Kobe, Odom e Gasol festeggiano, il titolo a lungo cercato è realtà !
E' durata solamente 12 minuti l'illusione degli Orlando Magic di essersi ripresi dalla batosta mentale di gara 4; il tempo di chiudere il primo quarto in vantaggio per 28 a 26, poi da metà del secondo quarto in poi sul parquet dell'Amway Arena il maestro Phil Jackson ha diretto una sinfonia gialloviola dove il primo violino Bryant ha incantato e dove le altre prime voci, Odom, Gasol, Fisher, Ariza hanno letteralmente messo a tacere ogni singola critica che, a partire dalla tremenda gara 6 dello scorse Finals persa malamente al Td Banknorth Garden di Boston di 39 punti, si sono visti piovere addosso.
Pau Gasol, il principe della Catalunya non è più così Gasoft, Lamar Odom è davvero meraviglioso non più “Not so Lamarvellous”, Derek Fisher è tornato il venerabile maestro e Trevor Ariza si è tolto il monte Rushmore con tutti e quattro i presidenti USA dalla scarpa nei confronti degli Orlando Magic che lo hanno scaricato troppo presto.
I Los Angeles Lakers vincono così il loro 15esimo titolo portandosi a meno due nella rincorsa ai Boston Celtics; Phil Jackson vince il suo decimo titolo diventando l'allenatore più vincente di sempre superando il grande Red Auerbach e il suo sigaro, Kobe Bryant vince da leader incontrastato e unico il suo primo titolo e il suo primo MVP delle finali giocando ad oltre trenta punti di media e 7 assist la serie contro Orlando.
Come già accennato in precedenza la partita non ha molto da dire soprattutto dalla metà del secondo quarto in poi dove in attacco i Lakers sono inarrestabili con qualsiasi uomo: Kobe Bryant segna canestri irreali, Pau Gasol in post è indiavolato, Lamar Odom attacca a 360° gradi, Trevor Ariza umilia atleticamente i suoi diretti avversari e Fisher si fa trovare prontissimo sugli scarichi dei compagni.
Orlando ha risentito della batosta psicologica del finale di gara 4 dove, sulla tripla del pareggio di Fisher, si sono infranti i sogni di gloria della squadra allenata da coach Stan Van Gundy.
Così come non si era praticamente giocato l'overtime di gara 4 anche stavolta i Magic sono sopravvissuti il tempo che i Lakers hanno cambiato ritmo, marcia e passo; da quell'istante in poi in campo c'era solamente un team al controllo sicuro delle operazioni e sfortunatamente per i tifosi dei Magic quel team era californiano.
A dirigere la contesa all'Amway Arena sono chiamati Dan Crawford, Joe DeRosa e Ken Mauer che hanno diretto una gara relativamente tranquilla eccezion fatta per piccole storie tese a circa metà del secondo quarto, guarda caso quando c'era ancora minimamente partita, tra Trevor Ariza e Hedo Turkoglu che si beccano un fallo tecnico a testa dopo esser stati separati, una volta giunti faccia a faccia, da Stan Van Gundy e da Patrick Ewing, assistente del coach.
Successivamente si sono dovuti limitare ad amministrare una parata sul parquet dei Lakers che hanno messo in scena uno spettacolo tecnico ben lontano dall'essere facilmente dimenticabile da quanti erano presenti all'Arena compreso Alessandro Del Piero, capitano della Juventus, amico di Sasha Vujacic che gli ha procurato i biglietti, e tifosissimo di Los Angeles dai tempi di Magic Johnson.
Los Angeles tira indubbiamente meglio sia dal campo, con il 43,8% contro il 41,5% dei Magic, sia dalla lunga distanza con il 50% contro il 29,6%. Ai tiri liberi la squadra allenata dal più vincente di sempre si ferma alla percentuale del 75% mentre Orlando non riesce a fare meglio del 62,5%.
Non contenta delle basse percentuali la squadra della Florida perde più palloni, 12 a 10, e prende meno rimbalzi, 47 a 36 per i gialloviola, ma si rifà parzialmente segnando due punti in più nel pitturato, 40 a 38.
Nella squadra allenata dal “Master of Panic” al secolo Stan Van Gundy tutto il quintetto base va in doppia cifra ma non basta per vincere gara 5 e rimandare la serie a Los Angeles.
Dwight Howard va in doppia doppia con 10 rimbalzi e 11 punti ma è ben lontano da l'idea e dalla possibilità di dominanza che il suo corpo e il suo atletismo gli permetterebbero e viene tecnicamente portato a scuola da Pau Gasol che in difesa riesce a contenerlo egregiamente forzando 3 palloni persi e in attacco gli mostra alcuni movimenti magistrali.
Rashard Lewis si guadagna un terzo dell'altissimo stipendio che percepisce risvegliandosi dal torpore di gara 4 e segnando 18 punti con 10 rimbalzi e 4 assist ma perde 2 palloni e ha un pessimo 3 su 12 al tiro dalla lunga distanza.
