Larry Brown e Raymond Felton, un rapporto non sempre facile…
Le sfide sono sempre state la sua vocazione e dopo la separazione burrascosa dai Knicks, squadra della sua città natale, ripartire da Charlotte e dalla North Carolina, lo stato che l'ha cresciuto cestisticamente, era la scelta giusta.
I compromessi non sono mai stati la strada scelta da Larry Brown, a testimonianza gli innumerevoli cambi di panchina in una carriera d'allenatore iniziata nel 1975.
Nove squadre allenate nella NBA e sette portate ai play-off. Se ci riuscirà anche con i Bobcats i Knicks saranno l'unica squadra che ha allenato nella NBA a non portare nella post-season. Sette squadre diverse ai play-off, record per un allenatore NBA, squadre come i Clippers, i Nets, i Nuggets, San Antonio, Indiana, Philadelphia e Detroit.
Unico allenatore ad aver vinto un titolo sia NCAA, con Kansas nell'88, sia nella NBA con Detroit nel 2004, detiene anche il primato per essere l'unico ad aver vinto una medaglia olimpica come giocatore, oro a Tokyo '64, come assistente, oro a Sydney 2000 e come allenatore, un bruciante bronzo ad Atene 2004, causa di molte critiche nei suoi confronti per non essere riuscito a guidare la riscossa del basket made in USA.
Con i Pistons ha raggiunto l'apice della sua carriera, due finali di cui una vinta, contro i Lakers, che lo avevano battuto tre anni prima quando arrivò in finale con i 76ers di Iverson, anno in cui vinse il premio come coach dell'anno. Quarto per vittorie in stagione regolare con oltre 1000, dietro a leggende come Wilkens, Nelson e Riley, è terzo anche per vittorie ai play-off, dietro all'inarrivabile Jackson e al solito Riley. A pieno diritto nel 2002 è entrato nella Hall of Fame.
Da un anno è alla guida dei Bobcats. Squadra giovane, votata alla corsa e alla difesa.
Obbiettivo per la prossima stagione è quello di strappare un biglietto per i play-off. Boston, Cleveland e Orlando sono fuori portata, si giocheranno il miglior piazzamento assoluto nella Eastern Conference.
Dietro di loro Atlanta è chiamata a riconfermarsi come quarta forza, con un organico che non ha perso i prezzi pregiati. Rifirmati Bibby e Williams, l'arrivo del veterano Joe Smith porterà profondità alla panchina ed esperienza. Chiamati alla riconferma anche gli Heats ma tutto ruota attorno ai problemi di Beasley. Nel caso l'ex Kansas State non riuscisse a giocare la prossima stagione difficilmente il solo Wade basterà per andare oltre il primo turno.
Philadelphia ha perso il playmaker titolare Miller ma ritroverà Brand. Da valutare il suo inserimento nel gioco veloce di Igoudala e compagni. In crescita anche Chicago che però ha perso Gordon. Washington ritrova Arenas e anche ambizioni di post-season.
Detroit ha cambiato molto, Villanueva non vale Rasheed Wallace e uno tra Gordon e Hamilton troverà poco spazio. Anche loro in corsa per i play-off se troveranno la chimica giusta. Toronto ha rivoluzionato la squadra e puntato molto su Bargani. Bosh è in scadenza e giocherà per le statistiche.
Cresciuto cestisticamente a Chapel Hill, ateneo dove la tradizione è forse più forte che in qualunque altra parte, allievo di Dean Smith, Brown predilige giocare con i due classici lunghi sperimentando poco quintetti piccoli, usati solo in situazioni estemporanee e d'emergenza.
Come punto di partenza un centro che difenda l'area, rimbalzista e intimidatore. Mutumbo e Ben Wallace erano i due titolari nelle squadre che Brown ha portato fino alla finale. Talento grezzo in attacco ma intensità e fisicità in difesa. Accanto al centro un'ala grande capace di giocare in post-basso.
