Wade aspetta rinforzi a Miami…
Un altro anno è passato, sotto il sole della Florida, ma questa volta Pat Riley potrà godersi una vacanza decisamente più rilassante rispetto alla scorsa estate.
Per certi versi definire positiva la stagione che i Miami Heat mandano in archivio, sarebbe addirittura limitativo, se non fosse che il primo turno di playoff contro gli Hawks si poteva anche passare"
E' finita a gara-7, ma in fondo può tranquillamente andar bene così. In fondo, ad inizio stagione, pochi avrebbero scommesso sugli Heat ai playoff, e comunque la tendenza dominante non era certo quella di pensare alla squadra della Florida come sicura protagonista.
Una squadra aggrappata alla sua superstar (Dwyane Wade), a qualche giocatore affidabile e concreto (Haslem) e ad un paio di rookie che, in quanto tali, pur se carichi di talento soprattutto in proiezione futura (in particolare Beasley) erano pur sempre al debutto sul grande palcoscenico. Loro e poco altro.
Eppure un quinto posto di conference, con la squadra a lungo in corsa per la quarta piazza, può e deve essere considerato un risultato di grande livello, viste le premesse. E da qui si deve ripartire.
Il merito di tutto ciò va equamente diviso tra un coach al debutto come capo allenatore, ma dimostratosi subito capace, un gruppo forse troppo sottovalutato da esperti e addetti ai lavori, e una dirigenza (Riley) che prima ha avuto il coraggio di scegliere Spoelstra, tappandosi le orecchie davanti alle sirene che invocavano nomi più o meno altisonanti per la panchina di Miami, e poi ha messo su una squadra, appunto, forse troppo sottovalutata.
Una buona stagione di squadra
I Miami Heat hanno chiuso con un bilancio onorevole (43-39) lontani mille miglia dal disastro dell'anno precedente. Non sono mancati i problemi, le difficoltà , i momenti di appannamento, dovuti a una panchina comunque piuttosto corta e ad un supporting cast che, per quanto sia andato oltre le aspettative di molti, non poteva certo garantire speranze di titoli, divisionali o di altro genere. Forse con qualche altro ritocco, e con una bella dose di esperienza in più, in futuro sarà diverso.
Partito Shawn Marion, a febbraio è scattata la rivoluzione. Niente di straordinario, ma almeno nel pitturato è tornato a prendere posto un vero centro di ruolo. Un anno dopo la partenza di Shaq, in Florida è sbarcato un altro O'Neal, da molti ritenuto ormai aldilà dei suoi anni migliori, per altri invece ancora utile alla causa.
E infatti utile è stato, senza numeri clamorosi e senza dominare le aree avversarie, ha comunque portato muscoli ed esperienza, completando, almeno nel roster, una squadra che fino a quel momento si arrangiava bene ma che ormai, era chiaro, non poteva continuare a lungo a giocare senza un vero centro senza mettere a rischio la qualificazione alla post-season.
"L'esperimento Jermaine" proseguirà anche nella prossima stagione, durante la quale verranno effettuate tutte le verifiche del caso. Con un contratto in scadenza nella fatidica estate 2010, il giocatore sarà chiamato a dare il meglio di sé, e la franchigia valuterà .
E' chiaro che Miami potrebbe decidere di utilizzare quella somma per prendere uno dei tanti big (Bosh?) liberi dall'estate prossima. La soluzione è tutt'altro che da scartare. Oppure valutare una trade a stagione in corso, ipotesi questa già meno plausibile. Ma ci si penserà solo dopo aver concluso la trattativa per il rinnovo di Wade. Questa, al momento, pare essere l'assoluta priorità .
Statistiche a parte, che in questo caso non aggiungono nulla all'analisi di squadra, e Wade a parte, il perché è abbastanza lampante, ciò che ha consentito ai Miami Heat di restare tra le prime è sicuramente l'organizzazione di squadra, pur con tutti i limiti del roster, in particolare in fase difensiva.
Se qualcuno ha guardato qualche partita di stagione regolare, si sarà certamente accorto di questa particolare attitudine del gruppo di Spoelstra.
