La stagione di Iguodala e dei 76ers si è fermata contro il muro dei Magic!
I giocatori rientrano negli spogliatoi a testa bassa, sguardi cupi e pochi sorrisi per i tifosi che chiedono il “cinque” all'entrata del tunnel.
È appena terminata Gara 6 del primo turno dei Playoffs della Eastern Conference e sul tabellone si legge: Magic 114, Sixers 89.
Quella che doveva essere una partita favorevole ai ragazzi di Coach Tony DiLeo viste le assenza di Dwight Howard e Courtney Lee si è invece trasformata in poco più che un allenamento per Orlando e una piccola tragedia per Philadelphia, che ha salutato questa stagione ed il suo pubblico nel peggiore dei modi, “without an effort” come dicono loro. Senza combattere, senza attributi.
Per i 76ers è stata una stagione lunga e difficile: iniziata male con problemi di gioco (prima) e risultati (poi) culminati con il licenziamento di Maurice Cheeks e continuata ancora peggio con l'infortunio che ha chiuso la stagione di Elton Brand, la grande acquisizione estiva da 80 milioni di dollari.
Con l'ingresso di DiLeo si è poi trovato nuovo vigore e uno stile più votato al contropiede e alla velocità ha portato a qualche buon risultato qua e la, ma nessuno credeva veramente che la squadra avesse il necessario per poter competere nei Playoffs di una più che mai agguerrita Eastern Conference.
Ora ci sia avvia verso una lunga estate che farà da preludio a quella del 2010 che, come tutti sappiamo, sarà (forse?) pirotecnica.
Il lavoro del GM Ed Stefanski sarà principalmente suddiviso in due parti: primo) trovare il nuovo Head Coach perchè seppur DiLeo abbia chiuso la stagione con un record positivo, l'ex Senior Vice President / Assistent GM sembra più adatto a svolgere il suo ruolo da dietro una scrivania, piuttosto che seduto sulla panchina ad allenare la squadra; secondo) attraverso il nuovo coaching staff cercare di inserire Brand negli schemi della squadra.
Il successo della squadra deve passare dalle sue mani e sarà imperativo trovare il modo di utilizzare le sue doti al meglio, insieme a quelli degli “slashers” Andre Iguodala e Thaddeus Young, gli altri due perni su cui si basano le fondamenta del futuro philadelphiano.
In questo Team Report (colgo l'occasione per scusarmi se non ho avuto modo di aggiornarlo nell'ultimo mese causa imprevisti di vario genere) vorrei analizzare la situazione del roster – giocatore per giocatore – dando un'occhiata a quello fatto in questa stagione e quello che ne sarà per il futuro.
ELTON BRAND: ne abbiamo già discusso, dopo essersi rimesso in sesto dall'infortunio alla spalla dovrà lavorare con allenatori e compagni per trovare il modo di amalgmare il suo gioco (e stiamo parlando di una doppia doppia vivente, da otto anni a questa parte) e quello del resto della squadra.
Situazione salariale: sotto contratto fino alla stagione 2012/2013 (salario 2010: $14,858,471)
ANDRE IGUODALA: dopo una prima parte di parte stagione abbastanza sotto tono, con l'assenza di Brand ha preso in mano la squadra trascinandola ai Playoffs. Non è ancora diventato quel giocatore che molti pensavano potesse diventare (ma non disperate, siamo davanti ad un ragazzo di ancora soli 25 anni) ma sta facendo progressi, soprattutto a livello di leadership e decisioni prese in campo. Il paragone tra le due serie di Playoffs giocate negli ultimi anni lascia ben sperare.
Se infatti contro i Pistons era stata la più grande delusione della squadra quest'anno, contro i Magic, è stato uno dei migliori riuscendo anche a vincere la prima partita con un jumper a pochissimi secondi dalla sirena.
Il suo ruolo all'interno della squadra è sempre in crescendo e dall'anno prossimo si spera di poterlo vedere impiegato con buoni risultati anche nello spot di guardia tiratrice, cosa fondamentale per implementare un quintetto con Young e Brand.
