The Yao’s Odyssey

Nonostante le numerose difficoltà , Yao riesce a vedere il futuro con ottimismo…

In Texas ci credevano, pensavano finalmente di avercela fatta a scacciare quel maledetto demone (cinese) che albergava nella locker-room del Toyota Centre ormai da troppo tempo.

Passato il primo turno dei Play-off dopo più di un decennio, anche nel caso di sconfitta durante le Semifinali di Conference si sarebbe potuto comunque parlare di obiettivo raggiunto, almeno in minima parte. Si conoscevano le basi sulle quali ricostruire ed il futuro pareva più roseo se ci si poteva affidare su un nucleo solido di giocatori composto da un ottimo mix di veterani e giovani. Invece no.

Tutto è cominciato nel momento probabilmente più alto della storia recente dei Razzi.
Gara 3 del secondo turno dei Play-Off, avversari i futuri campioni in carica della Lega, i Los Angeles Lakers.

Dopo aver espugnato lo Staples in gara 1, i biancorossi incassavano una pesantissima sconfitta nella quale si palesava tutta la differenza in termini di talento tra le due squadre, in particolare nella fase offensiva.

D’altronde gli altri schieravano come guardia titolare Kobe Bryant, uno che, come si dice nel calcio, fa reparto da solo. I texani, al massimo del loro potenziale offensivo, potevamo inserire Lowry in posizione di play e lasciare che Brooks e Artest fossero liberi di inventare.

Insomma, probabilmente l’esito della serie era già  scritto ancora prima di iniziare ma grazie al carattere ed al cuore immenso degli uomini di Adelman, i giallo viola avrebbero dovuto sudare ben più del previsto per accedere alle finali di Conference.

Torniamo a quella gara 3: Yao, nonostante una gara 1 da assoluto protagonista, nella seconda sfida aveva già  mostrato qualche segno di affaticamento contro la difesa aggressiva di Gasol ed in gara 3 tutta la stanchezza accumulata nel corso delle ultime partite si mostra in maniera lampante.

Al termine del primo tempo infatti il box score del centrone recita nella casella FgM-A (canestri segnati – tentati) un poco esaltante 1/6. Ma non si può prescindere dall’apporto del cinese in attacco, quindi il vecchio Rick decide di rischiare qualcosa ma tenerlo in campo.

Il secondo tempo come previsto, risulta pura accademia per i Lakers e, con un Kobe in versione MVP che infila un canestro da 10 metri a 3 secondi dal termine della terza frazione, si può già  iniziare a parlare di gara 4.

Nota a margine della serata, Yao esce dal campo dopo 40 minuti giocati accusando un dolorino al piede sinistro. Nulla di preoccupante. Forse.

Nei giorni successivi il cinese effettua le analisi di rito, speranzoso di non dover saltare la fatidica sfida successiva, ma gli esiti dei test mostrano qualcosa di molto più grave del solo affaticamento.

Frattura da stress dell’osso navicolare del piede sinistro.
Stagione finita per Yao e con essa anche quella dei Rockets. Si spera non debba ricorrere ad un intervento, ed infatti è questa la scelta definitiva, ritenendo che entro 8/12 settimane, grazie anche al riposo durante il periodo estivo, si sarebbe riusciti ad avere un Ming in grado di correre, addirittura in tempo per iniziare il training-camp con la squadra.

Anche in questo caso mai profezia fu più sbagliata.
Il cinese, dall’alto dei suoi 228 cm torna a Houston per le visite di rito intorno ai primi giorni di luglio, raccontando sorridente ai media locali di essere più che soddisfatto dell’andamento del suo recupero, che non sente dolore e pensa di poter iniziare la riabilitazione il prima possibile.

Anche questa volta però gli esiti degli esami hanno dello sconcertante.
La frattura non solo non è migliorata ma si è addirittura ampliata di parecchi centimetri lungo il piede. L’infortunio è gravissimo e la notizia sconvolge tutti all’interno dell’ambiente Rockets.

Il medico della franchigia,Tom Clanton, rilascia questa intervista al giornale locale di Houston, il Chronicle: “Nell’attuale situazione, questo infortunio può costargli non solo la prossima stagione ma addirittura il proseguo della sua carriera. Stiamo cercando altri pareri medici per evitare un’ulteriore operazione e per non trascurare qualsiasi ipotesi di trattamento”.

Le parole del giocatore, nonostante la situazione critica, sono comunque fortemente concilianti e con l’intento di portare ottimismo all’interno dell’ambiente: “Sono più che fiducioso di poter tornare a giocare, ora penserò solo a guarire e rimettermi in forma il prima possibile. Lo staff medico mi ha informato sulla mia situazione attuale e stiamo scegliendo il trattamento più adeguato alle mie esigenze”.

