, sia Brandon Roy che coach Nate McMillan hanno messo in chiaro quale dev'essere l'obiettivo nel mirino di una franchigia che ha vinto 54 partite nella scorsa regular season. Vincere.
Quando giochi i playoff, l'unico obiettivo è il titolo.
I Blazers sono dunque pronti a bissare l'anello del 1977? No.
Ma dopo aver conquistato la qualificazione alla post season da testa di serie numero quattro del tabellone della Western Conference, quest'anno Portland non si accontenta di far bella figura, né di vincere una sola serie di playoff. Vuole fare più strada possibile.
La fase di ricostruzione è ampiamente alle spalle, con essa anche i complimenti per i miglioramenti campionato dopo campionato. Brandon Roy ha firmato il rinnovo al massimo contrattuale ed è presenza quasi unanime nella top 10 dei migliori giocatori della Lega.
Il momento è ora. O quasi.
Conference: Western
Division: NorthWest
Arrivi: Andre Miller (PHI), Juwan Howard (CHA), Ime Udoka* (SAN), Jarron Collins* (UTA)
Partenze: Channing Frye (PHX) Sergio Rodriguez (SAC) Shavliq Randolph, Michael Ruffin.
Rookie: Jeff Pendergraph (Arizona State) Dante Cunningham (Villanova) Patty Mills (St.Mary's, unsigned), Victor Claver (Valencia, resta in Spagna).
Probabile quintetto:
Playmaker: Andre Miller
Guardia: Brandon Roy
Ala piccola: Martell Webster
Ala grande: LaMarcus Aldridge
Centro: Greg Oden
ROSTER
Guardie: Andre Miller, Steve Blake, Jerryd Bayless, Brandon Roy, Rudy Fernandez, Martell Webster.
Ali: Nicolas Batum, Travis Outlaw, Ime Udoka*, Dante Cunningham, LaMarcus Aldridge, Jeff Pendergraph, Juwan Howard.
Centri: Greg Oden, Joel Przybilla, Jarron Collins*.
Head Coach: Nate McMillan
* Al training camp ed ai match di pre-season partecipano Ime Udoka e Jarron Collins, ma entrambi non hanno un contratto garantito, né è certo che uno dei due occuperà il quindicesimo ed ultimo posto a roster. Un leggero vantaggio, anche per le prestazioni delle ultime settimane, sembra averlo l'ex Spurs, giocatore a cui i tifosi di Portland sono molto legati. La sua esperienza e duttilità potrebbero essere molto utili, se la prospettiva di un ruolo in campo decisamente marginale non gli farà storcere il naso.
COMMENTO
Non stupitevi se il quintetto base qui sopra indicato sarà diverso da quello che McMillan manderà in campo per il season-opener.
Coach Nate continua ad essere molto rigido nelle sue gerarchie, all'insegna della regola secondo la quale il vecchio titolare del ruolo lo è ancora fino a prova contraria. È quasi alla lettera quanto ha dichiarato e confermato più volte recentemente, lasciando presagire che all'esordio Steve Blake, Nicolas Batum e Joel Przybilla potrebbero essere sul parquet per il tip-off.
Martell Webster scalpita per rientrare e mettersi in gioco, dopo aver perso tutta la passata stagione (meno cinque minuti) per una frattura da stress al piede sinistro. Ma di essere uno starter o meno non ne fa una questione di principio.
Greg Oden appare finalmente tirato a lucido, verrebbe da dire quanto ci si attendeva all'esordio tra i professionisti ventiquattro mesi fa. Questa estate si è allenato in Ohio insieme al preparatore atletico dei Blazers e, anziché mettere su muscoli, si è presentato al training camp ben più veloce ed agile di un anno fa. Ne sono prova anche i recenti test fisico-atletici. E chi ha visto le prime partite contro Kings e Clippers avrà notato un giocatore molto meno apatico di quello visto nella stagione da rookie. Salta, corre, ha grinta, si diverte. Di questo passo appare improbabile che non venga premiato con il posto da titolare.
Chi invece non sorride troppo in questi giorni è Andre Miller.
