5 nomi per l’NBA che verrà 

Riusciremo in questa stagione a rivedere un Gilbert Arenas sano?

Manca un mese all'inizio della nuova stagione NBA, e dal termine della scorsa annata ad oggi abbiamo assistito a numerosi cambiamenti nella Lega. Diversi giocatori di un certo spessore hanno cambiato casacca, e l'anno che verrà  si preannuncia davvero entusiasmante, con tante squadre pronte a darsi battaglia per la vittoria finale.

Le squadre, come sappiamo, sono composte da singoli giocatori, e si sa già  chi, tra questi ultimi, reciterà  un ruolo da protagonista nei prossimi mesi. Il campione in carica Kobe Bryant guiderà  i Lakers a caccia del "re-peat", Dwight Howard cercherà  di vendicare la sconfitta subita dai suoi Magic nelle Finali del giugno scorso, mentre LeBron James è, quest'anno più che mai, intenzionato ad infilarsi il primo anello al dito.

Questi sono soltanto alcuni tra i nomi più famosi, ma la lista potrebbe tranquillamente allungarsi: dove arriveranno gli Heat di Wade, giocatore nel pieno della sua maturità ? E Tim Duncan riuscirà  a smentire ancora una volta tutti gli scettici, dimostrando che gli Spurs sono ancora una squadra da titolo? E poi ci sono i Celtics, con un Garnett (e un Wallace) in più nel motore, la rivelazione-Nuggets…insomma, uno scenario a dir poco pirotecnico.

Ma in quest'articolo non vogliamo soffermarci sulle stelle, bensì su quei giocatori che ambiscono a diventarlo e che sono, chi per un motivo chi per un altro, in rampa di lancio, pronti per effettuare il salto di qualità  definitivo. Ce ne sono diversi di giocatori di questo tipo: noi ne abbiamo scelti cinque, sicuri del fatto che varrà  la pena di tenerli d'occhio da ottobre in poi. Andiamo a scoprirli dunque, in rigoroso ordine alfabetico, partendo da…

Gilbert Arenas

Washington Wizards, 27 anni, playmaker
La storia di Arenas ormai la conoscono tutti: dopo aver passato in panchina le prime 35 partite della sua carriera professionistica, questo talentuoso playmaker cominciò a farsi notare come un ottimo giocatore. Grande realizzatore, buon assist-man, dotato di mezzi fisici importanti e di quella sana follia che contraddistingue i geni, Arenas è il principale punto di riferimento dei Washington Wizards.

Nella lega dal 2001, sono 3 anni che "Agent Zero", a causa degli infortuni che non lo lasciano mai in pace, non riesce ad aiutare la sua squadra. Il suo calvario cominciò poco prima dei play-off del 2007, quando si infortunò ai legamenti del ginocchio. Addio post-season.

Nel 2007-2008 la storia si ripete: il ginocchio dà  ancora problemi, e nonostante un ritorno effettuato in extremis, Arenas non è ancora nella forma migliore e non riesce ad evitare l'eliminazione dei suoi compagni al primo turno dei play-off.

Nell'ultima stagione, invece, le cose vanno ancora peggio, tant'è che le uniche partite giocate dal playmaker dei Wizards sono quelle contro i Pistons il 28 marzo e contro i Cavaliers il 2 aprile. Il suo ritorno, per quanto veloce, fa ritrovare il sorriso ai tifosi dei "Maghi", visto che la squadra regala ben poche soddisfazioni senza il suo faro (19 vittorie e 63 sconfitte, peggior record della Eastern Conference).

Ora che i guai fisici sembrano finalmente un ricordo, "Agent Zero" è pronto a disputare un'annata da protagonista. Avrà  al suo fianco due stelle come Jamison e Butler, anche se sotto canestro e in panchina sembra mancare ancora qualcosa alla squadra della capitale per poter competere con le super-potenze della Lega.

Richard Jefferson

San Antonio Spurs, 29 anni, ala
Giocatore di grande talento, Jefferson sembra arrivato nella squadra più adatta per dare l'assalto all'anello. Intorno a sé avrà  tre giocatori di grande spessore come Parker, Ginobili e Duncan, il valore dei quali può essere messo in discussione soltanto dagli infortuni.

La storia del numero 24 degli Spurs è curiosa: entra nella NBA nel 2001 con la maglia dei Nets, e nelle prime due stagioni la sua squadra arriva in finale, senza riuscire però a superare l'ultimo ostacolo prima della vittoria. I Lakers del duo Kobe-Shaq e gli Spurs sono degli avversari troppo forti.

Seguono delle stagioni in cui Jefferson consolida il suo status all'interno della Lega, mostrando delle doti interessanti in attacco ma anche in difesa. E' il classico giocatore completo: atletico, capace di attaccare il canestro ma anche di tirare da fuori con discrete percentuali, difensore non ai massimi livelli ma comunque solido.

In più, l'età  è quella giusta per sfondare definitivamente. Con i suoi ventinove anni, la nuova ala piccola degli Spurs ha l'esperienza giusta per trasformare i "Big Three" della sua squadra in dei "Fabulous Four". Se l'infermeria rimarrà  vuota, ci sarà  da divertirsi a San Antonio.

Jameer Nelson

Orlando Magic: 27 anni, playmaker
Quella appena trascorsa è stata la stagione delle occasioni sprecate per Nelson. Anima dei Magic insieme a Dwight Howard, non ha potuto partecipare per la prima volta in carriera allo scorso All-Star Game a causa di un infortunio.

Siamo a metà  febbraio, e il rientro sembra non arrivare mai. I suoi compagni, intanto, girano alla grande anche senza di lui. Arrivano i play-off, e dopo aver battuto i Philadelphia 76ers, i Boston Celtics e i Cleveland Cavaliers, i Magic approdano alle Finals per la seconda volta nella loro storia.