Hidayet Turkoglu è apparso sottotono con 12 punti, 3 assist e 2 rimbalzi ma bisogna ammettere che ha disputato dei playoff magnifici dove nei momenti torridi degli ultimi minuti di partita ha sempre risposto con grandissime scelte e prestazioni, cosa che lo rende free agent dal gusto appetibile per moltissime squadre del circus della NBA.
Courtney Lee dopo i sette minuti della scorsa gara ne gioca 26 segnando 12 punti prendendo 4 rimbalzi e distribuendo 1 assist rispondendo velatamente al suo coach e alla sue scelta della scorsa partita.
Rafer Alston in 33 minuti segna 12 punti con 3 assist e 5 rimbalzi perdendo tuttavia 3 palloni; gioca con un minutaggio da titolare il cui backup è Nelson ma non convince e si dimostra giocatore bipolare.
Il suddetto Nelson gioca 12 minuti segnando 5 punti con 4 assist e 2 rimbalzi e con ancora negli occhi la tripla allo scadere di Fisher con la sua difesa che definire rivedibile è un eufemismo.
Mickael Pietrus, dopo il pessimo fallo nel finale di gara 4 ai danni di Pau Gasol, segna 4 punti in 16 minuti con 1 rimbalzo spegnendo la sua carica che fino a qui gli aveva garantito buone prestazioni soprattutto difensive.
J.J. Redick in 10 minuti segna 8 punti con 3 assist risultando a sorpresa un fattore positivo per la sua squadra anche se il contesto in cui ciò è avvenuto è ben lontano dall'atmosfera dell'overtime di gara 2 dove regalò il match ai Lakers con due tragici errori.
Marcin Gortat segna 4 punti in 8 minuti per poi andarsi a sedere accanto a Foyle e Johnson e agli inattivi Lue e Richardson per vedere il trionfo gialloviola.
I campioni del'NBA mandano ancora una volta oltre 30 punti il loro capitano Kobe Bryant; il numero 24 gialloviola che, nonostante il nome da bistecca è duro come l'acciaio, segna 30 punti con 6 rimbalzi e 5 assist con 10 su 23 dal campo e un solo pallone perso; vince il suo primo Bill Russel Finals MVP Trophy e nei secondi finali, prima in panchina poi in campo, si lascia andare all'emozione e alla stanchezza che gli arrivano addosso tutte in un colpo.
Nulla avrebbe fermato il ragazzo originario di Philadelphia, che ha passato la post season digrignando denti, ringhiando, con lo sguardo torvo. Per settimane ha mantenuto questo atteggiamento rispondendo inoltre alle interviste a monosillabi, ma una volta agguantata la vittoria, come già accennato, si è concesso un sorriso che è poi esploso in gioia irrefrenabile.
Al suono della sirena finale è stato sommerso dai suoi compagni di squadra e lui li ha ricambiati con un lungo, sentito e personale abbraccio; ha poi diviso poche parole con il suo coach prima di abbandonarsi alla bellissima moglie Vanessa in abito blu da cerimonia e alle sue figlie, vestite entrambe con un abitino giallo griffato Lakers.
Il primo titolo senza Shaquille O'Neal, classica scimmietta sulla spalla, ha un sapore tutto diverso e ora Kobe potrà prendersi una meritata vacanza in attesa di tornare per difendere i suoi titoli più affamato che mai. Il Mamba Nero.
Pau Gasol si dimentica delle scorse Finals e, cresciuto mentalmente e in aggressività , mette a referto una doppia doppia di qualità con 14 punti e 15 rimbalzi il tutto condito da 3 assist; è il centro perfetto per la triple post offense. Mitch Kupchack ha fatto un miracolo nel portarlo a Los Angeles per un tozzo di pane e per i diritti del fratello minore, il catalano zittisce tutti i suoi detrattori e diventa uno degli europei più vincenti di sempre. Principesco.
Trevor Ariza è magnifico; oltre a una serie giocata in modo sublime in difesa, nelle ultime due partite si risveglia in attacco castigando i suoi ex compagni di Orlando.
Segna 15 punti con 5 rimbalzi e 1 assist perdendo anche 3 palloni ma dando l'impressione di essere sempre in controllo di se stesso e del suo diretto avversario il che data la giovane età è un fatto straordinario. Cannavaresco.
Il figlio del Queens, Lamar Odom, è davvero meraviglioso e va in doppia doppia con 17 punti e 10 rimbalzi dipingendo con il suo pennello mancino arcobaleni di poesie che Orlando non può che restare a guardare; nel corpo di un ala l'animo di una guardia e di un playmaker. Lamarvellous.
