Kobe con moglie e figli, e un titolo di MVP delle Finals. La rivincita di un uomo e di un giocatore.
GARA 5 - Orlando Magic 86 - Los Angeles Lakers 99 - LAL 4 - ORL 1
Gli Orlando Magic non si sono più ripresi dal paio di triple di Derek Fisher in gara 4 e hanno mollato. Gara 5 non è mai esistita, se non in uno sporadico illusorio avvio dei padroni di casa. Già nel secondo periodo però Kobe ritornava a segnare con i suoi jumper immarcabili. I Lakers sono fuggiti via sulla passerella rossa verso il titolo di campioni NBA '09.
E' il titolo numero 15 per la franchigia californiana, che ritorna a due anelli di distanza dai primatisti Celtics, dai quali si prendono lo scettro dopo la batosta per 4-2 dello scorso anno. Quest'anno a David Stern è venuta la brillante idea di rinominare il titolo di MVP delle Finals in onore di Bill Russell, il mitico Celtic detentore di 11 anelli in carriera.
Nella sua prima consegna del trofeo non è andata troppo bene per il vecchio Bill. Imprigionato nel covo dei Lakers lo ha consegnato nelle mani di Kobe Bryant. Il numero 24 lo vince così per la prima volta, dopo i tre che fu costretto a vedere alzare al cielo a Shaq nei primi anni di questo Terzo Millennio.
Nel 2000 Phil Jackson vinceva il suo settimo anello. Adesso siamo arrivati a 10, evento festeggiato con un bel cappello giallo con una grande X imperante al centro. Il numero romano del comando, perché col decimo Phil è l'allenatore più vincente della storia della NBA. Il precedente primato, a quota 9, spettava a Red Auerbach, altra leggenda Celtics offesa da queste Finals.
Questa serie è finita come quasi tutti si aspettavano. Col titolo dei Lakers, non però con la totale remissione dei Magic. A Orlando e a coach Stan Van Gundy bisogna fare tuttavia solo i complimenti perché sono arrivati fino all'atto finale dopo dei playoff bellissimi, esprimendo il miglior basket offensivo.
Per quello che è più importante, hanno saputo tenere testa a questi Lakers, regalandoci tre finali punto a punto e ben due overtime, entrambi persi. Sono stati sfortunati, e sicuramente è mancato a loro qualcosa, però queste Finals sono state belle, nonostante il 4-1 finale sembri far pensare ad altro.
Quando c'è competizione c'è già una forma di spettacolo. Poi certo non sono mancati gli acuti personali. Ricorderemo i palleggi di Skip e gli attacchi dei Magic con le loro epiche triple, la maestria di Pau Gasol in post basso, sprazzi di un delizioso Lamar Odom e ogni movimento di Kobe.
Non sono state le Finals che avrebbero dovuto essere, ma se questa è la consolazione ben venga. Nulla è scontato in questo mondo e difatti Lebron si è fermato prima, così nello stesso tempo non dobbiamo stare qui a fantasticare di come sarebbe stato un one on one tra Kobe e Lebron.
Magari non sarebbe stato lo spettacolo che tutto il mondo si aspettava. Ne dubito, e l'avrei in ogni caso voluto. Ma non è questo il punto. Nel complesso c'è stata un'accoppiata di serie di finali di Conference tra le più belle di sempre e delle Finals, nonostante tutto, appena sotto il gradino più alto del podio.
Tra quelle del '98 tra Bulls e Jazz e quelle '07 tra Spurs e Cavs ci stanno abbondantemente le nostre Finals '09, nel girone di mezzo ma tendente verso l'alto, e parlo solo di quelle di cui ho goduto per esperienza personale.
I Lakers hanno vinto perché non hanno sofferto nessun matchup, e forse anche per auto-distruzione di coach Stan Van Gundy. La sensazione è che abbia preteso troppo dai suoi, che abbia rotto dei legami in spogliatoio, tra i quali si evince chiaramente con Skip, Hedo e forse anche Superman.
Dwight Howard, già , il Superman di cui sopra, Superman lo è stato solo a tratti. E' incredibile come non abbia potuto dominare, perché in fondo ha giocato delle ottime partite, contro Andrew Bynum prima e la coppia Gasol-Odom poi, non di certo un'opposizione fisica insormontabile.
Ma forse abbiamo preteso troppo anche da lui. Come anche da Skip, il cui eroismo è stato evidente non fino al punto, cosa da me certo non gradita, di trasformarlo di colpo in una point guard alla John Stockton. Difetti dei Magic, pregi dei Lakers.
Una difesa attenta, vogliosa, per esempio. L'importanza su due lati del campo di Lamar Odom, Pau Gasol e Trevor Ariza, la freddezza da killer di Derek Fisher, poi Phil Jackson in panchina e Kobe in campo. Tutto inizia e finisce con lui, il nuovo MVP delle Finals.
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C'è un solo uomo al comando. Kobe Bryant, ovviamente. Sono contento per lui, perché questo titolo se lo merita. Già , "questo" titolo. Si, perché il suo quarto è il primo senza Shaq, innanzitutto. La sua ombra gigantesca, in tutti i sensi, non oscura più parte del suo merito.
Sono convinto che ci fosse tanto Kobe anche in quei 3 titoli ma ora è ufficiale. Nel 2009 ha vinto con la sua squadra, ha vinto perché è stato il più forte. Ha vinto da leader. Il trofeo di MVP delle Finals, meritatissimo, attesta dopo 7 anni che quei tre trofei omologhi dati a Shaq rendevano i festeggiamenti un po' più cupi.