Il richiamo è troppo forte, e Nelson rientra proprio in gara-1 contro i Lakers. Ma il suo apporto non è quello sperato, e crea più problemi che altro. La forma fisica e il rendimento sono mediocri, in più Rafer Alston, che aveva sostituito Nelson come playmaker titolare, chiede maggiore considerazione nei suoi confronti, viste le prestazioni scadenti del compagno.

I numeri spesso non sono veritieri, soprattutto nel basket, ma danno un'idea della situazione: nelle 5 gare di finale, il playmaker dei Magic ha giocato 18 minuti di media e ha fatto registrare 3.8 punti, 2.8 assist e 1.4 rimbalzi. Cifre tutt'altro che esaltanti, insomma.

Eppure, la sua importanza all'interno della squadra è fuori discussione. Non stiamo parlando di un playmaker particolarmente dotato come passatore, ma di un giocatore ordinato, capace di servire alcuni assist ai compagni (5.4 la media nella scorsa regular season) e di segnare una buona quantità  di punti (quasi 17).

Il suo tiro da 3 è ormai diventato una realtà , e il 45% dall'arco che ha mantenuto l'anno scorso è una percentuale lusinghiera. Non è un difensore eccezionale e fisicamente paga dazio contro la maggior parte dei suoi avversari, ma rimane comunque un ottimo elemento dal quale Stan Van Gundy ripartirà  per tentare nuovamente l'assalto all'anello.

Greg Oden

Portland Trail Blazers, 21 anni, centro
Prima scelta assoluta nel draft di 2 anni fa, Oden saltò l'intera stagione da rookie a causa di un brutto infortunio al ginocchio. Nel 2008/2009 abbiamo finalmente avuto modo di vederlo in campo, e c'è da dire che il ragazzo ha un po' deluso le attese.

Ben prima della sua entrata nel draft, infatti, il centro dei Blazers veniva considerato come uno dei prospetti più interessanti dell'ultimo decennio, il classico giocatore in grado di cambiare volto ad una franchigia, soprattutto in un'era come questa dove i centri veramente dominanti non ci sono più.

Eppure, l'impatto nella Lega dell'ex giocatore di Ohio State non è stato particolarmente significativo: 21 minuti di media, 9 punti e 7 rimbalzi ed un minutaggio che, insieme alle cifre e al rendimento, è sceso nei play-off, segno di una fiducia che lo staff tecnico non si sente ancora di concedergli.

Bisogna preoccuparsi? La risposta è nì. Certo, ci si aspetta molto di più da questo ragazzo, ma è anche vero che viene da un infortunio complicato e che ha giocato un solo anno nella Lega. Insomma, il tempo è tutto dalla sua parte, le qualità  per fare bene le ha sempre avute, e quindi il suo futuro dipende principalmente da lui.

Come ogni atleta ha bisogno di essere a posto fisicamente per potersi esprimere al meglio, e piano piano la forma sembra tornare quella del college. Ma non basta: Oden deve mostrare voglia di migliorarsi, soprattutto in quella fase offensiva che ad oggi non è il suo punto forte. Appare ancora come un centro "grezzo", che deve costruirsi dei movimenti efficaci quando attacca il canestro.

In difesa può sicuramente diventare un fattore, grazie alle braccia lunghe e ad una agilità  insospettabile per un giocatore alto 2 metri e 13 per 130 chili. La prossima annata sarà  davvero importante per lui, anche perchè più passa il tempo e più i Blazers puntano a diventare una delle super-potenze della Lega.

J.R. Smith

Denver Nuggets: 24 anni, guardia
J.R. Smith, ovvero energia allo stato puro. 24 anni appena compiuti, da 5 nella Lega, un sesto uomo tra i più temibili in circolazione. Pochi altri giocatori hanno il suo atletismo e sono capaci di incidere in una partita come fa lui quando si "accende".

E' una guardia esplosiva, dotato anche di un buon tiro: un realizzatore puro insomma, ideale per assicurare punti alla propria squadra quando i titolari riposano o di scombinare le difese in quei momenti del match in cui i suoi compagni trovano la via del canestro con difficoltà .

Quest'anno i Nuggets potrebbero affidargli maggiori responsabilità , dal momento che la guardia titolare della scorsa stagione, Donthay Jones, non fa più parte del team. Può essere una grande occasione per J.R., chiamato a formare insieme a Chauncey Billups e a Carmelo Anthony un trio di tutto rispetto nelle posizioni di playmaker, guardia ed ala piccola.

Certo, il rischio c'è. Nel senso che Smith è un giocatore potenzialmente devastante in attacco, ma è anche parecchio discontinuo. E' capace di grandi giocate e di grandi partite, ma anche di prendersi delle lunghe pause che finiscono per rendere la sua presenza sul parquet inutile, se non addirittura dannosa.

Eh sì, perchè parliamo di un attaccante straordinario, ma anche di un difensore mediocre, che si affida più che altro all'esplosività  ma che avrebbe tanto da migliorare nella propria metà  campo. Inoltre, pur essendo una guardia non ha una grande visione di gioco e tende ad essere un solista, poco propenso perciò al gioco di squadra.

Proprio i Nuggets dell'ultima annata, così come tante altre squadre e tanti altri giocatori in passato, ci hanno dimostrato che spesso è meglio un giocatore ordinato e disposto a sacrificare sé stesso per la squadra (Billups) piuttosto che un talento puro ma incapace di coinvolgere i compagni nella giusta misura (Iverson).

Cinque nomi per cinque squadre, cinque storie a modo loro tutte interessanti…chi di loro compierà  il sospirato salto di qualità ? Forza, manca soltanto un mese…

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