I singoli
Dwyane Wade – Miglior marcatore, con una media punti che anche quest'anno è rimasta sopra i 30, inserito nel primo quintetto Nba 2009, terzo classificato per il premio Mvp, stravinto da Lebron.
Riassumere in due righe un'intera stagione è folle, lo capisco, ma sinceramente non trovo un altro modo per spiegare a voi, e a me stesso nonostante l'abbia seguito con attenzione tutto l'anno, lo straordinario campionato che ha disputato Flash. Non solo go-to-guy, non solo pericolo numero 1, non solo uomo simbolo della franchigia. Per gli Heat versione 2008-2009 Wade è stato molto di più. E' stato un leader. I numeri, le schiacciate, le statistiche non contano più nulla. Qui si parla di un leader ed è questa la differenza tra un campione Nba ed una superstar.
L'ho già detto una volta, e ora lo ripeto: non fosse stato per Lebron, avrebbe avuto tutto il diritto di vincere il titolo di mvp.
Mario Chalmers – Ecco la grande sorpresa della stagione. Sinceramente, l'estate scorsa mi aspettavo una chiamata ben più alta per la guardia nata ad Anchorage: il canestro decisivo nella finale dei suoi Jayhawks contro i Tigers, la nomina nel primo quintetto difensivo universitario della nazione, i 97 recuperi stagionali e il titolo di MOP (vinto in passato anche da grandi campioni) evidentemente non hanno convinto scout e dirigenti. Con la 34, Almario è il vero "steal of the draft".
Gran difensore, considerato il suo status di rookie, giocatore attento e prezioso, non appariscente ma concreto. La vera sorpresa degli Heat di quest'anno.
Michael Beasley – Ecco qui un giocatore che invece non ha avuto problemi di considerazione in sede di draft. Dopo i record di doppie doppie, i numeri importantissimi ed una sola stagione da freshman, non si è fatto sfuggire la Nba, contendendo a lungo le previsioni di prima chiamata a Rose.
81 partite giocate in stagione, con 13.9 punti e 5.4 rimbalzi. Qualcuno si aspettava di più e le critiche non sono mancate durante la regular season. E' opinione comune, io condivido, che il ragazzo abbia un talento pazzesco, e che possa incrementare in modo sostanziale questi numeri.
I rumors lo hanno visto al centro di presunte trattative e ipotesi di trade con svariate franchigie.
Nonostante tutto, Miami potrebbe dimenticarsene e puntare forte su questo ragazzo. Almeno per un altro anno. E poi, al limite, prendere una decisione.
Gli altri – Solito, prezioso contributo da quello straordinario uomo squadra qual è Udonis Haslem, che ha chiuso la sesta stagione in maglia Heat andando vicino alla doppia doppia di media.
Per il resto del roster, in generale alti e bassi, e lo si è visto anche dal metodo utilizzato da Spoelstra, che ha accantonato e poi nuovamente coinvolto nelle rotazioni più giocatori, e più volte nel corso della stagione. Non so se sia stato il metodo giusto ma, voglio anche ricordare, molti non avrebbero puntato 10 cents sugli Heat, dopo aver letto con attenzione la composizione del roster.
Per sintetizzare, insomma, non è che si potesse pretendere molto di più.
Estate a Miami
Eccoci qui. I riflettori dell'AmericanAirlines Arena si sono spenti. Restano accese solo le luci negli uffici dello staff di Pat Riley, al lavoro per la prossima stagione. Un lavoro che, direttamente o non direttamente, avrà conseguenze anche sugli anni futuri.
L'estate 2010 si avvicina, e quindi bisogna prestare la massima attenzione a non commettere errori che possano poi pregiudicare le prossime stagioni.
E' chiaro e scontato che prima di ogni altra cosa ci si occuperà del rinnovo di Wade, ma intanto già si pensa anche alle prossime (eventuali) trattative.
Il punto di partenza ideale per questa discussione è il draft, in agenda per il prossimo 25 giugno a New York City. Intendiamoci, non perché ci si aspetti l'ingaggio di fior di campioni, ma solo perché probabilmente sarà una delle prime mosse ufficiali della franchigia.
