Date una serie ai Cavs, please

Quest'uomo qui non ha ancora sudato una volta in questi Playoffs…

Alle ore 2 di lunedi 18 maggio (corsi e ricorsi, la sera di gara 7 tra Celtics e Cavs negli scorsi playoff, quella del duello rusticano tra Pierce e Lebronator), nutrivo speranziella di en plein nei pronostici.

Cleveland aveva rasato, seminato e concimato Atlanta, trasformando la seconda serie di playoff in un mini-tour da 4 date 4, Denver si era concessa un misero applauso a Dirk, salvo poi riportare a casa la serie e mettere i sigilli, e i Lakers han giocato a testa e croce per tutta la serie contro degli eroici e mutilati Rockets, salvo poi guardare nel roster, vedere che gli unici 7 piedi avevano la maglia gialloviola, e chiudere la questione nel cortile di zio Jack.

Ammetto che ci speravo, piu' per questioni di mero tifo che per raziocinio.
E invece e' bastato che i Magic prendessero finalmente coscienza del fatto che, roster di disponibili alla mano, sono decisamente piu' forti di Boston, perche' la bolla di sapone biancoverde si dissolvesse in un Garden tristemente ed insolitamente ammutolito.

Partiamo da questa serie: dopo gara 3, sapevamo gia' tutto quello che c'era da sapere.
La spia della riserva dei Celtics era clamorosamente vicina alla riserva, e la logica imponeva la conclusione di tutto attorno a gara 6, se non prima.

Peccato che, mentre Orlando deve ancora mangiare un discreto quantitativo di panini playoff, la banda del Pierce, in questi due anni, ne ha viste di ogni, e gioca le gare decisive senza che il cuore faccia granche' rumore.

A questo si aggiunge una gara 5 che sembra Olanda – Italia del 2000, ovvero una gara con impressionante discrasia tra quello che si vede sul parquet e quello che c'e' scritto sul tabellone.

Sul 3-2, mi ripeto, ammetto di averci creduto. Gara 6 che rischia addirittura di chiudere anticipatamente la serie, ma restava gara 7 tra le mura amiche, con una tradizione che pesa come un macigno, con l'ambiente che fa il suo, con il pronostico dalla tua.

Gia': la tradizione, l'ambiente, il pronostico…..peccato che nessuno di questi 3 giocatori abbia 13 anni di carriera alle spalle ed il numero 5 sulla canotta. I miracoli, in quanto tali, accadono raramente, altrimenti si chiamerebbero in altro modo.

E poi mi immagino che Hedo Turkoglu non abbia passato la gioventù a vedere i Celtics abbattere gli avversari tra scalcinate mura del Garden (quello originale), nè si sia impressionato vedendo vecchie immagini di allenatori che fumano sigari o sentendo radiocronisti rauchi che narrano di tizi biondi che ladrano palloni sulle rimesse.
Ecco, ci voleva proprio un Europeo per far saltare il banco.

Se il cuore (ovviamente il mio) sanguina, la ragione fa pensare che e' giusto che possa avanzare il miglior candidato possibile a dare fastidio a Lebronator.

Perche' sinceramente, tra serie anche epiche (ma mi riferisco solo al pathos) che abbiamo visto, c'e' sempre il curioso caso di questo signore e dei suoi amichetti che deve ancora fare una sudata, e oramai siamo alla Finale di Conference.

Lo scorso anno, a quest'ora, i futuri Campioni si erano gia' sciroppati Izoard, Aspen, Alpe d'Huez ed una cronoscalata fate voi dove, mentre questo pedala sui rulli da tre settimane.
E allora si chiede a Dwight Howard e compagnia, non dico di vincere la serie, ma almeno di crearne una!!

Il materiale umano per dare loro fastidio, c'e' davvero tutto.
In mezzo all'area, in contumacia Cinesone, nuota la curiosa creatura con il numero 12.

Tecnicamente il distacco tra lui e gli avversari, in termini fisici, e' lo stesso che separa Lebron dal resto del Pianeta. Peccato che, mentre il 23 che viene dal Lago, tiene palla 24 ore al giorno per 365 gg all'anno, ad Howard viene applicata la seguente curiosa (e sinistra) statistica: se nei playoff il ragazzone prende 13 o piu' tiri, i suoi sono 3W4L…….13 tiri, non 30!!!!

Ma come?! Sull'unico vero uomo che ha un vantaggio enorme sull'avversario, io teoricamente non posso appoggiare gran parte del mio gioco, ma devo invece centellinare le conclusioni? Bah, parrebbe proprio di si.

Quindi, assodato che Howard segnera' attorno ai 20 punti (va in lunetta con la frequenza con la quale io apro il frigo), prendera' altrettanti rimbalzi e cerchera' disperatamente di stare lontano da problemi di falli (il molossoide Gortat e' gran bravo, ma non e' Jabbar), ai Magic dovranno succedere un sacco di belle cose dall'arco, per sperare di avere una serie lunga ed una qualche speranziella di gran ballo finale.

Quindi tanti auguri a Rashard, a JJ, a Pietrus (quello che, assieme a Hedo, ha firmato le ferie ai Celtics in gara 7) e a Skip2ML, che se magari evitera' di dare scappellotti al tiratore altrui, ci fara' tanto contenti.