Il venerabile maestro Derek Fisher consegna, in questa e nella scorsa partita, il titolo alla città di Los Angeles e allo stato della California; segna 13 punti mortiferi con 4 rimbalzi e 3 assist con un ottimo 4 su 7 dal campo e una tripla perfetta per esecuzione. Big Shot Killer.
Andrew Bynum ha fatto esperienza e ha visto che deve crescere ancora molto e deve mangiare molto pane prima di avere maggiori minuti e palloni all'interno delle finali NBA; segna 6 punti con 5 rimbalzi in 16 minuti a cui aggiunge l'annoso problema di falli collezionandone 5.
Kareem avrà molto lavoro da fare anche quest'estate il bambinone è nelle sue grandi ed educate mani.
Luke Walton in 14 minuti segna 2 punti con 2 rimbalzi e un assist; Jordan Farmar lo imita in 10 minuti con 2 punti, 1 assist; Sasha Vujacic non riesce nemmeno stavolta a lasciare il segno con 0 punti in 4 minuti.
A festeggiare in panchina Brown, Morrison, MBenga, Powell e Yue che grazie ai compagni e in piccola parte anche a loro, soprattutto Brown, diventando campioni NBA, riuscendo lì dove tanti grandi campioni hanno fallito.
Seduto accanto a loro il tecnico più vincente della storia con un anello per dito, coach Zen Phil Jackson che avrà pure avuto i migliori giocatori, Jordan Micheal Jeffery e Bryant Kobe, ma una serie di playoff la sa allenare eccome.
Dalle pagina di Twitter il centro dei Phoenix Suns, il grande Aristotele, il più dominante di sempre, al secolo O'Neal Shaquille scrive: “Congratulazioni Kobe, te lo meriti, hai giocato alla grande, goditelo amico mio, goditelo”.
Derek Fisher, emozionato, dichiara: “E' una grande vittoria figlia del gruppo, abbiamo Kobe, Lamar, Pau, Trevor che sanno sempre cosa fare e quando fare delle scelte, io mi litio a eseguire quello che il coach mi chiede, è un grande uomo che amo, che ci permette di essere noi stessi, questa vittoria nasce da ciò”.
Il coach amato, Jackson, con un cappellino gialloviola con il numero 10 romano, gli anni delle
sue vittorie e le sue iniziali afferma: “I ragazzi sono stati straordinario, soprattutto da metà del secondo quarto in poi, facendo un eccellente lavoro. E' un team esperto e educato a certe situazioni, è merito loro questa vittoria. Fumerò un sigaro stanotte in memoria di Red, era un grande uomo.”
Il contratto del coach è finito e lo stesso allenatore ha pensato ed accennato ad un probabile ritiro a cui Bryant non crede.
Il capitano gialloviola difatti afferma: “Credo che sia quello più divertito di tutti a pensare che ci pensa, se questo ha un senso”; dopo aver confuso adeguatamente l'intervistatore tornando serioso continua: “E' così difficile vincere un titolo; siamo partiti dal graffio, dallo sfregio [gara 6 persa di 39 contro i Celtics ndr] e siamo tornati qui, è come un sogno, è pazzesco e garantisco che mi giocherò anche il quinto titolo personale nel 2010; grazie ai miei compagni senza cui tutto ciò non sarebbe stato possibile. Ora voglio riposarmi un pò e stare con mia moglie e le mie figlie”.
Il viaggio iniziato con la serie contro gli Utah Jazz vinta per 4 a 1, continuato con le serie contro Houston, vinta alla settima gara, e Denver, vinta 4 a 2 con una vittoria in trasferta epica, è giunto a conclusione con la vittoria nella serie contro i Magic per 4 a 1 dopo due prestazioni consecutive vincenti all'Amway Arena di Orlando.
Stando a sentire Bryant e compagni ora inizia un'altro viaggio, un'altra missione, quella della più difficile riconferma; c'è chi ha suggerito a Odom un clamoroso nuovo threepeat che farebbe dei Lakers la più vincente franchigia dell'NBA e di Bryant il giocatore che raggiunge Jordan a sei titoli; i figli di Buss, il proprietario, e Mitch Kupchack si sono definiti possibilisti riguardo a questa eventualità e sorridendo hanno confermato a voce tutti i giocatori.
Ma non è questo il momento per queste considerazioni. E' il momento dei festeggiamenti e della possibile e probabile parata su Figueroa Street, a spese della proprietà , che unirà razze, etnie e credi religiosi sotto gli stessi colori gialloviola.
Da domani si penserà al futuro, alle vacanze del distrutto Kobe, al rinnovo di Ariza e Odom e all'aumento dei prezzi degli abbonamenti con lettera ad personam, come in telecronaca Federico Buffa ha suggerito: caro abbonato, come promesso, ti abbiamo portato il Larry O'Brien Trophy…
Congratulazioni Kobe, MVP delle Finals.
Congratulazioni Lakers, per la quindicesima volta campioni dell' NBA.