Nessuna scelta per gli Heat al primo giro: la 18°, che sarebbe spettata alla squadra della Florida, è invece passata ai T-Wolves, nell'ambito della Ricky Davis trade.
Miami avrà la 43 e la 60, e ci vorrà tutta l'abilità dello staff per ripetere il buon lavoro dello scorso anno, quando fu ingaggiato Chalmers con la 34° chiamata (ricevuta proprio da Minnesota).
Piuttosto le scelte, anche una sola, potrebbero essere inserite in trattative che tuttavia, per ora, non sembrano in procinto di decollare, anche perché non si tratta di picks esattamente appetibili.
Tuttavia non mancano i rumors, che potrebbero anche trasformare Miami in una sicura protagonista in sede di draft. Ma qui entrano in campo numerosi altri fattori.
Prima di arrivare all'ormai famosa prossima estate, molte squadre potrebbero compiere scelte importanti e di conseguenza "limitare" gli stravolgimenti e i ribaltoni in grado di cambiare la geografia della Lega, in termini sportivi ovviamente.
Detto di Wade, il più appetibile, teorico, free agent insieme a Lebron, adesso la partita si gioca a un altro livello.
Per gli Heat, è soprattutto e sempre uno il nome al centro di voci e rumors: Michael Beasley, tanto per cambiare. Molti, infatti, lo vorrebbero inserito in non meglio precisate trades che lo porterebbero ad una delle franchigie che si sono guadagnate le prime chiamate alla draft lottery.
Quanto ci sia di vero, solo Riley ed il suo staff possono saperlo, ma l'ipotesi potrebbe anche non essere del tutto campata in aria. Insomma, Miami lascerebbe andare il suo talento per una delle 3-4 primissime scelte di quest'anno, le uniche a poter vantare sicure garanzie di qualità .
Intanto si moltiplicano le ipotesi anche se sinceramente, così a sensazione, mi sembra improbabile che la dirigenza Heat rinunci dopo un solo anno ad un giocatore che, in ogni caso, ha doti tecniche importanti e ampi margini di crescita.
Qualcuno ha addirittura ipotizzato la possibilità di inserire altri giocatori in eventuali scambi per arrivare ad una delle prime scelte. Si è parlato di Haslem (più altri, ad esempio Cook) per un play dalle grandi doti (Rubio) o un lungo futuribile (Thabeet). Ma forse è solo fantabasket.
Intanto già circolano i primi nomi, accostati alla franchigia, come quello di Jamaal Tinsley, ai Pacers fin dal suo ingresso nella Lega (2001) ma ormai vicino all'addio.
Di certo qualche aggiustamento nel roster di quest'anno, mettendo da parte per un attimo i progetti per l'estate 2010, andrà pur fatto. A Miami servono centimetri e chili per supportare O'Neal e Haslem sotto canestro, ed un buon play che sappia assistere come si deve Wade.
Free agency
Innanzitutto si dovrebbe pensare alla situazione di Mark Blount, in campo solo 20 in partite quest'anno (non più di 10 minuti per volta), ma con un contratto non indifferente che scadrà (rieccola) la prossima estate" quindi potrebbe restare un altro anno in casacca Heat per ovvi motivi, oppure essere inserito in proficue trades a campionato in corso.
A fine stagione resteranno una decina di giocatori a roster, considerando coloro che vanno in scadenza.
A cifre ragionevoli, rifirmare Jamario Moon potrebbe essere un buon affare, discorso che vale anche per Magloire, a meno di non trovare di meglio (e con la stessa spesa) sul mercato dei free agents di quest'anno.
Una cosa è certa. Qualunque siano le mosse dei Riley e soci, se andrà in porto il rinnovo di Wade Miami sarà probabilmente la squadra che si presenterà nel modo migliore all'appuntamento con la summer 2010, con un monte salari praticamente tutto da utilizzare per (ri)costruire intorno a Dwyane gli Heat del futuro.