Situazione salariale: sotto contratto fino alla stagione 2012/2013 con player option per l'anno successivo (salario 2010: $12,200,000)
THADDEUS YOUNG: la nota più positiva della stagione, Young ha messo in mostra tutto il suo talento che sembra essere sconfinato. A soli vent'anni ha fatto passi da gigante migliorando virtualmente qualsiasi categoria statistica (raddoppiando i punti segnati) e mostrando un tiro dalla distanza discretamente affidabile, rispetto alla stagione passata in cui era chiaramente il tasto dolente del suo gioco. Un piccolo incidente alla caviglia lo ha rallentato nel finale di stagione e poi nella serie contro Orlando ma la sua annata è stata da incorniciare, lo aspettiamo ad una ancor migliore stagione fra qualche mese.
Situazione salariale: rookie contract fino alla stagione 2011/2012 (salario 2010: $2,105,400)
ANDRE MILLER: il 33enne prodotto di Utah è stato per certi versi il vero leader emotivo e non della squadra durante questa stagione. Ha guidato i compagni dalla sua posizione di point guard con la solita classe ed ha anche aumentato il suo apporto a livello offensivo quando gli si è chiesto di farlo. Senza di lui molte vittorie non sarebbero probabilmente arrivate e anche durante la post-season è stato spesso il giocatore costantemente più pericoloso.
Seppur abbia le qualità e le doti per essere il playmaker adatto a questa squadra (bravo in contropiede, ottimo nel prendere decisioni veloci ed intuitive e mentalità da “pass first, then shoot”) potrebbero aver giocato la sua ultima partita in maglia Sixers. Il motivo? Il contratto, scaduto.
A sua detta a Philadelphia si è trovato molto bene ma il fatto che voglia un pluriennale dalle cifre sostanziose tende ad allontanarlo dai piani della società che, giustamente, non vorrebbero legarsi con un contratto da tre o quattro anni ad un giocatore che va verso le 34 primavere con alle spalle dieci anni di NBA. Il fatto poi che non si sia presentato al team meeting il giorno dopo la già citata sconfitta del 30 aprile contro Orlando non lascia presagire niente di buono…
Situazione salariale: free agent
SAMUEL DALEMBERT: se Young è stata la nota positiva, Dalembert è stata sicuramente quella più negativa di tutte. Cali di concentrazione, blackout mentali che lo hanno portato a commettere errori e falli stupidi ed inutili hanno fatto sì che la fiducia in lui dello staff tecnico venisse a mancare e così, dopo aver giocato il miglior basket della carriera nella stagione precedente, Dalembert è diventato soggetto di critiche da parte di tutto il mondo legato ai Sixers, media e tifosi inclusi.
Le sue prestazioni sono state spesso ingiustificabili e gli appena 24.8 minuti di media (rispetto ai 33 di dodici mesi fa) stanno lì a testimoniarlo. Spesso e volentieri, pur giocando sempre nel quintetto iniziale, il nativo di Haiti si è infatti accomodo in panchina a metà terzo quarto senza più rivedere il campo.
Le sue quotazioni sono quindi in picchiata e con i progressi fatti da Marreese Speights e i ritorni di Brand e Jason Smith (che ha saltato tutta la stagione a causa di un'operazione al ginocchio) pare proprio che i giorni di Sammy D nella città dell'amore fraterno siano ormai contati, a patto che… Si trovi un'acquirente! Il centro ex Seton Hall ha infatti un contratto che nei prossimi due anni chiamerà circa $23.5 milioni. Riuscirà Stefanski a sbolognarlo ad una delle altre 29 squadre? Al momento ci sembra una missione impossibile.
Situazione salariale: sotto contratto fino alla stagione 2010/2011 (salario 2010: $11,360,000)
LOUIS WILLIAMS: dopo aver firmato il prolungamento contrattuale in estate Lou non ha tradito le attese e, seppur abbassando le percentuali rispetto alla stagione passata, si è confermato come uno dei migliori realizzatori della Lega uscendo dalla panchina. Portandosi in dote circa 13 punti di media è stato un eccellente sesto uomo e le sue giocate sono state spesso decisive anche nei quarti periodo in situazioni di punteggio intricate.
