Lakers molli, Denver d’acciaio

La grinta di Chauncey Billups

Come al solito quando i Los Angeles Lakers non hanno le spalle al muro e non sono obbligati a vincere giocano senza mettere la giusta intensità  agonistica e la giusta cattiveria e perdono contro dei Nuggets che al contrario giocano un ottimo basket crescendo nel match fino all'ultimo fantastico quarto da 43 punti segnati.

Difatti alla vigilia del match gara-4 era stata definita una delle più importanti nella storia recente dei Nuggets, che tentano di giocare a giugno per la prima volta le finali NBA.

I ragazzi di coach Karl mettono quindi in campo tutto quello che hanno ben sapendo che un'eventuale sconfitta avrebbe chiuso definitivamente le porte della gloria aprendole ai Lakers che sarebbero andati in vantaggio nella serie per 3 a 1. Denver però spinta dal pubblico, da un eccellente J.R. Smith, dal dominio sotto i tabelloni e dai molli gialloviola strappa il successo per 120 a 101 impattando la serie sul 2 a 2.

A dirigere la contesa ci sono Bennet Salvatore, Bill Spooner e Ken Mauer che non sono costretti a particolari fischi se non nell'incandescente e spettacolare quarto quarto dove nell'ordine Luke Walton, J.R. Smith, Carmelo Anthony e Kenyon Martin sio guadagnano dei fischi per falli tecnici che potevano essere tranquillamente evitati. Fischiato anche un antisportivo ai danni del bambinone Andrew Bynum ma clamorosamente non viene ravvisata un entrata alla Materazzi di Dahntay Jones su Brynat che mantiene la calma non potendo più permettersi di prendere tecnici visto che al settimo scatta la squalifica automatica per una gara e il capitano dei lakers è a quota cinque; sicuramente però non dimenticherà  e aspetterà  al varco Jones in gara 6 allo Staples Center.

Al Pepsi Center i presenti sono 20037 e assistono a un apartita mai in discussione avendo praticamente condotto la contesa dall'inizio alla fine la squadra di casa. I Nuggets hanno migliori percentuali sia dal campo, 44,2% contro il 41,5% dei Lakers, sia dalla lunga distanza, 29,2% contro il 29% gialloviola e infine tirano meglio anche i liberi con percentuali che recitano 75,5% Denver contro il 68,6% di Los Angeles.

I Lakers perdono 4 palle in più delle pepite del Colorado, 10 a 4, si fanno infilare la retina per 15 punti nei cosiddetti fast break points e subiscono clamorosamente nel pitturato dove Denver spradoneggia con 52 punti a fronte dei 34 gialloviola e soprattutto con 58 rimbalzi di cui 20 offensivi che hanno annichilito la frontline losangelina, a tal proposuto è la prima volta dalla sfida nel 1994 con Utah che i Nuggets mandano tre giocatori, Andersen, Nenè e Martin, in doppia cifra nella voce rimbalzi ma per la cronaca quel match fini con un doppio overtime.

Per quanto riguarda il match Denver, come detto, conduce la gara dall'inizio alla fine, grazie alla panchina che prende le redini del match svolgendo un ruolo fondamentale. Vista la serata negativa di Carmelo Anthony al tiro che nei primi dieci tiri totalizza un desolante zero nel tabellino personale a gonfiare la retina ci pensa J.R. Smith, che una volta entrato in ritmo vedo il canestro come una vasca da bagno e diventa un'arma offensiva immarcabile; insieme a lui a mandara i fedelissimi del Pepsi Center fuori di testa ci pensa il Birdman Andersen, che entra in campo nel secondo quarto facendo ammattire la difesa dei Lakers e dando il consueto ottimo apporto energetico e di intensità , non facendosi mancara le sue stoppate quotidiane, in questa caso 2.

Los Angeles ripone ogni speranza nel capitano Kobe Bryant che a metà  gara è già  a quota 19 punti, una prestazione la sua che non è sufficente nel desrto totale in cui è stato costretto a predicare non riuscendo per la seconda volta consecutiva a zittire i tifosi del Colorado. Difatti quando Kobe è costretto a tirare il fiato richiamato in panchina da coach Phil Jackson, per l'attacco dei Lakers si spegne la luce e i canestri dal campo sono miseramente 1 su 11.

Dall'altro lato del paqruet l'intensità  non scende mai e sia l'attacco, guidato da Billups e Smith, sia la difesa, sorretta dal pubblico che fa rimbombare le pareti al grido Defense-Defense, non perdono colpi e aumentano gradatamente ma inesorabilmente il proprio vantaggio.

A reagire nell'ultimo quarto alla marea delle pepite ci prova il solito Bryant che prova in ogni modo ad accorciare le distanze realizzando 14 punti, forzando qualche tiro ma non mollando mai, e se fosse capace di trasmettere il fuoco che gli brucia dentro ai suoi compagni forse molte partite dei Lakers finirebbero diversamente e probabilmente per il titolo sarebbe un discorso chiuso.
Denver però ribatte colpo su colpo fino alla fine del match e un redivivo Carmelo Anthony, impresentabile per 36 lunghi minuti, chiude la partita con il suo attacco e la precisione dalla lunetta.

