Italia vs. USA Preview

Gooch Onyewu e Luca Toni. Il duello si rinnova tre anni dopo la sfida ai Mondiali

Tre anni fa, ai mondiali tedeschi, gli USA riuscirono a fermare l'Italia - che sarebbe poi diventata Campione del Mondo – sull'1-1. Partita strana, l'unica non vinta dall'Italia, con gli Azzurri in 10 per l'espulsione di Daniele De Rossi per una gomitata criminale a Brian Mc Bride, ma con gli USA in 9 con fuori prima Pablo Mastroeni al 45' p.t. per un entrata bruttissima su Pirlo, e poi Eddie Pope dopo due minuti del secondo per doppia ammonizione. Una gara che l'attaccante dei Los Angeles Galaxy Landon Donovan – leader della squadra USA, con 110 presenze, 39 gol e 36 assist, e reduce da alcuni mesi col Bayern Monaco - ricorda come " memorabile". Ma anche lui è ben conscio che quella di oggi domani sarà  una partita diversa. Italia e USA infatti scenderanno in campo nella gara d'esordio del Gruppo B della Confederations Cup, ospitata in Sudafrica e tradizionale warm-up della Fifa in vista dei Mondiali dell'anno prossimo, cui gli USA partecipano (per la quarta volta, dopo le apparizioni in Arabia Saudita nel 1992, in Messico nel 1999 e in Francia nel 2003) quali vincitori della CONCACAF Gold Cup 2007.

Il CT statunitense Bob Bradley non si aspetta troppo in termini di risultati in un girone che comprende anche Brasile ed Egitto. Ma Bradley crede - o almeno dice di credere – nella grande impresa, e non vuole sentirsi battuto in partenza, anche se sa che il pronostico è tutto in favore degli Azzurri. "Quando giochi contro l'Italia ognuno deve giocare concentrato e facendo la sua parte. Abbiamo grande rispetto per l'Italia e non vediamo l'ora di sfidarla. La squadra è in buona forma". È infatti reduce da due match di qualificazione mondiale (non lontana), uno perso - in Costarica - e l'altro vinto in casa contro l'Honduras. Sarà  una nazionale statunitense che però scenderà  in campo “senza pressione” quella che lunedì prossimo 15 giugno sfiderà  l'Italia. “Sappiamo che fra un anno da queste parti ci sarà  molta più luce dei riflettori puntata addosso alle squadre, ma proprio per questo motivo abbiamo una grande opportunità “, ha detto Bradley. “Affronteremo le squadre migliori del pianeta, ma lo facciamo in un momento nel quale l'attenzione non sarà  altissima, quindi ci sarà  la possibilità  di prendere le distanze rispetto a parecchie cose“.
Tre giorni dopo la sfida contro gli azzurri campioni del mondo, gli Stati Uniti affronteranno il Brasile, quindi chiuderanno il girone contro i campioni d'Africa dell'Egitto. “[u]Non poteva andarci meglio[/u]”, ha detto il portiere Tim Howard. “Ad un anno dai Mondiali abbiamo la possibilità  di giocare in Sudafrica con un format simile a quello che ci troveremo poi davanti nella competizione iridata. Dove non credo proprio sarà  possibile finire in un girone più duro di questo. Così fosse, penserei ad un complotto contro di noi“.

Gli USA: chi gioca in difesa?

Gli USA sono sbarcati a Pretoria privi di alcuni punti fermi quali i difensori Steve Cherundolo (Hanover 96) e Frankie Hejduk (Columbus Crew), il centrocampista Maurice Edu (Rangers Glasgow) e l'attaccante hawaiano Brian Ching (Houston Dynamo), tutti infortunati. Della rosa presente in Sudafrica, ben 16 arrivano da 9 differenti campionati europei, 6 militano nella MLS (Major League Soccer) e uno – José Francisco Torres - gioca per il Pachuca, in Messico. Ma ecco la lista completa dei convocati:

Portieri (3): Brad Guzan (Aston Villa), Tim Howard (Everton), Luis Robles (Kaiserslautern)
Difensori (8): Carlos Bocanegra (Rennes), Jonathan Bornstein (Chivas USA), Danny Califf (Midtjylland ), Jay DeMerit (Watford), Oguchi Onyewu (Standard de Liege), Heath Pearce (Hansa Rostock), Jonathan Spector (West Ham United), Marvell Wynne (Toronto FC)
Centrocampisti (7): Freddy Adu (AS Monaco), DaMarcus Beasley (Rangers), Michael Bradley (Borussia Mà¶nchengladbach), Ricardo Clark (Houston Dynamo), Benny Feilhaber (Aarhus), Sacha Kljestan (Chivas USA), José Francisco Torres (Pachuca)
Attaccanti (5): Jozy Altidore (Xerez), Conor Casey (Colorado Rapids), Charlie Davies (Hammarby), Clint Dempsey (Fulham), Landon Donovan (Los Angeles Galaxy)

In porta toccherà  sicuramente all'esperto Tim Howard, reduce da un'ottima stagione con l'Everton (sconfitto dal Chelsea in finale di FA Cup), con alle spalle pronti Brad Guzan (che però ha fatto quasi solo panchina all'Aston Villa dietro il connazionale Brad Friedel) e la novità  Luis Robles, recuperato da Bradley in Bundesliga.
La linea di difesa è il problema maggiore. A Hejduk e Cherundolo a casa si è aggiunto l'infortunio del capitano Carlos Bocanegra, in gran spolvero quest'anno al Rennes. I quattro dovrebbero quindi essere il velocissimo (ma dai piedi rozzi) Wynne a destra, DeMerit e Onyewu (vincitore della Jupiler League con lo Standard Liegi) in mezzo, con Jonathan Bornstein - pupillo di Bradley da quando allenava il Chivas USA - o Jonathan Spector, ripresosi da un lungo stop, a sinistra. Sembra almeno per il momento accantonato l'esperimento Beasley terzino, mentre Heath Pearce, che quest'anno ha visto poco il campo con l'Hansa Rostock, verrà  chiamato solo per necessità .

A centrocampo, dove gli USA concentrano il meglio, sembra mancare qualcosa. Posto sicuro per il figlio del CT, Michael Bradley: sicuro, bravo a chiudere, meno a costruire, ma capace di grandi inserimenti e conclusioni dalla distanza. Accanto a lui la sorpresa dell'ultimo momento potrebbe essere Ricardo Clark, tra i migliori nell'ultimo match contro Honduras: grinta e pressing. Sabato scorso si è rivisto anche il desaparecido Benny Feilhaber, dei cui tocchi filtranti e inserimenti Bradley avrebbe un gran bisogno e che negli ultimi tempi ha ritrovato posto in campo con l'Aarhus (Danimarca) dopo l'anno buttato col pessimo Derby County del 2007/08. Del resto è grazie al suo gol in finale di Gold Cup contro il Messico che gli USA sono in finale.
Sulle fasce toccherà  a Donovan e Clint Dempsey (che però al Fulham gioca da attaccante), con possible alternativa Jose Francisco Torres, il quale però deve ancora trovare un ruolo chiaro in Nazionale.
Tra gli altri a disposizione ci sono: Freddy Adu, che però essendo un trequartista ha difficoltà  a trovar spazio col modulo di Bradley; Sascha Kljestan, inesperto a questi livelli, dopo il mancato passaggio al Celtic a gennaio si è un po' spento; DaMarcus Beasley, anche lui reduce da troppa panchina, dovrebbe rimaner fuori, a meno che non si ritrovi in difesa.

Davanti, l'assenza di Ching ha spinto Bradley a convocare finalmente Conor Casey, potente centravanti (quest'anno col gol facile) dei Colorado Rapids con alle spalle anche un'esperienza coi tedeschi del Mainz. Per lui è l'occasione decisiva dopo l'andrivieni passato con la Nazionale. Casey dovrà  probabilmente vedersela con Jozy Altidore (autore di 5 reti nelle qualificazioni mondiali) che se non fosse per la mancanza di minuti nelle gambe (allo Xerex da gennaio ad oggi non ha praticamente mai giocato) avrebbe il posto assicurato. Da vedere se troverà  spazio lo sguisciante Charlie Davies, che in Svezia con l'Hammarby ha iniziato a dimostrare di essere un giocatore pronto per il salto in un campionato maggiore.

Jones e Castillo per il futuro?