Ma "questo" è il suo titolo anche per motivi che sono oltre il campo. Nel 2003, causa una biondina avida di sesso e di denaro, la sua vita, ben più della sua carriera, pareva rovinata se non finita.
Oggi finalmente si prende la sua rivincita. Ieri più che altro sembrava il Presidente Obama, moglie al seguito e bambine in prima fila che poco capivano della frenesia che le circondava. Al momento della premiazione ci sono state più inquadrature per la moglie Vanessa, a proposito, una gran bella figliola, che per tutti i Lakers eccetto il marito.
Non è stato un caso. La redenzione di un uomo e di un giocatore di basket è giunta al termine dopo anni di sofferenze e delusioni.
THE STAT
10. O Meglio, X. Per Phil Jackson non ci sono più dita disponibili.
LA DOMANDA
A costo di sembrare presuntuoso e antipatico, proprio come lui. Ma di domande che dubitino di Kobe, per favore, adesso basta. Ha già risposto a tutto.
IL PUNTO DI HOMER SIMPSON
Homer : "Ve l'avevo detto, io !". Del resto passa per qualunquista. E approfittatore. Ieri c'era lui anche tra gli scalmanati che hanno assalito i negozi ad LA durante le celebrazioni per il titolo. L'avrebbe fatto anche ad Orlando per i Magic.
LOS ANGELES LAKERS
Derek Fisher. 13 punti in 32 minuti, una sola tripla. Facile facile. 6
Kobe Bryant. Unica partita con soli 5 assist e non 8 come le prime 4, 30 punti, 6 rimbalzi. Una giocata con tanto hang time, cambiando mano in allontanamento da paura. E' l'MVP con 32,4 punti di media nelle cinque gare, la quarta migliore di sempre. 7,5
Trevor Ariza. 15 punti e 5 rimbalzi, pur nell'ordinaria amministrazione ha mantenuto alto il livello offensivo, fermo restando la splendida difesa. 7
Pau Gasol. 14 punti e 15 sontuosi rimbalzi, con anche 4 stoppate. Il catalano ha messo la firma su ogni partita. 7,5
Andrew Bynum. 6 punti e 5 rimbalzi in 17 minuti, nemmeno nella passerella finale riesce a ritagliarsi uno spazio onorevole. 5
Lamar Odom. Due giocate alla Doctor J illuminano una doppia doppia da 17 e 10. 7,5
ORLANDO MAGIC
Rafer Alston. Dopo il suo solito bell'inizio è calato come tutti i suoi compagni. 12 punti e 3 assist in 33 minuti e una faccia incazzata quando coach Van Gundy lo ha fatto sedere che dice molto di alcune tensioni in spogliatoio. 5
Courtney Lee. All'inizio era il più aggressivo di tutti i Magic e perlomeno va premiato il suo atteggiamento. 12 punti e 4 rimbalzi in 26 minuti. 6
Hedo Turkoglu. In questa serie ha acceso e spento. Ieri era decisamente spento. 12 punti in 42 minuti, con 4/8 dal campo. 4,5
Rashard Lewis. Alla fine mette a segno 18 punti ma col 6/19 dal campo e un pessimo 3/12 da tre. I dubbi sulla sua mentalità da vincente rimangono, ma onore a lui per questi bellissimi playoff. 5
Dwight Howard. 11 punti e soli 10 rimbalzi, con 3 stoppate in 39 minuti. La storia ricorderà soprattutto l'eroismo di Fisher ma lui e i Magic i suoi errori ai liberi in gara 4. 4
Mickael Pietrus. Serie che andava salendo di livello partita dopo partita, tranne ieri. Ha giocato solo 17 minuti, con 4 punti e 275 dal campo, perdendo definitivamente l'illusione di poter fermare Kobe. 4,5
Jameer Nelson. Altri 13 minuti di fumo, con 4 assist e 5 punti in 13 minuti. Il suo rientro ha fatto più danni che altro per Orlando, nonostante la sua voglia. 5
Le Finals '09 vanno in archivio. Con esse finisce un decennio di NBA. Il primo e ultimo titolo finisce a Los Angeles, nelle mani di Derek Fisher, Phil Jackson e Kobe Bryant.
Un titolo dai significati forti. La redenzione di Kobe e di Phil Jackson.
Già , pure il coach ha vinto finalmente con una squadra dal volto umano. Non lo erano i Bulls di Michael Jordan, non lo erano i Lakers di Shaq.
Dal 1991 al 2009, da Michael a Kobe. Per un ventennio quest'uomo ha aiutato la grandezza ad esprimere tutto il suo potere.
Per finire, una top 5 delle cose da ricordare di queste Finals '09.
5. IL PALLEGGIO DI SKIP TO MY LOU
Vedere Skip to my Lou, eroe dei playground di New York, icona di un mondo parallelo alla NBA arrivato fino alle Finals, beh, è stato bello. Semplicemente vederlo palleggiare, al di la di quello che abbia mai potuto fare, mi ha emozionato, oltretutto avendo avuto la fortuna di ammirarlo da vivo, a Philadelphia, per il primo turno dei playoff. Questa è la purezza del gioco.
4. LA SFORTUNA DEI MAGIC
L'alley oop di Courtney Lee, i liberi di Howard, i due overtime persi. Resta la bellezza del loro attacco e la genialità di coach Stan Van Gundy. Complimenti lo stesso.
3. LE TRIPLE DI FISHER
Le due triple di gara 4 che hanno deciso la serie, la prima delle quali assolutamente imprevista. Il ruggito del veterano, dell'operaio che si fa star.
2. X
Phil Jackson, l'allenatore più vincente di sempre.
1. MVP !
Il suo titolo. 'Nuff said.