Che cuore i Rockets!

Aaron Brooks: corre, penetra, tira.

Si potrebbe dire che l'unica franchigia texana a non aver raggiunto le Finals nell'ultimo decennio è abituata a ritrovarsi con le ossa rotta. McGrady e Ming sono probabilmente la coppia di star più sfortunate (infortunate) del recente passato NBA e se da un lato molti sostengono che l'assenza dell'ex Magic permette alla squadra di Adelman di giocare meglio, dall'altro lato ci vuole un bel bastian contrario per vedere qualche lato positivo nella rinuncia al gigante asiatico.

Domenica mattina leggo che l'infortunio al piede occorso a Yao Ming, parrebbe la classica “frattura da stress”, è tale da concludere anticipatamente la stagione del pivot. La prima reazione, pressoché unanime, è che la serie contro i Lakers sia compromessa. Un pensiero che, sia chiaro, ha perso ben poco vigore nonostante quel che abbiamo visto accadere ieri sera al Toyota Center.

Da tifoso di basket, non che resta che apprestarsi alla visione della partita con una speranza, quella che i Rockets reagiscano al destino beffardo con una prova di grande carattere, rendendo quanto meno incerto l'esito della sfida. Speranza ampiamente soddisfatta.

Mai sottovalutare il cuore dei campioni è una famosa frase di un passato coach dei Rockets, quel Rudy Tomjanovic che così spiegò l'inatteso bis di Olajuwon e compagni nel 1995. Non ci sono (ancora) campioni nelle fila degli attuali Razzi, ma nessun dubbio sull'orgoglio di un gruppo che gioca con grande intensità  ed altruismo e che ha finalmente iniziato a vincere qualcosa, una serie di playoff.

Non sono sorpreso (della vittoria). Può sembrare un cliché, ma il nostro è un gruppo con grandi capacità  di ripresa e ci eravamo promessi una grande reazione, – è quanto dirà  a fine gara Shane Battier. – Nonostante le avversità , i cambi di lineup, le trade, gli infortuni, non abbiamo mai mollato o smesso di credere in noi.
(Questa sera) è accaduto quel che mi aspettavo: non sapevo se avremmo vinto, ma ero certo della prestazione.

Nei giorni in cui la NBA piange il grandissimo Chuck Daly, Houston mette in campo una fantastica prestazione difensiva con protagonisti alcuni specialisti del calibro di Battier, Artest e Hayes. Quest'ultimo giocatore è il principale aggiustamento di coach Adelman, quello che di fatto prende il posto in quintetto che era di Yao.

Chuck passa dagli appena sei minuti in campo in gara-3, con i Lakers capaci di volare ben oltre i cento punti, ai quasi trentacinque minuti sul parquet di gara-4, con i Lakers che dopo tre frazioni di gioco registrano la miseria di 54 punti.

Se sulle qualità  difensive degli starters messi in campo da coach Adelman non ci sono molti dubbi, l'efficacia offensiva degli stessi era tutta da verificare. Invece a dare subito ritmo ci pensa Shane Battier con le sue triple: tre (su tre) nel primo quarto e un eccellente 5/10 alla sirena finale. Anche a Scola, Artest e soprattutto Brooks sembra entrare tutto ed i padroni di casa si trovano un subito avanti con un parziale di 16-7 nei primi 7 minuti, periodo in cui solo Kobe riesce a fare canestro per i californiani.

La prima frazione termina 29-16 e Phil Jackson, raggiunto a bordo campo, non sembra troppo allarmato. Confida tanto nel fatto che i suoi giochi meglio il resto della gara, quanto sul fatto che i Rockets paghino alla distanza tutta l'energia messa in campo nei primi minuti.

Sbagliava su entrambi i fronti ed in particolare ha sottovalutato l'importanza della prima fuga dei texani, che hanno accumulato energie inesauribili sulla scia emotiva del caldissimo avvio.

Piccola curiosità : nelle dieci partite di playoff fin qui disputate da Houston chi si è trovato davanti a fine del primo quarto ha poi vinto la partita.

Il confronto tra le panchine nel secondo quarto prima sembra poter riavvicinare i gialloviola, ma prima che rientrino quasi tutti i titolari è Lowry, con una penetrazione in cui trova canestro e fallo, a riportare Houston sul +19, gap pressoché mantenuto all'intervallo.

Il grande protagonista della partita è indubbiamente il play titolare dei Rockets, Aaron Brooks. Sfumati i 20 punti a partita di Yao, diventa inevitabile che qualcuno si faccia carico di maggiori responsabilità  e quel qualcuno veste la divisa numero zero. La guardia uscita da Oregon State non ha giocato con continuità  questi playoff, ma quando è in serata di tiro diventa uno scorer molto difficile da contenere.

Né Fisher, assolutamente incapace di gestire la rapidità  del giovane rivale, né Farmar riescono ad arrestare la miglior partita in carriera del play lanciato da Adelman con la cessione di Alston. Quattro triple, ma anche tante penetrazioni che tagliano una lenta difesa avversaria e sei tiri liberi guadagnati, per un carrier-high che dice 34 punti. È giovane ma sembra aver già  capito che, senza Yao, non può più permettersi di avere paura.

Artest gioca una partita molto solida, con dieci rimbalzi e sei assist, mentre in fase offensiva è molto impreciso (4/19 di cui 0/6 da tre), ma Brooks è ben assistito da Battier (23 punti e sei liberi anche per lui) e con Scola e Lowry in doppia cifra Houston quasi scollina quota cento.

