Kobe fa la faccia cattiva, i Lakers vanno sull' 1-0
A un anno dalle scorse finali perse contro Boston, gli addetti alla manutenzione del parquet dello Staples Center si sono visti recapitare dalla lega il simbolo del Larry O'Brien Championship Trophy da incollare al centro del campo; difatti alla palla due di gara uno tra Lakers e Magic l'adesivo campeggiava in primo piano e insieme a lui tanti vip dello star system hollywoodiano.
L'immancabile Jack Nicholson al suo riservatissimo posto, Leonardo DiCaprio con ordinario berretto da baseball infilato in testa, il rapper Kanye West e 18994 comuni mortali hanno assistito a un totale dominio gialloviola, con un Kobe Bryant che metteva letteralmente paura per lo sguardo da predatore con cui guardava gli avversari.
A dirigere la contesa ci sono Joe DeRosa, Dan Crawford e Ken Mauer che hanno condotto in tranquillità il match fino alla conclusione senza essere costretti a chiamare tecnici o particolari tipi di falli grazie anche alla correttezza dei giocatori in campo.
A differenza di alcune precedenti partite dei playoff i Los Angeles Lakers fin dal primo istante del match sono già in partita e metteno in campo e in pratica tutta quello che dalle scorse finali si portano dietro; difatti allo Staples Center sui tabelloni prima che appaiano le statistiche e i punteggi le scritte
ricorrenti sono “our vengeance”, “our journey”, “our mission”, “our destiny”, la nostra vendetta, il nostro viaggio, la nostra missione, il nostro destino.
La persona a incarnare questa voglia di vincere è il capitano gialloviola Kobe Bryant che, nonostante la medaglia d'oro conquistata alle olimpiadi di Pechino, vuole fortissimamente mettere le mani sul titolo di campione NBA per dimostrare a tutti che può essere il leader di una squadra da titolo e avendo aspettato un lungo anno dopo la batosta subita al TD Banknorth Garden in gara 6 delle scorse finals senza alcun dubbio non avrà nessuna volglia di farsi sfuggire dalle mani
un'altra occasione.
Se nel primo quarto la partita è punto a punto con i Magic che rispondono colpo su colpo ai Lakers e viceversa, nel secondo quarto i losangelini aumentano il volume della loro radio, cambiando ritmo e marcia e scavando, con il solito Bryant che partecipa in 9 realizzazioni consecutive tra iniziative personali e assist, un parziale che li porta a condurre alla fine del primo tempo per 53 a 43, con un impotente Pietrus che non sa più cosa fare per limitare il numero 24
gialloviola.
Il parziale spezza in due la contesa e manda al riposo dei fiacchi Magic a
fronte di una squadra casalinga galvanizzata dal suo leader.
Al ritorno in campo continua il one-man show del Mamba che segna 18 punti nel
solo terzo quarto superando tutti i Magic che ne segnano la miseria di 15
chiudendo la terza frazione sul 29-15 per i gialloviola.
E' la fine ufficiosa del match e il quarto quarto sarà solo un lungo lunghissimo garbage time, 18 a 17 il parziale nei 12 minuti finali per i Lakers, dove Bryant potrà raggiungere quota 40 punti e Powell piazzare un'inusuale buzzer beater da tre punti che umilia i Magic e che Superman Howard non dimenticherà .
I magic sono sembrati frastornati dall'aria delle finali a cui non partecipavano dal 1995 e dopo il cappotto inflitto in regular season ai Lakers, 0-2, non sono mai stati in grado di impensierire la squadra di coach Jackson in gara 1 nonostante avessero dalla loro il rientrante Jameer Nelson che tantissimo aveva fatto penare Fisher e i gialloviole in stagione regolare.
I Lakers hanno raddoppiato e triplicato Howard non appena toccava palla e i suoi scarichi per gli esterni si sono rivelati vani visto le bassissime percentuali ottenute da Lewis e compagni.
I Magic tirano dal campo con il 29,9% contro il 46,1% dei Lakers, hanno una
miglior percentuale dalla lunga distanza con il 34,8% a fronte del 33,3% losangelino e infine non vanno benissimo alla linea del tiro libero totalizzando il 72,4% mentre Gasol e compagni arrivano all'83,3%.
