Eddie Jordan e la sua Princeton offense sbarcano a Philadelphia!
Habemus Coach. Fumata bianca nella città dell'amore fraterno, dopo settimane di trattative, interviste e speculazioni è infatti arrivato l'annuncio che Eddie Jordan sarà il nuovo Head Coach dei Philadelphia 76ers. Il contratto firmato è un triennale da $8.1 milioni, con salario ad aumentare con gli anni ($2 milioni il primo per arrivare ai $3.1 mln dell'ultimo).
Ed Stefanski alla fine ha fatto la scelta più corretta, scegliendo un allenatore con già diversi anni a capo di una squadra NBA alle spalle (e non un assistente al primo incarico da capo allenatore come potevano essere i vari Tom Thibodeau, Dwane Casey e altri nomi usciti negli ultimi giorni) e con una mentalità offensiva che ben dovrebbe sposarsi con le caratteristiche dei giocatori a sua disposizione.
Inoltre non va dimenticato che Stefanski e Jordan hanno un passato in comune a New Jersey, dove per quattro stagioni hanno lavorato insieme (uno come assistente general manager, l'altro come uno degli assistenti sulla panchina) raggiungendo anche due Finali NBA.
La carriera
Edward Montgomery Jordan, per tutti Eddie, nasce il 29 gennaio 1955 a Washington D.C. (nativo quindi della costa orientale, non troppo distante dalla sua nuova casa) e da bambino assiste alla sua primissima partita NBA proprio a Philadelphia, al vecchio Spectrum.
Dopo aver guidato la sua Rutgers alle Final Four del 1976 viene scelto al secondo giro del Draft dell'anno seguente dai Cleveland Cavaliers. Nell'NBA spende però solamente 7 stagioni passate tra Cleveland, New Jersey, Los Angeles sponda Lakers (vincendo il titolo del 1982) e Portland. Chiude la sua carriera con 8.3 punti a partita, 3.8 assist e 1.8 palle recuperate, la sua vera specialità (nel 1978/79 guidò la Lega per numero di palle rubate).
È a questo punto, nella metà degli anni '80, che inizia la sua carriera da allenatore, prima a livello collegiale tornando alla sua alma mater come assistente del suo ex Head Coach per poi passare da altri atenei come Old Dominion e Boston College (sotto Coach Jim O'Brien). Nel 1992 arriva la prima chiamata dalla NBA, sono i Sacramento Kings che gli offrono un posto da assistente che accetta e mantiene per cinque stagioni.
Nella primavera del 1997 viene poi incaricato di guidare la squadra per le ultime quindici partite stagionali (e poi anche la stagione seguente). Lascia la California l'anno dopo avendo compilato con i Kings un record di 33 vittorie e 64 sconfitte.
La svolta arriva il 17 marzo 1999 quando viene contattato dai New Jersey Nets per diventare l'assistente di Byron Scott. Guidati da Jason Kidd in campo e da Jordan in panchina, l'attacco dei Nets (il famoso “flyin' circus”) diventa uno dei più belli, spettacolari ed efficaci dell'intera NBA raggiungendo addirittura le Finals per due anni consecutivi (sconfitte contro Lakers e Spurs).
Scott si prende gli onori vincendo il premio di allenatore dell'anno ma all'interno di tutti gli spogliatoi e front office NBA tutti sanno che la vera mente dietro ai successi di New Jersey è proprio quella di Eddie Jordan, il "coordinatore dell'attacco" per usare un termine prestato dal football.
Nell'estate successiva i Washington Wizards gli offrono il posto da Head Coach e Jordan firma un quadriennale da $3 milioni. Dopo una prima deludente stagione chiusa con un record di 25-57 nella seconda arriva un miglioramento di 20 W e la prima apparizione ai Playoffs per la franchigia di Washington dalla stagione 1996/97, seguita dalla prima serie vinta (contro i Bulls, 4-2 dopo essere stati sotto 2-0) dal 1982. Dopo questa stagioni arrivano altre quattro qualificazioni alla post-season, oltre all'onore di aver allenato la squadra dell'Est all'All Star Game del 2007 (primo allenatore della franchigia dai tempi di Dick Motta, fine anni '70).
Anche in questo caso l'attacco di Washington guidato dai “big three” (Gilbert Arenas, Caron Butler, Antwan Jamison) e dal sistema di Jordan risulta essere uno dei migliori della Lega, concluendo sistematicamente la stagione nella top five per punti segnati.