Brown arrivato a Charlotte in meno di un anno ha rivoluzionato mezza squadra. Via Jason Richardson perché troppo indisciplinato, arrivano dai Suns Diaw, un'ala con grande visione di gioco e capacità di giocare spalle a canestro, e Raja Bell, uno tra i difensori migliori sugli esterni.
Come centri i Bobcats si assicurano Mohammed e Diop. In regia Felton, ex UNC, e DJ Augustin al suo secondo anno. In estate arriva dagli Hornets Chandler in cambio di Okafor. Con questa mossa in North Carolina si spera di aumentare l'impatto dei lunghi in transizione, fase carente della squadra a cui Brown è molto attento. Via anche Morrison per Radmanovic. Nessuna mossa di mercato oltre a Chandler quest'estate. C'è da rifirmare Felton, mentre May e Juan Howard, anche loro free-agent, non sembrano rientrare nei piani della società .
Dall'arrivo di Brown i Bobcats sono passati dall'essere tra le peggiori squadre per punti concessi ogni cento possessi, ad essere la terza squadra di tutta la lega. Ottima difesa ma attacco lacunoso. Gerald Wallace, primo marcatore della passata stagione per i Bobcats e solo 42° in classifica generale, viaggiando a 16,6 punti/partita. L'arrivo di Chandler da maggiori opzioni in attacco vicino a canestro ma manca la pericolosità perimetrale.
Il mercato estivo dei free-agent offriva il giocatore ideale per colmare le carenze dei Bobcats, Allen Iverson. I suoi rapporti con Brown non sono sempre stati idilliaci ma a detta dello stesso Iverson Brown è il miglior coach che abbia mai avuto. Contatti in estate con la franchigia del North Carolina ci sono stati ma una vera offerta mai. Iverson cerca una squadra dove possa chiudere la carriera giocando ancora da protagonista.
L'acquisizione dell'ex Georgetown darebbe maggiore pericolosità all'attacco dei Bobcats, ma il suo arrivo toglierebbe spazio ai vari giovani del roster. Giocando sia da PG che da SG Iverson prenderebbe minuti sia a Felton che ad Augustin in regia, a Bell e al rookie Henderson come guardia. Alla base del mancato accordo tra il pluri All-star e i Bobcats e la volontà della società di dar fiducia ai giovani per avere una squadra competitiva nell'arco di pochi anni.
Felton è cresciuto moltissimo sotto la guida di Brown, Augustin è uno tra i migliori della sua annata ma entrambi devono rendere maggiormente in attacco. Bell è il miglior difensore in squadra e Hendreson è la scelta del primo giro e difficilmente si priveranno di uno di questi giocatori per far spazio ad un veterano a fine carriera.
Se c'è un allenatore che può portare una squadra di medio livello a giocarsela con squadre più blasonate è sicuramente Brown. Negli ultimi 27 anni i Clippers sono andati ai play-off solo tre volte, due sotto la sua guida.
I Nets che ha allenato erano una squadra dal passato mediocre, molto lontano dal "Flyin' Circus" di Kidd e compagni e anche con loro sono approdati alla post season sotto la guida dei Brown.
Quando ha potuto allenare una squadra da titolo i risultati sono arrivati.
Il sistema di gioco bilanciato dei Pistons campioni è il modello da sempre adottato da Brown. Nessun giocatore campione con i Pistons del 2003 aveva una media punti oltre i venti di media. Anche i Bobcats sono una squadra dall'attacco equilibrato basato anche se con minor talento rispetto ai Pistons campioni.
Brown è capace di strutturare squadre che rendono al massimo anche con giocatori di primissimo livello. La Philadelphia finalista nel 2000 era incentrata su Iverson e di contorno ottimi giocatori di ruolo. La speranza in North Carolina non è di arrivare al titolo ma di riuscire a strappare un biglietto per i play-off e per farlo si sono affidati al migliore.