Pare che abbia confessato ai media che non sarebbe arrivato in Oregon, se avesse saputo prima di non essere la point guard titolare della squadra. Di contro McMillan ha risposto che se l'ex Sixers dovesse avere di questi problemi, l'ufficio del coach è sempre aperto per un confronto; ma sostenendo anche che per ora non ha avuto da Miller alcuna lamentela.
Vero è che l'estate dei Blazers è tutta in un nome, quello del play arrivato da Philadelphia. Limitato in parte dal caso Miles, il management dei Blazers non ha fatto miracoli quest'estate, anzi ha fallito i primi due obiettivi (Turkoglu e Millsap) dimostrandosi più abile nel riconoscere i giovani talenti al draft che a convincere i veterani disponibili in Free-Agency.
Miller sa che è da lui che ci si aspetta l'upgrade decisivo per far salire di livello questo gruppi di giocatori e doversi guadagnare il posto in campo non è esattamente quanto si aspettava per cominciare. Tutto lascia pensare che Andre, persona discreta e professionista serio, saprà come inserirsi nei piani di McMillan senza far nascere un caso.
Ma di problemi gestionali di questo tipo McMillan ne avrà ancora, con un roster tanto profondo e con così tanti giovani che vogliono mettersi in mostra. Rudy Fernandez è il primo nome che viene in mente, se pensiamo alla scorsa stagione ed all'utilizzo sempre contenuto riservato allo spagnolo.
Lasciando da parte i rapporti tra coach e giocatori, il campo deve dare alcune risposte se Portland vuole scalare le vette della Lega. I nodi fondamentali rispetto alla scorsa stagione sono: la difesa, i punti dal post basso, la difesa, la difesa, la difesa..
Per un allenatore che si professa “Defense-oriented” i miglioramenti dei Blazers nell'ultimo triennio devono essere tutt'altro che soddisfacenti. Lo slow-pace impostato nasconde a livello statistico le pecche di un sistema che produce pochissimi recuperi nella propria metà campo e che consente buone percentuali di tiro, specie dal perimetro, agli avversari. Alla voce difesa di squadra, qualche passo avanti nelle rotazioni e negli aiuti si è visto. Mentre il punto debole più vistoso, in fatto di ruoli, è la marcatura del playmaker avversario.
In estate è circolata spesso la voce di una trade con i Bulls per Kirk Hinrich, prototipo del playmaker dalle qualità difensive e pertanto identikit ideale per una formazione che da anni paga dazio contro point guard veloci e/o molto fisiche. Inevitabile quando devi scegliere tra Steve Blake (che da un punto di vista puramente tecnico non sarebbe pure malaccio per fondamentali difensivi) e Sergio Rodriguez.
Anche per questo motivo c'è chi ha criticato la scelta di firmare Andre Miller, che non si è fatto apprezzare negli anni per le sue abilità in fase di contenimento. Alcuni blazers insiders vedono il bicchiere mezzo pieno e sottolineano come Miller, pur non migliore di Blake come difensore, può fare valere una maggiore esperienza ed una taglia diversa rispetto a Steve.
Altro punto nevralgico è la difesa sui pick'n'roll. Oden più di chiunque altro ha sofferto in queste situazioni. Allontanarsi da canestro per chiudere i varchi ad una guardia avversaria lo ha indotto a numerosi interventi fallosi che, sommati a quelli per la consueta lotta per la posizione sotto il ferro con i big men avversari, hanno avuto come risultato quello di metterlo troppo presto a sedere in panchina a guardare i compagni. Un anno di esperienza in più e un fisico meno appesantito dovrebbero aiutarlo a limitare i danni in questa stagione.
La fase offensiva dei Blazers non desta invece troppe preoccupazioni. Brandon Roy è uno dei migliori marcatori della Lega, non ha veri e propri punti deboli ed ha provato di essere uno dei più pericolosi match-winner della Lega. Aldridge ambisce ad un posto nella gara delle stelle e per farlo tenterà di avviciniersi ulteriormente a quota 20 punti di media. Blake, Webster e Batum sono insidiosissimi dalla lunga distanza, Rudy è un realizzatore completo come pochi.