Come in gara-1, Houston deve giocare una partita sopra la media su entrambe le metà  campo per raccogliere la vittoria. Bisogna però anche esaminare la povera prestazione dei favoriti della vigilia.

A dispetto dei soli 15 punti finali, Bryant è sembrato l'unico pronto a riaprire il match. Per lui 5 assist, ma anche molti passaggi sul compagno libero incapace di trovare la retina, e 4 recuperi a fronte di una sola turnover. Perde la pazienza presto, evidentemente infastidito dalla pressione costante dei Rockets e da qualche fischio mancato, ed è protestando per uno di questi che si becca un tecnico da Dick Bavetta.

Che qualche ragione Kobe ce l'abbia appare evidente dal fatto che il #24 non ha guadagnato un solo tiro libero nell'intera partita. Ma come ha già  detto lui, it's playoff basketball ed a prescindere dalla fisicità  della difesa e dei contatti al limite, la star di L.A. fatica da morire nell'attaccare il canestro e preferisce affidarsi al suo micidiale jumper.

Gasol chiude con 30 punti, ma a mio giudizio è stato tra i peggiori in campo. Molti punti giungono nel quarto finale, una sorta di garbage-time in cui Jackson lo tiene in campo, unico tra gli starter, quasi per punizione. Un match in cui ha messo davvero poca intensità , ha sbagliato cinque tiri liberi arrivando a mala pena a sfiorare il ferro corto, non è stato capace per lunghi tratti di sfruttare il match up contro Hayes e Scola, centri d'emergenza decisamente undersized. Anche il confronto alla voce rimbalzi premia il duo Scola-Hayes nel confronto con Gasol-Odom.

Se da un lato Adelman in alcuni frangenti si affida al doppio-play con Brooks e Lowry in campo, Jackson prova a sfruttare il doppio centro con Gasol e Bynum in campo, ma Andrew appare davvero un pesce fuor d'acqua in quelli che potevano essere i suoi primi playoff da protagonista. Dodici minuti in cui viene stoppato nell'unico tiro tentato e perde goffamente palla nell'altra occasione in cui viene servito ad un passo dal pitturato.

Ariza impalpabile, Fisher spettatore disarmato di fronte all'esplosività  di Brooks, anche per Odom una prestazione grigia conclusa da un'entrata a canestro in cui non solo commette sfondamento su Battier, ma cade male su un fianco ed abbandona la gara.

Shannon Brown continua a meritare la considerazione di coach Jackson, ma i suoi 14 punti giungono quasi tutti nella quarta frazione, quando i Rockets hanno messo il pilota automatico per gestire i 29 punti accumulati nei primi tre quarti. Proprio sulla sirena della terza frazione Brooks segna in alley-oop (non schiacciato) un passaggio proveniente da oltre la metà  campo, lanciato direttamente da rimessa laterale. Con meno di un secondo da giocare la difesa imbambolata dei Lakers ha permesso al minuscolo play avversario di finire negli highlights con un salto degno di Spud Webb.

L'episodio fotografa benissimo una partita vinta soprattutto dalla differenza chilometrica tra la determinazione e la voglia di vincere dei padroni di casa e quella (non pervenuta) dei grandi favoriti della Western Conference. Per questo motivo ritengo che sia molto difficile affrontare un'analisi tecnica della sconfitta dei Lakers.

Di sicuro il coach dai nove Anelli deve iniziare a preoccuparsi per la questione point-guard. Brooks gioca con crescente fiducia e potrebbe continuare a fare a pezzi la fragile difesa californiana. Anche in prospettiva: con un piede e mezzo in finale di Conference, poi, c'è già  un certo Chauncey Billups.

Abbiamo una sola certezza, quella che Mutombo e Yao continueranno a incoraggiare i colleghi da bordo campo, in eleganti abiti borghesi. Questo significa che Houston ha un punto debole sotto canestro, un dato oggettivo che il coaching staff lacustre deve mettere nel proprio mirino.

Houston spera di forzare la serie fino a domenica prossima (data dell'eventuale gara-7), affidandosi alla solita pressione difensiva, mentre in fase offensiva continuerà  ad alternare i suoi protagonisti. Brooks, Artest e Scola continueranno a sobbarcarsi il carico maggiore delle conclusioni, con Battier tra gli outsider e Lowry sempre utile dalla panchina.

Nella rotazione sempre più corta a disposizione di Adelman ha trovato posto perfino il quasi dimenticato Brian Cook, mentre è stato poco incisivo il giovane Landry. Anche lui ha i mezzi per essere importante nel resto della serie, visto che dopo Scola è il giocatore con maggiori punti nelle mani in post basso. A differenza di ieri sera, però, deve imparare a non trattenere troppo il pallone, perché è proprio con un'ottima e rapida circolazione di palla che Houston riesce a trovare spesso il tiro migliore.

Riprendendo la citazione di Battier in cima all'articolo, ora è lecito aspettarsi una simile reazione da parte dei Lakers: non so come finirà , ma ho una precisa aspettativa sull'intensità  che metteranno in campo i gialloviola martedì in gara-5.

Ora sono loro a dover dimostrare qualcosa, anche alla luce della facilità  con cui i Cavaliers stanno avanzando rapidamente verso l'attesa finale.

Non abbiamo iniziato la partita con la giusta energia, con la giusta concentrazione, – ha affermato Kobe in sala stampa lasciando intendere che la cosa non si ripeterà .

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