Joe Johnson spesso si è trovato troppo solo in attacco: Crawford potrà togliergli pressione…
Due domande e due risposte secche, in rapida successione, possono dare l'idea dello stato d'animo dei tifosi degli Atlanta Hawks al termine della stagione scorsa.
C'è stato un miglioramento rispetto al termine della Regular Season Nba 2008/2009? Sì.
E' stato raggiunto il massimo punto possibile, in virtù dei mezzi a disposizione? No.
Conference: Eastern Conference
Division: Southeast Division
Arrivi: Jamal Crawford
Partenze: Speedy Claxton, Solomon Jones, Acie Law, Flip Murray, Mario West
Rookie: Jeff Teague.
Quintetto base
Point guard: Mike Bibby
Shooting guard: Joe Johnson
Shooting forward: Marvin Williams
Power forward: Josh Smith
Center: Al Horford
Roster
Guards: Mike Bibby, Jamal Crawford, Joe Johnson, Jeff Teague;
Forwards: Maurice Evans, Joe Smith, Josh Smith, Marvin Williams;
Centers: Jason Collins, Al Horford, Randolph Morris, Zaza Pachulia.
Head coach: Mike Woodson
Sorrisi amari e soddisfazioni a metà .
Questi i gesti e le sensazioni che gli Hawks hanno dipinto sui volti dei loro sostenitori all'uscita dai playoff 2009. Un'uscita consumatasi per mano di LeBron James e dei suoi Cleveland Cavaliers: quattro a zero senza storia.
Secondo alcuni, uscire contro i futuri campioni Nba avrebbe reso più digeribile l'amaro boccone. Patetica scusa o reale ammissione di altrui superiorità ?
Poco importa, i Cavs del padrone della lega hanno salutato tutti al turno successivo, eliminati dalle magie tattiche di coach Van Gundy e dalle bocche da fuoco degli Orlando Magic.
Il coach, appunto, sarà proprio lui il primo a esser messo sotto esame quest'anno. Da lui e dal gioco che saprà far esprimere alla squadra dipenderà il suo futuro.
Atlanta, infatti, pur migliorando costantemente il proprio record nelle quattro stagioni sotto la guida di Mr. Potato, non ha mai espresso un gioco lineare, e non è mai stata identificata come una squadra prettamente difensiva o votata all'attacco e allo spettacolo.
Le buone prestazioni sulle due metà campo non sono affatto mancate, ma l'identità tattica del team è rimasta sempre vaga, poco riconoscibile. Questo è quanto si chiede a Woodson, non più un incremento del numero di vittorie, le 47 della scorsa stagione, se confermate, sarebbero un ottimo bottino in una Eastern Conference nettamente migliorata, ma di dare uno status al team, e di renderne i giocatori consapevoli e convinti.
Confermato in blocco il quintetto base, grazie ai sapienti rinnovi fatti firmare a Mike Bibby ed a Marvin Williams, nel corso della offseason si è cercato di aggiungere qualità e quantità alla panchina, vero e proprio tallone d'achille del roster dei Falchi nelle scorse stagioni.
La qualità si è materializzata nella forma e nel talento di una guardia tiratrice dello stato di Washington, capace di straordinari exploit realizzativi, e con un passato cestistico diviso tra Chicago, New York ed Oakland.
Il sacrificio richiesto agli Hawks per ottenere Jamal Crawford è stato minimo: a percorrere la rotta inversa, in direzione Golden State Warriors, sono state le due point guard Acie Law e Speedy Claxton, talento incompiuto il primo, e perenne infortunato il secondo.
Jay Cee, in combinazione con il leader Joe Johnson e con Bibby, vanno così a formare un backcourt con spiccate doti realizzative, e che potrà contare anche sull'apporto dal pino di Maurice Evans e Jeff Teague, il rookie scelto al draft con la chiamata numero 19.
La scelta di Teague, prodotto di Wake Forest classe 1988, in addizione all'arrivo di Crawford e al rinnovo di Bibby, spostava le necessita di Atlanta verso la posizione di centro, dove da un paio d'anni di sbattevano il sottodimensionato Al Horford ed il comprimario Zaza Pachulia.
Considerata la povertà di centimetri offerta dal draft di quest'estate, il general manager Rick Sund ha preferito pescare dal mercato dei free agent per aggiungere chili ed esperienza al frontcourt. Nell'arco di una decina di giorni, quindi, ecco arrivare le firme di Joe Smith e Jason Collins.
Smith, lo scorso anno ai Cavs, porta in Georgia l'esperienza di quattordici stagioni Nba alle spalle, ed una discreta combinazione di gioco fronte e spalle a canestro che, nonostante le primavere, tornerà utile a coach Woodson.
Collins, invece, a differenza di Smith, non ha mai vissuto stagioni da vero e proprio protagonista nei suoi otto anni di Nba, e non gli verranno certo chiesti minuti di qualità e medie da all star. Il suo sarà un lavoro sporco, mal retribuito e poco pubblicizzato, che dividerà con il suo collega di reparto originario dell'est Europa.