Wallace porterà un pizzico di follia nello spogliatoio biancoverde?
É convinzione piuttosto diffusa nel panorama NBA il fatto che, con un Garnett in piàº, la storia quest'anno sarebbe stata differente; chi puà³ sapere se trascinati dal proprio leader i campioni in carica avrebbero faticato cosà tanto nella serie contro gli eroici Bulls o se avrebbero sofferto tanto i Magic al punto da esserne sconfitti.
É proprio alla vigilia dei playoff, pochi mesi or sono, in quel 16 aprile da cui oggi pare trascorsa un'eternità , che una violenta ondata di acqua ghiacciata si abbatte inesorabilmente sul Massachussets, che vede crollare in pochissimo tempo tutte le certezze, le speranze ed i sogni, osservando quella che pochi mesi prima appariva una macchina da guerra crollare inerme al suolo come un castello di carte vittima di un soffio di vento: la notizia bomba, anticipata da un eccessivo giro di metafore, é quella che gli addetti stampa dei Celtics comunicano al pubblico alla vigilia di gara 1 contro i Bulls, annunciando che Kevin Garnett, già¡ fermo da 13 partite non potrà¡ scendere in campo nella prima gara dei playoff come presumibilmente in tutte le altre.
La malinconia nelle parole di coach Rivers é addirittura emblematica, quando afferma che "Kevin non e' pronto, avendo visto come si muoveva oggi in allenamento credo proprio che non sarà disponibile, saremo costretti a fare senza di lui", simbolo forse di un'occasione sprecata, che forse, per questo gruppo, non esattamente con l'età¡ media dei Blazers, poteva rappresentare "The last dance".
Kevin da grande lottatore quale é sempre stato ci ha provato in tutti i modi a tornare, allenandosi duramente cercando di poter riprendere la forma per dare una mano ai suoi ragazzi in evidente difficoltà¡ in tutta la post season, anche illudendo i tifosi per ben due volte: quando si vociferava un suo ritorno per gara 7 nella meravigliosa serie al cardiopalma contro i Bulls, poi immediatamente smentita da Danny Ainge e quando, al secondo turno, sfidava il pubblico avversario indicando l'orologio, ad indicare che l'ora del suo ritorno era giunta.
Ma Garnett non é tornato, neanche per qualche minuto, ed i Celtics hanno perso la serie contro i Magic uscendo di scena nelle semifinali di conference e lanciando Orlando verso la finale.
I Celtics,da sempre una squadra vincente, durante l'estate, nonostante la prematura scottatura di maggio, non sono rimasti a guardare, tutt'altro; la crescita di Rondo da una buona garanzia in fase di regia, Allen e Pierce sono due certezze che non vengono messe in discussione. Serviva un giocatore interno, che perà³ potesse anche punire gli avversari martellando dalla distanza; un giocatore che potesse giocare sia con Garnett, sia al posto di Garnett, in posizione variabile tra quella di ala e centro; un giocatore con una buona mentalità¡ difensiva ma anche una certa attitudine in attacco; ma soprattutto un giocatore pronto, vincente che possa collaborare ad un titolo immediato, considerando sempre il discorso dell'età¡ media citato in precendenza.
Pescando nel mercato dei free Agent, a dir la verità¡ piuttosto povero, il nome clamoroso che salta fuori é quello di Rasheed Wallace, ala-centro da sei anni alla corte dei Pistons, campione nel 2004, dal talento sconfinato ma dal carattere, per cosà dire esuberante, da molti considerato una delle ragioni del crollo dei Pistons.
Sheed, sublime difensore in post basso, maestro del gioco spalle a canestro e tiratore mortifero, raggiunte ormai le 35 primavere, strappa un contratto biennale da 11 milioni di dollari. I "Big Three" diventano ora ufficialmente 4 in una squadra potenzialmente devastante, dalle possibilità¡ infinite.
Gli ostacoli che si frappongono tra la squadra sulla carta piຠforte della lega e un titolo tanto agognato sono perೠben visibili e ancora lontanti dall'essere superati; in primo luogo bisogna considerare le condizioni fisiche di Garnett e poi l'inserimento in squadra, in un meccanismo ben oliato e con delle gerarchie piuttosto definite, di una personalitࡠdiscretamente invadente come quella di Rasheed anche dal punto di vista tecnico e soprattutto tattico.
Per quanto riguarda la situazione di Garnett le voci che circolano dallo staff dei Celtics sono abbastanza confortanti: l'operazione al ginocchio destro effettuata recentemente risulta essere ben riuscita e Garnett puà³ ora cominciare una lenta riabilitazione che lo dovrebbe rendere disponibile al via della stagione, addirittura "in condizione perfetta" secondo quanto dichiarato da Danny Ainge in una recente conferenza stampa; certo é che, come lo sport spesso ci ha insegnato, un infortunio subito in età¡ matura difficilmente sparisce per sempre e proprio il ritmo e la continuità¡ con cui Garnett ha giocato in carriera (oltre 1100 partite…) non chiudono definitivamente le porte ad una ricaduta sul ginocchio infortunato.
Questione non poco spinosa é quella riguardante l'inserimento in un meccanismo collaudato di un giocatore come Wallace, arrivato, per dirla alla Federico Buffa, tardi quando distribuivano la timidezza: Wallace é stato probabilmente una delle ali con piຠtalento (sui due lati del campo) degli ultimi dieci anni; cià³ di cui ha sempre difettato e che gli ha negato una considerazione pari a quella di gente come Duncan o Garnett é stata la mancanza di voglia, di continuità¡ ed un'emotività¡ non costruttiva ai fini del gioco.
Certo é che, sebbene potrebbe sembrare abbastanza pericoloso affiancare due giocatori in una stessa squadra, persino dello stesso ruolo(!), dal carattere forte come Garnett e Wallace, la dirigenza ha fatto probabilmente la scelta migliore per un assalto immediato al titolo.
Rasheed é un giocatore esperto, che sa vincere, ma se la sua annessione in squadra sia stata una follia o un colpo di genio dipenderà¡ dal suo atteggiamento, dalla sua disponibilità¡ ad aiutare non essendo né la prima, né la seconda né tantomeno la terza scelta di una squadra colma di All-Star e che riverserà¡ su Doc Rivers il non indifferente compito di gestire un mix di talento ed emotività¡ notevole.
La speranza dei tifosi dei Celtics é che Sheed sappia accettare un ruolo non da leader, ma da supplemento alle basi della squadra, e che non dia in escandescenza se il numero dei suoi possessi dovesse essere inferiore a quelli disegnati per lui negli anni d'oro di Detroit.
Wallace non sarà¡ né la superstar, né un rimpiazzo, ma dovrà¡ accettare il ruolo che Rivers sceglierà¡ per lui, un ruolo da comprimario che presumibilmente sarà¡ quello di aiutare, dando minuti di qualità¡, una squadra già¡ formata e capace di vincere con tutte le pedine al proprio posto.
Se le condizioni di Garnett potranno essere stabilite e verificate solo dal tempo, cosà l'inserimento di Rasheed che, come detto da Jon Wertheim di Sports Illustrated "è un enigma misterioso racchiuso in una fascetta" potrà¡ essere decretato solo dal campo.
L'unica certezza é che i Celtics, considerate le buone previsioni sul recupero di Garnett, si presenteranno alla prossima stagiona rinforzate come, e probabilmente ancor di piàº, delle altre contender, con ancora alcuni punti su cui lavorare ma di sicuro con la consapevolezza di poter e dover vincere per dare continuità¡, ancora una volta, all'ennesima gruppo vincente di una storica dinastia.