Inoltre la squadra di coach Van Gundy viene letteralmente umiliata nel pitturato dove è doppiata e subisce 56 punti segnandone solo 22.
Orlando ha poco da recriminare se non la pessima serata al tiro.
Dwight Howard segna 12 punti, di cui 10 tiri liberi, con un desolante 1 sui 6 dal campo figlio di una marcatura asfissiante, prende anche 15 rimbalzi per l'ennesima doppia doppia della sua carriera.
Hidayet Turkoglu è sembrato un lontano parente del giocatore che ha zittito i
tifosi dei Cavaliers e mandato a casa Lebron James con “zeru tituli”; segna 13 punti con 2 assist e 4 rimbalzi perdendo tuttavia 4 palloni, la metà delle palle della sua squadra, mettendo a referto un pessimo 3 su 11 dal campo.
Rashard Lewis, ben contenuto dalla difesa Lakers e da Odom, segna solo 8 punti con 5 rimbalzi e qualche problema di falli arrivando troppo presto a quota 4.
Courtney Lee con 7 punti e 1 rimbalzo non arriva alla sufficienza in attacco e men che meno in difesa dove viene asfaltato nelle terribile notte californiana.
Rafer Alston, con l'ombra in panchina dell'ammiraglio Nelson, segna soli 6 punti lasciando poi campo e minuti al suddetto Nelson. Quest'ultimo in 23 minuti segna 6 punti con 4 assist di cui uno meraviglioso per Gortat ma, come è giusto che sia, non è al massimo della forma e lo si percepisce dall'intensità che può dare in questo momento, non certo una carica da finali NBA.
Mickael Pietrus viene più e più volte "violentato" cestisticamente da Kobe Bryant, soprattutto nel primo tempo, riuscendo tuttavia a racimolare 14 punti, top scorer del suo team, con 3 rimbalzi e 4 falli, vi lasciamo immaginare su chi.
Gortat segna 4 punti con 8 rimbalzi ma anche lui è parso spaesato nell'atmosfera dell'NBA di giugno. Redick in 7 minuti mette a segno una tripla e poco più aspettando di poter dire la sua nelle mura amiche della Florida. Tony Battie nel garbage time segna 2 punti e si iscrive anche lui al tabellino. Johnson, Foyle, Lue e Richardson fanno da spettatori non pagnati alla disfatta dei Magic non essendo entrati sul parquet per scelta di Van Gundy.
I Los Angeles Lakers sono sembrati solidi, quadrati, compatti verso un'unica meta, un unico viaggio per un'unica destinazione, il 15esimo titolo NBA.
Kobe Bryant è stato semplicemente terrificante per la cattiveria con cui
attaccava il suo diretto avversario; penetrazione, fade-away, jump-shot, virate, finte, canestri con fallo, assist, leadership, tutto il repertorio del Mamba per mettere subito in chiaro quali siano le intenzioni per questa serie finale del numero 24 gialloviola.
Il referto alla fine del match recita 40 punti con 34 tiri, 8 assist e 8 rimbalzi, 1 sola palla persa e un dominio mentale della gara totale, quando accelera lui per i Magic è notte fonda.
L'unica piccola critica che si può fare è di aver accentrato eccessivamente il
gioco con troppe soluzioni personali che hanno estraniata i compagni dalla
contesa ma in una gara uno si può perdonare sopratutto se i frutti sono questi; il numero 24 gialloviola segna anche il suo career-high di punti in una finale NBA per la decima volta segna 40 o più punti nei playoff e dopo essere stato informato di essere stato messo dalla rivista Forbes tra le dieci più grandi celebrità mondiali sorride e torna a pensare a come punire la difesa dei Magic, per una volta l'aggettivo Jordanesco è davvero perfetto per la sua prestazione.
Trevor Ariza è apparso sottotono, uscendo mentalmente subito dal match, segna 3 punti con 2 assist e 2 rimbalzi per una partita senza infamia e senza lode.