Meno edulcorate le parole di Morey, che solo pochi giorni prima aveva definito Yao “la pietra angolare su cui fondare le sorti della franchgia”. Il Gm ha infatti scelto di mantenere un profilo più basso dicendo che non avrebbe commentato la notizia e le parole della sua stella, proprio per rispetto verso il cinese, ed avrebbe avvallato qualsiasi decisione presa.

Probabilmente l’uomo di riferimento della dirigenza dei Razzi ha peccato di ingenuità  rilasciando quelle dichiarazioni sul futuro della squadra, poiché conosce bene la natura del suo giocatore franchigia, non nuovo a queste sorprese. La prima scelta del draft del 2003 infatti fino ad ora ha vissuto una carriera tormenta, come pochi altri atleti nella Lega, dagli infortuni.

I primi segnali erano apparsi durante il dicembre della stagione 2005/2006, nella quale Yao saltò ben 21 partite di regular season per un’infezione all’alluce del piede sinistro.

Una volta rientrato, la sua annata terminò in anticipo a causa di una frattura del tutto similare a quella che lo ha colpito l’8 maggio scorso.

Nella stagione successiva un’altra tegola cadde in testa al povero centro: giocò infatti solo 48 partite a causa della frattura della gamba destra. La riabilitazione fu molto lunga ma grazie ad una grande forza di volontà , riuscì a presentarsi ai blocchi di partenza in ottima forma.

Proprio mentre attraversava probabilmente il momento migliore della sua carriera (2007/2008) in termini di statistiche (22 punti conditi con 10,8 rimbalzi), la sorte lo ha travolto nuovamente, non permettendogli di disputare i Play-Off con una squadra che in regular-season era riuscita a vincere la bellezza di 22 gare consecutive di cui la maggior parte senza di lui.
La causa di tutto? Presto detto, frattura da stress del piede sinistro.

Ripresosi in tempi rapidissimi per poter disputare con la sua nazionale le Olimpiadi di Pechino, il centro aveva disputato la bellezza di 77 partite stagionale durante l’ultima annata.

In seguito a tali eventi, vari addetti ai lavori si sono espressi riguardo le possibili cause dei continui infortuni a cui sono più predisposti i giocatori di altezze elevatissime: il dottor Jack Jensen, fondatore del Centro per atleti di Ortopedia e Ginocchia di Houston afferma che: “Le gambe ed i piedi quando una persona cammina devono sorreggere 1-2 volte il peso corporeo di un uomo. Quando si corre, si passa a 2-3 volte il proprio peso, mentre quando si salta in maniera energica come può essere l’atto di una schiacciata, si raggiunge addirittura a 3-4 volte la propria massa. Per un’atleta che pesa intorno alle 300 libre (140 kg) stiamo parlando di una spinta di più di 1000 (più di 450 kg) libre sulla parte inferiore del corpo. Ed anche se hanno una struttura fisica superiore a quella di un normale uomo, non significa che abbiano una resistenza ossea superiore”.

Sono proprio questi i motivi che hanno portato giganti come Ilgauskas, Sam Bowie, Rick Smits e, più recentemente, Greg Oden ad essere soggetti ad un numero impressionante di infortuni nella parte inferiore del corpo.

L’unica soluzione che si prospetta per questo tipo di corporature è portare il proprio peso corporeo ad un minimo sopportabile per le articolazioni; solo in questo modo si riesce a tenersi alla larga dalle infermerie ed il lituano che si è accasato a Cleveland lo ha capito perfettamente dopo tutte le traversie che ha vissuto.

Dopo una lunga serie di analisi, Yao ha finalmente deciso di farsi operare nuovamente all'osso infortunato, cancellando anche la pur minima speranza di vederlo in campo il prossimo anno, in attesa dell'estate del 2010 in cui dovrà  scegliere il suo futuro e con esso, quello della sua franchigia. Sicuramente ripensando ai numerosi sforzi fatti per lui durante tutto il tempo passato nella città  della NASA.

Ormai in Texas hanno avviato la fase di ricostruzione della squadra, acquisendo un giocatore giovane come Ariza e lasciando partire colui che era stato il vero trascinatore morale negli scorsi Play-Off, Ron Artest, accasatosi alla corte di Jackson e Kobe.

La futura annata, senza il cinese sotto le plance si prevede più che transitoria e le speranze ormai si concentrano non sul rivederlo in campo nella prossima regular-season ma nel riuscire a recuperare quel giocatore che, con un fisico di cristallo ma grazie ad una tecnica sopraffina, può far decollare nuovamente questi Razzi.

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