Iguodala & Brand, si riparte da loro.
Rispetto a dodici mesi fa questa è stata un'estate molto più calma e rilassata in quel di Philadelphia. Se escludiamo il cambio di allenatore e la partenza, comunque aspettata e preventivata, di Andre Miller poco altro è successo in casa 76ers.
Dopo la parentesi vissuta in prima linea Tony DiLeo ha deciso di tornare dietro la scrivania, a svolgere la mansione di Assistant General Manager che più gli si addice. La dirigenza ha così deciso di puntare su Eddie Jordan, licenziato ad inizio della passata stagione da Washington. Jordan porta con sè la tanto chiaccherata Princeton Offense, grande protagonista in quel di New Jersey ai tempi delle Finali NBA. Se funzionerà anche a Philadelphia è tutto da vedere…
Dicevamo della partenza di 'Dre Miller in direzione Portland, Oregon. Chi lo ha sostituito? Fondamentalmente nessuno. Tra le point guard si registra infatti il solo arrivo tramite il Draft del talentuoso, ma ancora un pò acerbo (la carta d'identità dice 19), Jrue Holiday. Si è poi deciso di rifirmare Royal Ivey e, supponiamo, di puntare molto su Lou Williams.
Dal Canada è invece arrivato quel tiratore tanto agognato nelle passate stagioni, Jason Kapono è stato infatti acquistato dai Toronto Raptors in cambio di Reggie Evans, uno dei “fan favorite” del Wachovia Center per la grinta e la voglia che buttava sempre in campo.
Per chiudere il roster e dare profondità al settore lunghi (che registra anche il ritorno di Jason Smith, completamente ristabilito dall'infortunio al ginocchio che lo tenne fuori per tutta la scorsa stagione) è stato poi firmato Primoz Brezec, reduce da una poco felice avventura al di qua dell'Oceano. Infine va registrato il ritorno di Rodney Carney, proveniente da Minnesota.
CONFERENCE: Eastern
DIVISION: Atlantic
ARRIVI: Primoz Brezec (FA), Jason Kapono (Trade da Toronto), Rodney Carney (FA)
PARTENZE: Reggie Evans (Trade a Toronto), Andre Miller (Portland), Kareem Rush (FA), Donyell Marshall (FA), Theo Ratliff (San Antonio via FA)
DRAFT: Jrue Holiday (17esima scelta)
PROBABILE QUINTETTO BASE
PG L. Williams
SG A. Iguodala
SF T. Young
PF E. Brand
C S. Dalembert
ROSTER
G: Louis Williams, Jrue Holiday, Royal Ivey, Jason Kapono, Willie Green
A: Andre Iguodala, Thaddeus Young, Rodney Carney, Elton Brand, Jason Smith
C: Samuel Dalembert, Marresse Speights, Primoz Brezec
HEAD COACH: Eddie Jordan
Commento
Se l'anno scorso si partiva con grandi aspettative derivanti dai grandi movimenti estivi quest'anno la franchigia di Philadelphia parte sicuramente in secondo piano, dopo gli innumerevoli problemi avuti durante la passata stagione (partendo dal licenziamento di Cheeks, arrivando all'infortunio di Brand).
Questo, per una squadra ancora giovane e con un allenatore nuovo, non può che essere un bene anche se come ben sappiamo il pubblico della città dell'amore fraterno è uno dei più caldi e pretenziosi d'America quindi le aspettative saranno comunque alte.
I punti di domanda che aleggiano sulla squadra che andrà ad affrontare la prossima stagione sono fondamentalmente tre. Primo, riuscirà Eddie Jordan ad installare il suo metodo di gioco con il personale a disposizione? Secondo, chi giocherà come PG? Saranno in grado Williams e Holiday di sostituire uno dei migliori playmaker degli ultimi anni come Andre Miller? Terzo, Elton Brand?
Andiamo con calma.
La Princeton Offense è un sistema di gioco apparentemente molto semplice fatto di passaggi e continui movimenti senza palla (spesso alla ricerca dei tagli back door). Per far sì che funzioni però c'è bisogno che tutti e cinque i giocatori in campo sappiano esattamente cosa debbano fare ed eseguano i propri movimenti alla perfezione o quasi.
Una delle prerogative di questo tipo di attacco è quella di avere un lungo che sappia giocare in post alto e passare la palla da quella posizione, per fare un esempio Pau Gasol sarebbe il post perfetto per la creazione di Pete Carril.
A Philadelphia i lunghi si chiamano Dalembert e Speights, giocatori che insomma non hanno propriamente le caratteristiche delle spagnolo. La soluzione potrebbe essere quella di schierare una sorta di small ball con Brand da 5 (che nel giocare dal post alto avrebbe sicuramente meno problemi degli altri due) e Young da 4, anche se come visto ad inizio dello scorso campionato questo quintetto subisce troppo difensivamente a rimbalzo.
Un'altra caratteristica di questo sistema offensivo è il tiro da tre punti, arma importantissima per allungare la difesa. Anche in questo caso caschiamo male visto che i Sixers negli ultimi tre anni sono stati statisticamente una delle peggiori squadre in questo fondamentale. L'arrivo di Kapono aiuterà sicuramente ad alzare le percentuali ma siamo sicuri che possa bastare?
Il ruolo della point guard è stato poi quello più discusso durante l'estate, sia da parte dei tifosi che degli addetti ai lavori. Perdere un playmaker del calibro di Miller e sostituirlo fondamentalmente con una guardia dalla mentalità “shoot first, then pass” (Williams) e un ragazzino di 19 anni con alle spalle un solo anno di college (Holiday) è stata una scelta molto rischiosa da parte del front office.
Coach Jordan ha però più volte sottolineato come nel suo sistema di gioco non ci sia bisogno di un playmaker nel vero senso della parola, ma che un giocatore con le caratteristiche di Lou Williams possa fare benissimo al caso suo (visto che poi, aggiungiamo noi, molto spesso Iguodala verrà utilizzato da point forward e gli sarà chiesto di portare il pallone nell'altra metà campo).
L'ultimo, e forse più importante, punto focale della situazione riguarda Elton Brand. Senza bisogno di spendere troppe parole i 76ers si augurano che l'ex Dukie possa fare quello per cui è stato preso (e pagato fior di “benjamini”) e cioè tornare ad essere quella macchina da 20 punti e 10 rimbalzi che era sempre stato nella sua carriera NBA. Purtroppo diversi problemi fisici (prima il ginocchio, poi la spalla) lo hanno ormai tenuto lontano del campo per praticamente due stagioni consecutive.
Tutte le fortune della squadra sono quindi legate alla sua condizione fisica visto che, come successo l'anno scorso, senza la sua presenza nell'area pitturata la squadra più lontana di un paio di vittorie al primo turno dei Playoffs (ad andare bene…) non può andare.
Infine, due parole sul leader della squadra, quell'Andre Iguodala ormai arrivato alla sua sesta stagione nella Lega. Questo dovrà essere il suo anno se Philadelphia vorrà cercare di fare strada nella post-season, ormai il prodotto di Arizona non si può più nascondere, deve fare il passo successivo e passare dall'essere un buon giocatore ad un ottimo giocatore capace di prendere in mano le redini della squadra.
Sarà in grado di farlo? Tutto il mondo “sixersiano” se lo augura e personalmente se dovessi scommettere il fatidico dollaro lo metterei su di lui e su una sua convocazione al prossimo All Star Game (nella partita della domenica, non più in qualche competizione del sabato).