Non sembra ancor essere pronto per un ruolo da protagonista nello starting five in quanto ancora troppo acerbo per gestire una squadra giocando da point guard titolare (ma non dimentichiamoci che stiamo parlando di un ragazzo classe '86 con davanti a sè ancora tutti i migliori anni della carriera), ma lo è sicuramente per essere il leader della “second unit”. Un'arma utilissima nella fase offensiva e uno dei migliori attaccanti puri della squadra, sia in fase di uno contro uno che di tiro piazzato con i piedi per terra.
Situazione salariale: sotto contratto fino alla stagione 2012/2013 (salario 2010: $4,972,500)
WILLIE GREEN: la SG titolare della squadra (parere personale, uno dei giocatori di quintetto NBA più scarsi di tutta la Lega), addetto a segnare qualche punto nel primo quarto e poco altro. Green non ha il fisico, il talento e i mezzi necessari per essere un giocatore importante di una squadra che abbia dei risultati da raggiungere. Può essere un discreto uomo di rotazione uscendo dalla panchina, ed utilizzato in questo modo potrebbe essere anche utile alla causa, ma sicuramente niente di più. Nel caso in cui gli si trovi una situazione alternativa non ne sentiremo la mancanza, lo ritengo altamente sacrificabile.
Situazione salariale: sotto contratto fino alla stagione 2010/2011 (salario 2010: $3,682,000)
MARRESSE SPEIGHTS: la grande scoperta di questa stagione, Speights pescato con la 16esima chiamata dello scorso Draft ha superato tutte le più rosee aspettative dimostrando, già dal primo mese di Regular Season, di essere pronto per questo palcoscenico e di stare in campo senza nessun problema seppur avendo giocato solamente due stagioni a livello collegiale con l'università di Florida. Il suo tiro dalla media distanza (a cui si affida con notevole scioltezza) è stata una piacevola scoperta così come il suo atletismo e la facilità con cui corre il campo. Con un'estate di lavoro in palestra lo aspettiamo ad altri miglioramenti per la prossima stagione, dove dovrebbe avere sempre più spazio.
Situazione salariale: rookie contract fino alla stagione 2013/2014 (salario 2010: $1,658,280)
REGGIE EVANS: il gladiatore, il combattente, il guerriero di questi Sixers. Evans non ha un briciolo di talento che gli possa permettere di giocare a questi livelli, ma la voglia, l'intensità e l'impegno che butta sul parquet giorno dopo giorno lo rendono un giocatore NBA a tutti gli effetti e uno dei preferiti agli occhi del pubblico. Le statistiche di Reggie non vanno nemmeno guardate e anche se il contratto – firmato ai tempi di Denver – non lo giustificherebbe, quello che fa in campo (e fuori, essendo uno dei leader dello spogliatoio) lascia il segno sulla partita e sugli avversari (in una recente intervista il nostro Andrea Bargnani l'ha citato come uno dei giocatori più intensi e uno dei lunghi contro cui si faccia più fatica dell'intera NBA).
Situazione salariale: sotto contratto fino alla stagione 2010/2011 (salario 2010: $4,960,000)
JASON SMITH: dopo una promettente stagione da rookie si è distrutto un ginocchio l'estate scorsa, operazione al menisco e stagione andata. L'anno prossimo, soprattutto con un'eventuale partenza di Dalembert, potrebbe essere molto utile. Ci si aspettava grandi cose da lui, non vediamo l'ora di rivederlo in campo.
Situazione salariale: rookie contract fino alla stagione 2011/2012 (salario 2010: $1,418,880)
DONYELL MARSHALL – THEO RATLIFF – KAREEM RUSH – ROYAL IVEY: chi più chi meno hanno tutti dato un piccolo contributo a questa stagione. Di Marshall ricordiamo le triple negli ultimi quarti contro i Pistons nella vittoria al Palace durante la stagione regolare e Magic in Gara 1 dei Playoffs; Ratliff è stato per certi versi stoico (ricordandoci che parliamo di un ragazzo di 36 anni con 13 anni di NBA alle spalle) nella marcatura su Dwight Howard mentre Ivey e Rush sono invece stati usati con il contagocce. Tutti e quattro saranno dei Free Agents e molto probabilmente nessuno tornerà dalle parti di Philadelphia.
Il Futuro
Il cuore della squadra sarà quindi costituito da Brand, Iguodala, Young, Williams e Speights.