Con tutto l'ottimismo possibile ed immaginabile, ma considerando un possibile appagamento e stanchezza mentale degli uomini in blu, mi e' difficile pensare ad una serie che vada oltre gara 5. Se pero' mi sbagliassi sarei il primo ad essere contento.

Varchiamo il Mississippi e salutiamo con favore la presenza di Denver, ampiamente pronosticata dopo il primo turno, e che ha disposto a piacimento di Dallas.

Non c'erano molti dubbi su chi passasse il turno: Billups e' in uno stato di grazia (agli smemorati ricordo che i Celts 2008 approfittarono di uno “Sciaunsei” semi-scassato, e questo conto' parecchio), ed il ragazzo arma a piacimento Carmelo, Nene, e tutta la compagnia.

A roster poi, ci sono due che non vorrei mai avere in stanza assieme, per motivi disparati: quando distribuivano saggezza e morigeratezza, JR Smith era al campetto a spiegare agli amici che un tiro che non gli piace, lui non l'ha mai incontrato.

Nello stesso momento, Chris Andresen poteva trovarsi in due o tre posti diversi: a Miami Ink a farsi piazzare altre ali, lui solo sa dove, a trapanare qualche generosa fanciulla, a fumare erba non convenzionale, quando non a fare le tre cose contemporaneamente.

Generalmente, quando nel tuo roster c'e' un decerebrato, riesci a malapena a stare lontano dai guai. Con due, termini la stagione imbottito di psicofarmaci.
Ma se, oltre a questi due candelotti di dinamite, devi metter su l'acqua della pasta per acque chete come Anthony, Nene e Kenyon Martin, allora la tua preoccupazione non e' il titolo NBA, ma la sopravvivenza.

Evidentemente, in Colorado, l'aria rarefatta bromurizza questo zoo, salvo scatenarlo solo quando si mettono in canotta. Al momento, come detto e ribadito, questi non solo garantiscono un'appassionante finale ad Ovest, ma si appropriano di una consistente fetta di pronostico.

La cosa, oltre che per meriti propri, e' dovuta anche a quanto mostrato dalla squadra piu' chiacchierata del Globo.

Il mio amico Fleccio, splendido analista tecnico su questo sito, e Lakersiano della prima ora, ha cercato di spiegarmi con una metafora le sue sensazioni durante la serie contro i Rockets.

Non sono in grado di trascrivere la cosa in maniera letterale, primo perche' e' genovese e mi richiederebbe ipso facto i diritti per la citazione, secondo perche', come diceva un tormentone di qualche anno fa, la cosa e' “pulp, molto pulp, pure troppo…..”

Resta comunque sconcertante di come Kobe, Gasol e compagnia, dopo aver riequilibrato la serie ed aver visto Yao Ming uscire dai playoff per il noto malanno al piede, abbiano presentato in gara 4 e gara 6 una difesa che avrebbe fatto invidia ai Washington Generals dei nostri giorni.

Poi, come per i Celtics, le imprese eroiche di Houston sono svanite in Gara 5 e 7 quando ci si e' resi conto che i Lakers avevano davvero troppo talento per buttare a mare questa serie.

E' davvero interessante vedere che i Lakers sono piu' dipendenti dalle prestazioni di Gasol e Odom, piuttosto che dalle lune sempre incombenti del 24.

La notiziona di Gara 7 e' invece un rendimento finalmente decente di Cucciolo Bynum, che si e' finalmente reso conto che in area Rockets non c'era NESSUNO, ed ha potuto fare il suo.

E adesso? E adesso, come sempre, dipende da loro.
Se i Lakers fanno i Lakers, allora si possono arroccare sul loro talento e sul fattore campo.

Ma se scendono un poco, allora cominciano i guai. In play, nessun Lakers puo' infastidire Billups, e Odom-Ariza avranno il loro daffare contro Melo e Kenyone. Bisognera' anche attendersi qualche prova del Kobe, tale da suggerire l'accensione del DVD-Recorder, visto che al momento non si e' spremuto.

Pero'……. ho la sensazione che, a lungo andare, a scherzare con il fuoco ci si scotti.
Pertanto butto il mio Eurino sui Nuggets in 6 gare.

Finale con amenita' varie.

– A Garnett perdono tutto. A patto che mi spieghi, a voce o per iscritto, se esiste un manuale per decodificare tutti i segni ed i versi che ha prodotto in questi playoff vestito, suo malgrado, da anchorman del TG.
Memorabile il gesto dell'orologio in gara 6 con Chicago (sembrava volesse dire “e' ora che rientri”, accidenti al suo ginocchio) e la “camminata” mimata con le dita sul palmo, della quale francamente ignoro il significato.
Certo e' che se, facendo piangere un Big Baby a gennaio, lo fa giocare cosi' a maggio, a saperlo mi sarei fatto prendere a pugni da lui, e magari qualche contratto in NBA lo avrei spuntato anche io.

– La mia massima solidarieta' al teutonico Dirk, non so se cornuto, ma di sicuro mazziato dalla versione femminile di “Prova a prendermi”.
Mentre giocava i playoff, gli arrivavano notizie sconfortanti della ragazza che aveva quasi deciso di sposare.
Sentimentalmente parlando, una riedizione della Finale 2006, quasi vinta e poi buttata dalla finestra.
Per tirarsi su di morale, gli consiglierei un weekend in compagnia del gia' citato Chris Andersen, che un paio di dritte su come risollevare il morale (e non solo quello….) gli le puo' fornire di sicuro.

Alla prossima!!!!

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