Pau Gasol, che si trovava a fronteggiare Superman tiene botta sia in difesa che in attacco dove segna 16 punti e raccoglie 8 rimbalzi; grazie anche all'aiuto dei compagni di squadra non subisce lo strapotere fisico di Howard e per di più tecnicamente gli insegna due o tre cose in attacco che al numero 12 dei Magic potranno tornare utili come i 3 assist figli di una perfetta visione di gioco: il centro perfetto per la triangolo di coach Jackson.
Andrew Bynum che, come Gasol, era atteso alla prova di fuoco è positivo e flirta con la doppia doppia con 9 punti e 9 rimbalzi, con 3 canestri nei primi 4 minuti, incappando tuttavia nell'annoso problema di falli raggiungendo il quarto fischio troppo presto.
Derek Fisher segna 9 punti con 3 rimbalzi e 1 assist con un buon 4 su 6 dal campo, non è il DaFish che puniva San Antonio con 0.4 secondi rimasti ma è comunque fonte di grande esperienza e tranquillità .
Dalla panchina un buon Lamar Odom scrive una doppia doppia con 11 punti e 14 rimbalzi confermando il trend di crescita delle ultime partite.
Luke Walton segna 9 punti e 2 rimbalzi con un ottimo 4 su 5 dal campo e 6
pesantissimi punti nel terzo quarto che con l'apporto di Bryant spaccano in due
la partita e tagliano le gambe ai Magic.
Josh Powell nei suoi 2:50 minuti verrà ricordato per la tripla che sulla sirena regala i tacos al pubblico presente e i 25 punti di distacco ai Lakers. Jordan Farmar non incide sul match in 12 minuti cosi come Shannon Brown in 8 primi e D.J.Mbenga in quasi 2 minuti. Adam Morrison e Yue fungono da portaborracce e porgi salviette per il sudore godendosi il trionfo Lakers da due posti privilegiati da dove due o tre seggiolini più in là riescono anche a intravedere il “mitico” coach Jackson.
Nel post partita ad aprire le danze delle dichiarazioni ci pensa Dwight Howard che afferma: “Abbiamo solo avuto una serata negativa al tiro, dobbiamo solo tornare fuori e giocare meglio e più duramente”
Kobe Bryant, raggiante, dichiara: “Loro sono un team pericoloso, hanno
affrontato e superato tante situazioni avverse, non è nulla di nuovo per loro.
Noi dobbiamo solo dimenticare stasera e continuare così. Dobbiamo tenere il
piede sull'acceleratore, la testa bassa e continuare a lavorare duro.”
A proposito del numero 24 gialoviola coach Van Gundy dichiara: “E' stato
grandioso, tremendo. Noi gli abbiamo lasciato troppo spazio e lui ha fatto un ottimo lavoro attaccandoci. So che però noi siamo meglio di quello che avete visto.”
Sempre il coach di Orlando alla domanda se aveva timore di Jackson e dei suoi
nove anelli risponde: “Credo che se uno dei giocatori NBA mi prendesse a
calci nel c..o sarei intimidito; Phil seduto sulla sua sedia non può
intimidirmi.”
Se i Magic rimangono questi e Kobe continua a far ciò che vuole della difesa di Orlando, a Los Angeles e dintorni si può già preparare la festa, allestire le strade di striscioni e quant'altro, preparare il banner per il 15esimo titolo e comprare dello champagne da bere nello spogliatoio.
Considerando che quando coach Jackson parte 1 a 0 nella serie ha un “buon”
record di 43 vinte e 0 perse, considerando che il Mamba vuole a tutti i costi quest'anello, il quarto per lui e il decimo per il suo coach, considerando che i Lakers hanno il fattore campo a loro vantaggio, considerando che anche Gasol, Odom e Ariza non staranno a guardare, agli Orlando Magic servirà davvero un po'
di magia per vincere queste finali, a partire già da gara 2 che avrà luogo
sempre allo Staples Center domenica notte alle 2 ora italiana.
Staremo a vedere se sarà la rivalsa dei Magic o un altro “Where Kobe Happens”.