News interessanti per gli USA - almeno in prospettiva Mondiali – arrivano dall'Europa e dal Messico. La prima è da Gelsenkirchen, dove – deluso per la mancata convocazione a Euro 2008 con la Germania – Jermaine Jones ha deciso di cambiare Nazionale. Se convocato, d'ora in poi giocherà  con gli USA. Jones, che ha il doppio passaporto (è figlio di un soldato americano) centrocampista dello Schalke 04, tra i migliori à della Bundesliga – sarò uno dei primi beneficiari della decisione della Fifa che ha stabilito l'abolizione di ogni limite di età  per la scelta della propria Nazionale di appartenenza. E la norma in questione potrebbe forse risolvere un problema al CT USA Bob Bradley. Non è infatti da escludere che il terzino sinistro dei messicani del Club America, Edgar Castillo, – che a suo tempo ha optato per il messico senza però esordire in match ufficiali – possa tornare sui suoi passi dopo essere stato ignorato dai vari CT avvicendatisi negli ulti due anni. A parte le considerazioni sul “patriottismo” delle scelte in questione, per gli USA c'è però il precedente non proprio positivo della naturalizzazione del terzino della Martinica (con moglie americana) David Regis (ex Valenciennes e Karlsruhe). Portato in Nazionale dal CT Steve Sampson nel ritiro prima dei Mondiali 1998, giocò – bene – solo 2 match prima della Coppa del Mondo senza integrarsi realmente con la squadra, che fu eliminata al primo turno.

L'Italia: esperienza e assenze

Dell'Italia poco da dire in questa sede dedicata agli USA. Non ci sarà  e così non potrà  avvicinare ulteriormente il record di presenze di Paolo Maldini il capitano, Fabio Cannavaro, bloccato da un problema muscolare al polpaccio destro che rischia di fargli saltare anche l'Egitto. È invece rientrato l'allame per Nicola Legrottaglie, a propria volta alle prese con un affaticamento. L'elenco dei reduci si allunga guardando al centrocampo e all'attacco: Dopo il 4-2-3-1 varato mercoledì in amichevole, si torna al 4-3-3 del recente passato: i tre moschettieri mondiali De Rossi, Pirlo e Gattuso, con il giallorosso vertice basso del triangolo, Camoranesi e Iaquinta esterni d'attacco e Luca Toni (privato nell'ultimo allenamento al posto di Gilardino) punta centrale. L'unico ballottaggio potrebbe essere proprio tra l'attaccante del Bayern Monaco e quello viola, apparso in gran forma, e autore dell'unica rete segnata in Germania, proprio contro gli States. Con questa la formazione, sarebbero i soli Chiellini e Gamberini i nuovi rispetto a Germania 2006.


Mondiali 2006 – Italia vs. USA 1-1

Sulla carta tra le due Nazionali non c'è paragone. Da una parte i campioni del mondo. Un gruppo di grande esperienza e di altissimo livello, seppur con qualche annetto di troppo. Dall'altra un gruppo di giovanotti (24,9 l'età  media dei 23 americani) che giocano sparsi per il mondo e spesso in seconda divisione, dotati però di grandi mezzi fisici e notevole voglia di vincere. Ma se l'Italia non è certo quella del 2006, gli USA non sono più quelli del 2002, quando il gruppo guidato da Bruce Arena raggiunse i quarti di finale ai Mondiali di Giappone/Corea del Sud. Non ci sono più infatti leader come il portiere Kasey Keller, il centrocampista Claudio Reyna e l'attaccante Brian McBride. E anche in panchina l'avvicendamento con Bob Bradley - tecnico sicuramente mediocre a certi livelli – sembra aver tolto valore invece di aggiungerne. Non per niente la maggior parte dei tifosi rimpiange la mancata scelta di assumere Jurgen Klinsmann, cassato per la pretesa di voler controllare in maniera completa il programma della Nazionale USA. Peccato, perché è esattamente ciò di cui ci sarebbe stato bisogno.

Comunque, mentre per l'Italia la vittoria è un must, per gli USA l'importante sarà  mettere insieme minuti in prospettiva Mondiali contro avversari di alto livello ed evitare figuracce, magari cercando anche di togliersi qualche soddisfazione (difficile però).

Statistica. Nei 6 match precedenti fra Italia e USA 3 vittorie azzurre e 3 pareggi, con la metà  dei match giocati in occasione di Mondiali (1934, 1990, 2006). Una curiosità  finale. Le quote del match (per dare l'idea della differenza, almeno sulla carta, tra le due squadre): Italia vincente a 1.45, gli USA a 6.70, il pareggio a 3.70.

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