Dando per scontato che Miller firmerà altrove il compito di Stefanski, secondo noi, sarebbe quello di provare ad imbastire una trade per una nuova PG mettendo sul piatto Dalembert e Green. Come abbiamo già spiegato non essendo questi due dei nomi troppi altisonanti e non avendo il contratto in scadenza il compito sarà veramente arduo. Uno dei nomi che a me personalmente piacerebbe vedere al Wachovia sarebbe quello di Kirk Hinrich, una point guard ordinata, che sa difendere, passare la palla ed eventualmente segnare da fuori.
Tra coloro che diventeranno FA non ci sono playmaker che farebbero al caso di Philadelphia (la miglior PG disponibile durante l'estate dodvrebbe essere Mike Bibby) mentre scorrendo la lista saltano all'occhio due figli della città della Pennsylvania: Allen Iverson e Rasheed Wallace.
Se per il primo si tratterebbe di puro fantabasket (e detto sinceramente preferirei non rivederlo in maglia 76ers per un'ultima anonima stagione, preferisco tenermi il ricordo di colui che mi ha fatto avvicinare ed innamorare di questa squadra) per il secondo invece si potrebbero aprire degli scenari interessati.
Un giocatore come Sheed (nativo e cresciuto proprio nella città di Philadelphia) è probabilmente ciò di cui la squadra avrebbe bisogno: un lungo che sappia giocare sia vicino che soprattutto lontano dal canestro (con Brand formerebbe una coppia potenzialmente devastante) e che difensivamente non abbia problemi a marcare un qualsiasi giocatore di frontline avversaria.
Che ne diresti quindi di una quintetto con Hinrich da point guard, Iguodala e Young alle ali e la coppia Brand – Wallace sotto canestro? A me non dispiacerebbe affatto. Ma la strada è ancora lunga e non è detto che i Bulls, dopo lo splendido finale di stagione, si vogliano liberare dell'ex Kansas.
Toto-allenatore
Nelle ultime ore sono uscite sui giornali di Philadelphia alcune indiscrezioni su colui che siederà sulla panchina dei 76ers dalla prossima stagione. Stefanski ha infatti annunciato pochi giorni fa che DiLeo, dalla prossima stagione, farà il suo ritorno al ruolo che occupava in precedenza, quello cioè di senior vice president and assistant general manager. Il nome del futuro Head Coach dovrebbe uscire da questo ristretto circolo:
– Eddie Jordan
– Avery Johnson
– Jay Wright
– Jeff Van Gundy
– Doug Collins
Il mio personale ordine di preferenza vede in cima alla lista uno tra Eddie Jordan e Jeff Van Gundy. Il primo andrebbe a lavorare principalmente sulla fase offensiva della squadra (era un assistente di Byron Scott ai tempi del “Flyin' circus” dei New Jersey Nets ed ultimamente l'allenatore dei Wizards, versione trio delle meraviglie Arenas – Jamison – Butler) mentre Van Gundy si concentrebbe sulla difesa e in generale sulla disciplina della squadra.
Jay Wright è l'attuale allenatore di Villanova, università locale nei pressi di Philadelphia. In questo caso si tratterebbe chiaramente di una scelta del popolo, un allenatore nativo dello stato della Pennsylvania e ai massimi indici di gradimento verso il pubblico per aver portato i suoi Wildcats alle ultime Final Four. Tuttavia gli allenatori che hanno fatto il salto dalla NCAA alla NBA non sono sempre andati benissimo (Rick Pitino ne è l'esempio più lampante) e quindi credo non sarebbe la scelta più azzeccata.
Stesso discorso, seppur con motivazioni diverse, per Johnson e Collins. Il primo pur avendo allenato per qualche buona stagione a Dallas non sembra essersi più ripreso dall'infausta sconfitta nelle Finali contro Miami; mentre il secondo ha più volte dimostrato di aver avuto più successo commentando le partite ai microfoni della TNT piuttosto che allenadole.
Quindi mentre LeBron vince l'MVP, Kobe e Gasol tentano l'assalto ad una nuova finale NBA a Phila si è già proiettati verso una stagione. Draft, free agency, mini camp, training camp, pre-season.
We can't wait!