Guardando alla squadra sconfitta oltre a un indomito Kobe bRyant da 34 punti, 7 rimbalzi e 5 assist che tuttavia ha un pessimo 10 su 26 al tiro sulla lista dei decenti si iscrivono anche Pau Gasol che segna 21 e raccoglie 10 rimbalzi timbfrando la sua ordinaria tripla di questa serie, Jordan Farmar che scrive 10 punti con 3 rimbalzi e 2 assist in 14 minuti di gioco e Andrew Bynum che raccoglie 14 punti con 5 rimbalzi.

A toppare gara 4 invece un Lamar Odom in costante involuzione a cui probabilmente i quintetto base farebbe bene che mette a referto 5 punti, 8 rimbalzi e un desolante 1 su 8 al tiro.
Trevor Ariza segna solo una tripla con 1 rimbalzo e 1 assist essendo la figura sbiadita di quello delle gare precedenti.

Derek Fisher viene cestisticamente violentato da Chauncey Billups quando i due incrociano le piste e scrive in fase offensiva 5 punti con 1 assist e 1 rimbalzo.

La panchina, orfano del leader Odom, produce quasi il nulla con i 6 punti di Vujacici e i 3 di Brown, zero totale per Luke Walton e Josh Powell, una piccola comparsa nel garbage time per D.J. Mbenga.

Sulla sponda allenata da coach Karl un superlativo J.R.Smith si risveglia e diventa un fattore determinante con 24 punti, da triple, schiacciate, penetrazioni, conditi da 4 assist e 2 rimbalzi.
Tutto il quintetto base va in doppia cifra: Kenyon Martin segna 13 punti, 2 assist e 15 rimbalzi scrivendo una corposa doppia doppia; Nenè segna 14 punti e 13 rimbalzi mettendo anche lui a referto una doppia doppia, Carmelo Anthony, sottotono, segna alla fine 15 punti con 5 assist e 3 rimbalzi, Chauncey Billups scrive 24 punti con 3 rimbalzi e 3 assist e anche Dahntay Jones dà  il suo contributo con 12 punti in 19 minuti.

Linas Kleiza dalla panchina segna 10 punti con 2 triple, per il Birdman Andersen 6 punti ma ben 14 rimbalzi. Per Carter è la fiera del 2: 2 punti, 2 assist e 2 rimbalzi.
Alla festa finale partecipa anche chi il campo l'ha visto pochissimo in questa serie sempre tirata punto a punto come Hart, petro e Balkman.

A fine gara ai microfoni della conferenza stampa J.R. Smith è su di giri e le sue parole ne danno conferma: “Abbiamo dimostrato un grande cuore e che possiamo giocare anche con un compagno fuori uso [Anthony ndr]. L'abbiamo fatto spesso quest'anno con tutti gli infortuni e ce la siamo cavata".

Carmelo Anthony a proposito della sua scarsa serata ammette: “Avevo problemi alla caviglia e mi sentivo senza forze e con le gambe deboli, per Mercoledì sarò a posto”. Tranquillizzati chi, tifando Denver, temeva un suo malessere più grave.

Continua il numero 15 dei Nuggets: “Abbiamo una panchina fagta da ragazzi che sono crecsiuti stanotte. So che nelle precedenti sfide non ghanno dato lo stesso apporto che nelle altre gare dei playoff, ma stasera questi ragazzi guidati da J.R. Smith hanno dato il meglio, come Linas Kleiza che è entrato sparando dei veri e propri big shot”.

Uno scurissimo Kobe Bryant laconicamente afferma: “Ci hanno surclassato in ogni quarto, ci hanno surclassato sotto i tabelloni, ci hanno surclassato in ogni singolo situazione”.

A chi in conferenza stampa accampava scusa relative alla stanchezza dopo le sette gare contro Houston e la grande energia che Denver fa spendere coach Phil Jackson risponde con sole sei parole: “Questa non è una scusa valida”.

Aggiunge il coach gialloviola: “Il basket è uno sport dove chi aggredisce prende il vantaggio e stanotte non siamo nemmeno riusciti a capire cosa era un fallo e cosa no.”

Il coach Zen chiude con una piccola frecciatina agli arbitri rei secondo Jackson di aver cambiato metro di giudizio nell'ultimo quarto di gioco.

Ora la serie torna a Los Angeles dove mercoledi notte, alle 3 ora italiana, allo Staples Center avrà  luogo gara 5, determinante per le sorti della serie.

E' convinzione comune che quel fallo Dahntay Jones lo pagherà  a caro prezzo, starà  ai Nuggets essere più forti di tutto e di tutti, anche del Mamba.

Un Kobe Bryant che promette battaglia ma avrà  bisogno dell'aiuto dei suoi compagni e di un altro tipo di cattiveria agonistica; solo così potrà  andare a sfidare il Re o Superman.

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