Jordan lascia Washington il 24 novembre 2008, dopo essere stato licenziato per aver perso dieci delle prime undici partite giocate. Il 29 maggio 2009 accetta poi l'incarico offertogli dai 76ers per diventare il loro nuovo capo allenatore. Alla conferenza stampa di presentazione le sue prime parole sono le seguenti:
“This is the ultimate challenge to me in sports. In sports, this is it.”
X's and O's
Pete Carril era uno dei colleghi assistenti di Eddie Jordan nei suoi anni a Sacramento. Pete Carril è anche e soprattutto conosciuto come l'inventore della Princeton offense, il sistema che Jordan ha imparato proprio dal suo maestro e che da lì in poi non ha più abbandonato. Gli fu consegnato scritto su di un vecchio pezzo di carta, un tovaglioio di un bar del New Jersey. È così che Jordan ha imparato il sistema ed è così che continua ad insegnarlo, in maniera spontanea e semplice.
L'attacco Princeton è un sistema offensivo sulla carta abbastanza semplice ma che va eseguito alla perfezione e richiede la partecipazione di tutti e cinque i giocatori in campo, dal playmaker al centro. È caratterizzato principalmente dalle basi del gioco della pallacanestro: passaggi, tagli, continuo movimento, allontanamento della difesa dal canestro per creare spazio per tagli “back-door” e buone percentuali dal perimetro per permettere a tutto il resto del gioco di funzionare come dovrebbe.
I giocatori presenti al momento nel roster dei 76ers non sembrano essere del tutto adatti a questo tipo di gioco. Per prima cosa manca un centro che sappia passare la palla e creare gioco per i compagni, una sorta di Pau Gasol che a detta dello stesso Carril è il giocatore perfetto per giocare il suo sistema. Nè Elton Brand o Jason Smith, nè tantomeno Samuel Dalembert sembrano possedere queste caratteristiche.
Proprio sul centro di origini haitiane i reporters hanno fatto le prime domande a Coach Jordan, che ha così risposto: “If he's in the locker room, we'll do our best to get him involved in the offense . . . If he can't accept that, then there are other alternatives”
Lasciando intendere che le porte per Dalembert sono tutte aperte, non è quindi detto che l'anno prossimo lo vedremo impegnato nella Princeton offense di questi nuovi 76ers.
Inoltre le guardie a disposizione di Jordan (i vari Iguodala, Green e Williams) sembrano più dei giocatori da uno contro uno, da situazioni di isolamento oppure di gioco a due con il pick&roll. Se riusciranno ad entrare appieno nella mentalità di gioco del nuovo Coach solo il tempo saprà dircelo. Certo è che con tutta un'estate davanti il tempo per lavorare al meglio c'è, speriamo venga sfruttato nella miglior maniera possibile. La città e i tifosi sono stufi di avere una squadra di belle speranza che anno dopo anno si infrange sulla barriera del primo turno di Playoffs, è tempo di iniziare a raccogliere qualche risultato.
Infine ha poi anche parlato di Brand e Miller, dicendo che il primo verrà utilizzato indistintamente come ala forte e come centro. Ha poi aggiunto che gli piacerebbe riavere Miller (unrestricted free agent, quindi libero di firmare con chi gli aggradi) come point guard titolare, essendo un giocatore molto intelligente e conoscendo alla perfezioni pregi e difetti dei compagni potrebbe aiutarlo ad inserire nel playbook il nuovo sistema.
Draft
Durante questi giorni di interviste e conferenze stampa si è anche parlato di Draft e sia Stefanski che Jordan sembrano essere sulla stessa linea d'onda: Miller o non Miller, quello che serve a questa squadra è un playmaker per il futuro. Con la scelta di primo giro (la numero 17) si andrà quasi certamente a pescare una PG. Fortunatamente per noi questo sembra essere l'anno buono per scegliere in quella direzione, il livello e la profondità di point guard di questa classe di rookie sembra essere il migliore da diversi anni a questa parte.
I nomi che potrebbe cadere nelle braccia dei Sixers alla 17esima chiamata sono molteplici, ma i tre/quattro su cui punterei sono questi: Johnny Flynn (da Syracuse), Ty Lawson (North Carolina), Eric Maynor (VCU) e Jrue Holiday (UCLA). Se per qualsiasi motivo invece non si dovesse scegliere un giocatore in questo ruolo non escluderei il nome di Chase Budinger, guardia/ala proveniente dall'università di Arizona dotato di un eccellente tiro dalla distanza e ottimo atletismo in campo aperto.
Nel prossimo Team Report daremo un'occhiata più specifica a questi prospetti, di cui ora potete comunque leggere qualcosa nei Ranking che trovate sul sito.