Forse anche per questo il nuovo arrivato ha suscitato alcune perplessità . Cosa ci fa un play abituato a gestire il gioco accanto a Roy? Soprattutto, perché una point guard che non ha nel suo arsenale il tiro dalla lunga distanza?
Una prima osservazione che mi sento di fare è che due giocatori di talento e dal grande intelligenza come Roy e Miller sapranno esattamente come giocare assieme e come beneficiare ognuno delle qualità dell'altro. Una seconda è che McMillan ora ha un secondo giocatore in grado di penetrare e concludere o aprire le difese e servire l'uomo libero, abile quasi quanto Roy nel mid-range game.
Infine, il più importante degli aspetti da sottolineare riguardo la presenza di Miller, è la qualità delle palle che giungeranno nelle mani di Greg Oden. Chi meglio poteva essere chiamato per aiutare nella crescita offensiva della prima scelta assoluta del 2007?
E se l'ex Sixers rifornirà Greg nel migliore dei modi, Juwan Howard è stato inserito in squadra con l'intento di far vedere al #52 quello che Przybilla non può insegnargli: come passare la palla dal post basso e in situazioni di raddoppio.
Andre Miller consentirà anche a coach Nate di azzardare momenti di gioco a grande velocità , come già fece il coach nella Seattle di Ray Allen e Rashard Lewis e come lo stesso Miller era abituato in Pennsylvania. Aldridge a tal proposito potrebbero rivelarsi un giocatore adattissimo, veloce ed atletico come pochi pari ruolo. Così come potremmo vedere un quintetto piccolo con Outlaw ala forte e lo stesso LaMarcus centro. Ma saranno solo situazioni sporadiche, niente rivoluzioni nel gioco dei Blazers.
Dal draft sono giunti due giocatori molto diversi tra loro, ma che hanno ugualmente ben impressionato in estate. Cunningham è un tweener, un tre e mezzo: fatica a reggere la velocità dei pari ruolo in ala piccola, è piuttosto undersized come ala forte. Ma possiede ottime doti realizzative ed un pregevole jumpshot. Pendergraph è destinato ad essere un role-player: buona propensione difensiva, è buon rimbalzista ed è conscio dei propri limiti in fase offensiva.
Entrambi dovrebbero avere davvero poco spazio in questa stagione, ma dopo quanto successo un anno fa con Batum, non escludo alcuna sorpresa. Sfortunato invece Patrick Mills: infortunatosi in estate, non farà la squadra da subito.
Il punto interrogativo più grande è senza dubbio Jerryd Bayless.
Con l'arrivo di Miller si ritrova ad essere, ancora una volta, il terzo point guard nelle gerarchie del coach. O la quarta guardia tiratrice, se preferite.
Qualche settimana fa l'ex Arizona ha sentenziato ai media “Non so qual è il mio ruolo in squadra.” Enough said..
Un aspetto importante da verificare riguarda infine LaMarcus Aldridge.
Se, come tutti i tifosi dei Blazers, Greg Oden è pronto ad iniziare a fare la sua parte, Aldridge dovrà per molti minuti occupare in modo intelligente il campo con lui.
Come tutti i giocatori di classe, LaMarcus non è il classico esempio di giocatore che ama i contatti sotto canestro, né le gomitate che volano in quei paraggi. Nonostante ciò il coaching staff lavora su di lui (e su Outlaw) per renderlo un discreto portatore di blocchi. Questo permetterebbe da un lato di lasciare il post basso ad Oden, dall'altro di sfruttare le mani vellutate di LaMarcus per delle soluzioni di pick & pop.
Tutto bello e tutto funziona, se il blocco è davvero efficace..
Lakers e Spurs sembrano ancora un gradino sopra ai migliori Blazers auspicabili, ma Houston è senza Ming e New Orleans viene da una stagione piuttosto deludente. Forse la vera guerra sarà con le rivali divisionali, Utah e Denver. Per una NorthWest Division molto meno abbordabile del recente passato, con Minnesota capace finalmente di mettere in piedi un progetto credibile e Oklahoma City sempre più simile alla Portland di due anni fa.
Dietro rimontano, ma Portland ora guarda solo avanti.