Supremazia Lakers

Jordan Farmar è il più inatteso tra i protagonisti

La prima partita giocata a Los Angeles ci ha dato una risposta. Possono i migliori Rockets mettere in difficoltà  questi Lakers predestinati a rigiocare le Finals? Sì.

Il primo confronto in terra texana ha risolto un altro interrogativo. Possono i migliori Lakers perdere quattro volte su sette contro i Rockets (o qualsiasi altra squadra ad ovest)? No.

Dopo aver pareggiato la serie nel re-match californiano i Lakers continuano a guadagnare terreno imponendosi con grande autorità  anche in gara-3. Hanno vinto ogni singola frazione di gioco e lo hanno fatto su entrambi i lati del campo.

Sebbene Houston abbia vinto nettamente la sfida a rimbalzo, la formazione di coach Adelman ha finito la gara con solo due tiri tentati in più. I Lakers infatti hanno sei stoppate e nove recuperi in più degli avversari, dati eloquenti di quanto i campioni in carica della costa pacifica abbiano giocato con grande intensità  difensiva.

A dare l'esempio, come già  in gara-2, ci pensa Kobe Bryant. Per lui due recuperi e tre stoppate, due delle quali rifilate a Yao Ming. La difesa de Lakers mette in ginocchio le ambizioni dei padroni di casa nel terzo quarto, quando il pubblico del Toyota Center vede i propri beniamini mettere assieme la miseria di 14 punti in dodici minuti.

Nel primo tempo i Rockets insistono nel dare la palla nel pitturato e vengono ripagati dal duo cinese-argentino. Entrambi finiranno in doppia doppia per punti e rimbalzi, merito anche dei dieci rimbalzi offensivi complessivi. Ma è su Yao in particolare che i Lakers costruiscono il parziale decisivo nel terzo periodo: Gasol difende bene cercando spesso l'anticipo, i compagni lo aiutano con frequenti raddoppi. Per il cinese solo un canestro su sei conclusioni nel momento clou del match.

Ad ammazzare la partita e ribaltare l'inerzia nella serie ci pensa poi il buzzer beater del terzo quarto. Con appena 3 secondi sul cronometro Kobe riceve palla e tira da oltre dieci metri, nonostante Artest gli fosse appiccicato addosso: solo rete. Tutti gli spettatori inghiottono silenziosamente i boo che avevano anticipato l'ultima azione.

Bill Plaschke, beat reporter per il Los Angeles Times, sostiene che dopo quel canestro Ron Artest sia tornato verso la propria panchina e, passando davanti alla postazione del giornalista, gli abbia detto: È finita!

Plaschke ritiene che fosse un'affermazione legata alla serie intera e non alla singola partita, ma d'altra parte la sua posizione è chiara fin dal titolo: Persino i tifosi dei Rockets sanno che la serie contro i Lakers è finita.

Sono molti i segnali che giocano in favore della sua tesi.
I Rockets non ha il talento offensivo di cui dispongono i Lakers e solo giocando al massimo delle loro possibilità  possono tenere il passo degli avversari. È soprattutto il gioco sul perimetro ad aumentare il gap. Artest gioca una buona partita ma chiude con solo 2/8 dall'arco dei tre punti. Brooks, come già  nella serie contro Portland, alterna giornate in cui è efficace e gioca con fiducia ad altre in cui è impreciso (gara-2) o si prende poche responsabilità . Battier tira solo cinque volte ed esclusivamente su scarichi oltre l'arco dei tre punti. Aggiungiamo un pessimo Von Wafer (2/10 dal campo) e la frittata è fatta.

Per permettere a Yao e Scola di fare seri danni è necessario che il backcourt sia aggressivo e non permetta ai Lakers di concentrarsi sulla frontline avversaria. Ma i tiratori dei Rockets sono o poco versatili o poco affidabili. Ecco perché servono almeno quattro partite perfette (o quasi) a Houston per avere delle speranze.

Yao Ming, che non ha mai giocato tante partite di playoff, inizia ad accusare la fatica di essere il centro del gioco dei Rockets e di dovere giocare 40 minuti ogni volta. Sebbene non sia al meglio per vari acciacchi ed in giornata si sottoporrà  a dei test fisici, domenica non potrà  che essere in campo, o la serie sarà  davvero finita.

La frustazione dei Rockets appare evidente anche nel fallo con cui Artest impedisce a Gasol una schiacciata in contropiede a verdetto ormai deciso e che gli costa la seconda espulsione in due partite.

Se il morale dei texani è in cantina, bisogna riconoscere i meriti, anche caratteriali, dei californiani. Giocano con grinta, determinazione, attenzione. Solo sei palle perse in questa terza sfida.

Kobe detta subito il ritmo, partendo ancora una volta con 5/6 dal campo e, sebbene finirà  con un non eccellente e11/28 al tiro, mette tutti i canestri che contano, serve i compagni liberi e lentamente continua ad incrementare i suoi viaggi in lunetta.

Odom sembra tornato quello dominante visto ad inizio serie contro i Jazz. Prende rimbalzi, trova punti nel pitturato ma anche dal perimetro, dove storicamente non è troppo affidabile e continuo. Riesce a dare un giro di vite in difesa, non lo fa per l'intera partita come sanno fare i grandi difensori, ma a tratti è capace di essere un fattore. Finché è questa la versione di Lamar che vediamo, Bynum può trovare con calma la forma migliore.

Jordan Farmar sembrava un giocatore totalmente ai margini della rotazione di Phil Jackson, scalzato perfino da Shannon Brown. La brutta figura che Fisher ha fatto contro Brooks in gara-1 suggeriva che in difesa ci volesse un marcatore più veloce per contenere il play avversario e già  in gara-2 Farmar aveva fatto intravedere che poteva rendersi utile.

Ma ieri notte è tornato in quintetto al posto dello squalificato Fisher e lo ha fatto così bene da guadagnarsi il suo massimo in carriera per minuti giocati ai playoff: 33. Per lui dodici punti, sette assist, due recuperi ed una sola palla persa. Otto tiri liberi tirati con Brooks caricato di cinque falli: anche questo è stato un match-up fondamentale per gli equilibri in campo.

Infine una citazione di merito ad Ariza che, finalmente, ritrova la sua pericolosità  nel tiro dalla lunga distanza (3/4) aumentando considerevolmente i problemi per coach Adelman in vista delle prossime sfide.

Si va a gara-4, una must-win per i Rockets. Houston normalmente riesce a vincere quando tiene gli avversari attorno ai 90 punti e deve trovare un modo per fermare il miglior attacco della Lega. Forse concedendo ad Hayes più dei sei minuti di ieri?

Solo riuscendo in questo può sperare poi di giocarsi la carta della vittoria nell'altra merà  campo, laddove è necessario essere meno spreconi (vedi palle perse) e più precisi e coraggiosi dal perimetro, altrimenti vedremo ancora Artest forzare le conclusioni sulla sirena dei 24″, così come la difesa dei Lakers continuerà  a sporcare i prevedibili palloni indirizzati al cinese sotto le plance.

Domenica, con diretta su Sportitalia alle 21.30, scopriremo se davvero Plaschke ci ha anticipato la passeggiata dei Lakers verso le finali di Conference o se è ancora presto per la sentenza.

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